CHICAGO BLOG » landesbanken http://www.chicago-blog.it diretto da Oscar Giannino Thu, 23 Dec 2010 22:50:27 +0000 it hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.0.1 Landesbanken-Odyssey: i contribuenti tedeschi ringraziano /2009/11/26/landesbanken-odyssey-i-contribuenti-tedeschi-ringraziano/ /2009/11/26/landesbanken-odyssey-i-contribuenti-tedeschi-ringraziano/#comments Thu, 26 Nov 2009 12:11:41 +0000 Giovanni Boggero /?p=3963 Continua il nostro Landesbanken-watch. Giusto così per non farci mancare il buonumore. Incominciamo con Bayern LB, sì proprio lei, la banca con gli alberghi a cinque stelle. Ebbene, la cassaforte bavarese, dopo i 10 miliardi di iniezione di liquidità garantiti dal governo regionale, pareva essere ormai al di là del guado, quando sono esplose le difficoltà di Hypo Group Alpe Adria, sua controllata rilevata improvvidamente nel 2007 e da sempre nota per aver problemi di capitalizzazione; HGAA ha dato chiari segnali di cedimento a causa del crollo degli affari ad Est, in particolar modo in Croazia, dove i fallimenti di piccole e medie imprese negli ultimi mesi si sono infittiti. Alpe Adria ha già ricevuto lo scorso anno 900 milioni di euro dal governo austriaco e 700 dalla controllante bavarese. Ebbene, nel 2009 Bayern LB sarà così nuovamente in rosso, per più di un miliardo di euro. Il governatore della Baviera Seehofer (CSU) ha smentito che dal bilancio del Land possano uscire ancora denari per aggiustarne i conti: “Ora tocca ad Austria e Carinzia attivarsi”. Di fusioni con la LBBW del vicino Baden-Württemberg non si parla più; i diversi governatori mal digeriscono l’idea di dover fare a meno di un importante centro di potere. A dimostrazione di quanto poco siano contenti di essere intervistati sul tema propongo ai lettori questo reportage (in tedesco) firmato ARD. Ma il circo targato Bayern LB non si ferma qui. E no, perché il gruppo bavarese avrebbe in animo di scendere sotto il 50% in Saar LB, piccola banca regionale del Land omonimo, acquisita dal gruppo bavarese nel 2002 per la sua scarsa rentability. Ottimo. A chi andrà dunque il 25,2%? A qualche privato misericordioso, direte voi. Niente affatto. Si torna agli antichi fasti: la palla passa cioè al Land della Saar. Che quest’ultimo sia iperindebitato non è granché importante, tanto c’è il contribuente. Più divertente è constatare che ad appoggiare l’idea ci si è messo pure il neo-Ministro dell’Economia Christoph Hartmann, leader locale dell’FDP, ossia il partito liberale. Chapeau! Un indignato Gerald Braunberger sulla FAZ l’ha definita “politica del campanile” (Kirchturmpolitik). Sottoscriviamo e chiudiamo il post con un flash su West LB, la banca da cui una decina di anni fa prese la mosse la Commissione Europea per eliminare i privilegi delle Landesbanken. Nella giornata di ieri in Germania è stato infatti ufficialmente dato il via per la costituzione della prima Bad-Bank del paese, la quale servirà ad ospitare i titoli tossici di uno degli istituti più colpiti dalla crisi finanziaria. Quel che più impressiona è che a dover rilanciare la West LB debba temporaneamente -fino al 2011- essere lo Stato centrale, attraverso il fondo di stabilizzazione creato lo scorso anno (SoFFin). Per la prima volta, anche il Bund entra in una banca regionale e copre con tre miliardi di euro parte delle perdite. Olè. Il nuovo che avanza. Non si capisce per quale ragione dove non sono riusciti i governi locali e le casse di risparmio, dovrebbe riuscire la federazione. Mistero. Eppure secondo il Ministro delle Finanze del Nord-Reno Westfalia Linssen (CDU) questo “sarebbe l’inizio di un nuovo futuro”. Non sappiamo bene di quale futuro parli, di certo non è quello dei contribuenti.

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HSH, ovvero dell’agonia delle Landesbanken /2009/09/21/hsh-ovvero-dellagonia-delle-landesbanken/ /2009/09/21/hsh-ovvero-dellagonia-delle-landesbanken/#comments Mon, 21 Sep 2009 12:35:05 +0000 Giovanni Boggero /?p=2895 Su tutti i quotidiani tedeschi di questa mattina campeggia la tragicomica notizia relativa ad HSH Nordbank, istituto di credito attivo nel finanziamento al settore dello shipbuilding e la cui quota azionaria di maggioranza è detenuta dai Land della città anseatica di Amburgo e dello Schleswig-Holstein. Stando ai report della stampa, la banca, che era finita già nel mirino dei media per la corresponsione di bonus eccessivi a seguito del recente bailout approntato dal governo, avrebbe pagato circa 30 milioni di euro a Goldman Sachs nell’ambito di un credit default swap (CDS) stipulato con essa a titolo di copertura sui crediti verso Lehman Brothers. Peccato che, dopo il fallimento di quest’ultima lo scorso settembre, Goldman Sachs abbia dimenticato di battere cassa, facendo così scadere il termine e perdendo ogni diritto su quella somma di denaro. HSH pagò comunque con nonchalance tre settimane dopo, senza che il consiglio di sorveglianza venisse minimamente interrogato sulla questione. Oggi, messi sotto pressione dai giornalisti, i vertici di HSH rispondono di aver voluto comunque prestare fede all’accordo, per via della reputazione che altrimenti la banca si sarebbe guadagnata. Il mondo politico- ovvero quello stesso mondo preposto al controllo di tali banche pubbliche- ha reagito indignato. “Mi domando se i manager della società si comportino in questo modo, anche quando ne va del proprio denaro”, ha osservato un socialdemocratico locale. E qui sta il punto. Usare il denaro dei contribuenti, come se fosse di nessuno conduce a risultati grotteschi. Le banche pubbliche, come abbiamo documentato in questo focus di aprile e come sottolineato in uno studio più recente dell’Università di Dresda e dell’Istituto economico Ifo, sono gli istituti di credito più colpiti dalla crisi finanziaria. Il problema, spiega il professor Marcel Thum, è che chi siede nei consigli di amministrazione e nei consigli di sorveglianza di queste società non ha affatto esperienza nel mondo della finanza. Aver maturato una certa esperienza, talora, non è affatto un requisito sufficiente. Questo è vero. Ma di certo è almeno necessario, quando ne va dei soldi altrui…

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Storie di ordinaria follia teutonica /2009/06/03/storie-di-ordinaria-follia-teutonica/ /2009/06/03/storie-di-ordinaria-follia-teutonica/#comments Wed, 03 Jun 2009 19:10:07 +0000 Giovanni Boggero /?p=821 Del meraviglioso mondo delle Landesbanken abbiamo parlato in questo paper scritto un mese e mezzo fa per l’Istituto Bruno Leoni. Ma le banche regionali sono una miniera inesauribile di chicche che val la pena di raccontare. Succede infatti che la maxi-indebitata Bayern Lb, facente capo al Land della Baviera e i cui intrecci con la politica fanno un baffo a tutti i Mario Resca del Belpaese, sia proprietaria anche di due lussuosi hotel a cinque stelle. Il primo è l’Intercontinental dell’Obersalzberg, acquisito dalla mano pubblica per risollevare le sorti di una graziosa località alpina, fatalmente gravata dal peso della storia (come tutti sanno fu la residenza estiva di Hitler). Peccato che i turisti non arrivino, l’hotel sia pressoché sempre vuoto e le perdite record (4 milioni di euro nel solo 2008) dell’hotel dei sogni se le debbano generosamente sobbarcare i contribuenti. Ma si sa, per rinverdire i fasti della “colpa collettiva” questo ed altro. “Io non voglio pensare che le forze dell’estrema destra rilevino l’hotel per farne un punto di ritrovo”, ha chiarito il presidente della CSU Horst Seehofer. Accipicchia, quanto zelo! Cosa non si fa per la causa della democrazia. Ma, come detto, Bayern Lb possiede anche un altro hotel, nella prestigiosa cornice del Wörthersee. Anche qui il rosso è da capogiro: solo nel 2008 quasi undici milioni di debiti, dopo una ristrutturazione costatane la bellezza di 120. Il governo regionale ha sostenuto la voragine di Bayern Lb con 10 miliardi freschi freschi. La Commissione Europea pretende che le controllate della società vengano vendute al più presto per ripagare parte del prestito-ponte. Una completa privatizzazione dell’istituto non è comunque prevista prima del 2014-2015. C’è ancora tempo per acquistare nuovi hotel.

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Germania. Tutto bene con le Sparkassen? /2009/04/29/germania-tutto-bene-con-le-sparkassen/ /2009/04/29/germania-tutto-bene-con-le-sparkassen/#comments Wed, 29 Apr 2009 15:40:16 +0000 Giovanni Boggero /?p=334 Insieme con quello delle Landesbanken, l’universo delle Sparkassen è un fulgido esempio di ciò che molti tedeschi amano definire Soziale Marktwirtschaft. Che cosa esattamente si intenda con questo termine non è chiaro a nessuno, dato che tutti tendono ad appropriarsene dilatando o restringendo- a seconda dei punti di vista- le maglie del concetto. Il caso di specie fa però chiarezza su ciò che di sicuro l’economia sociale di mercato non è. La Soziale Marktwirtschaft, così come si è sviluppata in Germania dal dopoguerra sino ad oggi, non è infatti una Reine Marktwirtschaft, ovvero un’economia di mercato dura e pura. Né mai lo sarà. Anzi, perfino dopo la caduta del Muro, quando le magnifiche sorti del liberalismo sembravano dover trionfare ovunque, l’anelito verso il Vaterstaat non si è affatto dissolto, ma è rimasto inalterabilmente fisso nella spina dorsale della gran parte dei tedeschi. Ebbene, le casse di risparmio sono l’archetipo perfetto di questa irrefrenabile pulsione della Germania per soluzioni che releghino il mercato sempre a second best, a mero strumento accessorio. L’obiettivo del risparmio per le fasce sociali più disagiate (oggi in realtà per una vasta e sfaccettata pletora di clienti) si dice debba essere primariamente perseguito dallo Stato, che, a tal fine, conserverà la proprietà su determinati istituti di credito, le Sparkassen appunto. Ora, qui come altrove, è utile chiedersi: siamo davvero sicuri che laddove non riesce (o si suppone che non riesca) il privato, lo Stato ce lo possa fare e ce la possa fare bene? Nutrire qualche dubbio, anche alla luce di alcuni semplici considerazioni, pare lecito.

a) Il cronico eccesso di capacità nel settore delle casse di risparmio (overbanking) è legato per buona parte alla presenza del cosiddetto Regionalprinzip, che sottrae alla competizione gli istituti facenti capo ad enti territoriali diversi e fa in modo che i clienti di ciascuna cassa siano in massima parte i residenti della zona stessa in cui essa opera.

b) La raccolta del risparmio, come rileva Hans Werner Sinn nel suo felice volumetto “Der Staat im Bankwesen”, può essere davvero incentivata solo se gli interessi garantiti ai risparmiatori sono generosi. In realtà gli interessi reali per il deposito a risparmio sono stati per anni del tutto risibili (nel 1986 e poi ancora dal 1990 al 1994 ebbero persino segno negativo!!!).

c) Della scorsa settimana è la severa pronuncia del Bundesgerichtshof, la Cassazione tedesca, con la quale  sono state bocciate le clausole di quei contratti di credito che consentivano a quei “buoni samaritani” delle casse di risparmio di modificare unilateralmente l’entità dei costi delle transazioni bancarie, il più delle volte ritoccandoli verso l’alto.- Ma non dovevano favorire il piccolo risparmiatore?-

d) Dopo la definitiva caduta delle garanzie di Stato, non è affatto vero che non vi siano stati investitori privati disposti a rilevare o ad acquistare partecipazioni in casse di risparmio. Nel 2004, in un caso rimasto famoso, la cittadina di Stralsund tentò di cedere la propria, ma più forti si rivelarono e pressioni lobbistiche delle associazioni delle Sparkassen e dei potentati politici locali. Stesso esito anche per la recente proposta di modifica in senso più market-friendly della legge regionale sulle Sparkassen nel Nord-Reno Westfalia

e) Nonostante un doppio livello di sorveglianza (quello federale della Bafin e quello dell’organo regionale delle casse  di risparmio) i casi di corruzione in questo settore non sono affatto così desueti. L’ultimo è quello scoppiato nel febbraio scorso presso la cassa di risparmio di Colonia (proprietaria persino di un Golf Club!)  che rivela in maniera palmare i rapporti malsani e i conflitti di interesse tra politica locale e banche pubbliche.

f) Fin dagli anni ’70, le Sparkassen sono diventate banche pressoché universali, capaci di eseguire una vasta molteplicità di operazioni bancarie e in alcuni casi, laddove permesso dalle rispettive leggi regionali, anche di redistribuire gli utili. L’idea che debbano rimanere a tutti costi pubbliche, sottraendosi così a criteri di efficienza, è insomma palesemente ideologica e non fa certo gli interessi dei consumatori.

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