Gli ordini professionali: cosa c’è di selvaggio nella liberalizzazione?
Due giorni fa è stato approvato il nuovo ddl stabilità dove, all’articolo 10, si avvia un possibile percorso di liberalizzazione degli ordini professionali. Le opportunità e i rischi di tale misura saranno approfonditi in un Focus di Silvio Boccalatte dedicato al tema. Ciò che si intende esaminare qui sono gli effetti benefici, che già si vedono, di quella che viene invece definita una “liberalizzazione selvaggia”.
La liberalizzazione degli ordini professionali è un tema molto dibattuto e controverso, più per l’estesa presenza di avvocati nelle Commissioni di Giustizia di Camera e Senato pronti ad impedire ogni riforma che per reali motivi di tutela dei consumatori. La loro giustificazione sarebbe che alla possibilità di avere un mercato più ampio e prezzi liberi si contrappone il rischio per i cittadini di non avere alcuna garanzia di professionalità. In realtà, però, gli ordini professionali e le tariffe calmierate rappresentano un freno più per i giovani avvocati che per quelli incompetenti, disincentivando così i primi a entrare nel settore e ostacolando le loro opportunità di carriera. All’opposto l’opinione di quanti invece considerano questa un’attività commerciale come le altre che, in quanto tale, prevede un compenso per il servizio prestato: ogni ostacolo alla libera concorrenza è quindi considerato principalmente una barriera all’ingresso che tende a tutelare i grandi e già affermati avvocati a scapito dei nuovi arrivati.
Mentre le parti in gioco si perdevano in dibattiti spesso più ideologici che concreti senza riuscire a trovare un accordo in materia, c’è chi è riuscito ad approfittare di quel poco di liberalizzazione introdotta: dei soggetti privati, tra cui Groupon, Altroconsumo e eBay, hanno infatti consentito ad alcuni professionisti (anche ai medici, oltre agli avvocati) di pubblicizzare proposte e sconti (ad esempio 39 euro anziché 500, con un risparmio del 92%). Grazie alla loro iniziativa hanno dato la possibilità agli avvocati che lo desideravano di differenziare la loro offerta e ampliare le proprie quote di mercato.
I vantaggi di questo progetto sono molteplici: innanzitutto, è nata così una nuova professione – cosa non da poco in tempo di crisi – ossia il procacciatore di pratiche legali per gli avvocati. Inoltre si facilita l’ingresso dei giovani professionisti sul mercato che, potendo offrire tariffe più basse, possono competere con quelli già affermati e dotati di una clientela fedele. È poi evidente che il loro successo è legato a una necessità ed esigenza da parte dei cittadini, prima non soddisfatta, che possono così godere di una differenziazione di prezzo del servizio. Infine, grazie alla maggior competizione introdotta è possibile ”smascherare” e, inevitabilmente, punire con l’uscita dal mercato, i professionisti meno capaci e abili, incentivandoli così ad offrire servizi di maggiore qualità: reputazione e fama, non tariffe minime e ordini, selezionerebbero gli avvocati migliori, a ulteriore dimostrazione che bassi prezzi non sono necessariamente sinonimo di servizi scadenti. Di sicuro, non lo sarebbero nel medio-lungo periodo dopo la “prova” dei mercati. Quanti, invece, temono di incappare in un avvocato incapace o incompetente nel breve periodo, sono liberi di affidarsi ai professionisti più esperti.
La reazione degli avvocati è quella di considerarla una “liberalizzazione selvaggia”, “la vendita di diritti fondamentali senza regole e senza la possibilità di verificare la qualità con effetti devastanti per i cittadini, che si ritrovano privi di tutela”: lungi dall’essere questo un mercato pienamente liberalizzato e tantomeno selvaggiamente liberalizzato, in realtà il sospetto è che essi semplicemente mirino ad opporsi alla concorrenza, a tutto vantaggio della tutela dei loro privilegi più che dei cittadini.
16 novembre 2011 liberalizzazioni


(14 voti, media: 3,71 su 5)




@Eugenio Stucchi
“In tali casi il fruitore del servizio non è assolutamente in grado di valutare la qualità del servizio professionale che gli viene reso. E’ il caso ad esempio della prestazione medica, o di quella di un avvocato o di un notaio o di un ingegnere o di altri che non cito per brevità.”
Purtoppo lei limita fortemente le potenzialità delle persone prese nell’insieme. Se il singolo non conosce: un argomento, la professionalità di un notaio o la bontà di un analisi, lo stesso argomento, notaio o analisi, quando è sottoposto al vaglio di numerose persone, diventa materia statistica che sintetizza un giudizio oggettivo ora sull’argomento, ora sulla qualità del lavoro del notaio, ora sulla bontà dell’analisi.
@Lasmiste
Sì in questo ha ragione. E’ possibile che il giudizio aggregato di centinaia di persone contenga più rispondenza al vero che non quello del singolo. Nel lungo periodo la “voce” diffusa è spesso un efficace metodo di valutazione.
Dal lato negativo rilevo però che tale giudizio, per formarsi ha bisogno appunto di aggregare numerosi singoli giudizi. In molti settori, può non essere un prezzo accettabile quello di attendere che un professionista faccia danni su decine e decine di persone e forse neanche su una.
A favore della tariffa, prendo invece un esempio: la certificazione energetica degli edifici redatta da ingegneri, architetti ecc..
Dalle mie parti si è iniziato ad effettuare tali certificazioni a prezzi “da tariffa” di circa 500-800 Euro o anche di più nei casi più complessi. Non tutte le certificazioni purtroppo erano fatte con perizia e con professionalità e non tutti i tecnici effettuavano effettivamente un esame scrupoloso dell’immobile.
Non tutte, ma la maggioranza erano corrette e ben fatte. Chi voleva lavorare seriamente aveva comunque i margini per farlo.
Ora la situazione è all’esasperazione. La tariffa media è di circa 250-300 Euro, IVA al 21% inclusa (che vuol dire 206-247 Euro per il professionista). Moltissimi e dico moltissimi tecnici ora fanno perizie “a distanza” o “telefoniche”.. senza nemmeno mettere piede nell’immobile, e quando lo mettono si limitano a guardare di sfuggita la caldaia.. e poco più.
Tali tariffe sono ora insostenibili per chi vuole lavorare seriamente e molto spesso i professionisti seri o hanno smesso di fare certificazioni, o si sono piegati all’andazzo delle certificazioni dozzinali.
Il venditore è contento.. tanto la casa che fa certificare sarà presto venduta. L’acquirente non ha alcuno strumento per valutare la correttezza della certificazione e la sostanza è che ad oggi siamo invasi da immobili mal certificati, con grave danno per il sistema, per l’ambiente e per il risparmio energetico.
Il trionfo del mercato.
Forse una tariffa seria, abbinata a controlli rigorosi non ci avrebbe portato a questo livello.
Concordo sul fatto che per la certificazione energetica si sta esagerando con i ribassi a scapito della qualità.
Tuttavia occorre valutare che:
- per gli edifici esistenti (con prestazioni energetiche pessime) l’attestato serve solo a rispondere ad un OBBLIGO DI LEGGE (l’analisi non è richiesta dal mercato, ma dallo Stato, che giustamente vuole spingere in quella direzione), tant’è che è possibile sostituirla con una autocertificazione.
- il mercato degli immobili “green” sta nascendo e ci vuole tempo perchè certe dinamiche vadano a regime (mi aspetto nel futuro che l’ ACE servirà anche per contrattare certificati bianchi e valutare investimenti nell’energy saving e allora vedremo quanti improvvisati certificatori riusciranno a lavoricchiare..)
-una certificazione fatta bene prevede la conoscenza di dettagli costruttivi che solo in fase di cantiere possono essere appurati; a meno di costose analisi, sull’esistente le approssimazioni sono inevitabili (e qui, ordine o non ordine, si va sulla fiducia di chi compie l’analisi)
Proprio sul tema Certificazione Energetica ed ordini professionali segnalo quanto avvenuto in Puglia:
http://www.lavoripubblici.it/news/2011/03/energia/La-Puglia-si-arrende-al-Tar-Certificazione-Energetica-senza-abilitazione_7914.html
Aggiungo che l’ordine degli ingegneri di Bari, mentre inoltrava istanza di ricorso, patrocinava proprio uno di questi corsi abilitativi (ovviamente a pagamento), non ancora definiti nei contenuti dalla Regione.
Questa per me NON è professionalità.
@Eugenio Stucchi
“Nel lungo periodo la “voce” diffusa è spesso un efficace metodo di valutazione.
Dal lato negativo rilevo però che tale giudizio, per formarsi ha bisogno appunto di aggregare numerosi singoli giudizi. In molti settori, può non essere un prezzo accettabile quello di attendere che un professionista faccia danni su decine e decine di persone e forse neanche su una.”
Vede, il periodo non e’ cosi’ lungo e la voce si spande esponenzialmente rispetto solo a 10 anni fa.
Lei puo’ scrivere su un “forum” come questo che viene letto da migliaia di persone in pochissimo tempo (e soprattutto persiste nel tempo).
Noto inoltre che ha un sito che quindi verra’ consultato in un arco temporale strettissimo e che lei, correttamente, usera’ come medium per raggiungere un maggior numero di clienti.
Se le sue prestazioni migliorano, il suo “pubblico” ne viene a conoscenza nell’arco di giorni, se peggiorano idem
@Eugenio Stucchi
“Nessuna parentela, mi dispiace.
(e mi dispiace effettivamente perché qualche malinteso in passato è accaduto)”
Ottimo, ne sono felice.
Che non c’e’ nessuna parentela, naturalmente
Sono un giovane taxista di Milano, favorevole alle liberalizzazioni.
Faccio notare che nessun riforma microeconomica farà uscire l’Italia e Paesi dell’euro dalla crisi.Basta leggere qualche vecchia previsione di Wynne Goedly su i difetti intrinseci dell’euro oppure studiare un pò di Modern Money Theory(prof.Randall Wray,Bill Mitchell,William Black,Warren Mosler ecc) per capire che sarà cosi. Tornando alle liberalizzazioni vorrei porre alcune domande all’autrice di questo post.
Chi sono gli azionisti nel settore taxi? Forse sono coloro che hanno comprato la licenza ovvero gli attuali titolari di licenza? Cosa dice il libero mercato? Massimizzare il profitto degli azionisti. Le licenze vanno distribuite ai titolari(cinque possono bastare) e non lasciate gratis a chi possiede capitali(Della Valle-Montezemolo-Intesa Sanpaolo), le licenze quotate in borsa, i turni liberalizzati,la qualità autovetture non poste sotto controllo(sarà il consumatore a scegliere) ,esami professionali aboliti e più in là tariffe deregolamente.
Aboliamo le tariffe minime per prestazione. Così i professionisti più giovani potranno fornire la stessa prestazione ad un prezzo più basso. Almeno ci sarà più concorrenza. Così finalmente ognuno sarà libero di puntare al ribasso dei prezzi. E finalmente ognuno tenterà di fare tutto a prezzi minori. E’ una cosa fantastica. Perchè così gli studi di avvocati, architetti, medici saranno liberi di sfruttare ancora di più le persone che vi lavorano. Perfetto, si potrebbe anche tenere qualche dipendente in nero. Perchè tanto non facendo così vengo anticipato da chi lo fa e garantisce prestazioni a prezzi minori. E visto che ci siamo, perchè allora non abolire anche i sindacati? ci sarebbe più concorrenza e finalmente i cinesi potrebbero garantire le stesse prestazioni a prezzi minori a discapito della loro salute. Non sarebbe la stessa cosa?
Gli ordini professionali non servono a tutelare gli interessi economici dei propri iscritti, ma a tutelare.gli interessi economici dei loro consigli direttivi e rispettivi entourages, a scapito della massa di professionisti “peones”, che sono costretti ad iscriversi “per legge” e che hanno solo la funzione di versare l’esosa quota annuale d’iscrizione.
Perchè i politici finora hanno sempre ascoltato, in tema di eventuale abolizione degli ordini professionali, solo il parere delle caste dirigenti degli ordini professionali stessi e non quello della massa dei forzatamente iscritti, presi in giro e sfruttati dai primi?
Si provi a togliere l’obbligatorietà dell’iscrizione agli ordini professionali e si vedrà quanti professionisti poi rimangono iscritti!
La fonte a cui ho fatto riferimento per comporre il mio commento è l’esperienza della mia trentacinquennale iscrizione forzata all’ordine degli architetti.
Ma scusate, le finte partite iva di ingegneri, architetti,… non sono già la prova che il mercato è de facto deregolamentato?
Dobbiamo spazzare via le ultime regole che ci differenziano dai cinesi?
L’ordine degli ingegneri nel campo dell’informatica (ma anche nelle aziende di costruzione) dove è pieno di ingegneri conta come il 4 a briscola, quindi finiamola di demonizzare gli ordini professionali e pensiamo a come migliorarli.
Arch. Mazzotti dopo trentacinque anni è arrivato a questa conclusione? Poteva pensarci prima e candidarsi a qualche elezione dell’ordine della sua provincia. Avrebbe potuto anche essere eletto, chissà. Ed avrebbe potuto lottare per cambiare le cose. Qui tutti ci lamentiamo ma nessuno fa nulla e spesso quelli che dicono di candidarsi per cambiare le cose poi strada facendo ci ripensano.
@Uno studente che osserva
Bravo!!
Infatti, da decine dei anni, lotto per l’abolizione degl ordini professionali.
@Lasmiste
Una riflessione interessante può essere quella di notare come nel 2001 a George Akerlof, Michael Spence, e Joseph Stiglitz viene assegnato il premio Nobel per l’economia, per aver messo in luce le dinamiche dei mercati caratterizzati da asimmetria informativa (come ad esempio quello di moltissime professioni).
Ebbene.. sapete cosa accade? Accade che il mercato opera a rovescio, e nel medio e lungo periodo avviene la cosiddetta “aderse selection” vale a dire i migliori vengono espulsi dal mercato, che rimane popolato solo dai peggiori e più disonesti.
Già negli anni 70 George Akerlof aveva pubblicato studi simili ancorché limitati al mercato delle auto usate.
Ebbene, tale mercato dotato di una certa asimmetria informativa (il venditore conosce l’auto molto meglio dell’acquirente) opera anch’esso a rovescio e rende molto più semplice vendere le carrette (chiamate i “lemon” in gergo americano) che non le auto di valore.
Di questo però perché non si parla?
Perché sedicenti economisti trattano i servizi professionali come se fossero pomodori ?
Amari saluti,
Eugenio Stucchi
http://www.notaipiniestucchi.it
@Eugenio Stucchi
Salve,
Il concetto del mercato dei limoni e’ palesemente superato. La capacita’ di diffusione dell’informazione e’ estremamente più capillare oggi degli anni 70 o anche solo di 10 anni fa.
“Perché sedicenti economisti trattano i servizi professionali come se fossero pomodori?”
Perchè è questo che siamo
Non rendersi conto che il mio servizio come il suo e’ quantificabile e giudicabile da chiunque (nel buono come nel cattivo giudizio) vuol dire essere sconfessati dalla realtà dei fatti e farsi del male da soli.
Il mio parroco mi diceva: “una volta bastava dare un pallone ai ragazzi in oratorio per farli contenti, adesso non basta più”.
Già, una volta credevamo al medico o all’avvocato, adesso non basta più.
MANOVRA\ PROFESSIONISTI:QUALCUNO CI GUADAGNA SEMPRE
Stando alla versione odierna (7\settembre)della manovra del governo precedente che,si ricorda,doveva velocemente approntare delle misure strutturali per arrivare,e mantenere,il pareggio di bilancio nel 2014,vi è,per i liberi professionisti l’obbligo di munirsi di assicurazione a garanzia dei clienti.
Come per l’art.8 ,che cambia l’art.18 dello statuto dei lavoratori,non si capisce cosa centri questa norma con il pareggio di bilancio dello Stato.
Centra,in negativo,con l’aumento dei costi dei soggetti interessati che verranno,ovviamente,scaricati sui clienti.
Centra,sempre in negativo,ancor più su chi,giovane,vuole iniziare la libera professione trovandosi un altro onere\ostacolo .
Garantisce poco o punto il cliente potenzialmente danneggiato introducendo un soggetto terzo,le assicurazioni,nelle possibili liti civili e penali tra professionista e cliente.
Per inciso sarebbe interessante sapere quante liti di tal natura intasano i tribunali e se l’intervento assicurativo abbia efficacia o apra altri contenziosi tra assicurazione e contraente.
Tale imposizione rientra nel capitolo della manovra spacciato come liberalizzazioni.Evidente la contraddizione lessicale e sostanziale.
Rimane,invece,in tale capitolo il praticantato e l’esame di stato(come noto, per legge,dal 1986,i giovani diplomati dopo cinque anni di scuola pubblica e esame di maturità escono ignoranti e impreparati rispetto ai giovani,ora vecchiotti,usciti prima).
Rimane invece il tariffario minimo(prevista la possibilità di accordi diversi tra le parti),tariffario minimo che,salvo le solite note professioni protette che coinvolgono in negativo la miriade di altre professioni figlie di un dio minore,viene difficilmente applicato.
Anche qua i giovani di cui tutti si riempiono la bocca (per continuare a mangiarsi il loro futuro)sono penalizzati come è penalizzata la concorrenza e,quindi,svantaggiato,il cliente.Si lasci piuttosto il tariffario ma come massimo del costo di una prestazione a garanzia di tutti .