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Posts Tagged ‘finanziamenti pubblici’

L’astensione non conta. Ma potrebbe almeno “costare”

3 aprile 2010

Se non avessi avuto una questione personale con l’assessorato all’agricoltura della regione Lazio, l’offerta politica dei maggiori partiti alle ultime elezioni regionali non sarebbe stata sufficientemente stimolante da indurmi a votare. Nel mercato, astenersi dall’acquisto di un bene o dall’uso di un servizio, anche se questo non significa necessariamente optare per un altro bene, o un altro servizio, comporta sempre delle conseguenze sulle scelte economiche e commerciali di chi produce quel bene, o di chi offre quel servizio. Tutto abbastanza ovvio.

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Giordano Masini Senza categoria , , ,

Il ritorno della commedia all’italiana (e un paio di dramoletti)

12 marzo 2010

La buona notizia è questa: stando ai dati forniti da Cinetel, dal primo di gennaio al 7 marzo 2010 sono stati staccati 10,3 milioni di biglietti per i film italiani. Se la quota di mercato conquistata dalle pellicole italiane nel 2009 è stata del 24,4%, nei primi due mesi del 2010 ha toccato quota 33,5%. Ben 5 film hanno incassato più di 5 milioni di euro: “Io, loro e Lara†di Verdone, “Baciamo ancora†di Muccino, “Scusa ma ti voglio sposare†di Moccia, “La prima cosa bella†di Virzì e “Genitori & figli†di Veronesi.  Prosegui la lettura…

Filippo Cavazzoni mercato , , ,

Fondo unico autorità. Quando la pezza è (quasi) peggio del buco

4 dicembre 2009

Da due giorni c’è subbuglio tra le autorità indipendenti, minacciate da un emendamento alla finanziaria che ne metterebbe seriamente a rischio l’indipendenza riconducendone le redini finanziarie in mano al Tesoro. Di questo ci siamo già occupati. Dopo un lungo tira e molla con la presidenza del Consiglio (ieri Gianni Letta ha ricevuto i segretari generali degli enti coinvolti), il governo avrebbe avanzato una controproposta, di cui Chicago-blog è in grado di anticipare i contenuti. Anche questa controproposta, però, suscita delle perplessità.

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Carlo Stagnaro mercato , , , ,

Fondo unico authority. Chi vince, chi perde, chi viene messo al guinzaglio

3 dicembre 2009

Puntuale come la morte e le tasse, anche questo mese è arrivato il consueto emendamento anti-autorità indipendenti. A differenza del passato, quando oggetto degli interventi (finora scampati) era questo o quel collegio, o le relative modalità di nomina, questa volta la strategia è del tutto diversa. Nel mirino entrano, infatti, le modalità di finanziamento delle authorities. Un emendamento alla finanziaria firmato dai deputati del Pdl Antonio Pepe, Maurizio Leo, Silvano Moffa e Donato Lamorte propone di creare, presso il Tesoro, un “fondo unico perequativo†dove dovrebbero confluire tutte le entrate proprie di Consob, Antitrust, Agcom, Autorità per l’Energia, Covip, Garante della Privacy, Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici, Isvap e Commissione di garanzia per gli scioperi.

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Carlo Stagnaro energia, mercato , , , , ,

Fus: il governo fa marcia indietro?

30 luglio 2009

Nella giornata di ieri, Berlusconi ha promesso lo stanziamento di ulteriori 60 milioni per rimpolpare la quota totale del Fondo unico per lo spettacolo (Fus) per il 2009. Ancora però non si conoscono i tempi e le modalità. Il mondo dello spettacolo spera ancora che ci sia la possibilità di inserire questi soldi nel decreto anti-crisi (ora giunto al Senato). Più realisticamente, le vie saranno altre. Ad ogni modo, anche la politica non desiste. Quattro mozioni sono state presentate (due dall’opposizione e due dalla maggioranza) per impegnare il governo a dare maggiori risorse allo spettacolo. Se da parte dell’opposizione si chiede un cospicuo incremento, la maggioranza mette l’accento sulle necessarie riforme che devono rivoltare come un calzino il settore.  Prosegui la lettura…

Filippo Cavazzoni mercato , , ,

Fus: integrarlo con nuove risorse o abolirlo?

22 luglio 2009

RaiUno, prima serata di ieri, va in onda “Lezioni di volo”, film di Francesca Archibugi realizzato con il contributo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Se i tagli al Fondo unico per lo spettacolo serviranno a non finanziare più film come questo, allora viva i tagli al Fus. In questi giorni, tutti (dal presidente Napolitano in giù) hanno espresso il loro disappunto per la riduzione dei fondi statali da destinare a teatro, cinema, musica, ecc. Con il decreto anti-crisi in fase di conversione in legge, gli uomini e le donne di spettacolo stanno dando battaglia per inserire nel testo qualche milione di euro da destinare al loro settore. Al momento, il governo sembra fermo sulle sue posizioni: i tagli previsti saranno mantenuti. A dir la verità, il ministro Bondi si sta adoperando affinchè allo spettacolo vengano date altre risorse. Tutti fanno pressioni, ma Tremonti sembra irremovibile. E se non si convince lui allora niente soldi. Le proteste sono trasversali, con gli “addetti ai lavori” (fra i quali molti artisti illustri, come Nanni Moretti e Michele Placido) si sono schierati anche parlamentari della maggioranza (come Gabriella Carlucci e Luca Barbareschi) oltre a quelli dell’opposizione. Come detto in precedenza, anche il capo dello Stato si è messo al loro fianco (seppur in maniera felpata, visto il ruolo da lui ricoperto).  Prosegui la lettura…

Filippo Cavazzoni Senza categoria , ,

Rapporto Caio, svelato l’arcano

25 maggio 2009

Tranquilli, Francesco Caio non è diventato un apostata del libero mercato, né agisce in nome e per conto di neostatalizzatori. Nel fine settimana ho partecipato a una convention organizzata da Fastweb con i suoi grandi clienti, e il clou del programma era un confronto diretto con Caio e Parisi, confronto che ho animato con provocazioni di altri colleghi giornalisti aggiunte alle mie. Al centro, ovviamente, il suo report non-più-riservato su “Portare l’Italia alla leadership europea nella banda larga”. Al riparo da orecchie indiscrete di stampa – eravamo a Cascais – ho azzannato le tre ipotesi conclusive del rapporto, condividendo e rilanciando in maniera tagliente le domande già avanzate da Massimiliano Trovato sul nostro blog. Le risposte di Caio sono state all’altezza, e abbiamo continuato a chiarirci le idee per l’intera serata con un ottimo rosso di Cintra. Sintetizzo, dando per scontato che chi ci legge qui abbia letto il rapporto.
Caio non mette affatto sullo stesso piano l’ipotesi uno – “leadership europea”: copertura di 100 città al 2015 con il 50% delle case collegate con FTTH P2P – l’opzione due – “per non arretrare”: 40-50 città con il 25% delle case collegate FTTF P2P – e quella tre – “flessibilità sul territorio”: 10-15 città attraverso partnership con utilities locali. Caio, come del resto Parisi, sono entrambi convinti dell’opzione uno. Ma con un caveat grande come una casa: nessun esproprio della rete fissa Telecom Italia, nessuna rinazionalizzazione della rete in rame della prima, magari unita a quella in fibra di Fastweb. I 10 miliardi di euro di spesa ipotizzata per la realizzazione dell’ipotesi uno sono concepiti come sostenibili in un piano di politica industriale che realizzi nel tempo più breve possibile l’integrazione tra rame e fibra, con la migrazione più rapida dal primo alla seconda per le NGN e tranne che per le aree a bassa domanda, che resteranno sempre. L’ipotesi di bancabilità privata del cash flow necessario si basa sull’ipotesi che sia il regolatore – non il proprietario eventualmente pubblico – attraverso le sue decisioni anche e soprattutto di politica tariffaria, a “indirizzare” le reti vecchia e nuova verso lo shift alla frontiera più avanzata, remunerando chi è più avanti maggiormente rispetto a chi ha già da decenni ammortizzato il rame e campa oggi di rendita, per quanto inevitabilmente decrescente  e resa ancor più periclitante dalle sforbiciate agli investimenti imposti dal debito di TI e dalle minusvalenze attuali dei soci di controllo.

Messa così, è un’ipotesi suggestiva, che naturalmente non ha nulla a che vedere né con la necessità di un exit favorevole agli attuali soci Telco, né con le più diverse opinioni intorno all’eventuale ruolo di Mediaset – chi realizza e gestisce autostrade continuerà ad essere diverso da chi fa automobili, idem vale tra carrier e broad o narrowcaster - né ancora con chi sogna da tempo il ritorno alla Stet, ammantandola magari di richiami fuori luogo al Giappone odierno, come da un paio d’anni fa il mio caro amico Massimo Mucchetti sul Corriere.

Ho chiesto però a Caio di chiarire pubblicamente il suo pensiero, visto che la pensa così, in maniera tale da uccidere sul nascere ogni equivoco potentemente alimentato da chi lo descrive come un neostatalista . Ha promesso che lo farà. Naturalmente, l’ipotesi regge se c’è un regolatore che adotti politiche di remunerazione degli investimenti, tariffe di terminazione e scelte su OTA e Open Access esplicitamente volte ad accelerare e rendere sostenibile la transizione al nuovo, invece che dettate dalla necessità di sostenere TI in difficoltà  finanziaria. Vedere per credere, visto il track record di quella che considero, tra le Autorità italiane di settore, la più e peggio inficiata dalla politica.

Oscar Giannino Senza categoria , , , , ,

Quattro domande sul rapporto Caio

22 maggio 2009

Ora che del rapporto Caio sappiamo tutto, sebbene continui a sfuggirci il motivo di tanta segretezza, è il momento dell’analisi. La mia impressione è che il rapporto sia una buona risposta a domande cattive: proviamo, dunque, a porre le domande giuste.

1) Siamo convinti che spetti al governo il compito di determinare l’ammontare di connettività desiderabile nel nostro paese?

La risposta è un chiaro no. Vi sono certamente delle azioni che i pubblici poteri possono intraprendere per agevolare (rectius: non ostacolare) il raggiungimento del livello ottimale: rientrano in questa categoria la predisposizione di un quadro regolamentare certo ed equo e la digitalizzazione della pubblica amministrazione. Ma – come per ogni altro bene – sono la domanda e l’offerta a dover determinare la quantità. La banda larga non sfugge alle leggi dell’economia.

2) Questo vale anche per il digital divide?

Sì. Le zone di digital divide sono banalmente le aree in cui è (ancora) anti-economico portare l’accesso in banda larga. Non si tratta, come molti sembrano pensare, di una market failure ma piuttosto di una market feature: quando il gioco non vale la candela, si passa la mano. Ora, è legittimo sostenere che il digital divide vada combattuto, ma l’argomento va posto per quello che è: una richiesta di redistribuzione a beneficio di individui ai quali – brutalmente – non ha ordinato il dottore di vivere in aree digitaldivise.

3) Come la mettiamo con le reti di nuova generazione?

La risposta è giocoforza la medesima. L’ottimo Stefano Quintarelli rilancia oggi uno studio del regolatore spagnolo che dimostrerebbe l’impossibilità per il mercato di portare le NGN ad oltre metà dei sudditi di Juan Carlos: da ciò consguirebbe la necessità dell’intervento pubblico. Si tratta però di un non sequitur: ad esempio, il mercato non ha ancora trovato il modo per fornire a ciascun maschio maggiorenne un jet privato, e nessuno si sogna di richiedere l’intervento del governo a correzione di tale stortura. Se le stime della CMT fossero corrette ne seguirebbe unicamente che quello della rete di nuova generazione è un progetto prematuro ed, allo stato attuale delle tecnologie e dei processi, insostenibile. Va appena ricordato che non sono le stime a fare la storia dell’economia, ma le concrete operazioni degli agenti economici.

4) Posto che la politica ha deciso di piantare (almeno) una bandierina su internet, si possono individuare strategie d’intervento più o meno dannose?

Mi pare che non si tratti di una questione di poco conto. Se un esborso pubblico dev’esserci, è necessario che esso sia il meno distorsivo possibile. Un finanziamento diretto agli operatori violerebbe questa condizione, attribuendo allo stato un ruolo imprenditoriale che – storicamente – esso ha dimostrato di saper interpretare con esiti tragici. Inoltre, si imporrebbe un notevole sforzo di vigilanza successiva. Perché, allora, non riflettere sulla possibilità di un broadband voucher assegnato direttamente ai cittadini e spendibile presso qualsiasi operatore e senza distinzioni di tecnologia? Si tratterebbe d’un’opzione assai più efficace e rispettosa dei principi di un mercato che la bramosia della classe politica potrebbe seriamente compromettere.

Massimiliano Trovato mercato, telecomunicazioni , , , , , , , , ,

Il futuro dei giornali

20 maggio 2009

Due interessanti prospettive, dai due lati dell’Atlantico: European Journalism Observatory [via Marcello Foa] e Wall Street Journal. Con un denominatore comune: il no ai finanziamenti pubblici.

Massimiliano Trovato liberismo, mercato , , , ,