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Posts Tagged ‘emissioni’

Agricoltura ed emissioni: gli effetti positivi dell’intensificazione

24 luglio 2010

Che, in attesa di risposte un po’ piĂą certe (o quantomeno credibili) sulle origini dei cambiamanti climatici, lo sviluppo e il progresso economico siano la piĂą saggia politica climatica e ambientale, come ebbe a dire qualche tempo fa Andrew C. Revkin sul NYT, sembrerebbe cosa piĂą che ragionevole in sĂ©. Oggi uno studio apparso su Proceedings of the National Academy of Sciences of United States of America offre una visione del tutto nuova e controcorrente sullo sviluppo agricolo come fattore determinante per la riduzione dei gas serra. Il titolo dello studio, segnalato da Marco Cattaneo, è Greenhouse gas mitigation by agricultural intensification, ovvero Mitigazione dei gas serra per effetto dell’intensificazione agricola.

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Giordano Masini ambiente , , ,

Nel 2009 ci siamo illuminati di meno

2 aprile 2010

Nel 2009, le emissioni europee nei settori Ets (quelli, cioè, coperti dal “mercato dei fumi”) sono scese dell’11 per cento. In Italia, il tonfo è addirittura del 16 per cento. Merito delle politiche ambientali europee? MacchĂ©: ringraziate pure la recessione.

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Carlo Stagnaro energia , , , , ,

Copenaghen, la gara a chi la spara piĂą grossa

7 dicembre 2009

Il dibattito attorno al clima, specialmente ora con l’apertura del vertice di Copenaghen, si è fatto sempre più serrato e, in Italia, sempre più paradossale. La platea è divisa tra chi descrive scenari catastrofici e chi sostiene che l’effetto serra sia una balla. Ovviamente la verità, ci sentiamo di dire, non sta da nessuna delle due parti.

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Piergiorgio Liberati energia , , , ,

I numeri di Copenhagen: i delegati emettono 2 tonnellate di CO2 a testa in 11 giorni, come un cinese in sei mesi

7 dicembre 2009

1200 auto con autista, 140 jet privati, un carcere temporaneo per ospitare, all’occorrenza, 4.000 detenuti. Si mette in moto la macchina per salvare il mondo e, di certo, qui non si risparmia. Nè sulle spese, nĂ© sull’ambiente. Lo racconta, con dovizia di particolari e pettegolezzi, Andrew Gilligan sul Times, che insiste – giustamente – sui lussi e gli sprechi che si concederanno i 15.000 delegati, 5.000 giornalisti e 98 leader politici, a cui si aggiunge un imprecisato numero di curiosi, ong, manifestanti, fancazzisti e casinari. Secondo gli organizzatori, lo svolgimento dei lavori determinerĂ  il rilascio in atmosfera di 41.000 tonnellate equivalenti di CO2. Tanto quanto ne consuma in un anno una cittĂ  di 150 mila abitanti.

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Carlo Stagnaro energia , , , , ,

Copenaghen: non date retta a Rampini.

3 dicembre 2009

Che la lotta ai cambiamenti climatici sia senza confini è ovvio, che debba travalicare quelli dell’igiene intima personale, un po’ meno. Prima o poi saremmo arrivati a questo punto (sul clima è stato scritto di tutto di piĂą) e ieri su Repubblica l’inviato da San Francisco, Federico Rampini, si è lanciato in un’“invettiva” che ha messo sul banco degli imputati il caffè, i vestiti semi nuovi e la lavatrice. Jeans e maglietta? Meglio tenerseli per molto tempo, anche se un po’ sdruciti, e lavarli poco, possibilmente con l’acqua fredda che si risparmia e si rovinano meno i tessuti. Questa la summa teologica di Rampini, citando come fonte l’ultimo rapporto pubblicato su New Scientist. Ma le fonti, dopo il “climagate” degli scienziati smascherati a truccare i dati dei rapporti Ippc, vanno prese con le pinze. Scrive Rampini: «Il quarto delitto ambientale è l’ossessione per la pulizia. In Inghilterra è stato calcolato che solo il 7,5% degli indumenti messi in lavatrice sono davvero sporchi». In che modo sia stata condotta un indagine di questo tipo, non è dato sapere. Ma il concetto è chiaro: se solo i vestiti puzzano un po’, è inutile lavarli, si sprecherebbe acqua calda. Come del resto noi stessi. Da riflettere: la prossima volta che ci laviamo le ascelle, dovremmo pensare a una passata di deodorante a coprire e basta: ma attenzione al deodorante, che sia stick e non spray, altrimenti ne risentirebbe il buco dell’ozono. Per Rampini, insomma, Copenhagen comincia in casa nostra ogni mattina. Guai a bere il caffè. Spiega Repubblica: «Se si calcola l’energia consumata per coltivarlo, raccoglierlo, trasportarlo, infine azionare la macchina del bar, 6 tazzine di espresso al giorno, in un anno equivalgono alla CO2 immessa nell’aria da un volo Roma-Londra». Infine l’”eco-crimine” dei vestiti: basta con il comprare un capo per indossarlo una sola stagione, avverte Rampini, è uno spreco inaudito. Pensateci ora sotto le feste natalizie. E non preoccupiamoci se i commercianti (e in genere il settore tessile) giĂ  messi in ginocchio dalla crisi e dalle tasse chiuderanno i battenti: con un po’ piĂą di disoccupati, con vestiti sdruciti e maleodoranti, ma meno nervosi per aver bevuto un paio di caffè in meno, avremo salvato il pianeta. A San Francisco queste cose le avrebbero giĂ  capite. Tanto che il pamphlet “radical chic” di Rampini – sarebbe bello seguire per una settimana le abitudini dei redattori del New Scientist e del corrispondente di Repubblica – non manca di sottolineare quanto segue: «Se il mondo intero seguisse l’esempio californiano, in 20 anni ridurremmo le emissioni di CO2 di 24 miliardi di tonnellate cubiche, l’equivalente dell’anidride carbonica prodotta nel 2008». Come, come? L’esempio californiano? Ma l’America non era lo Stato-Canaglia che non aveva aderito a Kyoto, con un governatore della California tutto muscoli e niente cervello, che gira con un Hummer da 6 chilometri con un litro? C’è da sperare che la prossima settimana a Copenaghen si dibatta in modo piĂą concreto.

Piergiorgio Liberati energia , ,

Non sanno quello che dicono

30 novembre 2009

Pare che, prima di parlare, sia utile collegare il cervello. Forse i negoziatori danesi, nella foga di rendere vagamente utile, se ne sono dimenticati. La loro proposta di “compromesso” (ah ah) sarebbe assai comica, se non fosse tragica realtĂ . La tragicitĂ  non consiste nelle possibili conseguenze della bozza: non ce ne saranno, anche se verrĂ  approvata. La tragicitĂ  consiste nel fatto che queste persone non si rendano minimamente conto di quello che dicono. Non vi chiedo di fidarvi di me, nĂ© voglio accompagnarvi per mano attraverso un lungo e intricato ragionamento. Solo una figura, e qualche numero.

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Carlo Stagnaro energia , , , ,

Che figata, la recessione

10 novembre 2009

Finora, a ritenere la recessione un felice evento erano solo quei pazzerelli della decrescita. Adesso, ci si mette anche l’Agenzia internazionale dell’energia, che dedica buona parte del suo World Energy Outlook 2009 (o, almeno, del sommario, liberamente accessibile online) alle virtĂą bucoliche del mondo senza carbonio. Ecco un piccolo e non esaustivo florilegio.

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Carlo Stagnaro energia, liberismo , , , , , ,

Bum!

21 ottobre 2009

I ministri europei dell’Ambiente hanno “deciso” (scusate, a scriverlo senza virgolette non ci riesco) una riduzione dell’80-95 per cento delle emissioni, al di sotto dei livelli del 1990, entro il 2050. Tutto questo all’indomani del vertice in cui i ministri delle Finanze non sono riusciti a trovare un accordo sui fondi da destinare alla lotta ai cambiamenti climatici. E nello stesso giorno in cui Cina e India stringono un patto che suona molto simile a un “opting out” dai negoziati: prenderanno impegni solo nella misura in cui il mondo sviluppato si farĂ  carico di pagarli. La dichiarazione dei responsabili europei dell’Ambiente, in tale contesto, suona come un patetico tentativo di battere i pugni sul tavolo, ben sapendo di non avere nĂ© i pugni nĂ© il tavolo. Se l’attore “leader” (lo dicono loro) dei papocchi climatici non riesce a presentare un piano che abbia uno straccio di credibilitĂ , siamo davvero alla politica subprime.

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Carlo Stagnaro energia, liberismo , , , , ,

2009 fuga da Copenhagen. Chicago anticipa le conclusioni del vertice

16 settembre 2009

Come ampiamente previsto, l’amministrazione Obama ridefinisce al ribasso il suo impegno per Copenhagen. Lo spiega, in un articolo zeppo di informazioni e molto ben documentato, David Adam del Guardian, che evidenzia come gli americani abbiano messo nel mirino i due pilastri del ponte che da Kyoto avrebbe dovuto portare a Copenhagen: la definizione di obiettivi sfidanti e l’assegnazione, a ciascun paese, di un target di riduzione delle emissioni legalmente vincolante. Non sorprendentemente, Obama si allinea alla posizione negoziale di George W. Bush e, dunque, di Bill Clinton.

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Breaking News. Dario Franceschini copia l’IBL sul clima?

7 luglio 2009

Dario Franceschini, segretario uscente del Partito Democratico e candidato alla segreteria del maggiore partito dell’opposizione, affida al Sole 24 Ore una serie di riflessioni sul tema della green economy. Franceschini scrive una serie di vuote cose retoriche e qualche sciocchezza, ma sembra una regola universale quella secondo cui ogni politico che si occupi di ambiente abbia diritto alla sua “fair share” di cazzate. Sono però piacevolmente stupito dal seguente passaggio:

Dobbiamo avviare una riforma fiscale che, con gradualitĂ  ma anche determinazione, alleggerisca il prelievo su lavoro e imprese, e sposti il peso sullo spreco di materie prime e sulle produzioni piĂą inquinanti.

Non sono sicuro che Franceschini intenda veramente quello che scrive, o che ne colga integralmente le conseguenze. In pratica, quello di cui egli parla è la “revenue-neutral carbon tax”, una proposta condivisa da molti economisti mainstream e di cui, per quel che ne so, in Italia ci siamo occupati solo noi dell’IBL (PDF).

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Carlo Stagnaro energia , , , , , ,