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Posts Tagged ‘D’Alema’

Eni, Russia, Berlusconi. Dove stanno i soldi?

15 dicembre 2010

Il tornado di piombo sulla “torbida relazione†tra il Cav. e Vlad ha impedito a molti di porsi la domanda più scontata: perché l’Eni vuole il gasdotto russofilo South Stream, anziché quello atlantista Nabucco? Come spesso accade, si è trascurata la risposta più semplice: perché lì stanno i soldi.

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Carlo Stagnaro energia , , , , , , , , ,

I miei dubbi su Mr. Pesc

12 novembre 2009

Quali meriti giustificano la candidatura di Massimo D’Alema a Mr. Pesc, l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza? Non è po’ curioso che nel candidarlo e nel sostenerlo non si citino (da nessuna parte) ragioni curricolari? Certo, appartenendo alla famiglia socialista europea è ovvio che abbia il consenso della medesima; inoltre è un politico italiano (di lungo corso) e attorno al suo nome sembra esservi il consenso dei due maggiori partiti. Ma non è un po’ poco che sia socialista europeo, che sia italiano e che riscuota il consenso di PD e PdL? Non si dovrebbe cercare qualche ragione in più?
Sono solo domande, ovviamente, non ho le risposte. Tuttavia sono stupito, scorrendo le notizie sul web, che nessuno citi una qualsiasi ragione esterna alla semplice appartenenza. Probabilmente, se sarà nominato, sarà anche un ottimo Mr. Pesc, tuttavia non si può dimenticare il mediocre governo da lui guidato alla fine dello scorso decennio, prematuramente caduto a seguito della sonora sconfitta elettorale delle elezioni amministrative del 2000. Che cosa si ricorda di quella esperienza oltre alla fondamentale riforma consistente nell’introduzione  anche in Italia delle sale bingo (con decisione del 17 febbraio 1999), alla ‘merchant bank’ di Palazzo Chigi e al sostegno alla cordata patriottica, allora con sfumature rosso-rosa e non ancora azzurre, guidata da Colaninno nella scalata alla Telecom?
Da economista all’epoca a Palazzo Chigi (lasciato in eredità come esperto, ma solo per pochi mesi, dal precedente governo) ricordo molto bene il recepimento della prima direttiva comunitaria sui servizi postali. Era un provvedimento finalizzato a introdurre una prima debole tappa di liberalizzazione del mercato ma l’Italia fu l’unico paese dell’Unione a utilizzarla … per aumentare il monopolio (e porlo al servizio dell’azienda pubblica che aveva direttamente dettato al governo il provvedimento di recepimento). In quell’occasione le piccole aziende postali che erano titolari di concessione a livello municipale nelle maggiori città (molte addirittura dalla prima guerra mondiale) si videro private delle medesime e furono costrette a chiudere i battenti o a divenire prestatori di servizi (evidentemente non in concorrenza) per Poste Italiane. Le conseguenze di questo pasticcio perdurano tuttora e creeranno non pochi ostacoli al momento della completa apertura del mercato postale che la terza direttiva europea ha fissato per il primo gennaio 2011.

P.S.: Sembra superfluo ricordare che anche il Bingo è stato un sostanziale fallimento (anche se ha permesso di riconvertire talune case del popolo in crisi di domanda…)

Ugo Arrigo Senza categoria , , ,

Rosso porpora

24 aprile 2009

I giornali scrivono oggi che il Papa avrebbe finalmente pronta quell’enciclica sociale di cui si parla da che è uscita “Deus Caritas Est”. L’uscita è fissata per il prossimo 29 giugno. Fra gli altri, si dedica al tema sul Riformista Paolo Rodari, che è un attento conoscitore dei flussi bidirezionali fra Vaticano e palazzi della politica. L’articolo di Rodari si intitola “Bersani, Tremonti e il nuovo club degli antiliberisti”. Si fa riferimento a due recenti occasione seminariali: un evento Aspen, al quale ha partecipato il cardinal Bagnasco. E il dibattito di Nens cui è intervenuto il cardinale Silvestrini, vecchia volpe della prima repubblica mai finita in pellicceria. Sull’enciclica “sociale” ovviamente aleggia l’ombra del cardinale Renato Martino, noto ai più per alcune uscite molto discusse in tema di politica internazionale e affezionato nemico dell’economia libera. Martino avrebbe dovuto incontrare egli stesso Tremonti nei giorni scorsi. Che cosa è emerso da questi dibattiti? La convinzione che

riflettere sulla crisi e sul modello di sviluppo economico che l’ha provocata, significa in qualche modo affondare il colpo su quella che Bersani ha chiamato «egemonia neoliberista». Un’egemonia che ha provocato lo sfacelo attuale. Un’egemonia che trova nella visione sociale cattolica un suo naturale nemico.

Ai politici piace fare i filosofi morali (pensiamo agli ultimi seminari organizzati da D’Alema con la sua Fondazione Italianieuropei), ai cardinali evidentemente piace fare gli economisti. Non stupisce che il cardinal Bagnasco faccia presente all’opinione pubblica le esigenze degli ultimi. E’ un po’ diverso che egli proponga una “cabina di regiaâ€, cioè scelga la via della pianificazione pubblica degli interventi di solidarietà anziché quella della valorizzazione delle capacità d’azione, autonoma, libera e per questo autenticamente solidale, della società civile.
Personalmente ho un po’ nostalgia del Cardinal Ruini che, certo: fra mille cose, faceva uso della sua notevole influenza anche per promuovere l’adozione del buono scuola – dando espressione a una domanda di libertà educativa e religiosa. In generale, la Chiesa di quegli anni, un po’ per la caduta del comunismo, un po’ per il carisma di Giovanni Paolo II, pareva in generale più interessata a capire il capitalismo moderno, che a emettere giudizi affrettati. I quali, beninteso, non sono mancati. Ma il trend di lungo periodo sembrava essere un altro.
La Chiesa fa parte della società, e non c’è da stupirsi se in una società che ormai non ha più pudore nel fare l’apologia dell’economia di piano anche la Chiesa sia sempre più socialista. Ma si possono aggiungere due considerazioni. In primo luogo, la Chiesa di oggi ha un rapporto diverso con la politica italiana, da quello che aveva durante il precedente Papato. Il senso dei ruoli era diverso, e sia detto non per fare propaganda. Tuttavia, mi pare pacifico che la Chiesa non dovrebbe contraddistinguersi per l’avere un’agenda politico-civile, quanto per una proposta di vita nella quale la politica non è certo la dimensione più importante. Non mi permetterei certo di suggerire che questo sfugga al Pontefice attuale. Eppure la goffaggine (o la spudoratezza) dei suoi collaboratori che gestiscono le relazioni coi Palazzi romani, spesso porterebbe ad immaginarlo.
In seconda battuta, fa specie che “l’organismo mondiale che possiede la maggiore accumulazione di esperienze organizzative e propagandistiche†(Gramsci) si accodi speditamente ad analisi così abborracciate come quelle fatte proprie da questo “club degli antiliberistiâ€. C’è da preoccuparsi?

Alberto Mingardi liberismo , , , , , , ,