Il gruppo tedesco E.On è in piena rinegoziazione dei contratti di lungo termine per l’approvvigionamento gas. Dall’altra parte, stanno i russi di Gazprom. Per ora, gli altri stanno a guardare: i paesi produttori (a partire dall’Algeria) hanno di fatto delegato la tutela dei loro interessi a Mosca (nel senso che probabilmente si accoderanno alle sue decisioni); le altre grandi compagnie (Eni su tutte) aspettano di inserirsi nel cuneo aperto da Berlino, se riuscirà . Altrimenti, saranno probabilmente botte (legali). Prosegui la lettura…
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La crisi del gas, quest’anno, è al contrario. Ci sarà crisi, almeno per le principali compagnie europee, se i russi pretenderanno il rispetto letterale delle clausole contrattuali, che obbligano gli importatori a ritirare le quantità negoziate a un prezzo predefinito. Chi non lo fa, paga lo stesso (pur potendo recuperare le quantità non ritirate per un periodo che normalmente va dai tre ai cinque anni). Dopo aver temporeggiato per qualche mese, giusto per vedere che succede, i russi hanno fatto la prima mossa, in Turchia. Da giocatori di scacchi quali sono, gli strateghi di Mosca hanno aperto col cavallo: una pedina molto aggressiva, che può facilmente spostarsi dai lati – dove si trova – al centro. Prosegui la lettura…
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