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Posts Tagged ‘USA’

Eurocrisi, way out o big bang

18 novembre 2011

E’ venuto il momento di allargare il punto di osservazione  sulla crisi in corso, ora che il governo Monti con la fiducia parlamentare entra nella pienezza delle sue funzioni, salutato e sostenuto dal consenso esplicito dei vertici europei, di Germania e Francia tanto per sottolineare ancora una volta l’attenzione tutta particolare riservata al potenziale di instabilità sistemico rappresentato dal debito pubblico e dalla bassa crescita del nostro Paese. Ora che l’Italia si pone in condizione di rassicurare i mercati- se farà e se farà bene, se la politica non si mette troppo per traverso, sde si conferma dopo mesi il sorpasso al ribasso sullo spread spagnolo di stamane – è tempo anche da noi di aprire il dossier della crisi vera, rispetto alla quale l’Italia non deve fungere da detonatore, ma che rischia comunque di investire tutto il continente. Diciamolo chiaramente. Nel 2012 è l’euro in quanto tale, a rischiare di saltare. Prosegui la lettura…

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La Buffett Tax e i suoi ridicoli sostenitori italiani

21 settembre 2011

L’Italia di sinistra si spella le mani nei confronti del nuovo piano Obama di rientro del debito federale, urla e grida gioiosamente all’indirizzo della Warren Buffet Tax. Paghino i ricchi, l’America lo dice e chi siamo noi per non adeguarci, intona il peana progressista italiano tra lieti canti, cimbali e tamburi. C’è da rimanere senza parole, a volte, di fronte alle vette di mistificazione alle quali può giungere il dibattito pubblico italiano. Prosegui la lettura…

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L’Italia è nel fuoco, rispondere si deve: su-bi-to

11 luglio 2011

Scrivo alla chiusura di Borsa di lunedì, ed è stato un nuovo bagno di sangue, con un meno 4% che è il peggio nell’eurozona. peggiore. Lo spread sui decennali pubblici tedeschi è oggi salito di 70 punti base totali rispetto a dove stava all’inizio della seduta di venerdì. Intesa e Unicredit si sono alternate tutto il giorno nella sospensione al ribasso. La Spagna ci ha risuperati nel differenziale sui Bund, zompando oltre quota 300 punti base. Ci siamo, c’è poco da fare. Per un anno e mezzo l’Italia ci era riuscita, a non entrare nella lista dei Paesi sfiduciati nell’euroarea, Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna. Tre grandi fattori internazionali, e tre circostanze italiane, in pochi giorni hanno fatto convergere i propri effetti. E’ il quadro è cambiato. Purtroppo per noi. O si risponde subito col massimod ella serietà, o è solo l’inizio di altri peggiori guai. Prosegui la lettura…

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Tutti giù per terra! Di P. Torazza

3 luglio 2011

Riceviamo da Piero Torazza e volentieri pubblichiamo.

In questi giorni discutiamo tanto di default della Grecia, ma la verità è che quasi tutto l’Occidente è affogato dai debiti, tendenzialmente privati nel mondo anglosassone “liberista”, tendenzialmente pubblici nell’Europa continentale “statalista”.

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Nel mondo, un’Era d’Oro e 9 ninja. E noi?

6 maggio 2011

Abbiamo eliminato  Osama e le commodities da aprile scendono di prezzo, dopo mesi di segno contrario. Negli Usa l’economia cresce meno del 2%, poco per riassorbire i disoccupati. L’Europa continua a interrogarsi sull’eurodebito da ristrutturare e sul ruolo delle banche che scommettono sui CDS e così alzano gli spreads dei titoli pubblici. Nel mondo avanzato, le opinioni pubbliche continuano a rispondere con pessimismo ai sondaggi: non ritengono finita la crisi. Molti continuano a incolpare la globalizzazione. Ecco perché è salutare, che studiosi seri con metodica analisi sgombrino molti dei fumi che aleggiano. Nel mondo, non solo non c’è crisi ma si afferma un’Epoca d’Oro. Durerà decenni. Non ne siamo noi i protagonisti, ma impegnandoci ne saremo beneficiari eccome. Prosegui la lettura…

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Auto, che cosa insegna Shanghai a Fiat-Chrysler

29 aprile 2011

I Saloni Internazionali dell’Auto a New York e Shanghai in contemporanea offrono una una nuova efficace istantanea del mondo nuovo disegnato dalla crisi mondiale. Il mercato americano ha perso il primato mondiale ma ne ha almeno approfittato per una colossale – e rapida, per i tempi industriali, grazie ai miliardi del contribuente già sulla via del ritorno nelle casse pubbliche – ristrutturazione del suo eccesso di capacità produttiva. Ma con tutto il rispetto per lui è a Shanghai il focus dell’attenzione e del meglio delle proposte delle case mondiali. Non solo perché New York ha sempre un po’ stentato, di fronte all’ovvio primato in America del Salone di Detroit. Ma, con tutto il rispetto per la Bibbia del giornalismo automobilistico cioè Automotive News per la quale è come se si tenessero in contemporanea la 24 ore di Le Mans e le 500 miglia di Indianapolis, non è affatto così. E’ la Cina e non l’America la Mecca dell’auto, dalla crisi e per gli anni a venire. L’Europa, beh, è solo una sigla in crisi tranne la forza delle case tedesche. Dovremmo aver chiaro in mente questo mondo nuovo, per comprendere – e tifare – invece di ostacolare il tentativo Fiat-Chrysler di Marchionne. Con tutti i difetti di unire insieme due aziende che erano – e restano – short di modelli e investimenti e sono assenti da Cina (e India e Russia), è l’unica possibilità per tentare di stare in scia e rilanciare, invece di chiudere.  Prosegui la lettura…

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Il sisma e l’impatto sull’economia mondiale

13 marzo 2011

Che impatto può avere nell’economia mondiale il terribile colpo abbattutosi sulle coste nordorientali del Giappone? Per una stima seria, occorre conoscere le prime valutazioni giapponesi sullo stock di capitale fisico che è andato distrutto o seriamente danneggiato per l’evento, cioè quante infrastrutture di trasporto e logistiche e impianti produttivi sono fuori uso, e per quanto tempo. In base a una stima geoeconomica che vede tra il 17 e il 22% del potenziale produttivo giapponese nell’area interessata dalla maggior intensità del sisma e a un effetto conseguente di minor crescita quest’anno fino a un punto di Pil,  alcune considerazioni possono essere svolte subito. Stiamo parlando della terza economia mondiale, visto che da metà 2010 la Cina l’ha superata come seconda intorno a quota 5.400 miliardi di dollari di Pil annuo. Per le caratteristiche dell’interscambio giapponese col resto del mondo, si possono distinguere tre diversi ambiti in cui lo sconvolgimento naturale estenderà le sue conseguenze: quello commerciale, energetico, e monetario. Prosegui la lettura…

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Libia e caro-barile: perché Usa e Ue sono divisi

10 marzo 2011

Gli italiani trovano subito, alla pompa di benzina, l’effetto della crisi libica. Se continuerà il conflitto tribale nell’ex colonia italiana l’effetto sarà benedetto dai Paesi Opec, perché stabilizzerà il costo più elevato del barile sui 25 dollari rispetto alle previsioni di inizio anno. E si porrà un immediato problema a chi guida le politiche monetarie, cioè alle banche centrali. La BCE ha già risposto per bocca del suo presidente, Jean-Claude Trichet. L’euroarea potrebbe rialzare già ad aprile di mezzo punto il suo tasso ufficiale, per contenere l’ondata inflazionistica. Negli Stati Uniti, la FED non ci pensa proprio. In termini di exit strategy, che cosa implica di fronte al caro-barile la divaricazione dei tassi? Distinguiamo il problema teorico da quello pratico. Il primo spiega la posizione lassista americana. Il secondo, inficia la posizione rigorista dei banchieri centrali europei. Prosegui la lettura…

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L’auto compie 125 anni e non è morta affatto

8 marzo 2011

Il Salone di Ginevra festeggia i 125 anni esatti dell’automobile, se al di là di pensate e disegni genialoidi ma senza sviluppi concreti prendiamo per buona come data l’inizio della collaborazione tra Carl Benz e Gottlieb Daimler, due nomi che contano ancora eccome nell’industria dell’auto. E l’auto se li porta proprio bene, i suoi 25 lustri. Dovessi fare un nome, ad aver più titolo per festeggiare a Ginevra è Martin Winterkorn, un cognome che a noi patiti musicofili evoca lieder schubertiani e mahleriani ma che è quello dell’amministratore delegato di Volskswagen, l’azienda che senza timori annuncia il suo obiettivo: diventare in pochi anni numero uno al mondo coi suoi 10 brand e un motto “abbiamo le idee chiare anche per i prossimi 125, di anni”. In sintesi estrema, il bilancio dell’auto postcrisi è questo.  Ha sbagliato, chi parlava di prodotto maturo. Nel mondo, l’auto si vende  e si venderà furiosamente e qui non lo capiamo sol perché l’Europa e soprattutto l’Italia sono i due gironi in sofferenza: per colpa nostra. L’auto mondiale parla tedesco, e c’è un perché. La sfida Fiat, guardando i numeri del contesto globale, va incoraggiata perchè senza alternative, ma è come andare sugli ottomila senza respiratore: c’è chi ci riesce, ma è un semidio. Altrimenti, se non riesce, bisogna tifare per una “soluzione Volvo” e voglio vederli, i miei autorevoli colleghi del Corriere della sera che pontificano di cogestioen alla tedesca senza produttività alla tedesca. Prosegui la lettura…

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Il G20 di Sarkò: Tobin tax resta fumo, Cina blandita, ma c’è un assist all’Italia

19 febbraio 2011

L’esordio della presidenza francese del G20, di cui già più volte ci siamo occupati, inizia con un triplice bilancio. Restano chiacchiere,  le proposte di Sarkozy che eccitano coloro che vogliono mettere il bavaglio al mercato cattivo in nome della “santa lotta alla speculazione”. La Cina vince su yuan e riserve valutarie. Tremonti porta a casa un bel risultato, ed è più forte nell’euroarea, al tavolo del nuovo patto di stabilità che dovrebbe chiudersi entro aprile,  dove lo stesso argomento “italiano” assunto oggi dal G20 sinora non è passato. Vediamo meglio. Prosegui la lettura…

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