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Posts Tagged ‘liberalismo’

Il declino (annunciato) dei liberali tedeschi

2 ottobre 2010

Quando, esattamente due mesi fa, abbiamo pubblicato questo post sul futuro dei democristiani tedeschi, la bolla in casa FDP non era ancora esplosa. E sì perché, nel partito liberale, dopo il grandioso risultato di un anno fa, tira oggi una brutta aria. In meno di dodici mesi i Freidemokraten hanno letteralmente polverizzato il consenso, che aveva permesso loro di tornare sui banchi dell’esecutivo dopo 11 anni di opposizione: dal 14,6% giù in picchiata fino al 4-5%, ormai quasi fuori dal Bundestag. Non passa giorno senza che la leadership di Westerwelle venga criticata o messa in discussione, tanto che egli stesso pare abbia già pensato alle dimissioni da presidente dell’FDP. Ma anche la carica di Ministro degli Esteri e Vice-Cancelliere gli sta molto stretta. A differenza del suo predecessore, il socialdemocratico Steinmeier, Westerwelle non ha infatti tratto alcun giovamento dal ricoprire una posizione di alto profilo. Nella mente dei tedeschi c’è sempre il Guido delle campagne elettorali un po’ esuberanti e patetiche o il Guido che strilla contro i sindacati. Le elezioni del settembre 2009 non sono state altro che un’illusione ottica per chi- come noi- credeva che Westerwelle si sarebbe finalmente scrollato di dosso  gli strascichi di una carriera fino ad allora magra e deludente. Prosegui la lettura…

Giovanni Boggero liberismo , , , , , , ,

Manuel Ayau, un uomo di cui non sentirete parlare

4 agosto 2010
Difficilmente ne avrete sentito parlare, ma Manuel Ayau (nato il 27 dicembre 1925 e venuto a mancare ieri) è un uomo la cui vita ha avuto un senso. Pochi hanno fatto quanto lui  per la libertà individuale e la scienza economica, nel suo disastrato Guatemala e non solo.
Ayau era un imprenditore ma a partire dagli anni Settanta prese a dedicare una quota sempre più ampia non solo dei suoi averi ma del suo tempo e più in generale delle sue energie a quell’universo di idee caro anche ai lettori di questo blog. Partecipò attivamente ai lavori della Mont Pelerin Society che, prima di Internet, era pressoché l’unico strumento di cui per tenersi in contatto disponeva la piccola comunità di studiosi che a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta gettò le basi della lenta e progressiva “rinascita†del liberalismo classico dopo le due guerre. “Musoâ€, come lo chiamavano gli amici e tutti coloro che in qualche maniera finivano per sentirlo amico pur avendo avuto scambi episodici con lui, era per molti come per Bob Higgs “un eroeâ€. Prosegui la lettura…

Alberto Mingardi informazione, liberismo, mercato , , , ,

Le ragioni dei Libertini – di Mario Unnia

28 luglio 2010

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Mario Unnia:

Libertino comincia con la l come liberali, liberisti, libertari, e non è infrequente trovare persone che si sentono connotate da uno o più dei quattro termini. Ma di libertinismo si parla assai meno degli altri tre ismi che vengono citati, analizzati, discussi in sedi diverse e da intellettuali di ogni tipo. Eppure un breve richiamo a quella corrente di pensiero e al movimento che l’interpretò non sembra fuori luogo, dato il clima che si respira in questi tempi.

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Egidio Sterpa: Requiescat in Pace

1 luglio 2010

Poche ore fa è morto in un ospedale milanese Egidio Sterpa, giornalista e uomo politico, che ha legato il suo nome soprattutto al Giornale di Indro Montanelli – insieme al quale nel 1974 lasciò il Corriere della Sera, in dissenso con la linea progressista di Piero Ottone – e al Partito liberale degli anni Ottanta. Prosegui la lettura…

Carlo Lottieri informazione, liberismo, pensiero , , , ,

Ancora su Street-View

8 marzo 2010

Sul tema Street-View, di cui abbiamo discusso di recente, mi piace segnalare due contributi di notevole interesse, entrambi pubblicati sulla rivista libertaria “Eigentümlich Freiâ€, quest’anno al secondo lustro di attività (auguri!). Il primo riecheggia sostanzialmente il nostro modo di vedere le cose ed è stato scritto da Gérard Bökenkamp, vincitore nel 2009 del premio per l’articolo liberale dell’anno istituito dalla Friedrich Naumann Stiftung, fondazione vicina all’FDP. Il secondo, invece, a firma dell’amico Dirk Friedrich, è estremamente originale e distingue tra la soluzione del problema nell’ambito di una società di proprietari e la soluzione in un quadro giuridico, dove esiste la proprietà pubblica (nella fattispecie quella delle strade). Prosegui la lettura…

Giovanni Boggero liberismo, mercato , , , , ,

Addio a Lambsdorff, liberale vero in tempi difficili

8 dicembre 2009

È morto Otto Friedrich Wilhelm von der Wenge Graf Lambsdorff, “Otto il conte” come tra la fine degli anni 70 e i primi 80 lo chiamavamo amichevolmente ai seminari IFLRY, la federazione internazionale dei giovani liberaldemocratico-radicali, seminari che venivano spessissimo ospitati e finanziati dalla Friedrich Naumann Stiftung della FDP. E ai quali interveniva molto frequentemente lui stesso, curiosissimo di capire che cosa masticassero le giovani leve liberali, europee e del mondo OCSE. Devo ammettere che mi è scappata una lacrima, quando ho letto della sua scomparsa. Perché è stato tra le personalità che più hanno spinto in avanti il mio pensiero, quando da giovanissimo ero convinto che Keynes avesse ragione, e che da noi in Italia l’accordo col Pci ricercato da Ugo La Malfa e Aldo Moro fosse necessario, per portare i comunisti alla piena occidentalizzazione e usare la loro energia per impostare riforme energiche senza delle quali l’Italia appariva destinata a un gramo futuro, sotto il duplice attacco della stagflazione e del terrorismo. Lambsdorff ci di dava torto, e aveva ragione lui. Per almeno tre ragioni. Prosegui la lettura…

Oscar Giannino liberismo, mercato , , ,

Niente di nuovo lassù in Germania

18 settembre 2009

A dieci giorni dalle elezioni in Germania, pubblichiamo qui di seguito la traduzione del contributo inviatoci dall’amico Dirk Friedrich, giovane giurista e blogger, redattore della rivista di cultura politica Eigentümlich Frei (EF-Magazin) e membro della corrente libertaria dell’FDP  (Libertäre Plattform).

Il prossimo 27 settembre si terranno le elezioni politiche per eleggere il Bundestag numero diciassette nella storia della Repubblica Federale. Ai nuovi deputati toccherà confrontarsi con una mole infinita di vecchi problemi, che anziché essere stati affrontati, sono stati letteralmente rinviati dall’attuale governo di Angela Merkel. A livello di politica interna in agenda c’è da anni il problema del finanziamento delle casse sociali. La critica al contributo assicurativo unico e all’idea stessa del fondo sanitario (Gesundheitsfonds), istituito dal governo è più forte che mai. Medici e pazienti si lamentano di continuo dei bassi salari e degli altissimi costi. L’impronta estremamente anticoncorrenziale della riforma conduce a ciò che è del tutto inevitabile in un sistema socialista, ossia la corruzione. I primi scandali di mazzette non fanno che confermarlo. Prosegui la lettura…

Giovanni Boggero Senza categoria , , , , ,

Legal standards: c’è un anti Tremonti, laggiù nell’Oregon

4 agosto 2009

Ofer Raban insegna alla Law School della Oregon University, e ha appena pubblicato un saggio che evidentemente non tiene molto conto di quanto Giulio Tremonti ha alacremente sottoposto al G8 dell’Aquila, in materia di nuovi legal standards condivisi da porre al centro dell’agenda del prossimo summit di Pittsburgh in materia di supervisione finanziaria internazionale, di requisiti di capitale per gli intermediari e criteri di redazione dei bilanci. Il titolo, esplicitamente, propone la tesi: Why Vague Legal Standards May Be Better for Capitalism, Liberalism, and Democracy.  L’autore considera la “mania” dei legal standards come un frutto tardivo del “testualismo”, corrente ultima che attribuisce al diritto codificato superiorità su tradizione, norme statutarie dal basso e autoregolazione. Gli effetti di “very binding legal standards” possono tradursi in conseguenze inintenzionali che accrescono le crisi in direzioni prociclica invece che anticiclica, a meno di essere proclamati per compiacere il ritorno della politica alla sovranità preminente, ma a patto di applicarli solo a crisi terminate cioè quando essi serviranno ancor meno. Una lettura in controtendenza, giusto per stimolare il cervello e non arrendersi al mainstream.  Scommetto che molti dei membri dello steering commitee del Financial Stability Board - si riunisce domani, ed è un incontro decisivo per la concreta agenda di Pittsburgh – sono più d’accordo con Ofer che con il nostro amato Giulio.

Oscar Giannino Senza categoria , , , ,

Zagrebelsky, il mito e la libertà

21 aprile 2009

Può l’amore per la libertà far breccia a sinistra? Una risposta lapidaria è difficile. Ciò che tuttavia balza agli occhi dei più attenti osservatori è che negli ultimi quindici anni, in Italia, il vessillo del liberalismo è stato innalzato (solo) quando si è trattato di combattere il rivale politico per eccellenza, ossia Silvio Berlusconi. La concorrenza, il mercato, la libertà di espressione sono diventati degli strumenti di lotta partigiana e non qualcosa di intrinsecamente buono per cui valeva la pena battersi. Qualcosa insomma di cui appropriarsi temporaneamente, come clava da dare in testa all’avversario. In un’intervista concessa al Sole 24 Ore in occasione dell’inaugurazione di Biennale Democrazia, l’ex presidente della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky mostra di inserirsi pienamente nel solco di questa strana tradizione intellettuale. Fa infatti davvero piacere sentirsi mettere in guardia dal rischio di una “società come palazzo di cristallo dove tutto è regolato perfettamente e che in vista dell’ordine abolisce la libertà“; e ancora, citando Montesquieu, dal fatto che “la paura è la molla che fa funzionare il dispotismo“. Clap, clap. Ma alla tanto bella quanto teorica dichiarazione di principio sui pericoli della società massificata, non fa poi seguito alcuna condanna del costruttivismo, della pianificazione economica e della ipertrofia legislativa. Anzi. Nel suo amore sviscerato per il mito della democrazia e della sua neutralità, Zagrebelsky ricorda ad esempio come “la tutela della sicurezza è per quintessenza il luogo dell’imparzialità” e ancora come “negli Stati ben strutturati, il Ministero dell’interno è il meno politico, il più oggettivo“. Le ronde e l’autodifesa si collocherebbero secondo Zagrebelsky “fuori da cinque secoli di cultura costituzionale“. Al di là del fatto che il professore sembra essersi perso per strada il secondo emendamento della Costituzione americana, ebbene al di là di questo, considerare come fumo negli occhi la possibilità che i cittadini sopperiscano alle inefficienze dello Stato, approntando strumenti di difesa volontaria di ciò che loro legittimamente spetta, significa non voler impedire che la politica usi proprio il tanto decantato Ministero dell’Interno per soggiogare e coartare le libertà del popolo; significa cadere proprio nel vortice dal quale Zagrebelsky intende salvarci; significa insomma permettere che l’uomo-massa deleghi in bianco allo Stato (Ortega y Gasset). Basterebbe avere a mente quante limitazioni alle nostre libertà sono state perpetrate negli scorsi anni dietro al paravento della lotta al terrorismo per accorgersi che l’imparzialità è e resterà un mito. “Quale Paese può conservare la propria libertà se ai suoi governanti non viene periodicamente rammentato che la popolazione conserva il proprio spirito di resistenza? Che il popolo si armi!”. Chi ha scritto queste righe non è né Calderoli né Borghezio, ma si chiamava Thomas Jefferson, lo stesso ad avvertire- parecchi secoli prima di Zagrebelsky- che “il prezzo della libertà è l’eterna vigilanza“. D’altra parte, anche nella deliziosa citazione di Dostoevskij (“Non c’è per l’uomo preoccupazione più ansiosa che di trovar qualcuno a cui affidare al più presto quel dono della libertà, con il quale quest’essere infelice viene al mondo“) non v’è alcun intento di demitizzazione della sovranità o delle istituzioni politiche, né alcuna denuncia dei pericoli che la democrazia in sé e per sé considerata comporta. A Zagrebelsky sfugge quello che è il nodo fondamentale della questione, ovvero quello- per dirla con Bruno Leoni- “dello Stato concepito come realtà sopranuotante agli individui; più buona, più giusta, più potente degli individui, a cui dovrebbe tendere la mano per renderli migliori”. Una volta dato per scontato che la Costituzione e la legge positiva sono frutto della volontà generale, che lo Stato nasce da un fantomatico contratto sociale e che la norma fondamentale kelseniana è un assioma imprescindibile, si rimuove il problema- a mio avviso fondamentale- della natura irrazionale e religiosa del potere o, per così dire, della nascita del diritto moderno “intorno ad un totem“. Che la democrazia possa tralignare nella dittatura della maggioranza lo sanno ormai anche le pietre. Certo, ricordarlo non fa mai male. Ma in momenti come questi occorrerebbe piuttosto non smettere di interrogarsi sulle ragioni intime della nascita dello Stato, sui motivi della costante espansione dei poteri pubblici e sulle perversioni della rappresentanza politica nella società democratica. Che Biennale Democrazia sappia far questo ne dubitiamo fortemente. Non foss’altro che per l’”educativo” incontro sulle “bellissime tasse” propinato ad innocenti bambini delle elementari. Il mito continua.

Giovanni Boggero liberismo , , , , , , ,