CHICAGO BLOG » ogm http://www.chicago-blog.it diretto da Oscar Giannino Thu, 23 Dec 2010 22:50:27 +0000 it hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.0.1 Ogm: Coldiretti scrive, le regioni ci mettono la firma /2010/10/26/ogm-coldiretti-scrive-le-regioni-ci-mettono-la-firma/ /2010/10/26/ogm-coldiretti-scrive-le-regioni-ci-mettono-la-firma/#comments Tue, 26 Oct 2010 07:58:53 +0000 Giordano Masini /?p=7388 Alle scuole elementari la mia maestra diceva spesso che quando copiavamo dovevamo almeno riuscire a non farci beccare: “cambiate qualche parola qua e là”, diceva, “sennò si capisce…”. Non lo sapevano evidentemente gli assessori all’agricoltura della Conferenza delle Regioni il cui ultimo documento, quello in cui si chiede che l’Italia applichi un’inapplicabile (secondo il diritto comunitario) clausola di salvaguardia per le colture e la ricerca Ogm, sarebbe stato scritto direttamente da Coldiretti, il sindacato che ha fatto dell’avversione alle biotecnologie e del ritorno al protezionismo commerciale una ragione di vita: “La firma Coldiretti è verificabile con qualsiasi personal computer andando a leggere la proprietà del documento” rivela Italia Oggi.

Alessandro Palmacci è il dirigente che si occupa di agricoltura, trasporti e turismo nella segreteria della Conferenza delle Regioni. 

Proviamo a immaginare, per capirsi, che razza di (giusto) baccano si sarebbe sollevato se la disciplina sugli Ogm fosse stata scritta da Monsanto o quella sull’energia da Exxon. Si attendono spiegazioni da parte di Coldiretti e, soprattutto, da parte degli assessori regionali. La prossima volta fate un piccolo sforzo: ditelo almeno “con parole vostre”.

(Crossposted @Libertiamo.it)

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Ogm: in nome di una legge che non c’è /2010/10/19/ogm-in-nome-di-una-legge-che-non-ce/ /2010/10/19/ogm-in-nome-di-una-legge-che-non-ce/#comments Tue, 19 Oct 2010 08:56:36 +0000 Giordano Masini /?p=7327 La proposta della Commissione Europea di lasciare agli stati membri la libertà di decidere ognun per sé se ammettere o meno le coltivazioni Ogm sembra trovarsi di fronte a una strada sempre più in salita. Dopo i pareri negativi espressi un po’ da tutti in giro per l’Europa  ora arrivano le prime prese di posizione ufficiali: i ministri dell’ambiente dell’UE si sono riuniti la scorsa settimana a Bruxelles e hanno votato a larghissima maggioranza (solo l’Olanda era a favore) contro la proposta, Italia compresa. Particolarmente dura è stata la posizione di Francia e Germania.

Il lato buffo della vicenda è che la nostra Conferenza delle Regioni, con il documento approvato il 7 ottobre, si rifà paradossalmente a una legislazione che non c’è, e che forse non ci sarà mai, ignorando quella in vigore:

Vista la Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sullalibertà per gli Stati membri di decidere in merito alla coltivazione di colturegeneticamente modificate (COM (2010) 380 def.);
vista la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2001/18/CE per quanto concerne la possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di OGM sul loro territorio (COM (2010)375 def.);
(…)
preso atto che l’Unione Europea intende ammettere la possibilità per i Paesi membri di vietare la coltivazione di OGM e che una tale opzione sussiste per il nostro Paese;
(…)
La coltivazione di OGM va valutata, oggi, alla luce di un nuovo quadro di riferimento, costituito dalla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sulla libertà per gli Stati membri di decidere in merito alla coltivazione dicolture geneticamente modificate; dalla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2001/18/CE per quanto concerne lapossibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di OGM sul loroterritorio;

Può essere utile ricordare che l’approvazione delle linee guida per la coesistenza tra colture Ogm, convenzionali e biologiche, che la Conferenza delle Regioni continua a trascurare, è un passaggio necessario anche per sbloccare i test in campo aperto sugli Ogm, senza i quali la nostra ricerca biotech, anni fa all’avanguardia, è costretta a stare alla finestra.

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Ogm: la Conferenza delle Regioni e la dittatura della maggioranza /2010/09/30/ogm-la-conferenza-delle-regioni-e-la-dittatura-della-maggioranza/ /2010/09/30/ogm-la-conferenza-delle-regioni-e-la-dittatura-della-maggioranza/#comments Thu, 30 Sep 2010 17:19:16 +0000 Giordano Masini /?p=7177 Mentre è già arrivata (ieri pomeriggio) la trebbia mandata dal Gip di Pordenone a raccogliere il mais del campo di Fanna di proprietà di Giorgio Fidenato (il racconto di Giorgio è sul sito del Movimento Libertario), mais che è stato essiccato e verrà custodito in un magazzino in attesa che si concluda l’iter giudiziario, oggi si sono riuniti gli assessori all’agricoltura della Conferenza delle Regioni e hanno ribadito che loro di linee guida per la coesistenza tra colture Ogm, biologiche e convenzionali non vogliono proprio sentir parlare, nonostante l’approvazione di queste linee guida sia necessaria per adempiere alle direttive comunitarie.

In realtà nei mesi scorsi una bozza di regolamento era stata presentata: le associazioni di categoria (tra le quali figurava, non si sa bene per quale ragione, anche Legambiente) l’hanno ricevuta il 16 di luglio perché presentassero le loro osservazioni in merito entro il 20 dello stesso mese (!). Il documento era abbastanza surreale, dato che si parlava solo di Ogm (nonostante dovesse tracciare le linee guida per la coesistenza di tre tipi di pratica agricola tutte egualmente legittime) e perché in realtà si preoccupava di vietare, in modo più o meno surrettizio, più che di disciplinare.

Distanze di sicurezza per il mais calcolate in chilometri (in Europa si arriva attorno ai 150 metri, in Spagna zero), corsi e patentini da conseguire, piani e registri aziendali da compilare, tasse regionali da pagare, e questo solo per la parte burocratica. Poi, andando avanti, (e ne tralascio molte) sarebbe previsto l’obbligo di usare macchinari e magazzini appositi dedicati esclusivamente agli Ogm e di rispettare un periodo di conversione di tre anni per chi volesse tornare dagli Ogm al convenzionale (anche semplicemente per normali cicli di rotazione colturale) nei quali il prodotto dovrebbe essere sottoposto ad analisi prima della commercializzazione, sarebbe considerato convenzionale ma dovrebbe rispettare le prescrizioni per gli Ogm.

E non è finita: le sanzioni per chi omettesse di seguire anche solo una di queste regole sarebbero calcolate nell’ordine delle decine di migliaia di euro, e, chicca finale, gli agricoltori che fossero tanto impavidi da cercare di seguire un regolamento del genere apparirebbero in un registro pubblico consultabile online, in modo da poter essere meglio individuati dagli amici di Zaia e di Greenpeace.

Il giochino del documento presentato all’ultimo momento non deve essere riuscito, qualcuno le sue osservazioni critiche deve essere riuscito a mandarle in tempo, quindi la Conferenza delle Regioni, nonostante la fretta iniziale, è andata avanti di rinvio in rinvio sperando che la cosiddetta direttiva Barroso, quella che consentirebbe ad ogni paese membro dell’UE di decidere in autonomia se ammettere o vietare gli Ogm, arrivasse in tempo per togliere le castagne dal fuoco. Ma la direttiva ancora non arriva, anzi aumentano su di essa le perplessità di quasi tutte le parti in causa a livello europeo, dato che in ballo c’è il rischio di dar vita ad un’Europa agricola a due velocità, e quindi oggi la Conferenza delle Regioni qualcosa doveva pur dire.

Abbiamo votato un ordine del giorno attraverso il quale chiediamo al ministro delle Politiche agricole di esercitare la clausola di salvaguardia ai sensi dell’articolo 23 della direttiva europea 18 del 2001.

La clausola di salvaguardia è ammessa solo in caso di evidenze scientifiche che dimostrerebbero la nocività di un prodotto per la salute umana o per l’ambiente, sembra dimenticare Dario Stefano, assessore all’Agricoltura della Puglia e coordinatore della Commissione agricoltura della Conferenza delle regioni, che continua

Allo stesso tempo abbiamo richiamato il ministro e quindi il governo a rispettare la posizione delle Regioni italiane, che hanno la delega all’Agricoltura, che è unanimemente contraria alla produzione di Ogm.

Evidenziando quindi come le dilazioni e i tatticismi dei mesi scorsi servivano solo ad uno scopo, riuscire a vietare anche in presenza di un diritto comunitario che non consentirebbe di vietare, ma solo di disciplinare. In tutto ciò le parole di buon senso di Galan, ribadite anche oggi nel question time a Montecitorio, sembrano essere destinate a rimbalzare su un muro di gomma: il principio secondo il quale una maggioranza sarebbe legittimata a mortificare le libertà fondamentali degli individui, arrivando a stabilire ciò che è legittimo e ciò che non è legittimo produrre (basandosi esclusivamente su valutazioni di carattere economico, e come tali assolutamente arbitrarie) sembra essere ormai sufficientemente consolidato.

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Ogm: l’Unità batte un colpo. E il PD? /2010/08/24/ogm-lunita-batte-un-colpo-e-il-pd/ /2010/08/24/ogm-lunita-batte-un-colpo-e-il-pd/#comments Tue, 24 Aug 2010 09:01:17 +0000 Giordano Masini /?p=6839 Ieri l’Unità ha ospitato un bell’intervento sugli Ogm di Sergio Bartolommei, docente all’Università di Pisa e membro del consiglio direttivo della Consulta di Bioetica, che spicca per chiarezza e concretezza già a cominciare dal titolo, “Quel luddismo che cresce nei campi“. Bartolommei afferma:

La distruzione di un campo di pannocchie in Friuli è stata sostenuta da un argomento che è diventato un po’ il cavallo di battaglia degli avversari del transgenico: gli Ogm minacciano «l’identità agroalimentare italiana», «la nostra agricoltura non si tocca», «l’identità dei prodotti tipici non è in svendita». L’argomento legittima una sorta di neo-autarchia agricola evocatrice di altri e discutibili appelli a italici “primati” e autosufficienze. Gli resta forse un fascino retorico, ma è razionalmente insostenibile. Il concetto di “identità agricola nazionale” è vago o vuoto.

Effettivamente, da quando il dibattito sugli Ogm e le biotecnologie si è spostato dal piano della sicurezza ambientale e alimentare a quello della sostenibilità economica di diversi “modelli” di agricoltura (ormai sono rimasti in pochi a sostenere che un Ogm possa far male a qualcuno o a qualcosa), è sempre più chiaro che la contreversia non è più scientifica, ma tra scienza e ideologia, ed è un indiscutibile merito di Bartolommei quello di chiamare quell’ideologia, proprio sull’Unità, con il suo nome di battesimo: luddismo.

Sono sempre di più quelli che nel PD si dimostrano insofferenti per la riproposizione ossessiva di concetti suggestivi, ma vaghi e privi di significato. Proprio oggi Sergio Chiamparino, in un’intervista al sole24ore, si chiede “perché mai una persona di sinistra deve essere a favore della ricerca sulle staminali, ma non a quella sugli Ogm“, per non parlare di Umberto Veronesi, che si è dichiarato senza tanti giri di parole “un grande sostenitore dell’utilizzo delle conoscenze genetiche per tutte le attività umane, comprese quelle agricole“.

Cosa dicono il Partito Democratico e i suoi dirigenti sull’argomento? Ne avevamo parlato qualche tempo fa, in occasione della presentazione di un documento del Forum Agricoltura del partito in cui si ribadiva la posizione contraria del PD all’introduzione degli Ogm in Italia, e proprio per le ragioni che paiono tanto ridicole a Chiamparino, Bartolommei e Veronesi. Il fatto però che ci sia un dibattito aperto è cosa buona e giusta. Sui tempi di soluzione della questione, siamo abituati a rispettare i bioritmi del PD, e a pazientare.

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Fidenato “padrone a casa sua” e la Lega ogm /2010/08/11/fidenato-padrone-a-casa-sua-e-la-lega-ogm/ /2010/08/11/fidenato-padrone-a-casa-sua-e-la-lega-ogm/#comments Wed, 11 Aug 2010 12:52:24 +0000 Carlo Stagnaro /?p=6759 E’ difficile commentare i fatti, quando cose che sembrano ovvie generano un intenso dibattito politico. Vuol dire che, in verità, ovvie non sono. E questo non può essere privo di conseguenze. Comunque, i fatti. Una banda di delinquenti fa irruzione illegalmente in un campo di mais di proprietà di Giorgio Fidenato, campo peraltro posto sotto sequestro dall’autorità giudiziaria perché si suppone vi siano state seminate alcune piante di mais transgenico. I delinquenti fanno piazza pulita di tutto il mais, convenzionale o geneticamente migliorato che sia. Il ministro dell’Agricoltura, Giancarlo Galan, commenta seccamente: “squadristi”. Il suo predecessore e attuale governatore della regione Veneto, Luca Zaia, dice invece: “è stata ripristinata la legalità”. E aggiunge: “sugli ogm sono un no global”.

Ora, in questa vicenda ci sono tante componenti che non vanno mischiate. C’è la giusta battaglia di Fidenato perché l’Italia si adegui alle direttive europee sugli ogm (nel nostro paese vige una moratoria di fatto). C’è la sua azione dimostrativa per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla costante aggressione ai diritti degli agricoltori che vorrebbero poter usare gli ogm. Ci sono vari e complessi risvolti giudiziari. C’è un ministro dell’Agricoltura che tenta di allineare il nostro paese sulla rotta della modernità (bravo, bravo, e bravo Galan). Ma c’è, poi, qualcosa di molto grave. Cioè, che due irruzioni di fila in due campi di proprietà di Fidenato – della vicenda di pochi giorni prima avevo parlato qui – vengono sostanzialmente metabolizzate e tollerate. Il mondo politico, con poche eccezioni, si divide tra quelli che apertamente sostengono i metodi fascisti di Greenpeace e quelli che li appoggiano in modo un filo più democristiano. C’è che quasi nessuno si sente in dovere di esprimere solidarietà a Fidenato e al Movimento Libertario (per quel che vale, lo faccio – oltre che ovviamente a titolo personale – anche a nome di Chicago-blog e dell’Istituto Bruno Leoni), di sperare che le denunce presentate abbiano un seguito. Ci sono, soprattutto, due questioni.

La prima è politica. Che io sappia, solo Galan sul fronte istituzionale, e Piercamillo Falasca e Giordano Masini di Libertiamo su quello del più ampio confronto interno al centrodestra, hanno trovato scandalose e inaccettabili le dichiarazioni di Zaia. Il “governo del fare” non si è accorto che un autorevole esponente della maggioranza stava appoggiando la squadraccia no global e difendendo la distruzione della proprietà altrui. Il Pdl è troppo occupato con case e ville per accorgersi dei terreni agricoli. Il Pd, anche questa volta, è non pervenuto. A questo punto, non vedo cosa ci sia da scandalizzarsi quando Nichi Vendola dice che Carlo Giuliani è un eroe. Strappa un sorriso che la punta di diamante dell’involuzione vendoliana del centrodestra sia il partito che, a long time ago in a galaxy far, far away, aveva come slogan: padroni a casa nostra. Altro che mutazione genetica. Del resto, si sa, la politica procura strani compagni di letto.

La seconda questione è più profonda, e riguarda il senso del nostro paese per la proprietà privata. Semplicemente, ci fa molta più paura che un poverocristo in Friuli pianti 6 (sei) piantine di mais ogm, del fatto che una banda di corsari gli calpesti il terreno. Del resto, questo è coerente con lo scandalizzarsi dell’evasione fiscale più che del fisco rapace, del mancato rispetto delle leggi più che delle leggi irrispettabili. La realtà è questa: il nostro ceto politico, come dimostra quotidianamente coi suoi comportamenti privati e con le sue decisioni pubbliche, si sente autorizzato a tutto e tenuto a nulla, e in particolare autorizzato a disporre liberamente di noi e dei nostri beni e tenuto a non rispettare né noi, né i nostri beni, né i nostri diritti.

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Se fa qua-qua come un’anatra, è un attivista di Greenpeace /2010/07/30/se-fa-qua-qua-come-unanatra-e-un-attivista-di-greenpeace/ /2010/07/30/se-fa-qua-qua-come-unanatra-e-un-attivista-di-greenpeace/#comments Fri, 30 Jul 2010 14:17:00 +0000 Carlo Stagnaro /?p=6678 Gli anglosassoni hanno una bella espressione popolare – nota come il “duck test” – che, pare, si deve al poeta James Whitcomb Riley: “se sembra un’anatra, nuota come un’anatra, e fa qua-qua come un’anatra, allora probabilmente è un’anatra”. Bé, guardate queste foto: se sembrano degli aggressori, si vestono come aggressori e parlano come aggressori, allora probabilmente sono aggressori. Non c’è altro modo di definire i militanti di Greenpeace che, questa mattina, hanno invaso il campo di Giorgio Fidenato, dove il leader di Futuragra aveva seminato 6 (sei) semi di mais transgenico (qui il video della semina, qui le foto della crescita). Qualunque cosa pensiate degli ogm – io sono favorevole, ma è irrilevante – siamo di fronte a qualcosa di molto più profondo: non il tormentone (falso) transgenico vs. biologico, ma il valore della proprietà privata.

Come viene illustrato in questo articolo della Repubblica (non privo di svarioni, subito pizzicati qui), secondo Greenpeace i campi di Fanna (Pordenone) erano “contaminati” dalle malvagie sementi geneticamente modificate, in violazione delle leggi vigenti (a loro volta in probabile violazione del diritto comunitario, ma Greenpeace è forcaiola a corrente alternata). A sentire gli “attivisti” siamo di fronte a una minaccia per la sopravvivenza del genere umano:

Il Procuratore di Pordenone – dice Federica Ferrario – non può più perdere un solo minuto di tempo e deve porre fine a questa incomprensibile dilazione dei tempi. Va incriminato il responsabile di questa violazione e chi l’ha aiutato, e bisogna iniziare la conta dei danni legati a questo atto scellerato, che non devono certo ricadere sugli agricoltori onesti o sugli Enti pubblici.

Tutte balle. Balle per almeno due ragioni. La prima è che il mais in questione viene tranquillamente utilizzato da anni in diversi paesi del mondo senza che, per quel che mi risulta, alcuna popolazione si sia improvvisamente e inspiegabilmente estinta. La seconda è che le quantità coinvolte nella semina sono talmente ridicole da avere, come dichiaratamente hanno, significato puramente dimostrativo. Infatti, Fidenato ha piantato quei semi proprio per protestare contro l’oscurantismo italiano (e in parte europeo) che, per mero e puttanesco spirito di marchetta verso la potente lobby agricola, ha deciso che le nuove tecnologie no pasaràn.

La dimostrazione di Fidenato è pacifica (si è svolta interamente sui suoi campi, e ci mancherebbe altro) e innocua. E’ innocua non solo perché è innocua – nel senso che è innocuo il mais piantato. E’ innocua anche perché le stesse norme europee definiscono “contaminato” un raccolto nel quale la presenza di mais transgenico sia superiore allo 0,9 per cento. In questo caso siamo molto, molto, molto, molto, molto, molto più in basso – di almeno un ordine di grandezza. Negare che “tutto è veleno, nulla è veleno, è la dose che fa il veleno” significa non aver capito un tubo di niente. Anche se avessero ragione nel sostenere la pericolosità del mais transgenico – e tutta l’evidenza dice che non ce l’hanno – gli attivisti di Greenpeace avrebbero comunque torto. Infatti, sarebbe come dire che, poiché essere travolti da una slavina ha decorso molto probabilmente letale, anche essere colpiti da un granello di sabbia è letale.

Dunque, non c’era alcuna minaccia verso nessuno, da parte di Fidenato. In compenso, c’è stata una chiara e patente minaccia da parte degli attivisti di Greenpeace, che infatti sono stati prontamente e giustamente denunciati. Per loro, evidentemente, piantare 6 (sei) semi di mais costituisce un crimine contro l’umanità, ma violare la proprietà privata e devastare un campo di mais non è un problema. Né implica la violazione dei diritti di Fidenato (gli entrasse qualcuno in casa, di notte, e gli portasse via l’argenteria, la penserebbero così?). Qui non c’entra il mais o gli ogm, c’entra solo il rispetto che ciascuno di noi ha per sé e per il prossimo, per i propri diritti e per quelli altrui. Chi non rispetta l’altro, non è chiedibile quando dice e chiede di rispettare l’ambiente. Chi aggredisce il prossimo, non è degno di alcun credito e di nessuna fiducia.

Crossposted @ 2+2.

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Agricoltura paesaggistica /2010/07/13/agricoltura-paesaggistica/ /2010/07/13/agricoltura-paesaggistica/#comments Tue, 13 Jul 2010 12:16:13 +0000 Giordano Masini /?p=6507 Il forum  Agricoltura del Partito Democratico ha votato un documento in cui si dichiara la contrarietà del partito all’uso di Ogm in Italia. Il testo, che dovrà essere ratificato dall’Assemblea Nazionale di ottobre, è seguito ad un lungo dibattito al quale avrebbero partecipato per mesi scienziati (non troppi) ed esponenti del PD. Oggi viene sancito, oltre alla preferenza per la tutela della biodiversità rispetto alla necessità di rispondere alle esigenze quantitative dell’agricoltura moderna, il principio che le scelte di un imprenditore possono essere guidate e indirizzate dall’alto, non solo attraverso misure di stimolo, ma anche e soprattutto attraverso la mortificazione di libertà essenziali quali quella di scegliere autonomamente cosa e come produrre. Il PD, infatti, non si oppone agli Ogm perché li ritiene dannosi per la salute o per l’ambiente, ma semplicemente perché non li ritiene necessari alla nostra agricoltura. Un po’ come proibire la fabbricazione di auto di grossa cilindrata perché non le si ritiene compatibili con la nostra rete stradale… Il commento migliore sulla vicenda è quello apparso su salmone.org, il blog del biotecnologo Roberto Defez:

Il PD ci pensa bene, sente gli scienziati e poi decide per l’agricoltura paesaggistica, dove gli agricoltori sono parte dell’arredo rurale. Ecco come si rottama una attività imprenditoriale per poi versarci sopra tra qualche anno lacrime di coccodrillo.

l PD ci pensa bene, sente gli scienziati e poi decide per l’agricoltura paesaggistica, dove gli agricoltori sono parte dell’arredo rurale. Ecco come si rottama una attiività imprenditoriale per poi versarci sopra tra qualche anno lacrime di coccodrillo.
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Land grabbing /2010/05/19/land-grabbing/ /2010/05/19/land-grabbing/#comments Wed, 19 May 2010 06:48:33 +0000 Giordano Masini /?p=6002 Salmone.org è un sito ben fatto, dove ci si occupa di biotecnologie e OGM con la competenza degli addetti ai lavori. Oggi pubblica i risultati di una ricerca dell’Università Sacro Cuore di Piacenza, dove si evidenzia come l’Europa sia il più grande importatore di prodotti agricoli: solo nella stagione 2007-2008, mentre incentivavamo con ogni mezzo le aziende a rinunciare a produrre, abbiamo di fatto utilizzato 35 milioni di ettari altrui per soddisfare il nostro fabbisogno.

In pratica l’Europa importa derrate alimentari per 45 miliardi di dollari ed il resto del pianeta produce (non certo a chilometri zero) cibo per consentire agli europei di parlare di agricoltura non intensiva, di decrescita, di basso impatto, scandalizzandosi del fatto che la Cina compra milioni di ettari in giro per il mondo per produrre alimenti

C’è bisogno di aggiungere altro?

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Ambientalisti, leghisti, squadristi e sei semini di mais Ogm /2010/05/01/ambientalisti-leghisti-squadristi-e-sei-semini-di-mais-ogm/ /2010/05/01/ambientalisti-leghisti-squadristi-e-sei-semini-di-mais-ogm/#comments Sat, 01 May 2010 16:04:23 +0000 Giordano Masini /?p=5847 La prossimità ideologica tra ambientalisti e Lega Nord sugli Ogm deve aver creato più di un imbarazzo di stomaco, se il leader dei Verdi Angelo Bonelli, commentando la semina dimostrativa di sei (6) semi di mais geneticamente modificati a Vivaro, dichiara:

E’ ormai evidente che l’opposizione dell’ex ministro dell’Agricoltura Luca Zaia agli Ogm era solo una trovata elettorale e che l’attuale governo non fa nulla per evitare che il made in Italy agroalimentare non sia messo in ginocchio dalle semine illegali biotech.

Può anche dispiacere a Bonelli, ma le pretese del fondamentalismo ambientalista e le velleità autarchiche della Lega si abbeverano alla stessa fonte. Quella che pretende che il ruolo della politica sia quello di mortificare le opportunità e la libertà delle persone, di proteggere gli individui da loro stessi perché gli individui non sono in grado di badare a loro stessi. E anche se nel linguaggio usano sfumature diverse (biodiversità/protezionismo, ecosostenibilità/autosufficienza, tipicità/tradizioni) il modello a cui fanno riferimento è sovrapponibile. Bonelli, Zaia e i loro sodali sanno benissimo che gli Ogm (come ogni novità che la tecnologia ha messo a disposizione dell’umanità) hanno successo, sia tra gli agricoltori che tra i consumatori, ovunque riescano a venire incontro alle esigenze del mercato. Ma non essendo in grado di capire il perché, non accettando che le persone possano seguire strade che si discostino dai loro modelli, non resta loro che appellarsi alle paure irrazionali, soffiare sul fuoco delle psicosi, invocare l’intervento dei gendarmi, o peggio ancora delle ronde.

E l’aggressione che Giorgio Fidenato e gli agricoltori di Vivaro hanno subito ieri da parte di un gruppetto di squadristi no-global dimostra soltanto che quando gli idioti fanno l’appello trovano sempre truppe disposte a seguirli.

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La vera storia della patata Ogm /2010/04/27/la-vera-storia-della-patata-ogm/ /2010/04/27/la-vera-storia-della-patata-ogm/#comments Tue, 27 Apr 2010 17:09:20 +0000 Giordano Masini /?p=5795

Non sempre le potentissime lobbies del cibo transgenico hanno la vittoria garantita. A sorpresa hanno appena subito una cocente sconfitta sui loro piani di introdurre nuovi tipi di patate ogm

E la sconfitta, annunciata con toni così trionfalistici da Repubblica, sarebbe la seguente: interpellati recentemente da Greenpeace in Germania, i colossi del fast food hanno confermato di non volere ammettere nei loro menu patate geneticamente modificate. Non è proprio uno scoop, anzi la storia è abbastanza vecchia, e vale la pena riportarla correttamente (e non c’entra nulla con la vicenda della patata Amflora, la cui coltivazione è stata recentemente ammessa dall’UE, ma che non è destinata all’uso alimentare).

Nel 1995 Monsanto mise sul mercato New Leaf, una patata Ogm resistente alla dorifora. Per i non addetti ai lavori, la dorifora è un piccolo coleottero delle dimensioni di una coccinella, con il dorso coperto di striature gialle e nere. Chiunque abbia anche un piccolo orto sa bene che non è possibile cavare una patata da terra senza effettuare molti trattamenti chimici contro la dorifora, che, distruggendo le foglie, uccide le piante prima della maturazione: i suoi attacchi non sono sporadici, dato che è un parassita diffusissimo.

New Leaf incontrò da subito un altissimo gradimento da parte dei produttori americani, che avevano finalmente l’opportunità di mettere sul mercato un prodotto più sano, di spendere meno in trattamenti chimici e di rischiare un po’ meno anche la loro salute (il sottoscritto vive vicino Grotte di Castro, nell’alto viterbese, un comprensorio agricolo in cui le patate sono molto diffuse, e non è uno spettacolo raro vedere agricoltori seriamente intossicati a causa di un uso imprudente dei macchinari per la distribuzione dei pesticidi).

Il trend positivo si interruppe improvvisamente nel 2001, quando Monsanto ritirò New Leaf dal mercato. Cos’era successo? Semplicemente, le insensate campagne ambientaliste contro gli Ogm avevano indotto McDonald’s e le altre multinazionali del fast food, preoccupate di perdere clienti, a rifiutare le patate Ogm. E così gli agricoltori hanno ricominciato ad avvelenarsi e ad avvelenare le loro produzioni: si stima che se solo in Idaho, Washington e Oregon fosse stata adottata New Leaf, sarebbero state riversate nell’ambiente 650.000 tonnellate di insetticidi in meno ogni anno!

Tutto qui. Gli interessi delle multinazionali della distribuzione e dei produttori di pesticidi (che hanno tutti, è il caso di ricordarlo, fatturati molto più elevati di quelli della famigerata Monsanto) hanno prevalso su quelli delle multinazionali biotech, degli agricoltori, dell’ambiente e dei consumatori. E oggi Greenpeace si gloria di avere ottenuto da McDonald’s e Burger King la semplice conferma di una decisione (sciocca, benché più che comprensibile) già presa dieci anni fa.

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