Il polverone che si è sollevato attorno a Umberto Veronesi è una triste dimostrazione delle difficoltà in cui si dibatte il nostro paese. Credo di essere stato tra i primi a proporre il nome di Veronesi come presidente dell’Agenzia, proprio su Chicago-blog. La mia idea era che, tendendo la mano al centrosinistra offrendo il posto a un suo uomo, il governo avrebbe rafforzato quella parte del Partito democratico che nel nucleare ci crede non come una panacea ma, laicamente, come una tecnologia di cui è sciocco fare a meno. La provocazione era stata compresa e rilanciata dalla parte del Pdl che riconosce l’importanza di essere bipartisan, in queste cose. La proposta a Veronesi è infine arrivata, ma con che risultati?
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Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha spiazzato tutti promettendo che i lavori per la prima centrale nucleare in Italia “saranno iniziati entro tre anni“. La determinazione del Cav. è inedita e lodevole, ma bisogna stare attenti a fare promesse che non si possono mantenere. Sarebbe più utile concentrarsi sui più modesti, ma necessari, obiettivi di breve termine, senza i quali non avremo l’atomo né tra tre, né tra trent’anni.
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Il governo ha approvato ieri, dopo una lunga e incerta trattativa, lo schema di decreto sugli stoccaggi del gas predisposto dal ministero dello Sviluppo economico. Il decreto punta a superare le attuali rigidità del mercato, concedendo all’Eni un margine di flessibilità in più rispetto ai tetti antitrust esistenti (in scadenza alla fine di quest’anno) ma vincolando questa flessibilità alla realizzazione di investimenti adeguati. E’ inoltre prevista la partecipazione di soggetti industriali, direttamente o attraverso consorzi. In questo modo si spera di accompagnare lo sviluppo del settore creando un polmone di dimensioni adeguate, che dia liquidità agli scambi di gas metano, ed erodendo la posizione dominante di Stogit (che sta nel perimetro di Snam Rete Gas, controllata dall’Eni). Sul Sole 24 ore di oggi, Federico Rendina fornisce tutti i dettagli della manovra, e spiega perché essa segna una rivoluzione profonda nel settore. Il decreto introduce sensibili miglioramenti, di cui va dato atto al ministro, Claudio Scajola, e al sottosegretario competente, Stefano Saglia.
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Il governo ha impugnato le leggi regionali anti-nucleari di Puglia, Campania e Basilicata. Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha spiegato che “l’impugnativa delle tre leggi è necessaria per ragioni di diritto e di meritoâ€.
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Oggi inizia, nelle Commissioni parlamentari competenti, l’esame dello schema di decreto approvato dal governo il 22 dicembre 2009, sulla realizzazione e l’esercizio degli impianti nucleari. Il decreto, segnato chiaramente dalla mano del ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, rappresenta finalmente un solido elemento di discussione: si cominciano, insomma, a vedere i contorni di un fatto reale, e non più mere parole o promesse. Rispetto alle intenzioni originali, è possibile constatare significativi passi avanti, tesi a calare la tecnologia atomica nel contesto di un mercato liberalizzato. Diego Menegon, in questo Briefing Paper dell’IBL, entra nel merito dei problemi.
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Carlo Stagnaro energia, mercato edf, elettricità , Enel, IBL, liberalizzazione, nucleare, Scajola
Non sono ancora chiare tutte le conseguenze del decreto Mse sulla risoluzione anticipata volontaria delle concessioni Cip6. Sul Sole 24 Ore di oggi, Jacopo Giliberto parla efficacemente di “uno scivolo agevolato, un prepensionamento incentivato, un’offerta cui non si può dire di no”. Non è ancora chiaro, però, chi ci guadagna e chi ci perde, e dunque chi si adeguerà e chi, invece, proverà a opporsi al caloroso suggerimento che arriva da Via Veneto. Per mettere qualche punto fermo, è utile leggere questo informato e notizioso articolo, pubblicato ieri sulla Staffetta Quotidiana (che ringrazio per l’autorizzazione, qui in originale per abbonati): secondo il decreto, potrebbero chiudersi un massimo di 3.300 megawatt, su un monte complessivo dipotenza assegnabile pari a 4.100 megawatt a inizio anno prossimo. Quanti faranno ricorso alla risoluzione volontaria? E con quali conseguenze per il sistema?
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Carlo Stagnaro energia cip6, incentivi, rinnovabili, Scajola
Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha firmato il decreto che, in applicazione della legge Sviluppo, fissa i criteri per la risoluzione anticipata volontaria delle convenzioni Cip6. Si tratta della famigerara delibera del Cipe che, nel 1992, definì un ricco sistema di incentivi a favore delle fonti rinnovabili “e assimilate“, categoria entro cui col tempo è entrata praticamente qualunque cosa. La vicenda del Cip6 – e le ragioni per cui esso è presto diventato uno scandalo, ma in verità lo era fin dall’inizio – è ben raccontata in questo dossier dei Verdi (al netto di alcuni toni, ma depurato dall’attualità è un lavoro ben fatto), mentre dati interessanti sulla dimensione industriale e finanziaria del Cip6 si trovano in questo dossier della Camera (che si basa largamente sui risultati di un’indagine conoscitiva della Commissione Attività produttive della Camera, condotta nel 2003 sotto la presidenza di Bruno Tabacci) e in questo documento dell’Autorità per l’energia. Dopo anni di tira e molla, il decreto Scajola finalmente individua un percorso ragionevole per chiudere questa brutta parentesi. Forse.
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Carlo Stagnaro energia, mercato cip6, energia, regolazione, Scajola, sussidi
L’incontro tra i sindacati della FIAT e il Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola, in merito alla situazione di Termini Imerese, si è aperto nel modo peggiore. Le parole di  Antonino Regazzi, segretario generale della UILM, che ha affermato di ritenere necessario che “Fiat indichi quali siano le condizioni per aumentare la produzione a 1,5 milioni di auto l’anno†indicano che i sindacati sono completamente al di fuori del mondo produttivo italiano. Prosegui la lettura…
Andrea Giuricin mercato Fiat, incentivi, Scajola, sindacati, termini imerese
Riceviamo da Stefano Feltri e volentieri pubblichiamo.
Ma c’è qualcuno che ha il coraggio di suggerire che forse Termini Imerese deve chiudere? Il ministro Claudio Scajola parla di “folliaâ€. Il Partito democratico non è molto presente nel dibattito, assai più occupato a nominare la segreteria formale e quella ombra. Ma parlando con la nuova squadra economica di Bersani, sono tutti d’accordo: la fabbrica non deve chiudere.
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Il primo passo concreto per il ritorno all’atomo - dopo l’approvazione della legge sviluppo, che delega il governo a emanare decreti su una quantità di questioni – è la creazione dell’Agenzia per la sicurezza nucleare. Bozze apocrife dello statuto e quintetti di candidati al momento privi di paternità circolano da un po’, ma i giochi non sono ancora chiusi. E’ significativa e positiva, allora, la mano tesa verso l’opposizione del sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, che, in occasione del Forum su “Meeting the Challenges of Returning to Nuclear Energy: Italian and US Perspectives” (per gli abbonati a Quotidiano Energia, qui il resoconto di Luca Tabasso), ha avanzato alcune interessanti ipotesi di lavoro.
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