Ieri la commissione agricoltura del Parlamento Europeo ha approvato a larga maggioranza la proposta dell’europarlamentare tedesco Albert Dess, proposta che se sarà fatta propria dall’assemblea a giugno rappresenterà a pieno titolo la risposta dell’europarlamento alla bozza della Commissione pubblicata a novembre e sulla quale avevamo espresso giudizi non troppo lusinghieri. Quanto di più simile, salvo imprevisti, alla stesura definitiva della nuova PAC (o quanto meno dei suoi principi ispiratori). E pensare che quando era stata presentata, la proposta Dess aveva raccolto solo critiche, anche se le modalità e i tempi della sua presentazione (una proposta organica arrivata entro il tempo massimo a sparigliare giochi già fatti) lasciavano prevedere un esito del genere.
La mia personalissima impressione è che si vada di male in peggio. In particolari i punti “caldi” sono il tetto massimo ai sussidi e il condizionamento di parte degli aiuti diretti al rispetto di pratiche agricole ecosostenibili.
Per quanto riguarda il primo punto, al di là della facile demagogia sui sussidi PAC intascati dai Windsor e da altri reali europei, a me sembra che se è vero come è vero che uno dei limiti che rendono poco competitiva l’agricoltura europea rispetto a quella di altri continenti è l’eccessivo nanismo delle aziende agricole, istituire norme che scoraggiano la crescita e gli accorpamenti fondiari sia quantomeno poco lungimirante. Tenendo anche conto che le grandi rendite non avrebbero difficoltà a frazionare le loro proprietà , aggirando la norma e mantenendo così intatto il loro bottino, esattamente come è già successo negli USA.
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Giordano Masini ue agricoltura, albert dess, Europa, pac, sussidi
Umberto Veronesi ha accettato di presiedere la costituenda Agenzia per la sicurezza nucleare, elemento pivotale nella strategia di ritorno all’atomo. Non possiamo che rallegrarcene, visto che Chicago-blog fu tra i primi ad avanzare la candidatura dell’oncologo e senatore del Pd. Vediamo quali sono gli altri nomi in pista, e quali le prime sfide, e i primi test, che l’organismo dovrà affrontare.
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Carlo Stagnaro energia agenzia, atomo, bellomo, cosentino, cumo, Europa, girdinio, moccaldi, nicotra, nucleare, ortis, prestigiacomo, ricotti, romani, saglia, veronesi, zollino
Domattina dedico la “versione di oscar” su radio24 all’annuncio venuto oggi da Cisl e Uil: le due confederazioni riuniranno congiuntamente le segreterie il 15 settembre, per varare una piattaforma di riduzione delle tasse, e scenderanno in piazza per questo il 9 ottobre. Lo dico prima di entrare nel merito delle loro proposte, prima di conoscerle in dettaglio anche se le immagino: dico e grido evviva. Evviva anche se magari dirò nel merito che è troppo poco e troppo tardi. Ma un evviva netto e chiaro. Non solo perché qualunque alleato per la riduzione della schiavitù fiscale è ben accetto. Ma perché il sindacato notoriamente nella storia italiana è un alleato potente. E se finalmente il sindacato si smuove dal solo mantra della lotta all’evasione per destinare più risorse ancora alla spesa pubblica ma – immagino – alla lotta all’evasione che resterà affianca finalmente anche richieste di riduzioni delle imposte, allora vuol dire che finalmente anche il lavoro dipendente comincerà a sentirsi dire da chi – ci piaccia o meno è altro discorso – lo rappresenta, che pagare le tasse NON è bellissimo, e quando poi le tasse sono abnormi è osceno. Non solo perché in cambio lo Stato offre quel che sappiamo. Ma perché più alte sono le tasse, maggiore è l’ingiustizia e l’inefficienza. E poiché nel nostro Paese le tasse sono altissime sia sul lavoro sia sull’impresa, è su entrambe che devono scendere per diminuire ingiustizia e inefficienza. Se avete dubbi, vi invito a leggere questo paper. E’ assolutamente illuminante. Lo ha scritto Richard Rogerson, fellow dell’American Enterprise.
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Oscar Giannino Mercato del lavoro, Senza categoria, Stati Uniti, fisco, ue, welfare Europa, Italia, occupazione, Ocse, produttività , tasse, USA
Esattamente un anno fa, Zopa Italia srl. (l’impresa che ha introdotto in Italia il “social lendingâ€, ossia la possibilità di scambiarsi denaro direttamente tra privati, senza banche e finanziarie di mezzo) era stata bloccata dalle autorità incaricate di vigilare sul mercato. Prosegui la lettura…
Carlo Lottieri Diritti individuali, credito, liberismo, mercato Banca d'Italia, Europa, liberalizzazioni, social lending, zopa
In queste ore i polacchi sono chiamate alle urne per eleggere il presidente che succederà a Lech Kaczynski, morto in occasione della sciagura aerea di Smolensk. Sono stato a Varsavia nei giorni scorsi ed è stato facile avvertire la tensione che accompagna tale decisione. Non è però di questo che intendo parlare, ma invece di un qualcosa che ho scoperto nella mia breve permanenza in Polonia e che ai miei occhi è assai più interessante di un semplice voto messo entro un’urna. Prosegui la lettura…
Carlo Lottieri commercio mondiale, liberismo, mercato, pensiero commercio internazionale, delocalizzazione, Europa, Polonia
Salmone.org è un sito ben fatto, dove ci si occupa di biotecnologie e OGM con la competenza degli addetti ai lavori. Oggi pubblica i risultati di una ricerca dell’Università Sacro Cuore di Piacenza, dove si evidenzia come l’Europa sia il più grande importatore di prodotti agricoli: solo nella stagione 2007-2008, mentre incentivavamo con ogni mezzo le aziende a rinunciare a produrre, abbiamo di fatto utilizzato 35 milioni di ettari altrui per soddisfare il nostro fabbisogno.
In pratica l’Europa importa derrate alimentari per 45 miliardi di dollari ed il resto del pianeta produce (non certo a chilometri zero) cibo per consentire agli europei di parlare di agricoltura non intensiva, di decrescita, di basso impatto, scandalizzandosi del fatto che la Cina compra milioni di ettari in giro per il mondo per produrre alimenti
C’è bisogno di aggiungere altro?
Giordano Masini mercato agricoltura, Europa, importazioni, ogm
Annunciata l’istituzione di un “telefono rosso” sul clima tra Europa e Cina. Provo a immaginare la tipica telefonata rossa tra Connie Hedegaard, commissaria europea per il cambiamento climatico, e Xie Zhenhua, capo negoziatore cinese sul clima e vicepresidente della commissione sviluppo e riforme.
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Carlo Stagnaro energia Cina, clima, Europa
- Lo dico apertis verbis: a differenza di Oscar Giannino, a me la proposta di Daniel Gros e Thomas Mayer d’istituire un Fondo monetario europeo non dispiace. L’idea dei due mi convince alquanto soprattutto in termini ‘relativi’, e cioè rispetto alle alternative immaginabili: il governo economico della politica monetaria (di cui Sarkozy e sodali vanno troppo spesso discorrendo), la discrezionalità e la violazione sistematica del Trattato UE in materia di salvataggio degli Stati membri, la sempreverde armonizzazione fiscale.
Tra l’esercizio intellettuale di Gros e Mayer e l’eventuale implementazione c’è una distanza siderale, ovviamente, soprattutto se si considera quanti e quali passaggi politici ci vorrebbero per trasformare la proposta in un’istituzione reale, con tutti i danni che i Governi nazionali potrebbero arrecare al progetto originario. In concreto, Gros e Mayer partono da due assunti: primo, di fronte al dirompere di crisi finanziarie come quella greca, l’obiettivo delle istituzioni politiche non può essere quello di prevenire a tutti i costi i default sovrani, quanto quello di renderli possibili e possibilmente più ‘ordinati’; secondo, va limitato l’azzardo morale. Prosegui la lettura…
Piercamillo Falasca euro BCE, Europa, Fme, Gros, Mayer
Qualche giorno fa Paul Krugman sentenziò sulle pagine del New York Times che gli Stati Uniti avrebbero dovuto imparare dall’Europa (“Learning from Europeâ€), un’economia dinamica quanto quell’americana – a detta dell’economista liberal – che avrebbe dimostrato come “la giustizia sociale ed il progresso possono andare mano nella manoâ€. Per Krugman è solo un vecchio luogo comune quello che dipingerebbe la socialdemocrazia europea come un modello economico rigido, lento e decadente. Prosegui la lettura…
Piercamillo Falasca liberismo, mercato, welfare Europa, Krugman, Stati Uniti, welfare
Oggi primo volo dell’A400M, il velivolo da trasporto militare del consorzio pubblico Airbus-EADS. Nel 2001-02, l’allora ministro della Difesa Antonio Martino tenne fuori l’Italia dal megacontratto europeo, che accomuna Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo, Spagna, Regno Unito e Turchia. All’epoca, l’opposizione levò fuoco e fiamme, accusandolo di antieuropeismo. Fui tra i pochi a difendere la bontà della scelta. Oggi più che mai penso sia giusto – lo faremo in pochi – tributare il giusto omaggio a Martino. Aveva visto lontano. Il contratto fu firmato nel 2003, le consegne dovevano cominciare nel 2010. Invece il programma è in ritardo di anni, e forse – forse – le prime vere consegne arriveranno nel 2014. Perché prima bisogna risolvere il problema degli extra costi, passati da 20 a 25 miliardi di euro. Con EADS, il gruppo franco-tedesco più strapuntino spagnolo di fatto pubblico, che rifiuta di addossarseli per la sua inefficienza come da contratto, e chiede invece li paghino i governi. Avremmo dovuto sobbarcarci a spese pazze, mentre tagliamo i bilanci della Difesa. Senza per altro avere gli aerei. È esattamente questa l’Europa statalista e sprecona dalla quale stare sempre lontano, tutte le volte che ci si riesce. Grazie Antonio!
Oscar Giannino mercato, ue Difesa, Europa