Moody’s e le Borse confermano i dubbi sull’Euro Vertice sollevati qui lo scorso fine settimana. Troppo poco è stato deciso circa il futuro dell’Unione Europea ed in particolare sull’Euro. Non è tanto la non adesione della Gran Bretagna al nuovo Trattato che non convince i mercati, quanto le mancate decisioni sul futuro dell’Europa.
I problemi dell’Euro non verranno risolti con una golden rule dello 0,5 per cento di deficit sul prodotto interno lordo o con sanzioni automatiche per i paesi che sforeranno i vincoli dei Trattati. Il problema per l’Euro è il passato ed in particolare tutte le promesse non mantenute da parte di tutti i Paesi dell’Eurozona e dell’Unione Europea.
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Andrea Giuricin euro Francia, germania, golden rule, Grecia, Merkel, Monti, Moody's, Tremonti, unione europea
L’Euro Vertice ha partorito un accordo. Debole, come giustamente ritiene anche Oscar Giannino su queste colonne. La domanda da porsi è: perché i mercati dovrebbero credere questa volta a quegli stessi leader che da due anni fanno promesse e non le rispettano?
Se l’Unione Europea saprà rispondere con convinzione a questa domanda, l’Euro potrebbe salvarsi, altrimenti la moneta unica rischia di diventare un ricordo lungo solo dieci anni. Prosegui la lettura…
Andrea Giuricin euro Cajas, euro, Manovra Monti, Merkel, Rajoy, Trattato, unione europea
L’Unione europea distinta dall’euroarea non c’è più, dopo l’accordo della notte scorsa. Nove Paesi dell’Ue dei 10 che non aderiscono alla moneta unica hanno accolto la proposta tedesca di impegnarsi duramente insieme ai 17 dell’eurozona per far nascere insieme entro pochi mesi l’abbozzo di una vera Unione Fiscale Europea. Il Regno Unito è rimasto fuori. Non è stato l’accordo che salva l’euro una volta e per sempre. Restano delusi sia i sostenitori degli eurobond per dar corpo immediatamente a politiche comuni, sia coloro che invocavano subito una BCE pronta a monetizzare i debiti pubblici. L’accordo prevede esattamente quanto Angela Merkel aveva illustrato con chiarezza a tutti gli altri governi. La Germania non ha ceduto di un millimetro. In 10 anni di euro, troppi governi hanno approfittato dei bassi tassi garantiti dalla moneta comune per rinviare riforme incisive e necessarie, sia per mettere in equilibrio e sicurezza la finanza pubblica sia per accrescere la produttività dell’economia reale. Ora, per la Germania credibilità ed esistenza stessa dell’euro si salvaguardano solo imparando la lezione. E la lezione si impara facendo in fretta e con procedure ferree le riforme mancate da ciascuno in ambito nazionale. E’ una scelta molto rischiosa, giusta ma rischiosa. Non so quanto davvero la politica nazionale europea ne sia in grado. A me, pare di no. In quel caso l’euro salta. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino banche, BCE, debito pubblico, euro, monete, spesa pubblica, ue BCE, germania, Italia, Merkel, unione europea
Ammettiamo per ipotesi che l’eurosummit di stasera e domani vada al meglio. Che il six pack, i sei punti convenuti – conven uti davvero? -tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy a inizio settimana vengano condivisi entusiasticamente da tutti. Che il Protocollo 12 – come i tedeschi definiscono con disprezzo la proposta minimalista di van Rompuy avanzata ieri – venga scartato, in nome di una modifica vera e rapida ai Trattati per far nascere l’Unione fiscale. Non ci credo ma immaginiamo che accada davvero, e che inizi il complesso processo di ratifica a tappe forzate dei Trattati, a favore di procedure di bilancio “blindate” e con ruolo ispettivo e sanzionatorio della Corte di giustizia europea. Che l’Esm sostituisca l’Efsf già entro il 2012. Ammettiamo tutto questo per ipotesi. La domanda diventa: quanto durerà il test dei mercati sulla solidità, tempestività ed efficacia di tali nuovi determinazioni? che cosa avverrà, nel frattempo? E’ possibile immaginarlo senza la pretesa di voler fare gli auguri che interrogavano con il volo degli uccelli la volontà dei dei, superni o inferi a seconda di quale fosse il quadrante da cui i pennuti si manifestavano? Con una certa approssimazione, certo che è possibile immaginarlo. Nel senso che i politici e tantissimi con loro possono forse immaginare che come ad opera di una bacchetta magica il selling colossale di asset europpei si arresti, il beta e la volatilità dei mercati si plachi,gli spread convergano di nuovo come ai vecchi tempi, e tutti vissero felici e contenti. Naturalmente, però, l’esperienza ci dice che molto probabilmente non sarà così. Per diverse ordini di ragioni. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino banche, BCE, Draghi, euro, monete, ue BCE, germania, Merkel, ue
E siamo a otto. Non stiamo dando i numeri, ma è il mercato che mette il nostro paese sempre più sotto pressione, dato che otto, è il tasso d’interesse per i nostri titoli di Stato a due anni. Un tasso tanto elevato è impossibile da sopportare a lungo e non è dunque un caso che il Fondo Monetario Mondiale abbia già preparato un fondo di salvataggio per l’Italia e per la Spagna di 46 miliardi di dollari ciascuno.
E la stessa Spagna, nonostante il cambio al vertice del paese con l’arrivo del Partito popolare guidato da Mariano Rajoy vede sul mercato secondario i tassi d’interessi dei buoni a due anni al 7,5 per cento.
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Andrea Giuricin euro competitività, mario monti, Merkel, Rajoy, Spagna, stipendi, tassi d'interesse
Le elezioni spagnole, tenutesi lo scorso weekend hanno stabilizzato la situazione spagnola. La vittoria di Mariano Rajoy, con una schiacciante maggioranza assoluta, era prevista e prevedibile, dopo i grandi problemi economici irrisolti dal Governo Zapatero. Nonostante questo lo spread spagnolo rimane molto elevato nelle ultime settimane.
E non solo dalla Spagna arrivano grandi preoccupazioni. Il contagio della crisi del debito sovrano è ormai una questione europea. Il Belgio e la Francia hanno visto il loro spread esplodere nella scorsa settimana in un clima di sfiducia totale nei confronti dell’Euro e dell’Europa.
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Andrea Giuricin euro BCE, bund, euro, germania, Italia, Merkel, unione europea
Sul prossimo Panorama Economy
Considerazioni al volo in giorni difficili, dopo il Libro Bianco della Commissione Europea che – ne ignoriamo il testo, lo abbiamo solo appreso da “spifferate” a giornali britannici e tedeschi, naturalmente – tenta un’impervia ripresa di autorevolezza e credibilità sul punto più delicato dacché esiste l’euro, cioè le misure straordinarie da assumere prima che il rapidissimo deterioramento di fiducia verso l’euroarea in quanto tale sfoci in una crisi epocale. Tentativo impervio per il semplice fatto che la Commissione Barroso conta pochissimo in questi anni di leadership germanica travestita da finzione di co-leadership franco-tedesca. Dipendesse da me formulare una scelta sulla base delle minori improbabilità, direi che delle tre ipotesi avanzate dalla Commissione quella forse meno impossibile coniuga insieme la persistente responsabilità solo nazionale di ciascun euromembro verso il proprio debito pubblico, con l’intervento congiunto di Efsf – una mascherata, viste le sue residue scarne munizioni - e FMI – preponderante – a garanzia e sostegno di un conferimento di quote di debito pubblico di ciascun euromembro eccedente una certa – elevata, ben superiore al 60% indicato come obiettivo – quota di sicurezza. Anche tale soluzione appare tuttavia ben lungi dalla portata attuale delle intenzioni reali della politica europea. Il tempo incalza, però. Occore augurarsi che il ritorno di Roma all’eurotavolo dal quale Berlino e Parigi l’avevano esclusa spinga verso una soluzione comunque condivisa. Altrimenti, a questi ritmo di drenaggio dei capitali dall’euroarea e di totale inaridimento dell’interbancario, il big bang è certo. ed è a breve. Al di là di tale funebri considerazioni, un’osservazione e un consiglio. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino banche, BCE, credito, debito pubblico, euro, ue crisi finanziaria, debito pubblico, germania, Italia, Merkel, spesa pubblica, ue
Si vuole qui parlare del Sud, del Sud per l’ennesima volta dimenticato come priorità di crescita nazionale. Ma c’è una premessa obbligatoria . Purtroppo, la disastrosa giornata di ieri sui mercati europei e americani dimostra l’esatto opposto di quanto ripetono i politici. A loro giudizio è la globalizzazione a essere colpevole, e occorre mettere la mordacchia ai mercati. Di fatto, è vero l’opposto. Semplicemente, i politici dei Paesi avanzati mostrano mese dopo mese di non avere la minima idea delle conseguenze di ciò che dicono in un’economia globalizzata, e di ciò che non fanno. E i mercati reagiscono nell’unico modo in cui chi non capisce e e chi non è d’accordo sanziona chi tenta di metterti sotto: lo puniscono duramente. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino macroeconomia, Mezzogiorno, ue debito pubblico, Merkel, Obama
Dal prossimo numero di Panorama Economy
Domanda delle mille pistole, per alcuni. Dei mille “pistola”, alla milanese, per altri. Ma qualcuno ci crede davvero, all’ipotesi concreta di un default italiano? La mia risposta è secca: no. Con un ma e tanti puntini che seguono, e che ai miei occhi spiegano quel che sta avvenendo sui mercati. Un’ultima premessa: non sono un complottista, derido ed esecro chi descrive i mercati come un cieco strumento nelle mani di cupole di gnomi irresponsabili dediti solo al greed, e a mettere nel mirino oggi un Paese domani una corporation ordendo oscure trame di potere. I mercati sono “fatti” letteralmente dalla scelta quotidiana di milioni di operatori, ed effettivamente seguono la logica del bandwagoning, ma si comportano così laddove intravvedano delle concrete finestre di opportunità per far soldi. E i soldi, in tempi di crisi, si fanno al ribasso e su botte di volatilità, cioè di realizzo, quando dal ribasso per un giorno o un’ora un prezzo o un premio al rischio torna a guadagnare qualche punto, prima di risprofondare. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino euro, fisco, spesa pubblica Berlusconi, debito pubblico, Italia, Merkel, Tremonti, unione europea
Scrivo alla chiusura di Borsa di lunedì, ed è stato un nuovo bagno di sangue, con un meno 4% che è il peggio nell’eurozona. peggiore. Lo spread sui decennali pubblici tedeschi è oggi salito di 70 punti base totali rispetto a dove stava all’inizio della seduta di venerdì. Intesa e Unicredit si sono alternate tutto il giorno nella sospensione al ribasso. La Spagna ci ha risuperati nel differenziale sui Bund, zompando oltre quota 300 punti base. Ci siamo, c’è poco da fare. Per un anno e mezzo l’Italia ci era riuscita, a non entrare nella lista dei Paesi sfiduciati nell’euroarea, Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna. Tre grandi fattori internazionali, e tre circostanze italiane, in pochi giorni hanno fatto convergere i propri effetti. E’ il quadro è cambiato. Purtroppo per noi. O si risponde subito col massimod ella serietà, o è solo l’inizio di altri peggiori guai. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino banche, debito pubblico, euro, finanza, Tremonti. Merkel, ue Berlusconi, germania, Italia, Merkel, Tremonti, USA