CHICAGO BLOG » Trenitalia http://www.chicago-blog.it diretto da Oscar Giannino Thu, 23 Dec 2010 22:50:27 +0000 it hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.0.1 Carpe diem, Sicilia! o come imparai a preoccuparmi e a odiare Trenitalia /2010/12/10/carpe-diem-sicilia-o-come-imparai-a-preoccuparmi-e-a-odiare-trenitalia/ /2010/12/10/carpe-diem-sicilia-o-come-imparai-a-preoccuparmi-e-a-odiare-trenitalia/#comments Fri, 10 Dec 2010 09:20:01 +0000 Luciano Lavecchia /?p=7819 Immaginate una Regione del Sud, assuefatta ai trasferimenti pubblici (“L’ultima delle Repubbliche Socialiste Sovietiche”), dove gli imprenditori onesti lottano non solo contro la criminalità organizzata (leggasi Mafia), una P.A. inefficiente e spesso corrotta, e uno Stato despota che tassa fino all’ultimo centesimo.

Aggiungete a questo il fatto che le infrastrutture attorno a voi sono poche e inefficienti (su 110 km di rete ferroviaria regionale, solo il 3% è elettrificato, vi sono autostrade in costruzione da 20 anni, i collegamenti ferroviari fra le due principali città impiegano 6 ore… per 209 km!), insomma, un ulteriore svantaggio naturale. Bene, adesso pensate a un imprenditore che vuole entrare nel settore della logistica per ridurre i tempi di trasporto delle merci da 8-10 giorni a 1 giorno soltanto (per 271 km!),riducendo i costi e favorendo l’accesso ai mercati internazionali (il collegamento è destinato a uno deegli hub merci più importanti del Mediterraneo). Lo stesso imprenditore ha manifestato la volontà di entrare nel mercato dei trasporti pubblici regionali ( i pendolari vessati quotidianamente ringraziano), lamentando una certa resistenza da parte dell’incumbent (che pare ostacoli la sua attività nella logistica). Bene, adesso possiamo mettere i nomi: la Regione è la Sicilia, l’impresa entrante è la GMC di Catania, l’incumbent è Trenitalia/RFI/Ferrovie dello Stato. La GMC di Catania ha ottenuto l’anno scorso la licenza ferroviaria e dal 2006 ha creato il “treno del vino” che da Alcamo porta i vini siciliani al Nord. In seguito a lavori sul nodo di Palermo, tale iniziativa ha subito un arresto e il Gruppo GMC ha chiesto di poter usare la stazione (semi abbandonata) di Brancaccio, alla periferia di Palermo, come base logistica per attivare un collegamento con l’interporto di Gioia Tauro “Il nostro progetto è di partire da Brancaccio con tre treni alla settimana, ma di arrivare a cinque, sviluppando l’intermodalità soprattutto in salita, spedendo la merce al Nord o in Europa con risparmi del 30-40% rispetto ai costi del trasporto su strada” ha detto Giuseppe Campione, DG di GMC. La società ha già effettuato i sopralluoghi nella stazione e fatto degli investimenti per trasferire le gru da Alcamo a Palermo. Anche l’accordo per il canone annuo (20 mila euro) era stato trovato. Poi, più nulla. Da Trenitalia (pardon, da RFI… lapsus Morettiano) nessuna notizia. Il problema, che nasce dalla mancata separazione tra proprietà della Rete (RFI) e operatore (principale) della Rete (Trenitalia), tutti sotto il cappello del Gruppo Ferrovie dello Stato.Ne hanno già abbondantemente parlato Andrea Giuricin qui e Ugo Arrigo qui .

Che la partita fosse sporca, lo si era capito con ArenaWays, ma anche con la vicenda DB-OBB però ci si illudeva che qualcuno a Roma, speranzoso di recuperare qualche voto, capisse la lezione.

Molti lettori diranno: dov’è la novità? Viviamo già nel peggiore dei mondi possibili, uno Stato padre-padrone, assistenzialista, con uno dei debiti pubblici più alti del mondo, dominato dalle lobbies, ergo quale nuova?

La nuova è che oggi ci sono imprenditori che chiedono sistematicamente la riduzione del peso della P.A. in Sicilia (il Presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello ad esempio) e altri che reclamano la possibilità di far crescere la concorrenza a vantaggio di tutti (un risultato niente male in una Regione dai mille monopoli pubblici). Queste voci vanno supportate e incoraggiate, perché se la concorrenza e il mercato sono fra le leve principali da attivare per far crescere il Paese, lo sono a maggior ragione per far camminare sulle proprie gambe le regioni del Sud, e la Sicilia in particolare.

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Trasporto regionale: poco mercato e tanti sussidi /2010/11/23/trasporto-regionale-poco-mercato-e-tanti-sussidi/ /2010/11/23/trasporto-regionale-poco-mercato-e-tanti-sussidi/#comments Tue, 23 Nov 2010 11:13:08 +0000 Francesco Ramella /?p=7666 Da pochi giorni è stato avviato il nuovo servizio ferroviario fra Milano e Torino di Arenaways, la prima azienda privata a sfidare il monopolista pubblico nel settore del trasporto locale di passeggeri. Le cronache dei giornali hanno ampiamente parlato dei mille dispetti che Trenitalia ha fatto al nuovo concorrente. D’altra parte, c’era da aspettarselo, visto che è Trenitalia a gestire i servizi di stazione che, secondo ogni logica, dovrebbero essere affidati a una società terza. Ma la cosa peggiore è che, proprio alla vigilia dell’avvio del nuovo servizio, è arrivata la decisione dell’“Ursf” (Ufficio per la regolazione dei servizi ferroviari, in realtà una branca minore del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti), che impedisce ai convogli di effettuare fermate nelle stazioni intermedie, trasformando così un servizio concepito come “regionale” in uno diretto “a media percorrenza”. Non è difficile immaginare come ciò abbia modificato i calcoli di convenienza del nuovo operatore: ecco un esempio dei costi dell’incertezza regolatoria.
Prosegui la lettura…

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Trenitalia: and the winner is… /2010/08/10/trenitalia-and-the-winner-is%e2%80%a6/ /2010/08/10/trenitalia-and-the-winner-is%e2%80%a6/#comments Tue, 10 Aug 2010 10:03:44 +0000 Andrea Giuricin /?p=6744 Non stupisce affatto come sia andata a finire la gara per la costruzione di 50 treni ad alta velocità per Trenitalia. L’ATI vincente è stata Ansaldo Breda con la partecipazione al 40 per cento dei canadesi di Bombardier. La situazione delle due imprese è molto differente: l’azienda italiana, controllata da Finmeccanica, ha avuto molti problemi di bilancio nell’ultimo quinquennio, mentre l’impresa canadese sta crescendo in diversi mercati. La costruttrice francese Alstom, la creatrice del TGV e delle sue evoluzione, che detiene il 70 per cento del mercato AV, è uscita sconfitta lo scorso 5 agosto da questa gara internazionale. A Trenitalia è stata garantita la consegna dei 50 treni per il 2013 e il primo prototipo dello Zefiro V300 dovrebbe arrivare entro il giugno del 2011. Tali tempi di consegna sono molto stretti, viste anche le novità tecnologiche del treno, e di conseguenza i dubbi sul rispetto di queste tempistiche sono elevati. Bisogna dire che la gara è stata aggiudicata alla cordata italo-canadese per 1540 milioni di euro a fronte dell’offerta francese di 1750 milioni di euro. Vi è dunque un risparmio per Trenitalia, per un treno che comunque è ancora un progetto, al contrario del treno Alstom. Al momento dell’aggiudicazione, l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato ha vantato l’italianità del treno, ma gli elementi importanti di questa gara sono stati altri. Perché questa gara sembrava vinta già in partenza?

Lo scorso dicembre, quando Trenitalia ebbe problemi importanti subito dopo l’entrata in funzione della tratta ad alta velocità della Bologna – Firenze, Mauro Moretti, A.D. di FS, accusò Alstom. La critica ai francesi era sulla scarsa qualità dei treni forniti al monopolista italiano in passato. I problemi avevano provocato un settimo dei ritardi complessivi di Trenitalia. Gran parte dei ritardi erano dunque spiegabili da altre defaillance di FS, ma era già chiaro allora che l’accusato numero uno doveva essere l’impresa francese.

Dietro questa accusa si celava la paura della concorrenza. NTV, il nuovo competitor di Trenitalia nell’Alta Velocitá, aveva scelto l’azienda francese per la fornitura dei 25 treni che circoleranno a partire dal settembre del 2011 sulla rete RFI.

Il problema principale di Trenitalia era invece un altro. I treni “Frecciarossa” in media avevano una vita media elevata e i convogli erano gli stessi di quando viaggiavano come Eurostar con l’aggiunta di un semplice restyling. Infatti la flotta di Trenitalia è rimasta invariata negli ultimi anni, poiché l’azienda monopolista non aveva acquistato treni AV.

Un’altra circostanza pone molti dubbi su questa gara vinta dall’ATI italo-canadese.

Il “ballo” delle nomine pubbliche, che ha portato Cardia alla presidenza di FS, ha registrato lo scorso anno un cambiamento non meno importante. Il presidente di Trenitalia era fino pochi mesi fa ai vertici di Finmeccanica. Questa situazione provoca un importante conflitto di interessi.

Quale ruolo puó avere avuto il presidente dell’azienda pubblica operatrice ferroviaria nella scelta dei treni dell’azienda pubblica costruttrice di treni nella quale aveva lavorato fino pochi mesi prima?

Non si può certo discutere la giusta scelta di FS di fare una gara internazionale per l’assegnazione del contratto di costruzione per i treni AV, ma certo rimangono dei dubbi che andrebbero dissipati.

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Ferrovie tedesche e italiane /2010/05/06/ferrovie-tedesche-e-italiane/ /2010/05/06/ferrovie-tedesche-e-italiane/#comments Thu, 06 May 2010 14:09:20 +0000 Oscar Giannino /?p=5928 Le cronache italiane sono concentrate su ben altre cose. Personalmnte, se avete letto quanto scriviamo sull’eurocrisi, non penso possiate stupirvi che oggi Moody’s mette sotto la lente l’Italia, e la Banca d’Italia deve rispondere, mentre la BCE rivela che il problema dell’acquisto massiccio di titoli del debito pubblico dei diversi Paesi ormai si pone. Sarà così, sempre di più, e vedremo se l’Italia e le sue classi dirigenti lo capiranno prima della sveglia dei mercati. Eppure noi sentiamo il dovere di attirare l’attenzione su una vicenda che a malapena ha ottenuto poche righe nelle brevi delle pagine finanziarie. Tra marzo e aprile Deutsche Bahn ha concluso l’accordo con i soci di controllo di Arriva per un’OPA non ostile, al prezzo di 775 pence per azione e per complessivi 1,6 miliardi di sterline.  La cosa ci riguarda, e secondo me l’Italia dovrebbe eccepire.

Il gruppo Arriva è un’ azienda di trasporto britannica che affonda le sue radici nel settore dei componenti automobilistici degli anni 30, e poi negli anni Novanta divenuto primario gruppo nazionale nel trasporto locale ferroviario e degli autobus nel Regno Unito, e soprattutto estesosi nell’ultimo decennio in ben 12 Paesi dell’Unione, nell’area nordeuropea soprattutto, e con 5 Paesi in cui oltre ad autolinee e trasporto locale su gomma e fluviale nel settore turistico esercita direttamente concorrenza all’incumbent ferroviario, e cioè oltre a Uk in Danimarca, Germania, Olanda e Svezia. Gli altri maggiori Paesi in cui il gruppo Arriva opera sono Repubblica Ceca, Ungheria, Portogallo, Slovacchia, Polonia e Spagna. E Italia. Nel nostro Paese Arriva controlla o partecipa con importanti quote aziende di trasporto locale su strada come la SAB a Bergamo, la SIA a Brescia, la SAIA sempre a Brescia, la SAL a Lecco, la KM a Cremona, la Trieste Trasporti, la SAF di Udine, la RTL di Imperia, la SADEM di Torino, la SAPAV di Pinerolo, oltre a gestire il servizio di trasporto pubblico extraurbano della provincia di Como, il servizio di trasporto urbano e dell’area urbana della stessa città capoluogo, nonché il servizio di trasporto pubblico della provincia e del comune di Lecco.

La presenza trasversale europea di Arriva aveva ingolosito già da un anno e mezzo l’altro protagonista di quello che a tutti gli effetti si annuncia come un tentativo di megaconsolidamento continentale del trasporto intermodale via terra, da una parte il gigante pubblico ferroviario francese SNCF, dall’altra l’equivalente tedesco sbarcato 7 anni fa in Borsa, e nella grande crisi finanziaria recentemente protagonista di rilevanti episodi di pessima gestione del proprio portafoglio finanziario. Senonché i francesi hanno offerto un prezzo che nei mesi non ha mai soddisfatto i soci di controllo di Arriva, e alla fine – come le cronache europeee tendono a non capire – i francesi hanno lasciato il campo ai tedeschi, in un modello che è assai più condiviso che conflittuale, almeno a mio personalissimo modo di vedere. I tedeschi già gestiscono in UK alcune tratte ferroviarie minori, come il Treno Reale, la Chiltern Railways tra Londra e Birmingham, la metropolitana Tyneside a Newcastle e Gateshead. Non dimenticatevi che DB opera già attualmente in 130 Paesi, tanto per avere un’idea della sua forza. E, almeno prima della crisi finanziaria, aveva messo in cantiere una nuova operazione sui mercati entro l’anno prossimo, per chiedere al mercato nuovo capitale.

Ora, direte voi, questo è un discorso che riguarda i grandi assi di concorrenza ferroviario nell’Unione europea, ma qual è l’aspetto italiano? Ci arrivo subito. E’ venuto il momento di far sentire la voce italiana, nel grande dualismo tra SNCF e DB che altrimenti finirà per abbracciare il più dell’Unione europea in un mega accordo di cartello, per spartirsi in una finta conflittualità ma in una vera condivisione i Paesi minori nei quali l’uno o altro dei due maggiori attori ferroviari europei si aggiudicano il diritto di ssere concorrente rispetto all’incumbent locale, di solito senza mezzi adeguati finanziari per reggere la sfida di qualità ed efficienza che solo la forza francese e tedesca possono garantirsi.

E quand’anche fosse così, di conseguenza che fare, direte voi? Avanzo una proposta. E’ evidentemente chiaro anche ai tedeschi, come risulta dai primi commenti ufficiali da Berlino, che l’acquisizione di Arriva porterà DB a dover cedere buona parte delle attività del gruppo in Germania, per ragioni antitrust. Allora, perché l’Italia non mette in piedi qualcosa di analogo? Nella fase successiva alla notifica europea dell’acquisizione, perché l’Italia non solleva una richiesta di valutazione antitrust degli effetti sul mercato italiano dell’acquisizione da parte di DB delle attività italiane di Arriva? Direte voi: ma come, voi di Capo Horn non siete a fvore del mercato e della concorrenza? Perché non godete soddisfatti, della conseguenza che l’incumbent Trenitalia abbia per effetto dell’acquisizione un concorrente sul trasporto locale più temibile di quanto fosse il precedente controllante di Arriva?

A questa domanda, che è legittima anzi sacrosanta per dei mercatisti come noi siamo, la mia risposta è duplice e netta.

La prima ragione per non gioire, anzi per tentare di sollevare obiezioni, sta nel fatto che DB è un gigante pubblico per quanto quotato, e malgrado il Trattato europeo affermi l’indifferenza tra proprietà pubblica e privata di un’impresa se vengono ripettate le condizioni del mercato, per noi la differenza continua a esserci. Perché tutti gli incumbent pubblici europei continuano ad avere cross subsidizations disposti dalle leggi statali per difendere occupati sindacalizzati e manager politicizzati.

La seconda è la dimostrazione concreta del vantaggio improprio antimercato, di cui gode Db rispetto all’italiana Trenitalia. Andate a controllare qual è la tariffa media garantita ai tedeschi per kilometro passeggero nel trasporto pubblico locale ferroviario germanico: rispetto ai 12 centesimi che vanno in media a Trenitalia – dopo la travagliata vicenda dei rinnovi con le Regioni che tante polemiche hanno suscitato – i tedeschi incamerano il 50% per cento in più. E vi pare poco?

Mi fermo qui, non voglio soffiare sul fuoco. Ma certo mi piacerebbe, vedere dei privati italiani uniti a Tremnitalia nel chiedere che l’Italia non assista senza senza colpo ferire a quel che tedeschi e francesi fanno nell’intera casa europea, senza consentire o quasi ad altri di entrare in casa loro.

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Ferrovie dello Stato: se la concorrenza inizia a premere /2010/02/18/ferrovie-dello-stato-se-la-concorrenza-inizia-a-premere/ /2010/02/18/ferrovie-dello-stato-se-la-concorrenza-inizia-a-premere/#comments Thu, 18 Feb 2010 07:08:16 +0000 Andrea Giuricin /?p=5222 Il trasporto ferroviario sta conoscendo una grande evoluzione negli ultimi anni. Il completamento della linea ad alta velocità ha permesso di collegare Roma e Milano in meno di tre ore a partire dallo scorso dicembre.
È di ieri un articolo interessante comparso sul Corriere della Sera che analizza la situazione di Trenitalia e le problematiche riscontrate nel corso del primo mese e mezzo di attivazione del nuovo servizio ad alta velocità.
L’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, ha annunciato che a partire dal prossimo marzo verrà riformulata l’offerta di FrecciaRossa sulla Milano-Roma e sulle altre tratte ad alta velocità. L’incremento dell’offerta dal dicembre scorso è stato del 40 per cento, ma il load factor è sceso costantemente. Attualmente viaggiano sulla rete ad alta velocità sempre più treni di Trenitalia, ma sempre più vuoti. Questo è possibile perché il monopolista vuole occupare tutta l’offerta in vista dell’entrata di NTV, operatore privato, che inizierà il servizio il prossimo anno. Questa strategia è una tipica barriera all’ingresso operata da parte dell’operatore monopolista, che in questo caso è pubblico.
Nell’articolo, dove si riprendono le parole dell’AD di FS vengono lanciate pesanti accuse ad Alstom, il primo produttore europeo di treni ad alta velocità. Infatti circa il 70 per cento di tutti i treni AV circolanti in Europa sono stati costruiti da Alstom, che è stata anche l’azienda che ha lanciato il TGV insieme a SNCF.
A questo punto, dopo aver letto l’articolo del Corriere ci si può porre alcune domande. In primo luogo, Moretti parla come amministratore delegato FS o come capo di Trenitalia?
Rimane, infatti, irrisolta la separazione tra RFI, gestore della rete e Trenitalia, operatore monopolistico nell’alta velocità ferroviaria. Entrambe le società sono controllate al 100 per cento da Ferrovie dello Stato, delle quali Moretti è amministratore delegato.
Perché Trenitalia non si lamenta con RFI per i problemi della rete ferroviaria piuttosto che con Alstom? In caso di problemi sulla linea ferroviaria Trenitalia dovrebbe esporre le problematiche a RFI, la quale potrebbe poi rifarsi su Alstom.
Se un treno su sette è in ritardo per colpa di Alstom, quali sono le cause di oltre l’80 per cento dei ritardi di Trenitalia?
La società ferroviaria ha il problema dei treni vecchi, dato che non acquista convogli ad alta velocità da anni. Non è un caso che “entro fine luglio”, secondo quanto riportato dallo stesso Moretti vi sarà una gara per comprare nuovi convogli ad alta velocità.
Quel che meno preoccupa l’AD di FS è il dato sulla puntualità del servizio FrecciaRossa: il 90 per cento risulta essere in orario. Questo indice di puntualità sarebbe accettabile se la misurazione del ritardo fosse uguale a quella attuata negli Paesi dell’Unione Europea.
In Italia è in ritardo un treno se arriva entro il “quarto d’ora accademico”, mentre in tutta Europa si considera ritardo se il treno arriva in stazione oltre i cinque minuti.
Ai ritardi si lega anche la questione rimborsi. In Italia ormai è impossibile ricevere un rimborso perché è considerato rimborsabile il biglietto per un treno che ha un ritardo superiore all’ora. In Spagna il ritardo massimo accettabile è di cinque minuti.
Questa concezione di ritardo all’italiana è davvero preoccupante, così come sono preoccupanti le accuse lanciate contro i francesi di Alstom.
L’ultima domanda da porsi è questa: perché tutto questo odio verso i francesi? Il TGV forse non era uno dei migliori treni in circolazione? E perché nella stessa Francia i ritardi sono molto inferiori e non si computa il quarto d’ora accademico?
In realtà si comprende meglio tutto questo da una frase dell’amministratore delegato di FS, il quale sarcasticamente ha affermato che NTV “ha però affidato ad Alstom la produzione di nuovi treni veloci. Speriamo che siano più affidabili dei nostri, altrimenti la sfida neanche inizia”.
Le parole di Moretti sembrano indicare una cosa: la concorrenza inizia a premere Ferrovie dello Stato.

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Trenitalia va in Francia /2009/12/24/trenitalia-va-in-francia/ /2009/12/24/trenitalia-va-in-francia/#comments Thu, 24 Dec 2009 10:31:40 +0000 Andrea Giuricin /?p=4449 Le anticipazioni di alcuni quotidiani francesi circa l’entrata di Trenitalia nel mercato ferroviario francese sono certamente una notizia positiva. Probabilmente un poco di concorrenza, nel mercato più chiuso d’Europa, potrà portare dei cambiamenti a livello europeo. I consumatori d’oltralpe potranno vedere i benefici della concorrenza.
La Francia rimane il mercato meno liberalizzato d’Europa nel settore ferroviario a causa dell’importanza di SNCF, l’operatore ferroviario nazionale. Quest’azienda costa ai cittadini francesi circa 11 miliardi di Euro l’anno e ha alle sue dipendenze oltre 200 mila lavoratori. Nessun governo di centro-destra o centro-sinistra è mai riuscito a fare una riforma nel settore e i sindacati hanno ancora una posizione molto forte.
Il governo francese è il più contrario ad introdurre la concorrenza nel settore ferroviario; tuttavia dal primo gennaio del 2010 entrerà in vigore la liberalizzazione dei servizi ferroviari internazionali voluta dall’Unione Europea. Questa prevede che un qualunque operatore possa effettuare un servizio passeggeri su tratte internazionali. Una delle tratte in questioni è la Milano – Lione – Parigi, attualmente effettuata da Artesia, una società al 50 per cento di Trenitalia e al 50 per cento di SNCF.
In questo nuovo quadro competitivo, Veolia, un importante gruppo nel settore delle utilities francesi, ha deciso di entrare nel mercato passeggeri internazionali con la partnership di Trenitalia. In un primo tempo, il gruppo francese aveva portato avanti il progetto con la compagnia aerea AirFrance. Dopo il ritiro del gruppo aereo, alle prese con una difficilissima situazione nel trasporto aereo, ha deciso di guardare oltrefrontiera per trovare un nuovo partner.
L’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, aveva già fatto richiesta l’estate scorsa di effettuare un servizio internazionale tra Milano e Parigi con una sosta a Lione. In questo modo l’azienda italiana avrebbe rotto il monopolio sulla tratta interna Lione – Parigi, una delle più redditizie in Europa.
Il nuovo progetto della probabile alleanza franco-italiana avrà come obiettivo l’entrata sulle principali tratte internazionali da Parigi, in particolari quelle verso Londra, Bruxelles e Milano. Il nuovo gruppo dovrebbe entrare sul mercato non prima del 2012/2013, poiché i tempi di consegna dei nuovi convogli non sono molto rapidi.
L’alleanza tra Trenitalia e Veolia spiega anche la rottura e la conseguente diminuzione dell’offerta di treni di Artesia. I rapporti tra SNCF e Trenitalia sono sempre più tesi, dato che l’operatore pubblico francese è entrato anche nel capitale di NTV, primo competitor nell’alta velocità del FrecciaRossa, con una quota del 20 per cento.
La tendenza nel trasporto ferroviario è quella di gruppi sempre meno nazionali. Se si dovesse ripetere quanto successo nel trasporto aereo, vi potrebbe essere tra diversi anni un’entrata di operatori low cost e e una conseguente  privatizzazione degli operatori ferroviari.
Certo questo cambiamento non avverrà prima del 2015/2020, quando anche i mercati nazionali verranno aperti alla concorrenza.
Nei prossimi anni dunque cambierà totalmente il trasporto ferroviario europeo, con l’entrata di nuovi operatori sulle tratte internazionali. I diversi mercati nazionali invece dovranno aspettare, dato che le resistenze di Francia e Germania, hanno posticipato l’apertura dei mercati domestici al 2016.
In Italia, bisognerà aspettare il 2011, quando NTV entrerà in concorrenza con Trenitalia su tutte le tratte nazionali.
La concorrenza probabilmente porterà benefici a tutti i passeggeri, sia in termini di qualità che di prezzo, come è successo nel mercato del trasporto aereo.

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Ferrovie: il nodo dei nodi /2009/10/04/ferrovie-il-nodo-dei-nodi/ /2009/10/04/ferrovie-il-nodo-dei-nodi/#comments Sun, 04 Oct 2009 09:45:59 +0000 Andrea Giuricin /?p=3113 Tra poche settimane s’inizierà a parlare del treno ad alta velocità che collegherà Roma e Milano in tre ore. Infatti, il 13 Dicembre, entrerà in funzione il nuovo tratto tra Bologna e Firenze, che permetterà di “avvicinare” le due città del centro Italia a soli 37 minuti. Certamente sarà un grande passo in avanti, in quanto vi sarà una durata di viaggio inferiore anche sulla tratta Milano – Napoli, che sarà percorsa dal treno ad alta velocità in solo 4 ore e 10 minuti. Tutti questi miglioramenti permetteranno al treno di conquistare notevoli quote di mercato nei confronti dell’aereo. Di conseguenza Alitalia avrà ulteriori problemi, in quanto gran parte del business lo realizza sul mercato domestico. Tutto oro quello che luccica? Purtroppo no. L’alta velocità ferroviaria è stato un progetto molto costoso (3 volte i costi di quella spagnola e francese al chilometro) e realizzato male. La posa dei binari tra le città (la linea ad alta velocità) sarà si conclusa nel dicembre di questo anno, ma non sono stati completati i lavori per l’ingresso nelle città di questi treni, i cosiddetti nodi.

Andando a vedere sul sito di rete ferroviaria Italiana è possibile notare che prima del 2014, se i tempi verranno rispettati, i lavori per l’ingresso nelle grandi città non saranno conclusi.

Dato che l’offerta di Trenitalia aumenterà e, a partire dal 2011 entrerà sul mercato il concorrente NTV, l’ offerta di treni ad alta velocità tenderà ad aumentare.

Quali conseguenze? Si formerà un notevole imbuto all’ingresso nelle città e molto probabilmente i treni regionali incontreranno seri problemi, come è successo lo scorso anno in Lombardia dopo l’entrata in funzione della nuova linea ad alta velocità tra Milano e Bologna.

A partire da dicembre molto probabilmente vi sarà un miglioramento nei collegamenti a lunga percorrenza, ma i treni dei pendolari potrebbero incontrare maggiori difficoltà.

Vi è un secondo aspetto non meno importante: il fatto di avere un congestionamento in entrata nelle stazioni, farà anche si che la concorrenza nell’alta velocità sarà maggiormente difficoltosa, in quanto il problema dell’imbuto dei nodi vale anche per questi treni.

Il problema è che esiste una liberalizzazione legale del mercato italiano, ma non reale, poiché vi sono importanti barriere all’entrata. Una di queste è la gestione della rete ferroviaria e delle Stazioni, la quale resterà nelle mani di Ferrovie dello Stato. La holding di proprietà del Ministero dell’Economia possiede sia l’operatore ferroviario dominante, Trenitalia che la rete, RFI.

È come se nel trasporto aereo, Alitalia fosse il gestore aeroportuale e il regolatore del volo che assegna le rotte. Si capisce bene perché sarebbe necessaria una separazione reale tra Rete Ferroviaria e Trenitalia, con la privatizzazione di quest’ultima.

Se si vuole la concorrenza e i benefici che questa apporta a tutti i consumatori è dunque necessaria una liberalizzazione reale del trasporto ferroviario.

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Pensieri estivi /2009/08/11/pensieri-estivi/ /2009/08/11/pensieri-estivi/#comments Tue, 11 Aug 2009 15:09:00 +0000 Giovanni Boggero /?p=2007 Qui in Germania capita molto spesso di parlare di Italia e non soltanto per via del cibo, che pure rimane in cima alle preoccupazioni di gran parte dei tedeschi. Talora accade infatti di toccare argomenti più dolorosi, attinenti al delicato mondo della politica e dell’economia. Nei giorni scorsi, ad esempio, ho fatto quattro chiacchiere con una studentessa bavarese. Tra le prime cose che è riuscita a dirmi non appena ha saputo che ero italiano, ve n’è una che ho trovato particolarmente sconvolgente: “Io vengo in Italia – mi ha detto con entusiasmo- solo per viaggiare a bordo delle vostre Ferrovie. Sono così convenienti!” Al che, rabbrividendo, ho tentato di ricordarle che il servizio offerto da Trenitalia è di pessima qualità e soprattutto che il conto di prezzi così artificialmente bassi lo paghiamo noi contribuenti italiani. A suo modo aveva ragione Bastiat: ciò che si vede suggestiona molto di più di ciò che non si vede.

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I dati della “straordinaria” svolta di Ferrovie dello Stato /2009/08/05/i-dati-della-%e2%80%9cstraordinaria%e2%80%9d-svolta-di-ferrovie-dello-stato/ /2009/08/05/i-dati-della-%e2%80%9cstraordinaria%e2%80%9d-svolta-di-ferrovie-dello-stato/#comments Wed, 05 Aug 2009 16:20:52 +0000 Andrea Giuricin /?p=1923 Lo scorso 4 Agosto la Corte dei Conti ha “approvato” l’amministrazione di Mauro Moretti a capo di Ferrovie dello Stato tanto che il comunicato stampa 36 del 2009 della stessa afferma: “Il biennio 2007/2008 ha rappresentato un periodo di svolta nella gestione del Gruppo Ferrovie dello Stato. La situazione di grave deficit strutturale  del Gruppo, registrata alla fine dell’esercizio 2006, chiuso con una perdita complessiva di 2115 milioni di euro e addebitale per oltre il 90% a Trenitalia, è stata pressoché totalmente risanata sotto il profilo gestionale nell’arco dei due anni.” Quale gestione potrebbe modificare in maniera così radicale una società nell’arco di così poco tempo? Forse un’azienda totalmente Statale che dipende in gran parte dai sussidi che riceve ogni anno proprio dallo Stato. È la ragione per la quale è necessario studiare la “svolta” e vedere quale tipologia di “svolta” vi è stata. La “svolta” si spiega infatti con un aumento dei contributi pubblici, minori accantonamenti ed esodi anticipati rispetto agli anni di svolta stessi. Una svolta “straordinaria” e “Statale” dunque, ma per le casse pubbliche e per i contribuenti che hanno dovuto finanziare questo cambio epocale. Vediamo come.

Il bilancio 2008 di Ferrovie dello Stato non è ancora disponibile sul sito, ma è possibile fare una comparazione tra la gestione 2006 e la “migliore” gestione del 2007 dell’azienda e per il 2008 evidenziare i “passi in avanti” fatti da Trenitalia. Di seguito si riportano i dati della svolta, mettendo a confronto i dati di bilancio 2006 e 2007:

  • Maggiori contributi dovuti al contratto di servizio pubblico con lo Stato per 201 milioni di euro nel 2007 rispetto al 2006.
  • Incremento dei contributi per il contratto di servizio pubblico con gli Enti Territoriali per 288 milioni di euro.
  • Aumento dei contributi per il Contratto di Programma al netto della riduzione di altri contributi dello Stato per 226 milioni di euro.
  • I contributi sostitutivi per i regimi tariffari speciali hanno portato circa 23 milioni di euro in più nel 2007 rispetto al 2006.

Fin qui l’aumento dei ricavi della produzione (Statale). Il primo parziale porta ad una svolta di circa 740 milioni di euro. Bisogna fare attenzione: questi sono gli incrementi dei contributi e sussidi che ha ricevuto Ferrovie dello Stato e non il totale complessivo che supera ampiamente i 4 miliardi di euro.

La “svolta Statale” di Ferrovie dello Stato non ha fine. In effetti il margine operativo lordo è migliorato di oltre 1,6 miliardi di euro.

Come è stato possibile completare la svolta nella gestione? Per vederla è necessario “scendere” nel bilancio e studiare gli oneri e i proventi straordinari. In questa voce si registra la discontinuità maggiore della gestione di Ferrovie dello Stato. Il miglioramento tra il 2006 e il 2007 è enorme ed ammonta a 1129 milioni di euro.

Come è possibile effettuare una tale discontinuità? Di seguito i dati della svolta:

  • 160 milioni di maggiori sopravvenienze attive nel 2007 a seguito del rilascio parziale dell’accantonamento del contenzioso verso un gruppo privato e per il rilascio del fondo istituito nel 2006 a copertura dei costi di accatastamento dei complessi immobiliari di stazione.
  • Maggiori proventi straordinari per 314 milioni di euro dovuti al contributo una tantum ricevuti da Trenitalia dallo Stato come remunerazione degli obblighi di servizio pubblico fino al 2003.
  • Minori oneri straordinari per 386 milioni di euro dovuti agli esodi anticipati effettuati nel 2006. In questo caso la svolta è dovuta alla riduzione del personale l’anno precedente alla “svolta” stessa.
  • Circa 300 milioni di euro in meno nel 2007 rispetto all’anno precedente di altri oneri straordinari non spiegati nel bilancio.

 La “svolta straordinaria Statale” di gestione è spiegata dunque con un aumento dei contributi pubblici, minori accantonamenti, esodi anticipati non effettuati negli anni di svolta. Come si vede dai numeri, una svolta “straordinaria” e “Statale” dunque, ma per le casse pubbliche e per i contribuenti che hanno dovuto finanziare questo cambio epocale. La Corte dei Conti in definitiva ha ragione: la “svolta” è stata enorme purtroppo nel 2007. Ogni contribuente italiano ha dovuto pagare oltre un miliardo di euro in più in tasse rispetto al 2006 per mantenere in vita Ferrovie dello Stato. Quel che è peggio è che la tendenza non sembra essersi fermata nel 2008, se come evidenzia il bilancio di Trenitalia, l’operatore monopolista ha ricevuto 100 milioni di euro in più di sussidi dallo Stato e dagli Enti Pubblici Territoriali.

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Trenitalia: troppo pubblica e pochi cambiamenti (contabili) /2009/07/18/trenitalia-troppo-pubblica-e-pochi-cambiamenti-contabili/ /2009/07/18/trenitalia-troppo-pubblica-e-pochi-cambiamenti-contabili/#comments Sat, 18 Jul 2009 11:47:53 +0000 Andrea Giuricin /?p=1689 Il settore ferroviario avrebbe bisogno di una seria riforma in quanto il trasporto via ferro attualmente è fonte di notevoli sprechi e di enormi spese per lo Stato Italiano. I punti di debolezza sono molteplici ed elencarli tutti richiederebbe un libro. Senza analizzare i provvedimenti degli ultimi mesi, che sono andati tutti contro la concorrenza (dal DDL Sviluppo alle leggi 2 e 33 del 2009), è bene poter vedere i primi dati dell’operatore monopolista del trasporto ferroviario italiano. Trenitalia S.p.A., controllata da Ferrovie dello Stato Holding, ha chiuso questo anno il conto economico con una perdita di soli 41 milioni di euro, contro i 402 milioni di euro di rosso del 2007. Questo dato potrebbe essere considerato positivamente, senza fare un’analisi completa del bilancio, ma è necessario ricordare che il bilancio dell’azienda incumbent del trasporto ferroviario italiano è totalmente dipendente dai sussidi e contributi pubblici. Quindi, prima di fare affermazioni frettolose è bene studiare a fondo il conto economico pubblicato da Trenitalia, analizzando in primo luogo i ricavi e successivamente i costi. Solo in questo modo è possibile trovare gli eventuali miglioramenti nella gestione dell’incumbent ferroviario. Analizzando a fondo il conto economico di Trenitalia infatti l’impressione che se ne ricava è totalmente differente dall’ultima riga del bilancio.

Dal lato dei ricavi  si è notato un incremento di circa 577 milioni di euro; un dato molto positivo, in quanto il valore della produzione è passato da 5,642 miliardi euro a circa 6,218 miliardi. L’incremento dei ricavi delle vendite e delle prestazioni è stato di circa 228 milioni di euro; il dato più preoccupante è che i sussidi e i contributi da parte dello Stato a Trenitalia sono aumentati di 102 milioni di euro e  quindi circa il 45 per cento dell’incremento è dovuto ad un maggiore esborso da parte dello Stato. Si potrebbe affermare: “niente di nuovo”; infatti questa è la tendenza degli ultimi 3 bilanci.

Ma come è possibile che i ricavi siano aumentati di quasi 600 milioni a fronte di un aumento delle vendite per meno di 230 milioni di euro? La differenza è quasi tutta spiegabile con una modifica relativa agli incrementi delle immobilizzazioni per lavori interni. In questa voce di ricavo è entrata la manutenzione di secondo livello per un valore di 244 milioni di euro (manutenzioni comunque in discesa per quasi 50 milioni di euro rispetto al 2007) che l’anno precedente non era presente.

Vi è un’altra sopravvenienza attiva per un normale aggiornamento delle stime per 12 milioni di euro che arriva dal contratto di servizio pubblico, che significa un ulteriore incremento dei contributi pubblici. Circa 50 milioni di euro invece arrivano dalle maggiori multe applicate ai clienti sprovvisti di biglietti (qui si riscontra dunque una maggiore efficienza) e dal pagamento delle penali che Trenitalia ha ricevuto dai fornitori di materiale rotabile. Non è distinto nel conto economico il ricavo per ogni singola voce e dunque non è dato sapere se i 50 milioni di euro, siano un’entrata non ricorrente legata alle penali dei fornitori o alle maggiori multe ai clienti non paganti.In definitiva si evidenzia che i ricavi dalla vendita dei biglietti senza contributi pubblici sono aumentati di meno di 100 milioni di euro e che l’incremento di circa 576 milioni di euro nel valore della produzione, certo non è da attribuirsi a un cambiamento  significativo nella gestione, ma ad un cambiamento delle voci di ricavo e a maggiori sussidi pubblici.

Il lato dei costi è forse più interessante; si denota una stabilizzazione dei costi a circa 6 miliardi di euro, ma a fronte di una riduzione dei costi del personale per circa 180 milioni di euro, le altre voci continuano ad aumentare. Ma vi è stata una così efficiente riduzione del personale che ha provocato un decremento cosi elevato dei costi legati a questa voce? Assolutamente no, perché come dice lo stesso bilancio, tra il 2007 e il 2008 vi è stata una modifica molto importante. Infatti Trenitalia ha ceduto il comparto “Manovra” a RFI (spostamento di personale tra le due aziende facenti capo a Ferrovie dello Stato), avendo una notevole riduzione dei costi. Si denota tuttavia un incremento dei costi legati ai servizi di manovra che sono passati da 41 a 103 milioni di euro proprio a causa di questo cambiamento. L’aumento dei costi degli ammortamenti pari a 130 milioni di euro è dovuto in gran parte a una rideterminazione della vita utile del materiale rotabile.

 La differenza tra valore e costi della produzione nel complesso ha registrato un miglioramento di 576 milioni di euro, totalmente legato all’incremento dal lato dei ricavi, mentre il risultato prima delle imposte ha registrato un valore positivo per 53 milioni di euro, contro un rosso di 310 milioni di euro nel 2007.

Analizzando a fondo il conto economico di Trenitalia dunque l’impressione che se ne ricava è totalmente differente dall’ultima riga del bilancio. I maggiori ricavi arrivano principalmente da maggiori contributi Statali, incrementi in immobilizzazioni per riclassificazione del bilancio e da altri ricavi non ricorrenti. Dal lato dei costi, la diminuzione del costo del personale sembra essere più legata allo spostamento del personale verso la “sorella” RFI del comparto “Manovra” che a una riduzione importante degli sprechi. Nel complesso l’EBIT è passato in positivo, ma tale cambiamento non sembra avere ridotto significativamente  gli sprechi che ogni anno le ferrovie italiane continuano ad accumulare. Una  discontinuità forte sarebbe necessaria nel settore, ma tale discontinuità andrebbe nel senso di una maggiore competizione e una completa privatizzazione di Trenitalia. Questa discontinuità tra il 2007 e il 2008 non si è registrata sul fronte del bilancio di Trenitalia poiché il conto economico non ha registrato cambiamenti dovuti ad una gestione più efficiente, quanto ad una maggiore presenza dello Stato nel settore e a cambiamenti contabili.

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