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16 marzo 2009
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Poteri forti, poteri deboli e poteri democratici

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Liutprando – Member

15:30 – 13 marzo 2010

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1

E' probabile che la “carenza tecnico-gestionale che affligge molti degli alti dirigenti di Stato cui è affidata la realizzazione delle decisioni prese in sede politica” dipenda dal fatto che “ l’apparato Statuale” è “vessatorio ed ostaggio di interessi sempre più lontani da quelli del Paese”.

Blackfin – New Member

00:09 – 13 marzo 2010

messaggi1

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Nella mia posizione di cittadino curioso (e anche ansioso) di conoscere dove il sistema democratico Italia porterà nel futuro, sto seguendo in prima persona, attraverso l’impegno diretto in una questione che mi sta a cuore, il processo (degenerativo?) che  sta coinvolgendo il sistema democratico italiano. Da una fase in cui (prima della caduta del “Muro”) gli orientamenti decisionali dei nostri rappresentanti in Parlamento erano eminentemente “ideologici” si sta attualmente assistendo ad una contrapposizione, giustamente definita “tribale” nei modi e negli obiettivi.  Se, per una delle parti, il programma consiste (nei fatti, se non nelle enunciazioni) nell’abbattere un avversario che non è una persona giuridica (un partito) ma una persona fisica (il leader “omniriassuntivo”) con i mezzi del discredito personale, dall’altra si cerca il consenso popolare con una politica “del fare” che se pure ha portato qualche buon risultato ha degli aspetti quantomeno “critici”.

 

Gli aspetti di cui parlo sono, a mio parere riassumibili in una congenita carenza tecnico-gestionale che affligge molti degli alti dirigenti di Stato cui è affidata la realizzazione delle decisioni prese in sede politica. Questo fenomeno riguarda in particolare quei Dirigenti “ereditati” dai precedenti Governi e nominati in virtù di “appoggi” derivanti dalla necessità di mantenere gli equilibri della mai abbastanza vituperata “lottizzazione” e non, come dovrebbe essere, della logica meritocratica. Qualche esempio positivo c’è, per esempio nella Protezione Civile e nell’INPS, settori nei quali i risultati positivi si toccano con mano.  Il problema cui il titolo del mio intervento si riferisce è che laddove, come avviene molto spesso con questo Governo che gode in Parlamento della maggioranza consolidata e, quasi, a prova di bomba, si ricorra a decreti delegati, la facoltà di emanare norme aventi forza di legge, benchè “nominalmente” del Governo, passa (per motivi di insufficiente conoscenza della materia da parte del titolare del dicastero, che è un politico) all’alto dirigente che, nella pratica, redige la norma.

Nella sostanza il potere sovrano delegato dal popolo ai propri rappresentanti eletti passa (con Legge Delega) dal Parlamento al Governo (ambedue insediati in seguito ad una consultazione popolare) e dal Governo ad un Dirigente che, può trovarsi lì solo perchè per logiche di carriera (anzianità o appoggi politico- economici) “tocca a lui” quel posto. Anche quando “a frittata fatta” il Ministro si dovesse rendere conto di aver firmato qualcosa di non corretto o addirittura ingiusto, il clima “tribale” della lotta politica ne giustifica l’acquiescenza nei confronti del proprio alto dirigente.

 

A dimostrazione di quanto asserito è la donchisciottesca battaglia che sto conducendo per la modifica dell’articolo 54 comma 2 del “Codice della Nautica” emanato con D.M. 29 luglio 2008, n. 146 che introduce l’obbligo di dotarsi di una zattera di salvataggio per navigazioni da 6 a 12 miglia dalla costa includendo nell’obbligo anche i gommoni omologati CE, unanimemente riconosciuti come inaffondabili (al punto da farli preferire alle imbarcazioni rigide nelle dotazioni di sicurezza delle navi abilitate alla navigazione senza limiti di distanza dalla costa).

Il dirigente responsabile, per sua ammissione e giustificazione, si è rivolto ad Organi Tecnici esterni ( il presidente dell’UCINA, organo consultato, è l’AD di una delle maggiori ditte fabbricanti le suddette zattere, peraltro progettate e realizzate ad hoc).

Non voglio dilungarmi oltre (rimandando gli interessati alla materia a forum tematici come Gommoni e Motori.com  e Gommonauti.it) e riassumerò così la situazione: di fronte ad una ratio condivisibile come quella della sicurezza in mare la “politica del fare” (in fretta)  ha portato a decisioni che avvantaggiano lobby ed interessi che nulla hanno a che fare con lo spirito della norma e che a fronte di un (dichiarato a livello politico) “liberismo”  ingessano ancor di più l’economia e fanno percepire  ai cittadini l’apparato Statuale come vessatorio ed ostaggio di interessi sempre più lontani da quelli del Paese.


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