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Posts Tagged ‘diritto di sciopero’

Napolitano, la CEI e la produttività

25 agosto 2010

Scusate, ma sulla vicenda Fiat-Melfi non sono d’accordo né con l’intervento del Capo dello Stato, né con il giudizio dell’arcivescovo presidente della commissione CEI per i problemi sociali e del lavoro. Mi sembrano da segnalare positivamente il Corriere della sera, che ha titolato giustamente “Napolitanto critica la Fiat”, il segretario della Uil Angeletti, che ha detto chiaro che in una vertenza giudiziaria tra privati il Capo dello Stato non dovrebbe entrrare per nulla, e il ministro Gelmini che in tutto il governo ha detto chiario “sto con Marchionne”.  Il Presidente della Repubblica mi sembra da elogiare molto per l’invito a superare lo scontro e a discutere con pacatezza del futuro delle relazioni industriali, visto che ha riconosciuto che la competizione internazionale è “aspra”. Ma mi sembra però da condannare risolutamente, per la sua scelta di entrare a gamba tesa in una vicenda nella quale menziona solo i ricorsi del sidnacato contro la Fiat, e non quelli della Fiat contro i tre licenziati. In questo modo, il segnale che viene dal Quirinale è che  il magistrato del lavoro, che nel giudizio d’urgenza ex articolo 28 dello Statuto si limita a una delibazione sul presunto fumus antisinacale della misura aziendale senza entrare nel merito delle cuircostanze di fatto, dovrà di fronte al ricorso Fiat dare ragione ai licenziati. Il Quirinale tace, sui ricorsi pendenti Fiat e sull’azione penale intentata dall’azienda per danno improprio. In altre parole – come riconosce persino oggi Tito Boeri su Repubblica, in un articolo pure che è aspramente conro la Fiat nelle sue conclusioni – dovrebbe passare il principio per il quale chiunque sciopera può bloccare una linea di produzione ledendo il diritto dei colleghi a non scioperare, e danneggiando l’impresa. E’ un errore gravissimo, senza precedenti nella storia istituzionale italiana. Politici e imprenditori e sindacalisti e giornalisti seri avrebbero dovuto insorgere con durezza. Prosegui la lettura…

Oscar Giannino Diritti individuali, Stati Uniti, auto, ue , , , , , , ,

Sciopero alle poste, una saggia provocazione

21 ottobre 2009

La mitica Royal Mail, le Poste britanniche che sono tra le più antiche in Europa, è alle prese con un passaggio mortale. O l’azienda ristruttura profondamente, oppure è destinata all’autodistruzione. La Communication Workers Union ha risposto con lo sciopero generale, di una settimana per cominciare ma con l’idea di protrarlo a oltranza. Fino alla vittoria, come si diceva in altri tempi. L’azienda ha replicato che sta considerando l’idea di assumere subito fino a 30 mila dipendenti interinali, invece di attendere i soliti 15 mila che venivano presi per rafforzare le consegne sotto Natale, per evitare il blocco del servizio provocato dallo sciopero, che produrrebbe la perdita di moltissimi altri clienti, oltre a quelli che sempre più si affidano a imprese private. A dichiarasi “furibondo” con il sindacato è in primis il Business Minister Lord Mandelson. Ricordo a tutti che a Londra è in carica un governo laburista non più guidato dall’odiato “mercatista” Tony Blair, bensì dal suo successore, l’assai più tradizionale  e “sociale” Gordon Brown, per altro a picco nei sondaggi malgrado la massiccia cura statalista per uscire – ? – dalla crisi. Domanda: che cosa avverrebbe in Italia, se si rispondesse così a uno sciopero generale? Ma che cosa c’è di sbagliato e antisindacale, nel voler garantire comunque la continuità di un servizio pubblico – anche in UK esiste il “servizio universale” postale, svolto da Royal Mail – e insieme nel voler impedire che l’azienda vada a carte e quarant’otto? Prosegui la lettura…

Oscar Giannino liberismo, mercato , ,

Legge e ordine, sciopero cardine

3 luglio 2009

Quando si dice “la solita Italia”. Altrove vale il principio legge e ordine, qui da noi si traduce: sciopero cardine. È infatti diventato definitivo il provvedimento con cui lo scorso dicembre il gup di Milano aveva prosciolto 4.106 autoferrotranvieri accusati di interruzione di pubblico servizio, in quanto l’1 20 e 21 dicembre 2003 e il 12 e13 gennaio 2004 violarono le fasce protette e scioperarono tutto il giorno. Lo ha reso noto uno dei legali dei lavoratori dell’Atm riferendo quanto spiegato dallo stesso giudice che decise quel proscioglimento di massa: nessuno ha impugnato in Cassazione la sentenza con cui il gup aveva respinto quella mole di decreti di condanna chiesti dalla Procura ritenendo che lo sciopero selvaggio attuato dai dipendenti dell’Azienda dei Trasporti milanese nell’inverno di sei anni fa fosse da considerare un illecito non penale ma amministrativo. Ma perché mai i sindacati confederali devono accettare le direttive a tutela dei diritti di viaggiatori e utenti, se poi i cobas bloccando tutto senza preavviso non rischiano nulla? Che cosa sarà mai stato, ad aver fatto mutare idea alla Procura di Milano, che prima ha chiesto le condanne e poi non si è opposta al proscioglimento? Che triste vergogna.

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