di Anthony J. Evans
Questo articolo è stato pubblicato originariamente il 25 maggio 2010 sul blog dell’Institute of Economic Affairs, che ringraziamo per la gentile concessione alla ripubblicazione su chicago-blog.
Il mese scorso Martin Wolf si è chiesto sulle pagine del Financial Times: «L’economia “austriaca†spiega le crisi economiche meglio delle altre scuole di pensiero?».
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Guest finanza, liberismo banche, banche centrali, crisi finanziaria, scuola austriaca, teoria economica
Il Cato Institute ha pubblicato un grafico che confronta la realtà economica con le previsioni degli economisti.
Parrebbe che gli economisti sono in grado di fare previsioni solo quando non succede nulla di interessante, cioè quando anche il mio trisavolo ci sarebbe riuscito senza computer e senza database. Quello che il Cato non nota è che gli errori crescono a dismisura durante le recessioni, e cheg li economisti tendono in questi frangenti a sminuire la gravità della crisi: nel 1990, nel 2000 e nel 2007 gli economisti sono stati colti sistematicamente di sorpresa, e pur senza grafici si può dire che lo stesso sia accaduto negli anni ’70 e con la crisi del ’29.
Il problema è capire perché.
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Pietro Monsurrò Senza categoria crisi economica, recessione, scuola austriaca
Russ Roberts and John Papola hanno prodotto un pezzo hip hop molto interessante, in cui Keynes e Hayek parlano di crisi economica. Il video si trova qui. Qui il sito col testo (che comunque si capisce molto bene).
Il principale problema delle idee in politica è che quelle sufficientemente semplici da essere comprese da tutti e sufficientemente interventiste da favorire la classe politica hanno successo, mentre l’aver ragione o meno è irrilevante.
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Pietro Monsurrò Senza categoria crisi economica, crisi finanziaria, hayek, Keynes, scuola austriaca
Il precedente post di Giannino apre una serie di questioni fondamentali su cui probabilmente tornerò una volta letto Ahdieh: per il momento mi limiterò a riflettere sul rapporto tra la visione walrasiana dei mercati e quella austriaca. Il legame, tenue, è che entrambe le visioni sono totalmente individualistiche, anche se con profonde differenze, e le differenze interessanti sul piano della visione walrasiana vs visione mengeriana del mercato sono molto importanti.
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Pietro Monsurrò Senza categoria scuola austriaca, teoria neoclassica
Di recente sono usciti un articolo sul WSJ e un post su O&M che parlano di regime uncertainty. L’articolo del WSJ, di Becker e Murphy, come il post di Pirrong che cita una prima formulazione della teoria da parte di Schumpeter, applicano una teoria che può essere approfondita leggendo questo articolo di Robert Higgs sulla Grande Depressione. Prosegui la lettura…
Pietro Monsurrò Senza categoria crisi economica, regime uncertainty, scuola austriaca
Questo post è il seguito del precedente in quanto parlo dei problemi interni della Scuola austriaca, un corpus di dottrine con un ottimo potenziale per spiegare fenomeni quali i cicli economici, ma che da qualche decennio vivacchia in sordina. La Scuola austriaca era parte del mainstream negli anni ’30, ma successivamente è scomparsa dalle riviste che contano, dai libri di testo, e dai programmi delle università , tanto che quasi nessun economista contemporaneo di rilievo ha assorbito le idee della Scuola austriaca nel suo complesso. Questa è l’evidente sintomatologia di un fallimento, ma qual è la diagnosi?
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Pietro Monsurrò Senza categoria scuola austriaca
Il blog di Boettke e di altri ‘austriaci’ della George Mason University ha cambiato nome: da Austrian Economists è diventato Coordination Problem. Mentre il titolo originale era facilmente riconducibile ad un corpus di dottrine con una ben precisa identità , il nuovo titolo, ispirato al libro di Gerald O’Driscoll “Economics as a coordination problem: the contributions of Friedrich A. Hayek”, non è altrettanto semplice da leggere.
Non mi intendo di marketing e non mi interesso di dibattiti nominalistici, però passare da un’etichetta riconoscibile ad una incomprensibile ai più è una mossa apparentemente strana e su cui quindi occorre riflettere.
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Pietro Monsurrò Senza categoria Keynes, positivismo, scuola austriaca
Con Paul Samuelson, morto a 94 anni, scompare uno dei più grandi economisti del secolo scorso. Nessun altro ha venduto cinque milioni di copie di un manuale, come Samuelson con il suo “Economiaâ€, per 50 anni aggiornato dopo la prima edizione, del 1948. Almeno 40 milioni di laureati in economia in tutto il mondo, si calcola, hanno studiato sul suo manuale. E nessun premio Nobel per l’economia, fu il primo americano a riceverlo nel 1970, ha mai esercitato un’influenza così profonda non solo sulla sua materia, ma sul dibattito pubblico americano e mondiale come Samuelson è stato capace di fare. Negli anni ’60 e ’70 l’unico a contendergli il primato fu Galbraith, ma Samuelson da primo grande allievo di Schumpeter lo eclissò, collaborando con John Kennedy “perché l’economia in mano ai politici è cosa troppo seria, per lasciarla a Galbraithâ€, come ebbe a dire. Non c’è stata praticamente grande testata americana, dal New York Times a Newsweek, per cui non abbia scritto. Come giudicarlo, in questo ricordo che non è per tecnici ma magari per chi non lo ha mai conosciuto? Grande all’inizio e per decenni. Poi, un po’ meno. Anzi: parecchio meno. Almeno questa è la mia opinione. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino Stati Uniti, liberismo, monete, welfare Keynes, Samuelson, scuola austriaca, USA
Vado forse un po’ O.T. con un post più teorico che pratico, però i temi in gioco sono fondamentali anche per le potenziali conseguenze pratiche, nella fattispecie di politica economica.
Ad una recente conferenza tenutasi a Munich, l’economista Paul De Grauwe ha presentato un suo lavoro in cui confronta la macroeconomia standard, detta top-down, con un nuovo approccio, da lui chiamato bottom-up, che dovrebbe essere più realistico. Prosegui la lettura…
Pietro Monsurrò Senza categoria aspettative razionali, Keynes, macroeconomia, scuola austriaca
Quanto del valore incorporato in un’automobile sarebbe andato al disegnatore della carrozzeria, quanto all’ingegnere progettista del motore, quanto al manovale adibito al trasporto delle lamiere, perché ognuno di essi potesse conseguire il prodotto integrale del proprio lavoro, senza appropriarsi del prodotto del lavoro altrui? Bruno Leoni
Dopo le pensioni, un altro piccolo regalino elettorale in zona Cesarini targato Große Koalition. Nella giornata dell’altro ieri la commissione paritetica del Ministero del Lavoro (Tarifauschuss), composta da politici, rappresentanti delle organizzazioni datoriali e dei lavoratori, ha infatti stabilito che in tre nuovi settori- già inseriti nella legge ad hoc votata ai primi dell’anno dal Parlamento (Arbeitnehmerentsendegesetz)- verrà introdotto il famigerato salario minimo (Mindestlohn). Alla decisione della commissione dovrà ora fare seguito un’ulteriore ordinanza di approvazione da parte del Ministro del Lavoro, il socialdemocratico Olaf Scholz. I settori in questione sono le grandi lavanderie, le miniere e le imprese di nettezza urbana, che insieme impiegano circa 200.000 persone. Nulla di fatto, invece, nell’ambito delle attività che forniscono servizi di sicurezza -corpi di polizia privati, bodyguard e via di seguito. Prosegui la lettura…
Giovanni Boggero liberismo, mercato Bruno Leoni, germania, grosse koalition, salario minimo, scuola austriaca, teoria del valore-lavoro