CHICAGO BLOG » Giannini http://www.chicago-blog.it diretto da Oscar Giannino Thu, 23 Dec 2010 22:50:27 +0000 it hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.0.1 Di nucleare e dischi volanti. Di Antonio Sileo /2010/09/20/di-nucleare-e-dischi-volanti-di-antonio-sileo/ /2010/09/20/di-nucleare-e-dischi-volanti-di-antonio-sileo/#comments Mon, 20 Sep 2010 20:28:15 +0000 Guest /?p=7093 Riceviamo da Antonio Sileo e volentieri pubblichiamo.

Questa mattina, mentre in ritardo mi scapicollavo nella metropolitana di Milano, ho acchiappato una copia di Affari&Finanza, il supplemento economico de laRepubblica,. Immantinente sono stato colpito dal titolo dell’editoriale del direttore, Massimo Giannini, “L’Italietta nel caos atomico”. Ho iniziato a leggere avidamente. Richiamo al presidente del Consiglio per la (perdurante) non nomina del ministro dello Sviluppo Economico (che dell’energia è competente). Giusto e inevitabile. Dubbi e sospetti sulla ramanzina fatta dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che oltre a criticare l’eolico, pesantemente, ha rilanciato la ripresa di produzione nostrana di energia da fonte elettronucleare. Oltre al danno anche la beffa, viene da dire – scrive Giannini – e almeno per due ragioni una politica e l’altra tecnica. 

L’atomo ricorda sempre di più le «grandi opere» disegnate sulla lavagna nello studio televisivo di Bruno Vespa. Da un anno è tutto fermo – incalza l’editorialista. Non proprio, visto che l’approvazione in extremis del d.lgs. n. 31/2010, testo che attua la delega contenuta nella legge Sviluppo, un tassello significativo, è del 15 febbraio di quest’anno. Ma va bene: un po’ bisogna semplificare. Anche perché l’Agenzia per la sicurezza non ha ancora un organigramma. Ci siamo! Qui si sfonda un balcone, di una casa in verità già un po’ diroccata. In effetti, come di recente ha facetamente scritto un (super)esperto come GB Zorzoli: l’’iter previsto per il rilancio del nucleare accumula ritardi che neanche nei momenti peggiori della loro travagliata storia le ferrovie e l’Alitalia sono riuscite a eguagliare.

Si passa quindi alle ragioni tecniche: «L’Italia, al palo dai tempi dei referendum, punta a centrali di terza generazione, Nel resto del mondo se ne costruiscono di quarta già un pezzo.», inizia Giannini.

Ora (come del resto è molto noto a lettori di fumetti e science fiction) si sa che gli Americani sono riusciti a smontare l’impianto di aria condizionata del disco volante caduto a Roswell nel 1947 già a metà degli anni ’60. Si trattava appunto di un reattore di quarta generazione che da allora è stato utilizzato per alimentare gli illuminatissimi casinò di Las Vegas. Non ci risulta però, come si vede in tantissimi B movie, che sempre gli Americani non abbiano reso di dominio pubblico la suddetta tecnologia spaziale.

L’articolo si conclude con il «crossover» tra i costi del nucleare e solare fotovoltaico, ma forse era la pubblicità di una nissan Qashqai. Mi scuso con i lettori, perché proprio a questo punto mi sono ritrovato i cancelli sbarrati della linea 3 della metro, la gialla (quella più nuova e nota anche per le tangenti), a causa dell’esondazione di sabato del fiume Seveso: mi sono un po’ incazzato e forse ho capito male. In ogni caso su quest’ultima (non)questione, cioè il confronto tra nucleare e fotovoltaico, rimando, per esempio, a un Briefing Paper di IBL, dove si ricorda subito che quanto riportato dal New York Times sull’argomento è stato rettificato.

Certo, però, che se le ragioni politiche possono essere condivisibili, su quelle “tecniche” non ci siamo; proprio. 

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L’indipendenza dei regolatori serve, nonostante tutto /2009/07/06/1380/ /2009/07/06/1380/#comments Mon, 06 Jul 2009 07:57:30 +0000 Carlo Stagnaro /?p=1380 Su Affari e finanza di Repubblica, Massimo Giannini attacca duramente la scarsa cultura dell’indipendenza dei regolatori che, secondo lui, caratterizza questo governo. A corredo del suo intervento (che non trovo online), sta un ampio servizio sulle surreali dimissioni di Lamberto Cardia, capo della Consob, di cui su Chicago si era occupato anche Oscar Giannino. Forse Giannini esagera nella critica al governo, ma c’è del vero nelle sue parole, che del resto prendono le mosse dal provvedimento con cui l’esecutivo ha respinto le dimissioni di Cardia, che recita testualmente:

[Il Consiglio dei Ministri] ha confermato la propria piena fiducia al Presidente Cardia, esprimendo apprezzamento per il suo operato, in particolare per il suo atteggiamento di rispetto istituzionale verso il Legislatore.

L’atteggiamento di insofferenza verso le manifestazioni di indipendenza delle Authority ha, in effetti, caratterizzato il comportamento di diversi ministri: gli scontri tra Giulio Tremonti e Mario Draghi da un lato, Claudio Scajola e la Lega contro Alessandro Ortis dall’altro, e infine il fastidio sollevato dalla relazione annuale di Antonio Catricalà ne sono manifestazioni evidenti. Ora, è chiaro che l’indipendenza in senso assoluto è una chimera. Però ci sono strumenti e comportamenti che possono rendere un regolatore più o meno indipendente. E la fiducia nell’esistenza di un ragionevole grado di indipendenza è un presupposto importante del buon funzionamento di un mercato. Infatti, esso garantisce che la struttura del mercato stesso sarà relativamente meno esposta ai temporali della politica.

Questo non significa che tutte le decisioni dei regolatori siano buone e sagge e che nessuna di quelle dei politici lo sia (più frequentemente, non lo sono né le une né le altre). Significa solo che la natura diversa di questi attori – gli uni più politici, gli altri più tecnici – risponde a esigenze concrete, che, per quanto non possano sempre essere del tutto soddisfatte, possono esserlo almeno in parte. E’ significativo, a questo proposito, che quando la Lega cercò di trombare Ortis (con un emendamento al decreto rottamazione!) la reazione dell’industria fu compatta a favore del presidente dell’Aeeg, anche da parte di quelle imprese che, legittimamente, avevano avuto a che ridire su alcune sue prese di posizione.

Questa reazione dovrebbe far riflettere il governo, e aiutarlo a comprendere che pretendere, o anche solo aspettarsi, genuflessioni regolatorie ai supremi fini della politica non è, nel lungo termine, una buona prospettiva. Non lo è per l’economia del paese, e dunque non lo è per la buona performance dell’esecutivo.

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Assicurazioni, la concorrenza puo’ attendere /2009/04/29/assicurazioni-la-concorrenza-puo-attendere/ /2009/04/29/assicurazioni-la-concorrenza-puo-attendere/#comments Wed, 29 Apr 2009 08:18:46 +0000 Alberto Mingardi /?p=315 La Corte di Giustizia europea ha salvato l’ “obbligo a contrarre” sulle RC auto, e secondo i giornali italiani sarebbe un’ottima notizia. Con uno scatto patriottico, il Sole 24 Ore afferma che “la sentenza va accolta con soddisfazione”, salvo prescisare – giustamente – che non bisogna “dimenticare la realta’ di un Paese che, anche per gli incidenti stradali, risulta spaccato in due”. Contro l’obbligo a contrarre le polizze, aveva presentato ricorso la Commissione europea vedendolo per quel che e’: una norma che viola la liberta’ contrattuale, e che lede la liberta’ di stabilimento – cioe’ la liberta’ per le imprese di stabilirsi in un Paese UE che non e’ quello d’origine, per esercitarvi la propria attivita’.

Alla Corte, l’obbligo a contrarre e’ apparso coerente con le sue motivazioni: garantire su tutto il territorio nazionale il risarcimento alle vittime d’incidenti stradali, con tariffe “adeguate”. Per le assicurazioni, cio’ invece implica l’obbligo di assumersi tutti i rischi che vengono loro proposti, e una moderazione “coatta” dei premi. Che sia una limitazione della liberta’ contrattuale, e’ evidente. Ed e’ parimenti evidenti che esso ha un effetto “protezionistico”: rende meno attrattivo l’accesso in Italia ad imprese estere (non a caso le imprese assicurative, italiani ed estere, attive in Italia sono piu’ o meno tante quante quelle attive in Irlanda, dove il mercato e’ sensibilmente piu’ piccolo ma meno vincolato). L’assicuratore francese che voglia competere in Val d’Aosta ha l’ “obbligo” di rendere disponibile la propria offerta anche al cliente campano, o calabrese.

Come ricorda il Sole (e come sanno anche i sassi), i rischi (e pure la certezza del diritto) sono sensibilmente diversi, sul territorio nazionale, e perdendo la possibilita’ di diversificare le tariffe si perdono anche i benefici piu’ tipici dell’assicurazione: a cominciare dalla possibilita’ di “prezzare” il rischio. Per il Presidente dell’Isvap, Giannini, “l’accoglimeno del ricorso avrebbe arrecato grave pregiudizio a intere fasce di utenti che, soprattutto al Sud, rischiavano o di pagare premi molto alti o di trovarsi scoperte pur essendo tenute per legge ad assicurarsi”. Questo e’ cio’ che si vede. Cio’ che non si vede e’ che la persistenza dell’obbligo a contrarre, se da una parte “tutela” il Sud per come e’ (levandogli un altro piccolo stimolo a “diventare” qualcosa di diverso), dall’altra “ingessa” la concorrenza in altre aree del Paese, sbarrando la strada a concorrenti potenziali e dunque evitando che i clienti possano cogliere le opportunita’ che una concorrenza piu’ intensa produrrebbe. Certo, l’obbligo a contrarre e’ intimamente legato all’obbligo ad assicurarsi. Ma che l’obbligatorieta’ dell’RC auto giustifichi un mercato meno dinamico e’ una ben strana idea.

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