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Nove in punto, 18 Febbraio 2011:Donne e quote
ULTIMOcommento
- Paolo: Premetto: credo, comunque la si pensi, che ci sia poco da festeggiare, se i pregi dell’unità son quel che vediamo oggi. In tutta franchezza, però, le ragioni di chi è contrario al giorno festivo del 17 marzo, mi sembrano altrettanto risibili di quelle di chi starnazza a favore. Tutto sembra ridotto a questione di denaro. Orgoglio, fierezza, anche l’incoscienza, se volete, di appartenere ad una Nazione, nel bene e nel male, sembrano contare nulla. Dagli sciocchi che farneticano di tassa comunista agli ottusi che vedono solo il pagamento di un giorno festivo, è tutto abbastanza stucchevole. Per pietà non commento le voci a favore della festa, la loro inadeguatezza parla da sé, tanto paiono semplici impunture contro la Lega. E anche qui non mancano quelli che il ponte lungo lo vedono come manna per il turismo. Ancora una volta, soldi. Quanto alla data, ognuno, caro Giannino, può avere i suoi motivi per preferirne un’altra. Per quel che mi riguarda festeggio in solitaria ogni Venti Settembre, senza chieder nulla a nessuno.
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Ho lavorato per vent’anni presso lo Studio Legale di famiglia e spesso mi sono imbattuto in questo genere di follie burocratiche. La cosa drammatica è che – dopo un pò – ci si abitua. Anch’io avevo cominciato a pensare ed a scrivere come uno “zombie” della P.A.- Così, per disperazione, me ne sono andato….
Qusto siparietto tra PA può far amaramente sghignazzare; se invece si pensa a quanto costa in termini di soldi e inefficienza la suddetta PA la voglia di ridere passa.
Visto che sia economicamente che in termini di qualità (e rispetto dei diritti) la PA condiziona tutto il resto stupisce (o induce a retropensieri funesti) il fatto che il problema non venga dibattuto ed affrontato. Senza criminalizzazioni personali perchè semmai è l’intero sistema a dover essere criminalizzato.
un blog interessante
Scherzo
Quando, talor frattanto,
forse sebben così,
giammai piuttosto alquanto,
come perché bensì.
Ecco repente altronde,
quasi eziandio perciò,
anzi altresì laonde
purtroppo, invan però.
Ma se perfin mediante
quantunque attesoché
ahi! sempre nonostante,
conciossiacosaché.
(Yorik – Pier Coccoluto Ferrigi)