Non ho sbagliato il pronostico sul referendum, come non l’avevo sbagliato da mesi sulle amministrative. Gli evidenti segni di crisi di consenso nelPaese al governo Berlusconi hanno portato prima alla sconfitta in città simbolo come Milano, Napoli, Trieste, Cagliari, Novara e via continuando, e ora hanno riportato dopo 26 anni il quorum referendario di molto oltre il 50%. Non aver capito da mesi e mesi che questa era l’aria che tirava nel Paese verso il governo e il suo leader, oppure – ciò che è peggio – averlo capito ma non esser riusciti ad articolare un minimo di reazione politica per timore delle sue reazioni, è il segno ormai conclamato di una gravissima crisi politica del centrodestra e innanzitutto del suo leader. Per conto mio, qualunque sia la – ovvia – volontà di sopravvivenza del governo, mi riesce assai difficile immaginare atti politici di portata tale da invertire il segno e risalire la china. Vedremo la Lega che deciderà, vista la protesta da mesi montante nella sua base. Di fatto, la mia sintesi a oggi è questa: Berlusconi è politicamente ferito a morte perché privo di reazione, e al suo fianco – come si vede dai quesiti e come si è visto nella campagna referendaria – la sinistra riformista di governo è politicamente sconfitta. Il principio delle gare di evidenza pubblica nell’affidamento dei servizi locali – il primo quesito sull’acqua indebitamente e vergognosamente gabellato per privatizzazione – è entrato nella legislazione e nel dibattito italiano grazie ai riformisti del Pd, fin dai tempi di Giorgio Napolitano ministro dell’Interno. Ma il Pd su questo – come sul ripensamento in materia di no al nucleare che aveva avviato in primis lo stesso Bersani – è stato letteralmente travolto. In nome del no a un Berlusconi minaccia per la democrazia e soprattutto ridotto – autoridotto, verrebbe da dire – a barzelletta di sesso-dipendenza, e alla semplifgicazione radicale e antagonista di ogni scelta concreta, sintetizzata in parola d’ordine ideologica. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino Acqua, Libertà, ambiente, energia, liberalizzazioni, liberismo, mercato, nucleare, referendum Berlusconi, governo, pdl, riformismo, statalismo
Riceviamo da Antonio Sileo e volentieri pubblichiamo.
«Gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, chè mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi…E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà». Ecco, spiace ricorrere a Sciascia (Il giorno della Civetta, 1961), ma sugli accadimenti atomico – parlamentari freneticamente succedutisi nei giorni scorsi ci pare che, insomma, con rispetto parlando per i pigliainculo, i quaquaraquà stiano proprio là dove in altri romanzi di solito ci sono i burattinai.
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Guest nucleare governo, nucleare, politica energetica, referendum
La Spagna è in ebollizione dopo che il partito di Governo di Jose Luis Zapatero ha raggiunto un accordo con due dei partiti nazionalisti per “far passare” la manovra finanziaria 2011. Qualche insegnamento per l’Italia? Prosegui la lettura…
Andrea Giuricin finanza consenso, dati macroeconomici, deficit, governo, Spagna, Zapatero
L’Autorità per l’energia ha inviato a Parlamento e governo una segnalazione che solleva alcuni punti molto critici sul decreto stoccaggi, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 29 agosto. Il decreto muove dal presupposto che occorre mobilitare investimenti in nuova capacità di stoccaggio, indispensabile a garantire al mercato del gas (e, indirettamente, all’elettrico) la flessibilità necessaria specialmente nei mesi di maggior domanda. Se, da questo punto di vista, gli strumenti adottati possono essere efficaci, essi rischiano di essere inefficienti a causa delle conseguenze, potenzialmente negative, che rischiano di generare su un altro terreno: quello della concorrenza e del mercato.
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Carlo Stagnaro energia autorità per l'energia, gas, governo, ortis, saglia, stoccaggi, testa
È morta Tirrenia? Fará la fine di Alitalia? Perché in Italia non sappiamo privatizzare?
Queste sono solo alcune delle domande che ci si potrebbe porre a pochi giorni dal fallimento della privatizzazione di Tirrenia.
L’Alitalia dei mari, che ha accumulato perdite per 20 anni pur ricevendo circa due miliardi di sussidi pubblici nello stesso periodo, rischia ora di fare la fine della compagnia aerea.
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Andrea Giuricin trasporti Alitalia, governo, privatizzazioni, regione Sicilia, tirrenia
Negli ultimi giorni sembrano essersi calmate le voci insistenti, che avevano impervesato la scorsa settimana, sulla possibile sostituzione – o comunque il ridimensionamento – di Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo economico con delega all’Energia, per far posto a Daniela Santanché, su esplicita richiesta del premier. Il rischio era stato segnalato per primo da Stefano Agnoli, sul Corriere del 30 gennaio, che aveva anche evidenziato le ragioni per cui l’avvicendamento sarebbe stato un passo falso del governo. Il messaggio di Via Solferino ha guadagnato, strada facendo, l’adesione esplicita o implicita di innumerevoli stakeholder. La ragione è semplice: nel desolante panorama politico di questi giorni, Saglia è l’uomo giusto al posto giusto. Ed è un posto rovente. L’energia è uno snodo critico in qualunque paese del mondo, ma lo è tanto più per chi, contemporaneamente, si trovi a fare i conti con una liberalizzazione elettrica da registrare, un mercato del gas bisognoso di interventi (nota a margine: Saglia è uno dei pochi uomini di governo a dire pane al pane, monopolio all’Eni), e soprattutto il tormentato percorso di ritorno al nucleare. Non stupisce – ed è indicativo – che i due principali quotidiani di settore, Quotidiano energia e Staffetta quotidiana, quest’ultima con un duro intervento del direttore, Goffredo Galeazzi, abbiano preso le difese di Saglia. A maggior ragione, le posizioni si sono saldate tenendo conto che la candidata alla sua sostituzione non ha – che si sappia – competenze in tema energetico, mentre è bravissima nell’attirare polemiche e riflettori laddove polemiche e riflettori non dovrebbero esserci.
Raramente trovo appassionanti le discussioni sui nomi. Alla fine della giornata, quello che conta sono le funzioni. Ma in questo caso ci troviamo di fronte a una singolarissima occasione in cui il nome è la funzione. In cui un cambiamento di nome – cioè: la sostituzione di quel nome a quel nome – pregiudicherebbe gravemente la credibilità del governo, tra l’altro su un terreno dove, dietro le schermaglie politiche, s’intravvede un confronto parlamentare sereno tra maggioranza e opposizione. Sacrificare Saglia, in questo modo e a meno di un anno dal suo insediamento, sarebbe peggio di un errore: sarebbe una scemenza.
Carlo Stagnaro energia governo, saglia, santanché
Tra qualche ora, alla Camera si discuterà di nucleare. Un gruppo di deputati del Partito democratico, guidati da Ermete Realacci, ha presentato una interrogazione a risposta urgente sui siti delle future centrali nucleari. Ecco cosa risponderà il ministro per i rapporti col Parlamento, Elio Vito. Prosegui la lettura…
Carlo Stagnaro energia, mercato elio vito, governo, nucleare, realacci
Siamo seri. La soluzione varata questa sera ad Arcore è una pezza a colori. La presidenza a Tremonti del comitato economico del PdL, formato dai tre coordinatori del partito e dai capigruppo a Camera e Senato formalizza che il ministro deve coordinarsi con chi lo critica, e che Berlusconi – come prescrive la Costituzione – è sovraordinato. La mia personalissima opinione è che Tremonti abbia comunque formalizzato da parte sua una distinzione politica molto forte, da Berlusconi e dall’attuale PdL. In vista del futuro, che si preannuncia travagliato. E chi vivrà vedrà, in che cosa possa consistere. Non lo sa di preciso nessuno dei protagonisti. Neanche Tremonti. Né Silvio. Ma la distinzione politica è stata segnata. Il comitato serve solo a tirare avanti in qualche modo. Voglio vedere come, appena si comincia a votare sugli emendamenti alla finanziaria.
Oscar Giannino Senza categoria Berlusconi, governo, Tremonti
Al salone di Francoforte Sergio Marchionne avveva appena finito di richiedere la proroga degli incentivi per l’auto anche per l’anno prossismo, che immediatamente il ministro per le Attività Produttive Claudio Scajola ha definito la sua concessione come “auspicata e auspicabile”. Ho grande rispetto per il ministro, ma è un triplice grave errore. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino liberismo, mercato aiuti di Stato, auto, Fiat, governo, Marchionne, Montezemolo
La prima cattiva notizia è che in Alitalia si torna a scioperare. La pace sindacale sulla base della quale nacque il nuovo gruppo appartiene al passato. Sarà sciopero di quattro ore, l’11 ottobre, dei piloti di Air One. Lo hanno indetto le sigle sindacali Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl. Lo stop è stato proclamato in attesa di terminare le procedure di raffreddamento in corso anche per le violazioni degli accordi inerenti il PNT Alitalia, per le quali – spiegano i sindacati – è già giunta formale convocazione da parte del ministero per il 18 settembre. La seconda notizia – cattiva se fosse vera, ma pregevole nell’analisi di chi avanza l’ipotesi, viene dal professor Ugo Arrigo, che insegna Finanza Publica e Teoria delle scelte collettive in Bicocca. Per la prima volta in maniera aperta, Arrigo argomenta che, se entro due trimestri le perdite ipotizzabili dovessero condurre all’ipotesi di ricapitalizzare Alitalia e i soci riottosi si sottraessero, Air France-KLM - alle prese a propria volta con conti non brillanti – difficilmente si troverebbe nelle condizioni di subentrare subito. A quel punto, perché non pensare a Cassa Depositi e Prestiti e tornare sotto l’ala pubblica? Non voglio credere a una simile eventualità. Sarebbe il sigillo su un colossale fiasco condiviso a tre: di Banca Intesa capofila della cordata, dei soci di maggior spicco della cordata stessa – alcuni, di gran nome – nonché, naturalmente, del governo. Banca Intesa dovrebbe preferire qualunque cosa purché di mercato, credo, a una simile soluzione. Ma il solo fatto che se ne parli, purtroppo, testimonia lo stato dell’arte. Naturalmente, immagino che i più direbbero che la colpa è del mercato che non funziona. E magari che bisogna assassinare le compagnie low cost, che qualcuno sarebbe pronto a indicare come le vere colpevoli. Ma qui il fatto vero invece, l’unico che continua a pesare in maniera irrefutabile, è che il mercato non è MAI stato messo nelle condizioni di funzionare, nel trasporto aereo italiano.
Oscar Giannino liberismo, mercato Air France, Alitalia, Banca Intesa, CAI, governo, statalismo, trasporto aereo