CHICAGO BLOG » e.on http://www.chicago-blog.it diretto da Oscar Giannino Thu, 23 Dec 2010 22:50:27 +0000 it hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.0.1 Gazprom v. Eni. Occhi su E.On /2010/01/14/gazprom-v-eni-occhi-su-e-on/ /2010/01/14/gazprom-v-eni-occhi-su-e-on/#comments Thu, 14 Jan 2010 09:26:43 +0000 Carlo Stagnaro /?p=4744 Il gruppo tedesco E.On è in piena rinegoziazione dei contratti di lungo termine per l’approvvigionamento gas. Dall’altra parte, stanno i russi di Gazprom. Per ora, gli altri stanno a guardare: i paesi produttori (a partire dall’Algeria) hanno di fatto delegato la tutela dei loro interessi a Mosca (nel senso che probabilmente si accoderanno alle sue decisioni); le altre grandi compagnie (Eni su tutte) aspettano di inserirsi nel cuneo aperto da Berlino, se riuscirà. Altrimenti, saranno probabilmente botte (legali).
Ieri il direttore finanziario di E.On, Marcus Schenk, ha dichiarato (per abbonati) che “sono stati compiuti sensibili progressi sulla base di una relazione costruttiva di lungo termine” per la rinegoziazione dell’80 per cento dei contratti di lungo termine che il gruppo ha in portafoglio. L’obiettivo è ottenere una “limitata flessibilità addizionale” e “obblighi minimi di ritiro stringenti ma gestibili”. Traduzione: i tedeschi chiedono ai russi di mettersi una mano sul cuore e l’altra sul gasdotto, e ridurre i contingenti di metano assoggettati alla clausola “take or pay”, almeno temporaneamente e fino alla ripresa dei consumi post-crisi. La tempistica che i tedeschi hanno in mente è piuttosto chiara: nel 2009 la domanda è crollata, con una punta di -25 per cento rispetto all’anno precedente ad aprile. Questo ha prodotto, a partire dall’inizio dell’anno scorso (contestualmente al crollo delle quotazioni petrolifere) un disaccoppiamento dei prezzi del gas e del greggio. Disaccoppiamento trainato dall’eccesso di offerta, e che incide pesantemente sulle entrate del gruppo (che a gennaio-settembre ha registrato un dimezzamento dell’Ebit delle sue attività non regolate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Non si sono però ridotti in egual misura i costi del gas: da qui, il disastro, meno volumi e margini ristretti o negativi. Secondo le previsioni degli strateghi di E.On, il riaccoppiamento avverrà tra il 2012 e il 2013. Quindi, quello che Berlino chiede a Mosca è di chiudere un occhio per un paio d’anni.
Non sono noti né il dettaglio delle richieste, né le risposte di Gazprom. Ma quanto è trapelato sembra confermare le impressioni che avevamo già avuto dopo la firma dell’accordo tra il Cremlino e Ankara: ed è qui che sono dolori. Ai russi, infatti, interessa presidiare i volumi, più che i prezzi. Cioè: i russi sono flessibili sui prezzi, gli europei vorrebbero flessibilità sui volumi. Se sia possibile trovare un equilibrio, dipende da due cose: quanto sconto vorranno concedere i russi, quanti volumi sono disponibili a ritirare gli europei. O, in altre parole, quanto vale (nella testa di E.On, e in seguito di Eni), in termini di sconto equivalente, un metro cubo importato in più, tenendo conto dell’effetto depressivo che esso ha sui prezzi di rivendita. Risolvere l’equazione è complicato: ma le parti sono obbligate a trovare una composizione. Occhi aperti su San Donato, nelle prossime settimane.

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Gazprom difende i volumi: qual è il prezzo dell’Eni? /2010/01/08/gazprom-difende-i-volumi-qual-e-il-prezzo-dell%e2%80%99eni/ /2010/01/08/gazprom-difende-i-volumi-qual-e-il-prezzo-dell%e2%80%99eni/#comments Fri, 08 Jan 2010 07:32:29 +0000 Carlo Stagnaro /?p=4672 La crisi del gas, quest’anno, è al contrario. Ci sarà crisi, almeno per le principali compagnie europee, se i russi pretenderanno il rispetto letterale delle clausole contrattuali, che obbligano gli importatori a ritirare le quantità negoziate a un prezzo predefinito. Chi non lo fa, paga lo stesso (pur potendo recuperare le quantità non ritirate per un periodo che normalmente va dai tre ai cinque anni). Dopo aver temporeggiato per qualche mese, giusto per vedere che succede, i russi hanno fatto la prima mossa, in Turchia. Da giocatori di scacchi quali sono, gli strateghi di Mosca hanno aperto col cavallo: una pedina molto aggressiva, che può facilmente spostarsi dai lati – dove si trova – al centro.
I contratti “take or pay” servono a ridurre le incertezze sottese a investimenti massicci come quelli per cercare gas nel sottosuolo o realizzare le necessarie infrastrutture di trasporto (gasdotti o rigassificatori). Il senso dell’accordo è perseguire una ripartizione dei rischi equa per entrambe le parti: il venditore si prende il rischio prezzo (ancorando il valore del gas a quello di un paniere di greggi), il compratore il rischio volume (impegnandosi a ritirare una certa quantità di metano ogni anno, per tutta la durata del contratto).
Finché la domanda cresce, tutto va bene e nessuno si lamenta. Recessione vuole che la domanda sia crollata – secondo il portavoce di Gazprom, Sergei Kupriyanov, in misura superiore al 10 per cento, in Europa. Da qui il braccio di ferro: i compratori chiedono ai venditori un margine di tolleranza, i venditori cercano di piazzare in ogni modo il loro metano. Brutalmente, la situazione per il Cremlino è questa: il debito incalza, i profitti crollano assieme ai prezzi, gli investimenti colano a picco (nel 2009, Gazprom ha tagliato del 19 per cento): di tutto c’è bisogno tranne che di un altro problema.
Per qualche mese, le tensioni sono restate largamente sotterranee. Ora, siamo al momento del dunque. Il “tana liberi tutti” lo si legge, in controluce, in una notizia ignorata dai più: Gazprom ha chiuso un accordo con la turca Botas, che importa circa 30 miliardi di metri cubi (noi ne abbiamo importati 24,6 miliardi nel 2008). I contenuti dell’accordo non sono noti, ma quello che si capisce è che i russi avrebbero concesso uno sconto in cambio della garanzia dei volumi.
La fretta di chiudere turchi, addirittura l’ultimo giorno dell’anno, potrebbe essere anche un modo per mandare un segnale ai più tosti italiani e tedeschi. Se è così, Gazprom ha tracciato il suo perimetro negoziale. Resta da vedere se Eni ed E.On sono disponibili ad accettarlo. Qualcosa dipenderà, naturalmente, dall’entità dello sconto. Ma molto dipende anche dalle aspettative che le compagnie europee hanno rispetto ai possibili utilizzi del gas in eccesso, e dunque dell’andamento della domanda.
Sul piano generale, se questa tendenza si confermerà ne faranno le spese soprattutto gli altri fornitori di gas. Se l’Eni accetterà di mantenere i volumi contrattati con la Russia, proverà a giocare la carta del prezzo sul tavolo algerino. E’ dunque facile prevedere, per il 2010, un tasso di utilizzo molto basso per i due rigassificatori esistenti nel nostro paese, Rovigo (da 8 miliardi di metri cubi di capacità massima) e Panigaglia (4 miliardi di metri cubi), come del resto è già accaduto nei mesi scorsi, quando l’irrigidimento russo sui take or pay ha compresso la domanda di gas “libero”.
Il dilemma dell’Eni (e, specularmente, di E.On) si gioca tutto sul “quantum”: più lo sconto è consistente, più il prezzo di acquisto del gas (dettato dai contratti) si avvicina a quello di vendita (fissato sui mercati spot) e gli azionisti di San Donato sono felici. I balli si faranno vorticosi nelle prossime settimane, quando si dovrebbe tenere un incontro bilaterale tra Mosca e Berlino al massimo livello. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, è una negoziatrice abile e conosce la questione, quindi nulla è scontato. Anche i russi, però, conoscono perfettamente le proprie carte e sanno come e quando calarle. Tirare la corda, comunque, non conviene a nessuno, perché in futuro le posizioni potrebbero essere rovesciate.
L’Eni, da parte sua, proverà a far valere gli ottimi rapporti commerciali che vanta con Gazprom, oltre all’intercessione del Cav. presso l’ “amico Putin” (che però, quando si tratta di soldi e potere, sa mettere i sentimenti da parte). Userà anche l’arma della lacrimuccia, e neppure del tutto a torto: l’Italia non fa altro che prendersi cazziatoni dagli americani per il supporto troppo esplicito a South Stream, e questo porta l’Eni a chiedere, e aspettarsi, un trattamento di favore. La storia ci dirà se questo trattamento, che con gli occhi della cronaca non si vede, c’è stato.
Che il nervosismo sia la cifra di questi giorni, lo dimostra anche il comunicato stampa del ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, che il 29 dicembre, parlando della revisione tariffaria appena compiuta dall’Autorità per l’energia, si avventura sul terreno infido della revisione dei contratti internazionali: “è il momento di introdurre maggiori flessibilità nelle contrattazioni … promuovendo la revisione delle condizioni economiche dei contratti esistenti con i Paesi produttori”. Liberissimi di pensare che sia tutta farina del suo sacco.
All’apertura russa col cavallo, dunque, gli italiani (e i tedeschi) sembrano rispondere con l’arrocco. Posto che lo scacco macco non è un’opzione per nessuno, la domanda è: lo sconto massimo che hanno in mente i russi, è compatibile con l’imbarazzo di italiani e tedeschi a rifornirsi di gas che non sanno dove mettere?

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