Caveat preventivo: attualmente campo anche grazie a una collaborazione a tempo con il gruppo Sole 24 ore, per La versione di Oscar dalle 9 alle 10 dal lunedì al venerdì sull’emittente radiofonica confindustriale. Detto questo, vorrei invitarvi a riflettere su un esempio che considero di cattiva informazione, sul delicato tema delle tasse, della presunta evasione, dei diritti dei contribuenti e dei limiti ai quali, in un ordinamento che si pretende liberale, bisogna ottenere che lo Stato si attenga. Il fatto che ciò avvenga sul quotidiano di Confindustria rende la cosa, ai miei occhi, ancora piĂą significativa. E, se mi si può perdonare l’aggettivo, almeno dal “nostro punto di vista”: piĂą grave. “L’avvocato gratis all’evasore? Lo garantisce lo Stato”, recita oggi il titolo a cinque colonne del taglio basso in prima del Sole. un titolo che evoca inequivocabilmente un paradosso bruciante: sarebbe lo Stato a farsi amico e cooperante degli evasori, proprio mentre dichiara di volerli mettere nel mirino in Italia e nei paradisi fiscali. ”Beffa in Cassazione”, recita l’occhiello. Sarebbe dunque la Suprema Corte, rea di concedere la mano benevola dello Stato ai perfidi evasori. Perché mi permetto di dire che si tratta di un esempio di populismo mediatico? PerchĂ© la vicenda concreta è tutt’altra. Non c’è nessuna beffa. Se a cavalcare l’onda della demagogia antievasiva è il quotidiano di Confindustria, vuol dire che non c’è speranza. Che cosa hanno deciso di tanto scandaloso, i giudici della Cassazione? Cerchiamo di capirlo. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino fisco, liberismo, mercato cittadino, eguaglianza, evasione fiscale, giusto processo, gratuito patrocinio, Sole 24 Ore, Stato
Non vi sarĂ sfuggito che l’apertura del Sole 24 ore di oggi recitava “Incentivi o auto al disastro”. Solo che le virgolette non c’erano. Dunque l’appello della Fiat non veniva riportato come della Fiat, bensì integralmente fatto proprio dal quotidiano diretto dal molto “Fiat sensibile” Gianni Riotta. Nel pomeriggio la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha corretto il tiro, parlando della necessitĂ del sostegno “a settori fondamentali”. Non citando l’auto da sola, estendendo l’elenco all’edilizia e ad altri, era una significativa presa di distanza, dall’apertura del Sole così netta a favore solamente di Torino. Ma l’esempio oggi viene da Berlino. Il presidente di turno di BusinessEurope, il network che unisce le associazioni industriali dei Paesi dell’UE, è un tedesco a nome della BDI, la Confindustria tedesca. Ebbene Junger Thumann non ha avuto dubbi nĂ© peli sulla lingua, affermando di essere “assolutamente contrario” alla decisione assunta dal governo Merkel di salvare OPEL e di pilotarla verso gli austro-russi di MAGNA. Il governo tedesco ha impropriamente interferito con il mercato, di fatto impedendo in Germania e altrove la spinta alle necessarie ristrutturazioni, visto che l’auto europea soffre di una sovraccapacitĂ produttiva acclarata di almeno il 30 %. Parole di Thumann, confindustriale di Germania. Parole ben dette.
Oscar Giannino liberismo, mercato aiuti di Stato, auto, Confindustria, Fiat, Merkel, Opel, Sole 24 Ore
Bella intervista di Luca Salvioli ad Angelo Spena, che ha calcolato il numero di ore annue di funzionamento delle varie fonti energetiche impiegate nella produzione di elettricitĂ (il dato sul termoelettrico mi sembra un po’ alto, però). Il numero ridotto (e sostanzialmente casuale) di ore in cui gli impianti rinnovabili entrano in funzione è una delle ragioni del loro costo, rispetto alle fonti tradizionali. E’ però importante, sempre, porre questo tipo di riflessioni nella giusta prospettiva: è assurdo, infatti, essere “contrari” (o “favorevoli”) a prescindere a una fonte di energia. Anzitutto, i valori medi sono, appunto, medie: in condizioni particolari possono essere molto diversi. Secondo, e piĂą importante, ciascuno (nel senso: ciascun individuo e ciascuna impresa) ha il diritto di comporre come vuole il suo portafoglio di fonti. Il costo di generazione è solo una delle variabili considerate, e non necessariamente la piĂą importante. Il problema sorge però quando dall’universo delle libere scelte (e anche dei liberi errori, e anche delle libere scommesse) si passa alla richiesta di sussidi: allora è ragionevole entrare nel merito tecnico delle cose. Se bisogna sussidiare, meglio farlo a favore di tecnologie che funzionano – se non altro perchĂ©, a paritĂ di energia prodotta, il sussidio presumibilmente costa meno. Ma meglio ancora non farlo affatto.
Carlo Stagnaro energia, liberismo rinnovabili, Sole 24 Ore, spena, sussidi
Moises Naim è una persona intelligente anche se ha fatto il ministro. Per questo leggere i suoi editoriali sul Sole 24 Ore è sempre un esercizio utile, se non a imparare qualcosa, almeno a confrontarsi con un punto di vista autorevole e originale sulle cose del mondo. Solo che, a volte, Naim si limita a esporre un’equazione senza poi tentare di risolverla. E’ il caso del suo intervento di oggi, che tenta di avviare una riflessione su quello che in letteratura è noto come il “paradosso dell’abbondanza”, o anche come la “maledizione delle risorse“.
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Carlo Stagnaro liberismo, mercato maledizione delle risorse, naim, petrolio, pinera, Sole 24 Ore
In attesa che D’Alema spieghi perche’ lui c’ha il think-tank col trattino e Veltroni inauguri un think tank senza il trattino, la moltiplicazione dei pensatoi continua ad attirare commenti giornalistici dopo il Campi e il Colombo che segnalavamo ieri. Sul Sole 24 Ore, in particolare, oltre a un pezzo siglato da Rossella Bocciarelli, c’e’ un editorialino nella pagina dei commenti, giustamente salace.
“Nella foga di copiare gli Usa”, scrive il quotidiano confindustriale, “ci si scorda che nella nostra II repubblica le idee contano zero. Disprezzate a destra come a sinistra, tra propaganda, leaderismo e volgare contumelia”.
L’osservazione e’ azzeccatissima, in realta’ non solo rispetto alle “degenerazioni” del dibattito politico: ma proprio rispetto a quella che e’ una caratteristica vantata invece con decisione dagli uomini politici. Ovvero, il pragmatismo. Pragmatismo che significa il rifiuto di qualsiasi dimensione ideale, di qualsiasi visione consapevole e compiuta di quale dev’essere il rapporto fra individuo e Stato, perche’ ogni formula sarebbe “ideologica” e invece nel mondo di oggi, dopo il crollo del muro di Berlino, l’11 settembre e il fallimento della Lehman, bisogna navigare a vista.
I think tank americani sono sempre ancorati a un sistema di idee. Piaccia o non piaccia, il loro mestiere e’ calare nella realta’ concreta e difficile delle policies, una serie di principi che appartengono alle diverse grandi famiglie della storia politica del Novecento. Da noi al contrario quand’e’ che si parla dei vari centri studi? Quando fanno salotto. Quando “attovagliano” tizio caio e sempronio. Pensate al recente seminario milanese di Italianieuropei (di cui nella capitale morale si occupa un’eccellente persona come Carlo Cerami). Qualcuno ha letto sui giornali che si e’ detto, quali tesi sono state espresse? Io ho trovato solo elenchi, ora piu’ ora meno puntuali, delle presenze in sala.
La seconda repubblica e’ caratterizzata da una sorta di pragmatismo bipartisan: destra e sinistra unite dal non avere una visione del mondo, gli uni hanno un capo gli altri un nemico. Questo crea la necessita’ di qualche “zona franca” nella quale le appartenenze si stemperino, e pragmatismo di destra e pragmatismo di sinistra possano pragmaticamente confrontarsi. I “pensatoi” di maggior successo, coerentemente, sembrano essere quelli in cui migliore e’ la composizione dei “tavoli” e piu’ intensa e’ la chiacchiera informale fra interessi e decisori. Servono i think tank, o bastava un buon ristorante?
Alberto Mingardi Senza categoria Italianieuropei, seconda repubblica, Sole 24 Ore, think tank
In aggiornamento della scommessa fatta ieri su Fiat-Chrysler: scommessa vinta, purtroppo. Nessun giornale italiano ha pubblicato una sola riga sulla battaglia legale dell’avvocato Thomas Lauria e dei fondi d’investimento e pensione da lui rappresentati, contro Fiat-Chrysler, nĂ© il lettore italiano ha trovato un solo cenno alle mail scambiate da consulenti e dirigenti di primo piano della Chrysler con la task force dell’auto dell’Amministrazione americana, anch’esse tutte contro Fiat. Abbiamo letto del piano terra al quale Marchionne vuole prendersi l’ufficio in Chrysler, per poter piĂą agevolmente fumare ogni tanto in cortile, e del fatto che mangerĂ alla mensa dei dipendenti: questo sì, ma delle mail traboccanti scetticismo dei manager Chrysler verso l’azienda torinese, neanche una riga.
Nel frattempo, Lauria non ha aspettato le la scadenza del termine previsto per il pomeriggio di domani, e si è appellato alla Corte Suprema. Vedremo se essa si adeguerĂ alle considerazioni di rinunciatario realismo del giudice di merito di prima istanza, Arthur Gonzales, che in buona sostanza aveva deciso che in un chapter 11 a forte garanzia di capitale pubblico, come questo, l’Amministrazione prevaleva sulle norme di diritto positivo che tutelano creditori e obbligazionisti… Con ogni probabilitĂ anche domani, vista l’alluvione di dati sul voto europeo, l’attenzione della stampa italiana sarĂ dirottata altrove. Magari ce la si caverĂ con qualche breve nelle pagine di economia. I criteri con i quali sono confezionati i giornali di questi tempi sono del resto assai singolari. Il Corriere di De Bortoli oggi apriva sul “fine ricreazione” decretato ieri dalla Marcegaglia, al termine di una campagna elettorale tra le piĂą scombiccherate e volgari della storia italiana, e dedicava le prime pagine del giornale alla sferzata confindustriale. Caricandola, con un po’ di consapevole malizia, di un sapore critico verso Berlusconi probabilmente superiore alle intenzioni della Marcegaglia stessa. Il Sole 24 ore, quotidiano della stessa Confindustria, per converso non ne faceva alcun cenno, della pur energica dichiarazione della Marcegaglia. Vattelapesca perchĂ©, piĂą realista del re. Per rifarvi la bocca, leggete lo strepitoso George Will sul Washington Post di oggi, qui. Sulle pretese di salvare GM da parte dell’azionista che ha fatto perdere 23 miliardi di dollari ad Amtrak dal 90 ad oggi, e sul fatto che il too big to fail si applichi a un’azienda che l’ultimo giorno prima della decisione governativa capitalizzava in Borsa un undicesimo della scassatissima Harley Davidson, è imperdibile. Avercene, sui giornali italiani.
Oscar Giannino Senza categoria auto, Confindustria, Corriere della sera, Fiat, Obama, Sole 24 Ore
L’assemblea del gruppo Espresso oggi a Roma non ha solo approvato il bilancio del 2008, ma anche annunciato tempestivamente l’andamento del primo trimestre 2009. Al contrario di Rcs, che ha preferito “opportunamente” limitarsi al preconsolidato dell’anno scorso, approvandolo qualche giorno prima della fine di marzo ed evitando così di dare al mercato gli andamenti aziendali “in tempo reale”. Il gruppo Repubblica-Espresso chiude il 2008 con un risultato netto di 20,6 milioni che registra un -78,4% sull’anno precedente, rispetto al meno 83% di Rcs passata da 220 mio a 38,3. Ma annunciando che il primo trimestre 2009 si chiude con un risultato negativo per 2,5 mio a fronte degli oltre 10 mio di utile nel 2008, e con un andamento del fatturato del -18% nel trimestre rispetto alla media di poco superiore al 6% nel 2008, il gruppo editoriale controllato dalla famiglia De Benedetti ha il merito di rompere per primo l’assordante coro di autoincensamenti editoriali all’ombra del quale si è appena conclusa la nomina dei “nuovi” direttori di Corriere e Sole 24ore. C’è da immaginare che d’ora in poi le cifre parleranno un linguaggio meno opaco. Ma a tempo debito, vedrete, il più tardi possibile… la colpa evidentemente è di chi non compra, mica di chi li fa, i giornali…
Oscar Giannino mercato De Benedetti, direttori, Espresso, giornali, Sole 24 Ore