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Posts Tagged ‘pressione fiscale’

Sintesi del 2010: poveri e tartassati

3 aprile 2011

Lo scorso primo marzo l’Istat ha comunicato i dati ufficiali sul Pil del 2010 e un preconsuntivo dei dati di finanza pubblica. In attesa del conto consolidato della P.A. per il IV trimestre 2010 e per l’intero anno, che sarà pubblicato lunedì 4 aprile, è tuttavia utile commentare due dati del 2010 i quali appaiono positivi a un primo esame e assai meno  dal secondo in avanti.  Uno di essi è la crescita del Pil reale: se è vero che il +1,3% dell’Italia è comunque distante dall’1,7% dell’euroarea, dall’1,8% dell’UE27 e dal 2,8% degli USA, esso è pur sempre maggiore di qualche decimo di punto di quanto ci aspettavamo sino a pochi mesi fa. La seconda notizia positiva è la riduzione della pressione fiscale: secondo l’Istat si sarebbe infatti attestata nel 2010 al 42,6%, mezzo punto al di sotto dell’anno prima. Prosegui la lettura…

Ugo Arrigo Senza categoria , , ,

Piccolo Guinness dell’oppressione fiscale

3 giugno 2010

Ecco come 100 euro spesi da un’impresa per un lavoratore con remunerazione pari alla media si ripartiscono tra prelievo fiscale e ‘residuo’ a favore del lavoratore:

   100,0      Valore aggiunto d’impresa destinato al fattore lavoro

-     4,8      Irap

-   22,7      Oneri sociali a carico del datore

-     6,7      Oneri sociali a carico del lavoratore

=  65,8      Remunerazione lorda

-   13,3      Irpef

-     1,4      Addizionali Irpef

=  51,0      Reddito disponibile

-   11,0     Imposte sui consumi (con aliquote legali e ipotizzando che tutto il reddito disp. sia speso)

=  40,0     ’Residuo’ per il lavoratore

    60,0      Pressione fiscale complessiva

Note: (1) Il calcolo precedente include aliquote Irap e addizionali Irpef massime. Nell’ipotesi di aliquote Irap e addizionali Irpef minime la ripartizione dei 100 euro iniziali tra fisco e lavoratore diventa la seguente: Fisco 58,7, lavoratore 41,3. (2) Il calcolo precedente ipotizza che tutto il reddito sia consumato. Per ogni 10% di reddito  risparmiato la voce ‘imposte sui consumi’ di riduce di 1,1. (3) La pressione fiscale calcolata nella tabella è il valore ex ante atteso applicando la legislazione fiscale e non considera pertanto il fenomeno dell’evasione fiscale. Per contro i dati sulla pressione fiscale di fonte Istat ed Eurostat mettono a rapporto il gettito effettivo delle imposte col Pil (e, nel caso di Eurostat, anche il gettito delle imposte che gravano sul lavoro rispetto ai redditi totali da lavoro risultanti dalla contabilità nazionale). In questi casi il numeratore dei rapporti si abbassa per il fenomeno dell’evasione.

Ugo Arrigo Senza categoria , , ,

Crescita, tre punti su cui riflettere in Italia

3 ottobre 2009

La delusione di venerdì sui posti di lavoro persi negli Stati Uniti a settembre – quasi 100 mila più del previsto – si è riverberata su tutti i mercati. L’Ecofin tenutosi a Stoccolma si è chiuso con un comunicato assai più prudente, rispetto all’ottimismo che ispirava l’ampio documento approvato dal G20 a Pittsburgh pochi giorni prima. In America, tutti hanno preso a interrogarsi sull’amara realtà che sembra prospettarsi per un futuro che sembra abbracciar tutto l’anno a venire: il ritorno del segno positivo sull’andamento trimestrale del PIL, ma con una disoccupazione che continua a crescere. Sono 8 milioni, i posti di lavoro persi negli USA dacché la recessione è tecnicamente cominciata (qui il diagramma a paragone delle altre crisi USA, e la curva da tener presente è quella segmentata rossa, peggiore di quella coerente ai dati attualmente stimati, perchè calcolata sulla base dell’attesa revisione annuale dei parametri statistici di rilevamento, reviusione che avviene ogni anno a febbraio) . E purtroppo anche da noi, in Italia e in molti Paesi europei, cresce la probabilità che il futuro prossimo sia analogo. Come bisogna reagire? Che cosa può fare l’Italia, poiché in Europa nell’attuale crisi ogni Paese deve sostanzialmente far da sé e dunque non a tutti è consentita una strategia analoga, in ragione del diverso peso esercitato dal debito pubblico ereditato dal passato? Di sicuro servono a poco, le polemiche politiche, gli scontri sociali, le tensioni tra banche e imprese. Tre indicatori aiutano invece a riflettere meglio, per capire che cosa sia più opportuno fare. Prosegui la lettura…

Oscar Giannino credito, finanza, fisco, liberismo, mercato , , , , , , ,

Tassa-e-spendi o spendi-e-tassa? La seconda che hai detto, in Italia

11 settembre 2009

Antonio Alfonso economista presso la BCE e Christophe Rault presso la Università di Orléans Cedex 2 hanno appena reso noto un divertente studio che stabilisce una tassonomia nel meccanismo di trasmissione della politica fiscale dei paesi dell’UE. La domanda è: dall’osservazione degli andamenti intertemporali della spesa pubblica e dell’imposizione fiscale è possibile osservare delle inferenze di Granger-causality tra i due aggregati, in modo da distinguere i Paesi che tendenzialmente prima spendono di più e poi tassano di più, da quelli che invece spendono di più grazie all’effetto cassa-piena del buon gettito fiscale raccolto? La differenza è fondamentale. I Paesi spendi-e-tassa hanno com’è ovvio sistemi pubblici più tendenzialmente fuori controllo dal punto di vista della stabilità di medio-lungo periodo. I Paesi tassa-e-spendi sono intrinsecamente più stabili, hanno cioè un track record storico che testimonia una migliore capacità di tenere il freno tirato sulla spesa, per evitare deficit e aumento del debito pubblico, in caso di scelte di alleggerimento fiscale o in caso di contrazione del gettito a seguito di crisi economiche. In una fase storica come l’attuale, in cui i debiti pubblici per ragioni di “dichiarata” anticiclicità – noi siamo molto scettici su questo punto, come avrete capito dai mille post critici del moltiplicatore keynesiano -  tendono a crescere esponenzialmente, è intuitivo che i Paesi spendi-e-tassa sono esposti a rischi maggiori di quelli tassa-e-spendi. E dunque i loro politici e regolatori devono usare un’attenzione maggiore, prima di pestare con troppa energia il piede sul pedale della spesa pubblica. Domanda: secondo voi dove sta l’Italia? Ma che domande: tra i Paesi più di tutti spendi-e-tassa, naturalmente. Prosegui la lettura…

Oscar Giannino liberismo, mercato , , , , , , , ,

Exit strategy, tasse ed evasione

22 agosto 2009

Se si tratta di deficit pubblici, tenere elezioni politiche in tempi ordinari può rappresentare un freno: le parti politiche si sforzano almeno a parole di presentare piattaforme di riduzione. Ma andare alle urne in tempi di crisi può anche sfociare nell’esito opposto, perché partiti e coalizioni “temono” di apparire agli elettori troppo frenati sulle misure di sostegno alla domanda e all’offerta. Vedremo presto in Germania come e se il voto contribuirà a definire un abbozzo almeno di exit strategy dall’alto deficit e debito pubblico – vedi articolo dell’Economist. Ma almeno sino a questo momento il tema fiscale non è stato propriamente al centro dell’arena elettorale tedesca. Quanto all’Italia, dall’attuale governo è in corso la più che prevedibile pressione mediatica antievasori, in vista dello scudo fiscale: ma sui fondamenti regna la notte fonda, e vengono diffusi studi che a mio giudizio sono infondati. Dobbiamo davvero morire ancor più tassati di prima, per colpa della crisi? Vediamo meglio. Prosegui la lettura…

Oscar Giannino liberismo , , , ,