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Posts Tagged ‘requisiti di capitale’

Risposte sbagliata a domande sbagliate – di Andrew Lilico

12 aprile 2011

Il rapporto della commissione indipendente britannica sul settore bancario

Il fondamentale problema del settore bancario è che i creditori delle banche non sono esposti al rischio di perdite. Chi sono questi creditori? Si possono dividere in due gruppi: i detentori di obbligazioni bancarie e i titolari di depositi. Pertanto una riforma effettiva del settore deve mirare ad aumentare il rischio di perdite a carico di queste due classi di creditori (riducendo così la tentazione da parte dei governi di correre al salvataggio di una banca in cattive acque). Prosegui la lettura…

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Ma siamo proprio sicuri che l’armonizzazione sia la strada migliore?

9 maggio 2009

Sul Sole 24 Ore, è in atto un interessante dibattito sulle cause della crisi e, quindi, anche sulle possibili soluzioni. Partecipano economisti di rilievo, come Guido Tabellini (che ha distillato un sobrio quadro d’insieme di quanto avvenuto negli scorsi mesi) e Nouriel Roubini (che ha auspicato un po’ di “ordinata” distruzione creatrice). Sono scampoli di una discussione ovviamente piĂą ampia, che da mesi appassiona e coinvolge un numero sterminato di studiosi, e rispetto alla quale non verrĂ  certo messa la parola “fine” nei prossimi mesi. Le cause della crisi resteranno, giustamente, materia di studio per gli anni a venire.

In questo quadro, vorrei segnalare un interessante (e leggibilissimo) paper di Arnold Kling per il Mercatus Center, The Unintended Consequences of International Bank Capital Standards. Il testo è sintetico ma accenna a più questioni, sottolinea per esempio il difetto pro-ciclico dei coefficienti patrimoniali imposti alle banche (Basilea I e II), ma ha soprattutto il merito di porre un tema che non è per nulla secondario.

La stragrande maggioranza di coloro che auspicano innovazioni normative, per rispondere alla crisi ed evitare che essa si ripeta, le vorrebbero internazionalmente concertate e globali quanto a spazio d’applicazione. Crisi globale, risposta globale: lo slogan dei governi è questo, ed ha senso politico. “Consorziarsi”, cartellizzarsi, serve per condividere i rischi connessi all’emanazione di nuove norme, e schermarsi contro l’eventuale effetto-boomerang che nuove norme inadeguate, o sbagliate, potrebbero provocare (se sbagliamo tutti, non sbaglia nessuno).

Non troppo diversamente, e questo è l’aspetto su cui Kling si ferma, si vorrebbe un’altra “armonizzazione”: fra veicoli finanziari diversi (banche e non-banche). L’ipotesi è abbracciata entusiasticamente dai piĂą, ma è necessario riflettere su due aspetti. Primo, come spiega bene Kling, un sistema di regole pone in essere una struttura di incentivi. Servono gli stessi incentivi per realtĂ  intrinsecamente diversissime, come una banca e un hedge fund? Secondo, anche il regolatore deve “imparare” dalla realtĂ  – ed avere una pluralitĂ  di regimi regolatori consente di vedere man mano quali sono quelli che si comportano meglio, e perchĂ©. Nei vasti dibattito sul senso della crisi e come uscirne, l’ampiezza dell’ambito su cui insisteranno le nuove regole è troppo spesso in ombra. Invece, dal prevalere di un sistema pluralistico e basato sulla concorrenza istituzionale, rispetto ad uno fondato sul valore dell’armonizzazione, potrebbe dipendere non poco, di quanto è in gioco al tavolo dei regolatori.

Alberto Mingardi mercato , , , ,