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Posts Tagged ‘Giannini’

Di nucleare e dischi volanti. Di Antonio Sileo

20 settembre 2010

Riceviamo da Antonio Sileo e volentieri pubblichiamo.

Questa mattina, mentre in ritardo mi scapicollavo nella metropolitana di Milano, ho acchiappato una copia di Affari&Finanza, il supplemento economico de laRepubblica,. Immantinente sono stato colpito dal titolo dell’editoriale del direttore, Massimo Giannini, “L’Italietta nel caos atomicoâ€. Ho iniziato a leggere avidamente. Richiamo al presidente del Consiglio per la (perdurante) non nomina del ministro dello Sviluppo Economico (che dell’energia è competente). Giusto e inevitabile. Dubbi e sospetti sulla ramanzina fatta dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che oltre a criticare l’eolico, pesantemente, ha rilanciato la ripresa di produzione nostrana di energia da fonte elettronucleare. Oltre al danno anche la beffa, viene da dire – scrive Giannini – e almeno per due ragioni una politica e l’altra tecnica. 

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L’indipendenza dei regolatori serve, nonostante tutto

6 luglio 2009

Su Affari e finanza di Repubblica, Massimo Giannini attacca duramente la scarsa cultura dell’indipendenza dei regolatori che, secondo lui, caratterizza questo governo. A corredo del suo intervento (che non trovo online), sta un ampio servizio sulle surreali dimissioni di Lamberto Cardia, capo della Consob, di cui su Chicago si era occupato anche Oscar Giannino. Forse Giannini esagera nella critica al governo, ma c’è del vero nelle sue parole, che del resto prendono le mosse dal provvedimento con cui l’esecutivo ha respinto le dimissioni di Cardia, che recita testualmente:

[Il Consiglio dei Ministri] ha confermato la propria piena fiducia al Presidente Cardia, esprimendo apprezzamento per il suo operato, in particolare per il suo atteggiamento di rispetto istituzionale verso il Legislatore.

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Carlo Stagnaro mercato , , , , , , , , ,

Assicurazioni, la concorrenza puo’ attendere

29 aprile 2009

La Corte di Giustizia europea ha salvato l’ “obbligo a contrarre” sulle RC auto, e secondo i giornali italiani sarebbe un’ottima notizia. Con uno scatto patriottico, il Sole 24 Ore afferma che “la sentenza va accolta con soddisfazione”, salvo prescisare – giustamente – che non bisogna “dimenticare la realta’ di un Paese che, anche per gli incidenti stradali, risulta spaccato in due”. Contro l’obbligo a contrarre le polizze, aveva presentato ricorso la Commissione europea vedendolo per quel che e’: una norma che viola la liberta’ contrattuale, e che lede la liberta’ di stabilimento – cioe’ la liberta’ per le imprese di stabilirsi in un Paese UE che non e’ quello d’origine, per esercitarvi la propria attivita’.

Alla Corte, l’obbligo a contrarre e’ apparso coerente con le sue motivazioni: garantire su tutto il territorio nazionale il risarcimento alle vittime d’incidenti stradali, con tariffe “adeguate”. Per le assicurazioni, cio’ invece implica l’obbligo di assumersi tutti i rischi che vengono loro proposti, e una moderazione “coatta” dei premi. Che sia una limitazione della liberta’ contrattuale, e’ evidente. Ed e’ parimenti evidenti che esso ha un effetto “protezionistico”: rende meno attrattivo l’accesso in Italia ad imprese estere (non a caso le imprese assicurative, italiani ed estere, attive in Italia sono piu’ o meno tante quante quelle attive in Irlanda, dove il mercato e’ sensibilmente piu’ piccolo ma meno vincolato). L’assicuratore francese che voglia competere in Val d’Aosta ha l’ “obbligo” di rendere disponibile la propria offerta anche al cliente campano, o calabrese.

Come ricorda il Sole (e come sanno anche i sassi), i rischi (e pure la certezza del diritto) sono sensibilmente diversi, sul territorio nazionale, e perdendo la possibilita’ di diversificare le tariffe si perdono anche i benefici piu’ tipici dell’assicurazione: a cominciare dalla possibilita’ di “prezzare” il rischio. Per il Presidente dell’Isvap, Giannini, “l’accoglimeno del ricorso avrebbe arrecato grave pregiudizio a intere fasce di utenti che, soprattutto al Sud, rischiavano o di pagare premi molto alti o di trovarsi scoperte pur essendo tenute per legge ad assicurarsi”. Questo e’ cio’ che si vede. Cio’ che non si vede e’ che la persistenza dell’obbligo a contrarre, se da una parte “tutela” il Sud per come e’ (levandogli un altro piccolo stimolo a “diventare” qualcosa di diverso), dall’altra “ingessa” la concorrenza in altre aree del Paese, sbarrando la strada a concorrenti potenziali e dunque evitando che i clienti possano cogliere le opportunita’ che una concorrenza piu’ intensa produrrebbe. Certo, l’obbligo a contrarre e’ intimamente legato all’obbligo ad assicurarsi. Ma che l’obbligatorieta’ dell’RC auto giustifichi un mercato meno dinamico e’ una ben strana idea.

Alberto Mingardi mercato , , , , , ,