E’ difficile commentare i fatti, quando cose che sembrano ovvie generano un intenso dibattito politico. Vuol dire che, in verità , ovvie non sono. E questo non può essere privo di conseguenze. Comunque, i fatti. Una banda di delinquenti fa irruzione illegalmente in un campo di mais di proprietà di Giorgio Fidenato, campo peraltro posto sotto sequestro dall’autorità giudiziaria perché si suppone vi siano state seminate alcune piante di mais transgenico. I delinquenti fanno piazza pulita di tutto il mais, convenzionale o geneticamente migliorato che sia. Il ministro dell’Agricoltura, Giancarlo Galan, commenta seccamente: “squadristi”. Il suo predecessore e attuale governatore della regione Veneto, Luca Zaia, dice invece: “è stata ripristinata la legalità ”. E aggiunge: “sugli ogm sono un no global”.
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Carlo Stagnaro liberismo fascismo, galan, greenpeace, Lega, ogm, proprietĂ privata, squadrismo, Zaia
Gli anglosassoni hanno una bella espressione popolare – nota come il “duck test” – che, pare, si deve al poeta James Whitcomb Riley: “se sembra un’anatra, nuota come un’anatra, e fa qua-qua come un’anatra, allora probabilmente è un’anatra”. Bé, guardate queste foto: se sembrano degli aggressori, si vestono come aggressori e parlano come aggressori, allora probabilmente sono aggressori. Non c’è altro modo di definire i militanti di Greenpeace che, questa mattina, hanno invaso il campo di Giorgio Fidenato, dove il leader di Futuragra aveva seminato 6 (sei) semi di mais transgenico (qui il video della semina, qui le foto della crescita). Qualunque cosa pensiate degli ogm – io sono favorevole, ma è irrilevante – siamo di fronte a qualcosa di molto più profondo: non il tormentone (falso) transgenico vs. biologico, ma il valore della proprietà privata.
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Carlo Stagnaro ambiente ambientalismo, fidenato, greenpeace, ogm
Non sempre le potentissime lobbies del cibo transgenico hanno la vittoria garantita. A sorpresa hanno appena subito una cocente sconfitta sui loro piani di introdurre nuovi tipi di patate ogm
E la sconfitta, annunciata con toni così trionfalistici da Repubblica, sarebbe la seguente: interpellati recentemente da Greenpeace in Germania, i colossi del fast food hanno confermato di non volere ammettere nei loro menu patate geneticamente modificate. Non è proprio uno scoop, anzi la storia è abbastanza vecchia, e vale la pena riportarla correttamente (e non c’entra nulla con la vicenda della patata Amflora, la cui coltivazione è stata recentemente ammessa dall’UE, ma che non è destinata all’uso alimentare).
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Giordano Masini ambiente agricoltura, fast food, greenpeace, monsanto, ogm, patata
1200 auto con autista, 140 jet privati, un carcere temporaneo per ospitare, all’occorrenza, 4.000 detenuti. Si mette in moto la macchina per salvare il mondo e, di certo, qui non si risparmia. Nè sulle spese, nĂ© sull’ambiente. Lo racconta, con dovizia di particolari e pettegolezzi, Andrew Gilligan sul Times, che insiste – giustamente – sui lussi e gli sprechi che si concederanno i 15.000 delegati, 5.000 giornalisti e 98 leader politici, a cui si aggiunge un imprecisato numero di curiosi, ong, manifestanti, fancazzisti e casinari. Secondo gli organizzatori, lo svolgimento dei lavori determinerĂ il rilascio in atmosfera di 41.000 tonnellate equivalenti di CO2. Tanto quanto ne consuma in un anno una cittĂ di 150 mila abitanti.
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Carlo Stagnaro energia al gore, Copenhagen, emissioni, greenpeace, rinnovabili, sprechi
Aprendo il Festival dell’Energia di Lecce, il presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, ha ricordato di un suo viaggio a Mosca, negli anni Ottanta. In quell’occasione, i dirigenti sovietici gli mostrarono un documentario sul gioiello tecnologico del momento: l’energia nucleare. Il fronte piĂą avanzato di quella tecnologia era la centrale di Chernobyl. Il senso del racconto era che non importa quante precauzioni si prendono e quanto avanzata è la tecnologia: l’atomo è sempre e comunque troppo pericoloso. Quello che Vendola non ha ricostruito è la dinamica dell’incidente, che invece è ben spiegata in due bei libri da Ugo Spezia e da Francesco Corbellini e Franco VelonĂ . Emerge chiaramente da queste letture che quello di Chernobyl non fu, in senso stretto, un incidente nucleare, quanto piuttosto un incidente del nucleare sovietico. Nel senso che una serie di errori umani e inaccuratezze tecniche portarono al disastro, ma gli uni e le altre non avrebbero potuto presentarsi in alcuna centrale atomica allora in funzione nel resto del mondo, e tanto meno in alcun impianto oggi in esercizio o in progetto. Non solo le misure difensive sono state molto rafforzate, ma anche le modalitĂ di gestione sono assai diverse e orientate a una maggiore sicurezza. Non è un caso, infatti, che Chernobyl rappresenti in assoluto un unicum nel panorama del nucleare mondiale, come ho scritto tempo fa sul Foglio basandomi su un rapporto di Legambiente. Sul nucleare si possono avere idee diverse, e ci sono buone ragioni per essere favorevoli (come gli Amici della Terra e Chicco Testa) oppure contrari (sempre Legambiente e poi Greenpeace hanno due studi interessanti). La questione è ultra-complessa e resto convinto che non la si possa risolvere semplicisticamente con un sì o con un no, perchĂ© ogni risposta va qualificata con delle informazioni e scelte relative al contesto in cui si inserisce l’atomo (per esempio: considerando oppure no le politiche di contenimento della CO2? In un mercato piĂą o meno liberalizzato, e come?). Il punto è però che chi chiama in causa Chernobyl, non accusa l’atomo ma il comunismo. E che il comunismo non funzionasse, lo sapevamo anche senza bisogno di una tragedia nucleare.
Carlo Stagnaro energia amici della terra, chicco testa, greenpeace, legambiente, nucleare