Archivio

Posts Tagged ‘enciclica sociale’

Enciclica. Is the Pope a liberal?

8 luglio 2009

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Pasquale Annichino:

Alberto Mingardi invita tutti i “Chicagoans” a riflettere sul significato dell’ultima enciclica di Benedetto XVI. Condivido la sua analisi in merito al trattamento dedicato al documento dalla stampa italiana.
Il dibattito americano potrebbe forse fornire qualche spunto in più rispetto a quello italiano che vede, come spesso accade, i tifosi schierati, le bandiere spiegate e le mani applaudire a comando o in base al soffiar del vento.
David Gibson su Politicsdaily applicando le categorie della politica al documento sostiene che Benedetto XVI sia un liberal e addirittura afferma: “No U.S. candidate could get elected on an economic platform like that”. Il conservatore Rick Garnett, pur criticando Gibson, afferma che: “No doubt, the Pope’s views on many questions regarding the organization and regulation of the economy put him well to the “left” of the American political center”, precisando poi che è necessario valutare anche le posizioni sulle tematiche etiche per avere un approccio complessivo rispetto alle questioni affrontate nell’enciclica.
Su America Magazine Austen Ivereigh ipotizza un’influenza del pensiero dell’economia di comunione e del pensiero di Chiara Lubich, mentre George Weigel, sulla corazzata conservatrice rispondente al nome di National Review, offre una interessante ricostruzione che critica i passaggi che sarebbero stati influenzati dalle idee del Pontificio Consiglio per la giustizia e la pace. La ricostruzione di Weigel secondo Ivereigh serve  “(to) allow conservatives to ignore the encyclical’s key messages while remaining faithful to papal teaching”.
Se è condivisibile quanto scrive il New York Times, ovvero che risulta difficile inquadrare il pensiero di Benedetto XVI nelle categorie “liberal” e “conservative”, non si può non rilevare come bandiere spiegate e cori da stadio siano presenti anche oltre oceano.
Come suggerisce Garnett:  “It seems, so far, that too many are cherry-picking quotes that provide rhetorical support for their preferred policy goals, or that seem to score points for “their side” in the political / culture wars”.
Forse meglio la precauzione suggerita da Mingardi: torniamo alla fonte.

Alberto Mingardi Senza categoria , , , ,

Aiutati che il cielo d’aiuta, e il Papa temo di no

1 luglio 2009

John Triggs ricorda che centocinquant’anni fa (oddio, oggi ormai quasi centocinquant’anni e una settimana fa!) veniva pubblicato “Self help” di Samuel Smiles. per leggerlo on line andate qui. E’ un libro curioso, tradotto in italiano come “Aiutati che il ciel t’aiuta”. Il titolo italiano è fedele al messaggio.
Triggs nota che

while Darwin’s work caused controversy it was Smiles’s book, simply titled Self Help, that really got the Victorians excited.
Because although Darwin was revealing the secrets of life from its very beginnings, Smiles promised to make his readers rich, successful and famous.
Today when we think of self help we don’t just think of one book, we think of a whole industry.

Il paragone con l’Origine delle specie è francamente un po’ esagerato, ma Triggs ha senz’altro ragione quando nota come il messaggio di autorealizzazione, l’invito a pensarsi protagonisti della propria vita, l’elogio della frugalità e del duro lavoro, erano perfettamente intonati all’età vittoriana. E così pure congeniali a quella “vittoriana fuori tempo massimo” che è Margaret Thatcher. Nel cui operato di primo ministro, e prima ancora nella cui “predicazione” pubblica, c’è in primis questo atteggiamento, più che quell’enfasi consumista sul qui ed ora con la quale i nemici del libero mercato hanno ridicolizzato l’ “edonismo reaganiano”.
In tempo di crisi, c’è da chiedersi se il “self help”, la cui variante contemporanea è forse riconducibile all’ “invito” del Ministro Sacconi ai giovani ad “andare a lavorare” (sottinteso: svolgendo anche mansioni umili e diverse da quelle in vista delle quali si è compiuto il proprio corso di studi), non sia destinato a tornare di moda. Non solo come strategia per superare il peggio ma come filosofia di vita. L’enfasi sul sacrificio come strumento di miglioramento di sé, in un mondo laddove è sempre più evidente che senza fatica e senza sacrifici nulla si può.
E’ un po’ lo spirito che in Italia aveva Luigi Sturzo:

Sarebbe forse possibile all’uomo ottenere nulla senza sacrificio?E non è la vita tutta una milizia, come la chiama Giobbe? Gli studi non sono forse una elaborazione dello spirito per la vita? E che cosa ci aspettiamo nel mondo? (…) è vero anche che Cristo non venne al mondo a darci una pace nel male; ma con la lotta e la vittoria sul mondo…

ps: un vaticinio amaro. Vedrete che don Luigi Sturzo sembrerà meno lontano dal Gordon Gekko di Wall Street, che dalla “enciclica sociale” che aspettiamo di leggere a giorni.

Alberto Mingardi liberismo , , , ,