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Posts Tagged ‘finanza pubblica’

Sintesi del 2010: poveri e tartassati

3 aprile 2011

Lo scorso primo marzo l’Istat ha comunicato i dati ufficiali sul Pil del 2010 e un preconsuntivo dei dati di finanza pubblica. In attesa del conto consolidato della P.A. per il IV trimestre 2010 e per l’intero anno, che sarà pubblicato lunedì 4 aprile, è tuttavia utile commentare due dati del 2010 i quali appaiono positivi a un primo esame e assai meno  dal secondo in avanti.  Uno di essi è la crescita del Pil reale: se è vero che il +1,3% dell’Italia è comunque distante dall’1,7% dell’euroarea, dall’1,8% dell’UE27 e dal 2,8% degli USA, esso è pur sempre maggiore di qualche decimo di punto di quanto ci aspettavamo sino a pochi mesi fa. La seconda notizia positiva è la riduzione della pressione fiscale: secondo l’Istat si sarebbe infatti attestata nel 2010 al 42,6%, mezzo punto al di sotto dell’anno prima. Prosegui la lettura…

Ugo Arrigo Senza categoria , , ,

Tremonti, la ricchezza e il debito

22 gennaio 2011

Alcune recenti affermazioni del Ministro Tremonti in tema di ricchezza e debito rischiano di mettere in difficoltà gli studenti del mio corso di Finanza pubblica. Ecco di che si tratta:

Non è più possibile andare avanti con un sistema che produce più debito che ricchezza: è necessario un cambiamento. Ad affermarlo il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, in occasione della presentazione del libro ‘La via dell’austerità’ che racchiude due discorsi di Berlinguer del 1977. “Noi non possiamo continuare a fare più debito che ricchezza, più deficit che Pil. Questo impone un cambiamento del sistema. La crisi ha radicalmente cambiato la struttura del mondo”. (Virgilio Economia, 20 gennaio) Prosegui la lettura…

Ugo Arrigo debito pubblico, spesa pubblica , , ,

L’algebra di Maastricht e il Club Mediterranée

3 ottobre 2010

Al recente Ecofin è stata presentata una proposta molto semplice per garantire precisi percorsi di rientro dagli elevati rapporti debito pubblico/Pil che caratterizzano diversi paesi dell’Unione, tra i quali in primo luogo l’Italia: gli stati con un rapporto debito/Pil superiore al 60% dovranno ridurre l’eccedenza del proprio dato  rispetto al 60% di almeno un ventesimo all’anno. In caso di inadempimento scatterebbero sanzioni automatiche piuttosto drastiche. Per l’Italia, destinata a breve a raggiungere il 120% nel rapporto debito/Pil l’approvazione di questa regola comporterebbe tappe annuali di riduzione del 3% (le più elevate tra gli stati, assieme alla Grecia): nel primo anno di applicazione  dovrebbe quindi scendere al 117%, nel secondo al  114% e così via. Prosegui la lettura…

Ugo Arrigo Senza categoria , , , ,

La Germania fa boom e rotea lo scettro… da noi invece

13 agosto 2010

La crescita record tedesca nel secondo trimestre annunciata oggi alza di un gradino ulteriore la primazia tedesca sull’intera euroarea. Per almeno tre ragioni. Mostra a tutti gli altri Paesi su quali margini d’intervento rapido di fronte alla più grave crisi del dopoguerra poteva contare chi avesse tenuto in ordine la propria finanza pubblica negli anni migliori precedenti. Stacca tutti – e noi per primi italiani, i diretti concorrenti in questa partita – nell’ammontare, intensità e qualità della domanda estera che Berlino si sta assicurando sui mercati mondiali che più tirano. Nanizza ogni pretesa di una politica comune europea, della domanda e dell’offerta, visto che il gap tra il passo germanico e quello del resto d’Europa si fa più ampio. C’è da riflettere parecchio, venendo alle vicende di casa nostra. Soprattuitto se si pensa che alle elezioni di maggio inNord  Renania Westphalia la Merkel ha perso, perdendo insieme la maggioranza al Bundesrat: epppure nessuno, sia pure nel precipitare dei sondaggi e nella malmostosità del suo stesso partito su cui più volte ha qui scritto Giovani Boggero, si èmesso a pensare a crisi di governo, elezioni, e tanto meno dossier. Prosegui la lettura…

Oscar Giannino commercio mondiale, macroeconomia, ue , , ,

Infrastrutture e manovra: una luce e molte ombre

7 giugno 2010

Corrado Passera ha ragione nella sua intervista odierna al Wall Street Journal, indicando in 250 miliardi di euro il fabbisogno finanziario necessario in cinque anni alle infrastrutture italiane, per sanare il gap che strozza l’economia italiana. Non dovrebbero essere né tutti né per lo più denari pubblici, naturalmente: ché gli abbondanti capitali privati alla ricerca di buoni rendimenti accorrerebbero, qualora vi fosse una certa e credibile regolazione di settore , e procedure rapide ed efficienti di realizzazione delle opere. Cioè esattamente le due condizioni che mancano all’Italia, e che hanno determinato il gap infrastrutturale. Alla luce di questo vale la pena dunque di chiedersi: – e di qui riprende la domanda iniziale – che effetto determina la manovra. Prosegui la lettura…

Oscar Giannino macroeconomia , , , , , ,

La nostra grossa grassa evasione greca

1 maggio 2010

Corruzione, clientelismo ed evasione: le radici della crisi.

Chi leggendo titoli simili a questo non ha pensato che si stesse parlando dell’Italia? Poiché anche da noi ( non solo in Grecia) corruzione, clientelismo ed evasione sono fattori in grado di spiegare una parte non trascurabile della distanza che ci separa dall’Europa, delle nostre cattive performance economiche, del  declino relativo del paese, è interessante chiederci se si tratti di fenomeni meno diffusi, altrettanto diffusi o più diffusi rispetto allo stato ellenico.  Non si tratta di un puro esercizio accademico, finalizzato a redigere una precisa ‘bottom parade’ dei paesi dell’Unione; semplicemente se questi fattori spiegano la gravità dell’attuale crisi greca e se dovessimo scoprire che siamo messi altrettanto o quasi altrettanto male forse dovremmo iniziare a preoccuparci un pò di più di quanto abbiamo fatto sinora.

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Ugo Arrigo Senza categoria , , , ,

Tremonti al FMI e la ‘virtù’ improvvisa dell’Italia

25 aprile 2010

“Al pari della Germania sui conti” titola il Sole 24 Ore on line, riprendendo le trionfali dichiarazioni del Ministro dell’Economia Tremonti ai margini della riunione del Fondo Monetario Internazionale:

Secondo il ministro dell’economia Giulio Tremonti a dar conto della posizione relativamente buona dell’Italia nel campo della fiscal sustainability e del fatto che, in confronto a molti altri, da noi si dovranno fare meno sacrifici, sono proprio i dati comparativi del Fmi sull’aggiustamento fiscale che si richiede oggi a ciascun paese per tornare, dopo l’espansione anomala imposta dalla crisi finanziaria internazionale, verso una dimensione di bilancio fisiologica, nel giro di dieci anni. Prosegui la lettura…

Ugo Arrigo Senza categoria , , , ,

Finanza pubblica. Come siamo, come eravamo

16 aprile 2010

Il bollettino economico n. 60 della Banca d’Italia, pubblicato l’altro ieri, riporta i dati dettagliati del conto consolidato 2009 delle Amministrazioni Pubbliche ed essi sono persino peggiori di quelli comunicati dall’Istat lo scorso 2 aprile (vi sono lievi differenze metodologiche). A complemento del mio precedente post in tema di finanza pubblica, è utile riportare i valori 2009 in rapporto al Pil delle principali grandezze e saldi individuando per ognuna il precedente periodo in cui furono altrettanto peggiori. 

Spesa pubblica/Pil= 52,5% (non era così elevata dal 1996; nel 2008 solo Francia e Svezia tra i paesi dell’U.E. hanno registrato un valore più elevato))

Spesa pubblica al netto degli interessi/Pil=47,8% (non è mai stata così elevata nella storia della repubblica)

Entrate pubbliche totali/Pil=47,2% (nella storia della repubblica sono state più elevate solo nel 1997 ma servivano a superare l’esame di ammissione all’euro)

Pressione fiscale=43,2% (nella storia della repubblica solo nell’anno 1997 è risultata più elevata di ora col 43,7%)

Disavanzo pubblico/Pil=5,3% (non era così elevato dal 1996, anno in cui si attestò al 7%)

Avanzo primario/Pil=-0,6% (è tornato su valori negativi per la prima volta dal lontano 1990)

Avanzo corrente/Pil=-2% (è tornato su valori negativi per la prima volta dal 1997 )

Debito pubblico/Pil= 115,8% (per trovare un dato simile con trend in crescita bisogna tornare al 1993, anno in cui si attestò al 115,7%; invece nel 1998 ha riattraversato la linea del 115% ma questa volta con trend discendente).

E’ anche vero che il 2009 è stato l’anno della peggiore recessione dal dopoguerra, tuttavia valori simili non ce li possiamo proprio permettere e dovremmo preoccuparcene molto di più di quanto stiamo facendo.

Ugo Arrigo Senza categoria , , , ,

Caro Boeri… Di Adriano Teso

7 gennaio 2010

Riceviamo da Adriano Teso, e volentieri pubblichiamo.

Caro Prof. Boeri, Ho molto apprezzato le Sue parole sull’esigenza di fare quelle riforme economiche che da troppi anni vengono rimandate. Mi permetto di ricordare le principali: i 20 interventi strutturali per lo sviluppo dell’Economia.

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Guest fisco , , , ,

Tassa-e-spendi o spendi-e-tassa? La seconda che hai detto, in Italia

11 settembre 2009

Antonio Alfonso economista presso la BCE e Christophe Rault presso la Università di Orléans Cedex 2 hanno appena reso noto un divertente studio che stabilisce una tassonomia nel meccanismo di trasmissione della politica fiscale dei paesi dell’UE. La domanda è: dall’osservazione degli andamenti intertemporali della spesa pubblica e dell’imposizione fiscale è possibile osservare delle inferenze di Granger-causality tra i due aggregati, in modo da distinguere i Paesi che tendenzialmente prima spendono di più e poi tassano di più, da quelli che invece spendono di più grazie all’effetto cassa-piena del buon gettito fiscale raccolto? La differenza è fondamentale. I Paesi spendi-e-tassa hanno com’è ovvio sistemi pubblici più tendenzialmente fuori controllo dal punto di vista della stabilità di medio-lungo periodo. I Paesi tassa-e-spendi sono intrinsecamente più stabili, hanno cioè un track record storico che testimonia una migliore capacità di tenere il freno tirato sulla spesa, per evitare deficit e aumento del debito pubblico, in caso di scelte di alleggerimento fiscale o in caso di contrazione del gettito a seguito di crisi economiche. In una fase storica come l’attuale, in cui i debiti pubblici per ragioni di “dichiarata” anticiclicità – noi siamo molto scettici su questo punto, come avrete capito dai mille post critici del moltiplicatore keynesiano -  tendono a crescere esponenzialmente, è intuitivo che i Paesi spendi-e-tassa sono esposti a rischi maggiori di quelli tassa-e-spendi. E dunque i loro politici e regolatori devono usare un’attenzione maggiore, prima di pestare con troppa energia il piede sul pedale della spesa pubblica. Domanda: secondo voi dove sta l’Italia? Ma che domande: tra i Paesi più di tutti spendi-e-tassa, naturalmente. Prosegui la lettura…

Oscar Giannino liberismo, mercato , , , , , , , ,