Fiat, Termini, la politica e ciascuno al posto suo
Termini Imerese, addio all’auto. Con due anni di preavviso, certo. Ma Marchionne non si sposterà di un millimetro. Tre giorni prima di Natale, quando la Fiat illustrerà il suo piano aziendale, la chiusura dell’auto in Sicilia a fine 2011 sarà parola definitiva. Per chi ama il mercato, è bene che le aziende producano dove è più conveniente. E in Sicilia una “Y” costa alla Fiat mille euro in più che, non in Polonia, ma negli altri stabilimenti italiani. Tuttavia, come va affrontata la faccenda, quando l’intero settore dell’auto si è sostenuto quest’anno solo grazie agli incentivi pubblici? E quando un solo anno fa la Fiat per continuare a produrre a Termini aveva chiesto e ottenuto dalla politica 500 milioni – 500 mi-li-o-ni – di investimenti pubblici aggiuntivi nell’area, da aggiungere ad altri miliardi – in tre decenni – per un porto mai per altro terminato ed entrato in funzione? E quando la regione Sicilia dichiara di essere disposta a metterne sul tavolo altri 567 – 567, più dell’intero ammontare del credito d’imposta in ricerca all’intera industria italiana stanziato da governo nel 2009, che non ha aggiunto i 400 mil nominali e 250 di fatto attribuiti con la prassi medieval-finto-tecnologica del click day! – per difendere Termini, 1400 dipendenti e 700 di indotto? Prosegui la lettura…
