Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Gerardo Coco.
Recentemente, il Ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha auspicato il ritorno a IRI e Mediobanca come modelli in grado di “organizzare e difendere il sistema” da piani antiscalate estere. Il Ministro è sempre stato ideologicamente incline a riservare allo Stato un ruolo di indirizzo dello sviluppo industriale includendolo tra le forze economiche decisive del sistema sociale. Tempo fa invitò il pubblico ad acquistare i titoli di stato come la “cosa piĂą buona che ci sia”. Prosegui la lettura…
Guest liberismo aiuti allo sviluppo, banche, investimenti, politica industriale, Tremonti
Riceviamo da Francesco Gastaldi e volentieri pubblichiamo.
L’Istituto per la Ricostruzione Industriale nacque negli anni Trenta del Novecento a seguito delle conseguenze della crisi internazionale del 1929 e si sviluppo poi successivamente nel dopoguerra, le Partecipazioni statali svolsero un ruolo rilevante nell’Italia uscita a pezzi dal secondo conflitto mondiale e presupponevano un forte ruolo dello stato nell’economia. Ancora oggi la Fincantieri è di proprietà diretta dello Stato Italiano attraverso il Ministero del Tesoro.
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Guest macroeconomia fincantieri, iri, liguria, politica industriale, privatizzazioni
Tra smentite, richieste e mezze promesse di nuove commesse pubbliche, dietrofront, rassicurazioni e manifestazioni, l’unica cosa certa per Fincantieri sono i conti. Nel primo semestre 2010 i ricavi sono scesi del 10,7 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In flessione sono pure tutti i principali indicatori finanziari, e se il portafoglio ordini non è vuoto, non è neppure pieno abbastanza: gran parte degli impianti restano sotto utilizzati e la parola più ricorrente dentro le fabbriche è ancora “cassa integrazione”. Non tutti i rischi, dunque, sono stati scongiurati: forse perché non potevano essere scongiurati.
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Carlo Stagnaro Mercato del lavoro, privatizzazioni fincantieri, ichino, licenziamenti, politica industriale, privatizzazioni
Quando governo e politica ballano su un filo, nel nostro sistema costituzionale è pressochĂ© fisiologico che sia il Capo dello Stato ad acquistare ancor piĂą rilievo e influenza. E’ quanto inevitabilmente avvenuto in questi ultimi mesi, a maggior ragione e con piĂą evidenza quando la tensione tra Berlusconi e Fini ha toccato il diapason. Solo che, inevitabilmente, quando il Quirinale passa da un ruolo di mera garanzia a quello di un sistematico interventismo che pur gli è legittimamente consentito dalla cosiddetta Costituzione materiale, ecco che il rispetto dovuto alla massima istituzione di garanzia inevitabilmente deve aprirsi anche a un altrettanto legittimo diritto di critica verso le esternazioni del Quirinale. A mio giudizio, doo il caso Fiat, è anche quello dell’auspicata politica industriale. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino Mercato del lavoro, macroeconomia Italia, Napolitano, nucleare, politica industriale
Ho scartabellato un po’ di carte per tentare un conto approssimativo del dare e dell’avere pubblico sull’impianto Fiat di Termini Imerese. I risultati – da prendere con le molle, sono il primo ad ammetterlo, tuttavia vuol essere solo un tentativo per dare alla questione un minimo di base quantitativa – sono a mio giudizio raccapriccianti. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino auto, informazione, liberismo, mercato auto, Fiat, politica industriale, termini imerese
Riceviamo da Stefano Feltri e volentieri pubblichiamo.
Ma c’è qualcuno che ha il coraggio di suggerire che forse Termini Imerese deve chiudere? Il ministro Claudio Scajola parla di “follia”. Il Partito democratico non è molto presente nel dibattito, assai piĂą occupato a nominare la segreteria formale e quella ombra. Ma parlando con la nuova squadra economica di Bersani, sono tutti d’accordo: la fabbrica non deve chiudere.
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Guest mercato, welfare aiuti di Stato, ammortizzatori sociali, Fiat, Marchionne, politica industriale, rottamazione auto, Scajola
Il libro bianco del governo britannico sulle fonti rinnovabili lo dice chiaro e tondo: a fronte di un costo di incentivazione per raggiungere gli obiettivi stimato fra 57 e 70 miliardi di sterline nei prossimi 20 anni, il beneficio ambientale generato dalle fonti verdi sarĂ di appena 4-5 miliardi di sterline. Metteteci dentro tutto quello che volete: il costo evitato di generazione elettrica da altre fonti, i green jobs, shakerate, e troverete comunque le cifre impietose di un fallimento annunciato. Prosegui la lettura…
Carlo Stagnaro energia, mercato alberto clò, ambiente, energia, gran bretagna, politica industriale, rinnovabili, unione europea