CHICAGO BLOG » irlanda http://www.chicago-blog.it diretto da Oscar Giannino Thu, 23 Dec 2010 22:50:27 +0000 it hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.0.1 Il gattone celtico /2010/10/04/il-gattone-celtico/ /2010/10/04/il-gattone-celtico/#comments Mon, 04 Oct 2010 19:50:50 +0000 Silvano Fait /?p=7208 Oggi parlo di Irlanda, e siccome dovrò dare ragione ad una affermazione di Krugman, scrivo il presente articolo a letto, sotto le coperte, nella classica postura del malato (gambe sdraiate e mezzobusto sorretto da tre cuscini).

Sono sempre stato del parere, e lo sono tuttora, che una politica di austerità economica e riforme sia necessaria. Per questo motivo ho apprezzato il piano di tagli messo in atto dal governo irlandese finalizzato al contenimento della spesa pubblica e ho creduto che tali scelte fossero le migliori per riportare la tigre celtica sulla via di una crescita sostenibile. Rimango della stessa opinione per quanto riguarda quel tipo scelte, ma ammetto di aver commesso un grosso errore: quello di aver creduto ad un governo che sbandierava austerità mentre emetteva titoli di stato per ripianare le perdite del settore bancario. Quindi, quando Krugman afferma che il mercato obbligazionario sta punendo l’Irlanda rispetto alla Spagna (assai più levantina nel riuscire a varare un credibile piano di riforme) afferma una lapalissiana verità. Ma poiché è affetto da un certo strabismo keynesiano nell’analisi della spesa omette di citare l’andamento del debito pubblico irlandese. Questi è passato dal 22% in rapporto al pil nel 2008, al 64% nel 2009 e le recenti proiezioni di Moody’s lo stimano oltre il 100% entro il 2011. Quadruplicare e oltre il debito pubblico, (essenzialmente per salvare il sistema bancario) non è austerità. Postare in conto capitale i bail out, per poi fare i ganzi su quante frazioni di spesa pubblica si riesce a ridurre nell’esercizio fiscale corrente, è un simpatico esercizio di stile che può servire a prendere per i bassifondi l’elettore mediano e qualche burocrate di Bruxelles. Non certamente i mercati. In realtà anche un bimbo di otto anni potrebbe centrare la questione. Domanda: se riduco il deficit per le spese di casa da -10 a -5 ma compro un’auto nuova che costa -20, quanto dovrò chiedere in prestito ? Risposta: -25. Quindi, in totale, avrò speso meno soldi di prima o di più ? Risposta: di più. L’analisi dei flussi di cassa si occupa di questo. In modo professionale ovviamente, ma la logica sottostante alla politica dello stato irlandese è la medesima del problemino sopra esposto e risolto. E la logica di un governo che spende più di quanto incassa per pagare il conto delle banche si chiama deficit spending, non austerità.

La contabilità pubblica consente una creatività notevole e in particolare consente di glissare sul fatto che gettar denaro in una banca fallita non sia un investimento bensì una spesa e poi se per sostenerla si è costretti ad indebitarsi tanto peggio. Quindi se dobbiamo fare un esercizio di finanza pubblica comparata tra Spagna e Irlanda dobbiamo sommare al deficit corrente le spese sostenute per ricapitalizzare il sistema bancario. Considerate le dimensioni dei valori in gioco, la differenza tra gli stock di debito pubblico misurata anno per anno è una misura soddisfacente. In termini semplici: come possiamo determinare quanto deficit ha prodotto il governo ? Calcolando innanzitutto la differenza con il debito pubblico dell’anno precedente. Per quanto sia grossolana, questa ricomprende tutti i saldi della gestione fiscale. Quindi se la Spagna ha raddoppiato il proprio rapporto debito – pil rispetto al 2008 mentre l’Irlanda l’ha quadruplicato significa che in termini comparati quest’ultima sta facendo più deficit e non di meno.

Il motivo per cui ritenevo lodabile il budget per il 2010 di Dublino non teneva conto degli impegni (espliciti o impliciti, poco importa ormai) di questo nei confronti del sistema bancario. In questi momenti il le sorti del contribuente irlandese, per sua sfortuna, dipendono da quanto denaro riesce a cannibalizzare la Anglo-Irish Bank. L’analisi di Krugman, pur partendo da una constatazione dei fatti non eccepibile (il differenziale dei titoli di stato irlandesi a dieci anni è assai più alto di quello iberico), è in sostanza errata nell’identificarne le cause (eccesso di austerità). La levantina Spagna ha una legislazione meno market friendly dell’Irlanda e sotto questo profilo è decisamente meno competitiva, quindi a parità di fattori è posizionata peggio. Il punto è che gli altri fattori non sono pari ed al momento stanno seguendo dinamiche differenti (anche se il problema delle cajas è lungi dall’essere risolto).

Dal punto di vista politico, per chi apprezza le virtù di uno stato minimo che si occupi poco di faccende economiche, questo genere di episodi è piuttosto grave e nocivo alla causa della libertà. Quanto è credibile un governo che di giorno si dichiara liberale, chiede sacrifici, morigeratezza e responsabilità individuale mentre la notte si ubriaca e si prostituisce andando a letto con i banchieri ? Ma soprattutto, è politicamente proponibile e sostenibile un “liberalismo” che si rivela nei fatti un socialismo per ricchi ? Ovviamente no: è soltanto fonte di grande imbarazzo e rammarico.

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Mentre a Dublino si discute, Berlino cade /2009/06/30/mentre-a-dublino-si-discute-berlino-cade/ /2009/06/30/mentre-a-dublino-si-discute-berlino-cade/#comments Tue, 30 Jun 2009 14:51:02 +0000 Carlo Stagnaro /?p=1261 La Corte Suprema tedesca ha dato il via libera al Trattato di Lisbona. A questo punto il pallino è in mano agli irlandesi, che a ottobre dovranno rivotare la nuova “costituzione” europea (il precedente voto contrario è stato giudicato inaffidabile, perché gli irlandesi hanno votato male). Le concessioni che Dublino ha estorto a Bruxelles per ripetere la consultazione sono senza dubbio una piccola garanzia, ma ora più che mai siamo nelle mani di Dio.

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