Il 2009 si chiude con un barile del petrolio in ripresa verso gli 80 dollari, cioè segnando un 100% in più rispetto a inizio anno, ma pur sempre stellarmente lontano da quei 147 dollari che nel 2008 ne segnarono l’apogeo. La produzione mondiale OPEC, al risalire del prezzo, è cresciuta anch’essa dopo i forti tagli del 2008, sfiorando i 30 milioni di barili giorno, rispetto agli oltre 32 del momento di picco nel 2008, e ai poco più di 28 dei primi mesi 2009. Il prezzo è sostenuto, più che dal dollaro debole, dalla domanda mondiale sopra le previsioni, poiché negli ultimi sette mesi l’IEA li ha rivisti consecutivamente al rialzo, con un più 1,8 milioni di barili giorno. Ma niente fa pensare che si debbano ritoccare i 100 dollari, sempre che il regolatore USA sui mercati delle opzioni finanziarie tenga gli occhi aperti (su questo punto, mantengo un’opinione dubitativamente diversa dal nostro ottimo Carlo Stagnaro). L’Iran , però, è la vera grande incognita: più della svolta verde falita a Copemhagen, più dei catastrofisti che vedono naturalmente dietro l’angolo la fine del petrolio. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino energia brasile, Iran, petrolio
Cosa bisogna leggere per documentarsi sui temi energetici? Su Foreign Affairs, Ed Morse – blasonato analista energetico, oggi in quota Louis Capital Management e già capoeconomista sull’energia per Lehman Brothers – dà una serie di interessanti consigli (*). Lo scopo di questo post è appunto segnalare una decina di testi che meritano di essere comprati, o regalati, o entrambe le cose. La maggior parte sono stati pubblicati nel 2009, ma non tutti: ci sono alcuni evergreen che l’età non rende meno attuali, semmai di più.
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Su Econbrowser, Jim Hamilton discute un recente paper che mostra come i prezzi delle materie prime negli ultimi anni hanno mostrato una crescente tendenza a muoversi assieme. Tra le possibili cause, l’andamento del dollaro spiega solo una parte del movimento complessivo. E’ possibile ipotizzare, come fonti di domanda, la crescita delle maggiori economie emergenti, ma soprattutto il crescente utilizzo delle materie prime come classe d’investimento.
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Mario Seminerio mercato Oro, petrolio, speculazione
Quando un giorno, tra tanti anni, avremo una visione chiara di quello che è accaduto in questi anni, una domanda a cui qualcuno dovrà rispondere è: che ruolo ha avuto il petrolio? In quasi tutte le crisi passate, e non solo in quelle che non a caso chiamiamo petrolifere del ’73 e ’79, i prezzi del greggio sono stati una delle cause evidenti del rovescio economico. Nel 2007-2009 le cose sono andate diversamente. Secondo quanto anticipato da Kate Mackenzie, l’Agenzia internazionale dell’energia, che domani presenterà il World Energy Outlook 2009, esprime una prima sentenza: di colpevolezza.
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Carlo Stagnaro energia Crisi, iea, petrolio, speculazione
Paolo Scaroni ha tutti i diritti, oggi, di festeggiare. La firma di un contratto per lo sviluppo del giacimento di Zubair, che contiene riserve stimate per 4,1 miliardi di barili e oggi ha una produzione quotidiana di appena 227 mila barili è un indubbio successo della diplomazia del gruppo italiano, che si conferma una delle grandi compagnie petrolifere mondiali. Il ministro iracheno del petrolio, Hussein al-Shahristani, ha parlato di un obiettivo di produzione pari a 1,125 milioni di barili al giorno in un orizzonte di sei anni. La forma dell’accordo – che vede il Cane a sei zampe alla guida di un consorzio con Sinopec, Occidental e Korea Gas – è quella di un contratto di servizio. Secondo la descrizione dell’Oil & Gas Journal (subscription required),
The minister said a consortium led by Italy’s Eni SPA had agreed to Baghdad’s offer of $2/bbl for each extra barrel of oil it extracts on top of the current production of 227,000 b/d at the 4.1 billion bbl Zubair field.
Quanto Piazzale Mattei possa festeggiare, dunque, dipende essenzialmente da due questioni: la capacità di rispettare la tabella di marcia, e i termini del contratto, che – a seconda di come sono definiti – possono consentire una più o meno rapida messa a libro delle risorse. In gioco c’è il risultato 2010: se si può librare tutto e subito, Scaroni è salvo. Altrimenti, deve ancora mettere le mani su nuovi giacimenti per garantire un adeguato tasso di sostituzione delle riserve. Ma i festeggiamenti per la conquista irachena sono resi un po’ meno euforici dalla stilettata che, tramite il Corriere della sera, viene inflitta da Eric Knight, capo del fondo attivista Knight-Vinke che ha proposto il breakup dell’azienda.
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Carlo Stagnaro energia, liberismo Eni, gas, knight-vinke, petrolio, privatizzazione, reti
Sberla del Financial Times, via Lex, a ConocoPhillips, la settima compagnia petrolifera al mondo per capitalizzazione di borsa (sesta, se si esclude Petrochina). Il gruppo guidato da James Mulva – le cui origini si possono far risalire alla fase eroica del greggio americano, nella seconda metà dell’800, e che ha assunto la sua struttura attuale tra il 2002 (merger tra Conoco e Phillips) e il 2006 (acquisizione di Burlington) – ha recentemente annunciato, assieme a un aumento del dividendo (la carota), la vendita di asset per un totale di circa 10 miliardi di dollari e un importante piano di contenimento dei costi (il bastone), allo scopo di puntellare il debito (circa 30 miliardi di dollari, contro una capitalizzazione di quasi 74). La mossa, pur apprezzata dai mercati, è il punto di caduta di una strategia discutibile. ConocoPhillips è anche una delle oil companies americane più sensibili (credo si dica così) ai temi ambientali, tanto da essere stata la prima in assoluto ad aderire alla Climate Action Partnership, un gruppo di aziende che chiedono agli Stati Uniti di adottare un piano di cap and trade per il controllo delle emissioni (vedi alla voce: rent seeking).
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Carlo Stagnaro energia, liberismo ambientalismo, clima, conocophillips, Eni, exxon, petrolio, rent seeking
Il contestuale crollo dei prezzi e della domanda di petrolio sembra aver messo il silenziatore alla teoria del picco. Ha ragione il mio amico-nemico Ugo Bardi quando si lamenta di questo fatto. Se infatti è vero che il greggio disponibile è limitato, se è vero che dopo aver raggiunto la metà delle riserve disponibili comincia l’abisso, e se è vero che siamo prossimi o abbiamo superato il picco, allora bisogna correre ai ripari, con o senza il momentaneo sollievo (si fa per dire) della crisi. Fortunatamente, alla base del picco ci sono molti fraintendimenti o esagerate semplificazioni, concettuali e pratici, a causa dei quali Mike Lynch è arrivato a malignare che il peak oil è “uno spreco di energia” (qui l’altra campana). Un interessante contributo, che aggiunge evidenza e chiarezza, viene dal bell’articolo di Leonardo Maugeri ospitato dalle pagine di Scientific American, “Squeezing more oil from the ground“.
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Carlo Stagnaro energia, mercato maugeri, petrolio, picco, prezzi
Oggi un amico mi ha dato di comunista perché ho detto che il Cavaliere a volte le spara grosse. Ecco cosa ha dichiarato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite:
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Carlo Stagnaro liberismo Berlusconi, paradisi fiscali, petrolio, speculazione
Il fondo americano Knight-Vinke, che aveva osato ipotizzare il break up dell’Eni, e il Financial Times, che ne aveva rilanciato le tesi, non trovano sponde in Italia. Il fondo controlla circa l’1 per cento di Piazzale Mattei, e ha posizioni anche in Enel (di cui aveva sostenuto, tra i pochissimi, la mai lanciata opa sulla francese Suez) e in Snam Rete Gas (a sua volta in pancia al Cane a sei zampe per il 51 per cento). La reazione di Paolo (Scaroni) era prevedibile. Quella di Giulio (Tremonti) meno. Vediamo perché.
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Carlo Stagnaro energia, liberismo cdp, Eni, gas, knight-vinke, liberalizzazioni, petrolio, privatizzazioni, reti, saglia, Scaroni, Tremonti