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Posts Tagged ‘inflazione’

Ok, il prezzo è giusto !

16 settembre 2010

Periodicamente, ad intervalli brevi ed irregolari, appare sempre qualche market update di provenienza bancaria o finanziaria contenente stime econometriche dell’inflazione attesa dal mercato nei prossimi x anni a venire. Il succo del procedimento consiste nel determinare il differenziale in termini di rendimento annuale tra il tasso di interesse di un titolo governativo a cedola fissa (T-Bond o Bund ad esempio) ed un titolo governativo, di durata finanziaria similare, il cui valore di rimborso finale è indicizzato all’inflazione ufficiale. Facendo un esempio molto rozzo: se un BTP al 5% nominale, con scadenza a un anno, ha prezzo 100 ed un BTPi (indicizzato) con scadenza sempre ad una anno, ma cedola al 2%, ha anch’esso prezzo 100, significa che il mercato si attende un inflazione dei prezzi al consumo del 3% per i prossimi dodici mesi. Il calcolo in realtà è più complesso e si estende lungo tutta la curva dei rendimenti, il principio di fondo però è quello sopra esposto.

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Silvano Fait credito, finanza, macroeconomia ,

Il rischio giapponese a cui ci espongono BCE e banche centrali

12 agosto 2010

di Silvano Fait (IHC)

Purtroppo non abbiamo avuto ancora il piacere di vedere fare a Trichet uno spot televisivo al ritmo di “La mia banca è differente! Banca Centrale Europea: la Banca con “B†maiuscolaâ€. Mai pubblicità sarebbe stata maggiormente azzeccata. Come noto, la Banca Centrale è il monopolista autorizzato ex lege alla produzione di moneta. Il suo compito istituzionale è preservare la stabilità dei prezzi dei beni al consumo. I driver sono: il target di inflazione programmata pari al 2% e l’espansione della base monetaria determinata in un 4,5% annuale. Nella pratica la (teorica) k-rule è diventata una D&D Rule (Dungeons & Dragons’ rule) ovvero: lancia quattro dadi da sei, incrementa la base monetaria della percentuale corrispondente e poi compra tutti gli asset di dubbio valore sul mercato fino all’occorrenza. Anche la prima idea, quella di un perseguimento di un tasso di incremento dei prezzi dei beni di consumo costante è un po’ perniciosa: per un approfondimento il tal senso può essere opportuna una lettura di “The Sphere of Economic Calculation†(Human Action, cap. XII di Ludwig von Mises) come pure di questo “antico†pezzo di IHC, in quanto una discussione in tal senso richiederebbe uno spazio così ampio da esulare dagli scopi del presente articolo. Torniamo adesso invece al monopolio di emissione riservato alla Banca Centrale. Prosegui la lettura…

Oscar Giannino credito, monete , , ,

Il futuro è d’oro

12 maggio 2010

Oggi segnaliamo un interessante commento di Greg Gibbs, di Royal Bank of Scotland, ripreso da Alphaville, che dà l’esatta misura di quello che sta accadendo sui mercati europei, e quello che ci attende nel prossimo futuro: la monetizzazione del debito pubblico dei paesi di Eurolandia, in perfetto stile-Fed o Bank of England. Perché non ci sono davvero alternative a questo esito, o meglio l’alternativa è la Grande Depressione 2.0. Spiegato agevolmente il motivo del rally dell’oro.

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Mario Seminerio macroeconomia, mercato, monete , , ,

L’evoluzione bimodale dei prezzi…

29 dicembre 2009

Fino a metà 2008 tutti parlavano di recessione inflazionistica: carestie alimentari, fine del petrolio, tavole di Mendeleev vendute a prezzi crescenti nei mercati internazionali. Poi, nel giro di pochi mesi, tutti cominciarono a pensare ad una recessione deflazionistica: i prezzi scendevano e le bolle delle commodities si sgonfiavano rapidamente, ed è rispuntata fuori la trappola della liquidità.

Ora è però quasi un anno che le commodities stanno in rialzo. Il petrolio è passato da 50$ a 80$ al barile. L’indice IMF delle commodity, nel frattempo, è aumentato del 50%, e la cosa è abbastanza uniformemente divisa tra metalli, gas, petrolio e generi alimentari. Oro, argento, platino, rodio e palladio, chi più chi meno, sono aumentati considerevolmente, alcuni anche raddoppiati. Alluminio, rame e nickel, come se non bastasse, sono aumentati anche loro più o meno altrettanto. Che succede?

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Pietro Monsurrò Senza categoria , , ,

G5 batte G7, nel mondo nuovo

8 ottobre 2009

Gli andamenti dei Paesi del vecchio mondo avanzato – il G7 – divergono sempre più sostanzialmente da quelli dei Paesi leader – il G5 composto da Brasile, India, Cina, Messico e Sud Africa — del blocco precedentemente noto come Brics, che nel frattempo ha perso la Russia, troppo instabile e troppo dipendente dal solo andamento del prezzo energetico. La divergenza comporta conseguenze sulla exit strategy, ma non solo su di essa. Prosegui la lettura…

Oscar Giannino finanza, mercato , , , ,

I conti di Obama, i nostri e la corda sull’abisso

18 settembre 2009

Se si applicano le proiezioni del Congressional Budget Office alle proposte presentate e sostenute dall’amministrazione Obama, quest’anno la spesa primaria federale Usa toccherà il record dal secondo dopoguerra - un 26% del GDP che a noi italiani abituati al doppio farà pure sorridere, ma negli USA fa tremare. Soprattutto, di qui al 2018 la spesa pubblica federale resterà ancora in deficit a botte non inferiori del 5% del GDP l’anno, con un debito pubblico aggiuntivo superiore ai 9 trilioni di dollari. Il debito pubblico passerebbe così dal 41% del GDP precrisi, a superare il 100% nel 2020. È una corda tesa sull’abisso. E poiché noi all’America ci teniamo innanzitutto per se stessa, e poi perché senza di lei il mondo cresce meno e cresce peggio, il problema che “ci” riguarda è: come uscirne? Prosegui la lettura…

Oscar Giannino finanza, mercato , ,

Inondazione di ultima istanza

24 agosto 2009

Pare ormai acquisito che la Grande Recessione stia volgendo al termine, almeno sul piano delle variazioni del Pil, mentre l’andamento dell’occupazione sembra destinato a restare depresso almeno fino alla seconda metà del 2010. Circostanza che solleva perplessità riguardo la sostenibilità della ripresa nella perdurante assenza del consumatore americano, che deve prioritariamente preoccuparsi di ridurre il proprio indebitamento e non perdere il lavoro, o trovarne rapidamente uno nuovo, in caso sia disoccupato. Tra gli analisti restano tuttavia significative divergenze riguardo il vigore della ripresa in atto e la sua auto-sostenibilità, al netto dell’impulso fiscale.

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Mario Seminerio mercato , , ,

Abolire le banche centrali (cominciando dalla Fed…)?

5 agosto 2009

In uno storico passaggio delle sue “Considerazioni finali†(1976), l’allora Governatore della Banca d’Italia Paolo Baffi scriveva:

In questo anno in cui ricorre il bicentenario di due storici messaggi di libertà, vale ricordare un principio che è parte del nostro retaggio democratico. Esso si compendia nella massima: No taxation without representation. Il principio è violato dall’inflazione, che pone in atto nella nostra società un meccanismo redistributivo gigantesco e interamente arbitrario. In una visione di legittimità democratica quel principio investe l’istituto di emissione del diritto-dovere di farsi assertore della difesa monetaria.

Posto che la citazione andrebbe contestualizzata (a straordinario merito di Baffi, tenendo presente cos’era l’Italia nel 1976), c’è da chiedersi quali siano i banchieri centrali che oggi, nel mondo, la sottoscriverebbero volentieri – e quali siano invece quelli convinti che quel “meccanismo reditributivo gigantesco e puramente arbitrarioâ€, se ben “arbitratoâ€, possa menarci fuori dalle secche in cui ci troviamo. Prosegui la lettura…

Alberto Mingardi Senza categoria , , , , ,

Inflazione, attenti a leggere bene

30 giugno 2009

Il dato dell’inflazione rilasciato oggi dall’Istat obbliga a una lettura distinta, rispetto a quello eurozona rilasciato da BCE. Apparentemente, lo 0,5% del nostro mese di giugno sembrerebbe più “sano”, dell’inflazione negativa al -0,1% rilevata nell’euroarea. Al contrario, è un segnale di allarme aggiuntivo.  Il segno negativo dell’inflazione europea è un bias nei confronti della BCE. Basta leggere il comunicato rilasciato oggi da Francoforte per assistere a una nuova discesa degli impieghi finanziari a famiglie e imprese, e il dramma è che per la prima volta la componente famiglie e credito al consumo assume un segno negativo, rispetto all’anno precedente. L’andamento mese dopo mese dice che in Europa il rischio-deflazione è più che mai aperto. tradotto: i 325 punti base tagliati dalla Bce ai tassi d’interesse, e interventi come il rilascio straordinario di liquidità per 442 miliardi di euro al sistema bancario la settimana scorsa, non si rivelano sinora affatto in grado di stoppare la caduta in basso dei prezzi degli asset. La BCE dovrebbe forse reagire con qualche decisione imprevista, giovedì prossimo, invece di tenere tutto fermo come i mercati attualmente scommettono.

Quanto al dato italiano, non è affatto un segno di minor malattia. Anzi. Una lettura del dato scomposta per diverse componenti attesta che anche quando l’euroarea va a inflazione negativa, noi continuiamo a incorporare variazioni di prezzo che testimoniano la maggior improduttività delle nostre catene distributive ed energetiche, la nostra maggior vischiosità nel meccanismo intertemporale di traduzione dei prezzi dalla produzione al consumo. Tradotto: l’euroarea dovrebbe tagliare Stato e detassare, oltre che “spingere” con politiche monetarie più anticicliche; noi dovremmo, in più e oltre tutto questo, liberalizzare.

Oscar Giannino Senza categoria ,