di Anthony J. Evans
Questo articolo è stato pubblicato originariamente il 25 maggio 2010 sul blog dell’Institute of Economic Affairs, che ringraziamo per la gentile concessione alla ripubblicazione su chicago-blog.
Il mese scorso Martin Wolf si è chiesto sulle pagine del Financial Times: «L’economia “austriaca†spiega le crisi economiche meglio delle altre scuole di pensiero?».
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Negli anni scorsi, la Critical Review si era segnalata quale rivista di filosofia politica (e dintorni) sostanzialmente schierata su posizioni libertarie, ma non di rado incline a civettare con varie forme di post: postlibertarismo, postmodernismo, postfilosofia, e via dicendo. Per questa ragione il suol editor, Jeffrey Friedman, si era tirato addosso (e a ragione) una certa quota di contestazioni e ironie da parte dei propri lettori: essenzialmente libertari, liberali classici, conservatives, etc.
Con l’ultimo numero, intitolato Causes of the Financial Crisis, la rivista sembra essere tornata su binari più classici. L’introduzione, firmata dal direttore stesso della pubblicazione, sviluppa fin dal titolo (“A Crisis of Politics, Not Economics: Complexity, Ignorance, and Policy Failure”) la tesi – minoritaria, ma solidamente liberale – che anche stavolta il carattere patologico della crisi sia figlio di tutta una serie di programmi politici, che hanno creato un sistema di incentivi e disincentivi che ha falsato il mercato e ha indotto a comportamenti “irrazionali”. I nomi della maggior parte degli autori invitati a scrivere (da White a Taylor, per limitarsi a due nomi) paiono convergenti con questa prospettiva.
Dopo tanto girovagare, insomma, Friedman e la Critical Review sembrano essere tornati alla casella di partenza. E questa non è una cattiva notizia.
Carlo Lottieri Senza categoria crisi finanziaria, filosofia politica, postmodernismo, teoria economica