Una recessione alle porte?
Non si fa in tempo a dire che la recessione sia finalmente finita che “il lungo urlante ed inamabil gufo” di macphersoniana memoria fa capolino, stavolta incarnandosi in questo articolo del Telegraph, che sostiene che M1 sta calando, M2 sta calando, M3 (come fanno a saperlo lo ignoro) sta calando, i prestiti delle banche stanno calando, e quindi ristiamo al ‘29.
Un rapido controllo mi ha convinto che i dati non sono campati per aria, e quindi parrebbe che ci siano condizioni di stress in molti aggregati monetari e creditizi americani, anche senza tirare in ballo la disoccupazione, che ormai ha raggiunto livelli europei. E’ possibile dunque che la discesa non sia ancora finita e che ci saranno nuove crisi da qualche parte, anziché la tanto auspicata ripresa.
In ogni caso, diciamocelo, una buona volta: questa storia del ‘29 ha un po’ stufato. La depressione che è seguita alla crisi del ‘29, senza pressioni (sin dai tempi di Hoover) a non tagliare i salari, senza protezionismo, senza le spinte a rafforzare i sindacati e i cartelli, sarebbe stata così grave e così duratura? Probabilmente non ci sarebbe stata la disoccupazione al 20% fino al ‘41 senza le grandi riforme del salvatore della patria dell’epoca, Barack… no, volevo dire F. D. Roosevelt. Il resto è più difficile da dire, e in letteratura credo di aver contato quasi una dozzina di spiegazioni possibili (e non credo di aver esaurito la lista), ma, essendo il ‘29 un unicum nella storia economica, non bisogna esagerare con i paragoni.
Di rischi ce ne sono, ovviamente, ma non bisogna vedere la grande depressione guardando solo agli aggregati monetari e finanziari: c’era molto di più, purtroppo per loro e per nostra fortuna. Che quel di più torni, sfortunatamente, non me la sento, comunque, di escluderlo. Voglio essere ottimista, e quindi il paragone tra Smoot-Hawley Act e pneumatici cinesi non ho intenzione di farlo: nel primo c’erano 20,000 merci.
