CHICAGO BLOG » mister prezzi http://www.chicago-blog.it diretto da Oscar Giannino Thu, 23 Dec 2010 22:50:27 +0000 it hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.0.1 Carburanti. Bye Bye Mr Prezzi /2010/01/19/carburanti-bye-bye-mr-prezzi/ /2010/01/19/carburanti-bye-bye-mr-prezzi/#comments Tue, 19 Jan 2010 18:34:14 +0000 Carlo Stagnaro /?p=4843 Non c’è dubbio: questo è il caso in cui ti si nota di più se non ci sei. Dopo la tonante intervista di domenica sul Sole 24 Ore, il Garante dei prezzi, Roberto Sambuco, oggi non ha “potuto” partecipare all’incontro presso il ministero dello Sviluppo economico con le compagnie petrolifere e le associazioni dei consumatori. Presenti il sottosegretario con delega all’energia, Stefano Saglia, il capo del dipartimento per l’impresa, Giuseppe Tripoli, e il capo del dipartimento per l’energia, Guido Bortoni. Al di là delle solite posizioni sbracalate dei consumatori, Saglia ha colto l’occasione per porre – correttamente – la questione del differenziale dei prezzi nell’ottica della concorrenza.

L’obiettivo è ambizioso:

ridurre nell’arco di tre anni il differenziale con l’Europa di 3-4 centesimi, che è diventato insopportabile. Non è un annuncio, ma un percorso fondato.

Saglia ha in mano diverse carte. Una è la proposta di riforma del mercato petrolifero che, però, appare inadeguata, perché pretende di ricalcare l’assetto del settore su quello di realtà strutturalmente diverse, cioè l’elettricità e il gas. L’altra è quella di una complessiva, e a lungo attesa, ristrutturazione della rete, che – basta guardare i numeri – è radicalmente diversa da quelle di altri paesi europei: abbiamo molti più distributori, con un erogato medio molto più basso e pochi o nessun profitto da prodotti non oil, oltre a una molto minore diffusione del self service (anche per pigrizia degli italiani, che preferiscono il servito).

Su questo terreno, purché sgombrato dalle stanche accuse di cartello, si è registrata una importante disponibilità dell’Unione petrolifera. Il presidente, Pasquale De Vita, ha parlato del taglio di 5-6.000 impianti su 22.450 (tutti i dati si trovano nel Data Book dell’Up). I tasselli per muovere in questa direzione, teoricamente condivisa, sono molti. Anzitutto c’è un problema regolatorio: turni e orari sono ancora soggetti a pesanti interferenze normative, e resistono sostanziali barriere all’ingresso sul mercato (l’ultima moda è quella di imporre l’obbligo di costosi, e land-intensive, impianti per i carburanti eco-compatibili in tutte le nuove stazioni). Poi c’è il tema del superamento dell’attuale rapporto tra gestori e compagnie, che determina un ircocervo in virtù del quale i gestori non sono né veri dipendenti, né veri autonomi. Infine – e questa è la richiesta esplicita e nuova dell’Up, a fronte di un’apertura non scontata – la riforma della rete va inquadrata nel campo più ampio dell’assetto dell’industria petrolifera nazionale. Si legge nella nota dell’associazione:

Il settore della raffinazionale nazionale al momento appare essere quello più in difficoltà con perdite che nel 2009 complessivamente a livello nazionale hanno superato il miliardo di euro.

Insomma: i petrolieri sono disposti a cedere sulla rete – nella misura in cui sono direttamente interessati dalle riforme – ma chiedono al governo di farsi carico delle conseguenze sociali di tale manovra (chiudere 5-6 mila impianti vuol dire lasciare a casa 5-6 mila gestori ed eventuali dipendenti), e di metterla a sistema con la crisi oggettiva che l’industria sta attraversando. Cioè, accantonare le polemiche sui presunti extraprofitti e gli atteggiamenti alla Robin Hood, e prendere di petto le esigenze di un settore che, comunque, è cruciale rispetto al paese. Il che non significa accettare tutte le richieste dei petrolieri, ma almeno considerarle, capirle e trovare un arrangiamento. Mettendo da parte le pretese posticce e le proposte irricevibili, oltre che incompatibili con norme nazionali e comunitarie.

E qui si arriva a Sambuco: a chi giova che un funzionario del ministero, tra l’altro smentendo i propositi dello stesso governo, se ne vada bel bello sul giornale di Confindustria a declamare propositi che tradiscono solo una cultura, teoricamente tramontata, dello Stato imprenditore? Nella sua intervista Sambuco dice alcune cose giuste – su turni e orari e sui prodotti non oil – ma calca la mano sull’impossibile. Di fatto ha in mente un regime di prezzi amministrati, indicizzato ai livelli europei, che prescinde totalmente dalla dimensione concorrenziale del business. Non è fattibile e non è auspicabile. Punto.

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SMS: il costo del populismo /2009/09/29/3016/ /2009/09/29/3016/#comments Tue, 29 Sep 2009 06:43:26 +0000 Andrea Giuricin /?p=3016 Si dibatte spesso circa il costo degli SMS. L’Istituto Bruno Leoni ha appena pubblicato un ottimo focus di Luca Mazzone sul tema: “Il prezzo del giusto prezzo”.

Gli ultimi interventi di Mister Prezzi in effetti provocano molte preoccupazioni, perché non solo si vuole imporre un prezzo massimo, ma non sembra tenere conto del ricavo medio degli SMS.

Non sono state pubblicate molte ricerche circa questo tema, se non quelle di alcune associazioni consumatori; in tutti i casi, populisticamente, si afferma che il prezzo dei messaggi è troppo elevato.

Il tema tuttavia non deve essere legato al prezzo massimo, che in un’economia di mercato dovrebbe essere lasciato libero; è importante analizzare il ricavo medio per gli SMS italiani e confrontarli con quelli degli altri Paesi.

Andando ad analizzare dati ufficiali dell’AGCOM (non certo di parte) e delle altre autorità indipendenti del settore nei maggiori Stati Europei, si ricava che il ricavo medio per messaggio in Italia è il più basso dopo la Gran Bretagna, che non a caso, da una nostra ricerca, risultava il mercato più liberalizzato in Europa.

Mercato SMS Anno 2007

Paese

Numero (mld)

Revenue (mld)

Rev/SMS

Prezzo Prepagato Minimo senza offerte (1)

Italia

28,6

2,49

€ 0,0871

€ 0,12

Francia (2)

€ 0,0871

€ 0,10

UK (3)

€ 0,06

€ 0,04

Germania (3)

€ 0,16

€ 0,05

Spagna (3)

€ 0,13

€ 0,10

(1) Dati ARCEP
(2) Dati ARCEP Sett 06-Sett 07
(3) Dati OFCOM

Fonte: Elaborazione dati ARCEP, IDATE, OFCOM e AGCOM

Questi dati evidenziano che la situazione italiana non è cosi pessima come vogliono fare intendere gli interventi populisti di Mister Prezzi. Certo l’Italia non è “il migliore dei mondi possibili”, ma si comporta meglio di tanti altri Paesi.

Il ricavo medio per SMS è inferiore sia a quello tedesco che a quello spagnolo, risulta essere uguale a quello francese ed è superiore solo a quello registrato in Gran Bretagna. Non è forse un caso che l’indice di concentrazione (HH Index) invece evidenzia che la Gran Bretagna è il paese più liberalizzato.

Cosa si può apprendere dai dati?

In primo luogo che in tempo di crisi un’azione populista serve a ben poco, perché difficilmente, come segnalato dallo stesso Luca Mazzone, un intervento di Mister Prezzi potrà modificare la situazione, così come è già successo in passato.

L’unica lezione che deve essere presa è che è meglio liberalizzare, come è stato fatto in maniera più spinta in Gran Bretagna, con l’entrata di operatori “virtuali” che vadano a cercare nuovi clienti nei target meno elevati del mercato.

Questo in Italia sta accadendo e nel corso dei prossimi anni gli operatori virtuali prenderanno quote di mercato sempre più consistenti con una tendenza di diminuzione dei prezzi.

Liberalizzare insomma è molto più difficile che dichiarare o riunire, ma certamente permette di ottenere risultati migliori.

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