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Goldman sotto inchiesta. E da noi sui derivati si tace sul rischio di esposizione

5 agosto 2009

Il mascheramento dei dati macro ormai è la tendenza predominante in tutto il mondo, per “aiutare” le Borse nella tendenza rialzista. Per dire: in queste ore FT, WSJ e le testate americane  si affannano a sottolineare come molto positiva la stima di disoccupazione aggiuntiva relativa al mercato USA a luglio oggi rilasciata da ADP: sarebbero 378 mila i posti di lavoro persi dopo gli oltre 460 mila di giugno. La release ufficiale delle autorità federali è attesa tra qualche giorno, ma il fatto è che la stima convergente degli analisti era intorno ai 320 mila se non inferiore. Eppure, vai con la grancassa. Detto questo, Goldman Sachs ha oggi rivelato al mercato che parecchi dei suoi manager sono sotto indagine da parte di “diverse” autorità di regolazione e e federali. Inutile chiedere di più, del resto Goldman ancor oggi resta l’unica grande banca USA a non aver nemmeno rivelato al mercato l’ammontare delle sue operazioni in derivati. Tutto quel che si sa, è che le indagini sono appunto relative ai bonus dei manager – nel primo semestre 2009 GS ha accumulato oltre 11 miliardi di dollari a questo fine e si avvia a superare i 20 miliardi per l’intero 2009, direi che non c’è male no? – e proprio alle operazioni e posizioni su derivati. In ogni caso, almeno negli USA i regolatori intervengono. Qui da noi in Italia, abbiamo dovuto aspettare come al solito le Procure della Repubblica, per i vari casi in Lombardia, Campania, Puglia e compagnia. Al MEF da fine anno scorso funziona una banca dati “obbligatoria” di deposito delle posizioni aperte dagli Enti Locali sui derivati. Il rischio concreto è che di qui a pochi mesi – se davvero bisogna credere all’uscita a breve dalla crisi-  le curve dei tassi nell’euroarea cambino. A quel punto, il rischio di esposizioni inaspettate potrebbe salire di colpo. Perché nessuno allora ci informa con numeri precisi, relativi al rischio netto di chi si è impropriamente inderivato nelle Autonomie? Una crisi che procede nell’occultamento dei dati a fini precauzionali è l’opposto della total disclosure che per un anno tutti hanno predicato.

Oscar Giannino Senza categoria , , ,

Cattive notizie

13 luglio 2009

UPDATE [22.00] Si apprende che la Banca d’Italia rimprovera a Zopa di effettuare raccolta del risparmio attraverso la giacenza sul conto prestatori (grazie anche a darmix nei commenti a questo post). Personalmente, credo che nella migliore delle ipotesi il provvedimento sia frutto una lettura capziosa delle norme. La più severa regolamentazione dell’attività bancaria rispetto alla semplice intermediazione finanziaria trova, infatti, la sua ratio nella divaricazione tra titolarità ed impiego delle somme versate. La giacenza del conto prestatori, viceversa, non entra mai nella disponibilità di Zopa. Assai più verosimile mi pare la ricostruzione del direttore Giannino, che allude all’arrocco corporativo delle banche. Come osserva correttamente Giacomo Dotta, d’altro canto, i rilievi di via Nazionale non riguardano unicamente Zopa, ma più in generale l’intero comparto del social lending. Insomma, la partita è appena iniziata.

Zopa, il servizio di social lending che ha già distribuito oltre 7 milioni di euro di prestiti, sospende l’attività.

In data 10 luglio 2009 è stato notificato a Zopa il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze che, su indicazione di Banca d’Italia, ha cancellato dall’elenco degli intermediari finanziari ex art. 106 la nostra società. Come conseguenza immediata ci vediamo costretti a sospendere la trattazione di nuovi prestiti e l’ingresso di nuovi Prestatori.
La società sta valutando tutte le iniziative, anche di natura giurisdizionale, per tutelare la propria posizione e la community. Vi terremo informati su tutte le attività che metteremo in atto per salvaguardare un’iniziativa innovativa, etica, sociale e vantaggiosa per tutti i partecipanti.

[HT: Roberto Venturini]

Massimiliano Trovato liberismo, mercato , , , , ,