Che la Banca del Mezzogiorno rievochi la Cassa del Mezzogiorno, è evidente ma non si tratta di una osservazione particolarmente originale. E’ più interessante invece il dibattito che si è di fatto aperto su queste colonne – nei due post di Oscar Giannino ed Ugo Arrigo.
La posizione di Arrigo è istintivamente accattivante, per chi legga Chicago: essendo la Banca un’iniziativa che nasce in seno alla politica, e specificamente al Tesoro, non c’è da aspettarsi nulla di buono. Perché le dinamiche intrinsecamente connesse all’agire politico faranno sì che si tratti di un’altra mangiatoia.
La posizione di Giannino è più sfaccettata, e insiste invece sulla lettera del provvedimento. Le due cose che fa notare Giannino, e che credo abbiano un peso non indifferente sul giudizio complessivo, sono (a) che l’appello a fare la banca è rivolto ai “privati meridionali”, chiamati “a fare banca per banca, non altro” e (b) che lo Stato abbia “autolimitato” il suo impegno, nel comitato promotore, sia perché da subito minoritario, sia perché già oggi è posta in essere una exit strategy. Prosegui la lettura…
Alberto Mingardi credito, finanza, liberismo Banca del mezzogiorno, oscar giannino, poste italiane, Tremonti, Ugo Arrigo
Come avrete notato, “Chicago” è stato poco raggiungibile per tutta la giornata di ieri 8 settembre – e probabilmente resterà tale per buona parte di quella di oggi. Alcuni problemi (fra i quali il più bello da citare è il troppo traffico: grazie) hanno reso necessario intervenire radicalmente sul blog, ponendo in essere un processo di aggiornamento che richiederà un po’ di tempo. A scanso di equivoci, le trasmissioni non sono interrotte. Torneremo più facilmente leggibili presto e bene.
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Oscar Giannino ha segnalato su queste pagine un magnifico articolo di Robert Lucas apparso sull’Economist della settimana scorsa. E’ un articolo molto interessante, sia per l’autore (un grande economista dei nostri tempi, ma anche “the a-historical problem solver”, per usare un’espressione un po’ abrasiva di McCloskey, se non ricordo male), sia per la tesi. Lucas propone una visione “laica” dell’ipotesi dei mercati efficienti, che si basa sulla superiore capacita’ dei mercati di incorporare tutte le informazioni disponibili nei prezzi. Di qui viene piu’ facile difendere la tesi di Eugene Fama, ma anche accendere i lumi sulla presunta “eta’ oscura” della macroeconomia in cui ci troveremmo. L’autore risponde un po’ allo speciale dell’Economist sul tema, e un po’ alle tesi di autori come Nassim Taleb sulla hybris di certa teoria economica. Prosegui la lettura…
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