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Patto Intesa, l’Antitrust come il giudice su Risanamento: rinvia perché le banche hanno sempre ragione

6 agosto 2009

Oggi l’Antitrust ha concesso un termine di altri 90 giorni a Banca Intesa per l’esercizio dei diritti di difesa, in merito alle contestazioni mosse dall’Autorità a seguito delle due diverse versioni del patto di sindacato intercorse tra Generali e Credit Agricole nell’azionariato della banca guidata da Corrado Passera. È un bis analogo alla decisione del Tribunale di Milano, che ha rinviato a fine settembre l’esame dell’istanza della procura di Milano per l’avvio a liquidazione della Risanamento di Zunino. Anche in questo caso, si prende tempo per venire incontro alle esigenze delle banche. In questo caso specificamente dell’Agricole, che sta attendendo la piena valutazione dello IASB – l’organo demandato ai princìpi contabili che fanno testo in Europa – in ordine al fatto che possa non procedere a svalutazione del 5.6% di Intesa che detiene al di là degli impegni sottoscritti nel 2006. Le banche possono non solo prendere impegni che non rispettano, ma anche contare sulla più che piena comprensione degli sceriffi del mercato. Per prime le autorità di mercato pensano che evitare perdite di bilancio bancarie venga prima del rispetto delle norme, quando le perdite stesse comporterebbero un’ovvia e legittima sanzione reputazionale ai manager che le hanno infrante. Ma se è così a che cosa servono, le Autorità regolatorie? I banchieri sono così generalmente abituati a darsi ragione da soli, che non vedo il bisogno di confermarli sempre nell’idea.

Oscar Giannino mercato , , ,

Quel diavolo di Passera

3 luglio 2009

Vi stavo ammannendo un’articolessa su Keynes eterno nemico del capitalismo, figlio di notturne riletture di articoli del divinizzato che mi han fatto andare per traverso un ottimo Jadot dell’81, e correre dai medici. Ma poi le agenzie mi han fatto sussultare. Ah no, il diavolo è molto più vicino. E come sempre occorre inchinarsi alle sue astuzie, quando fa guizzare a mo’ di coda di frac la sua appendice forcuta.  Perdonate il colore, ma è cosa da Cinquecento del Machiavelli, quella andata in onda oggi sul grande palcoscenico dei poteri bancari italiani. Mi aveva colpito che, del tutto fuor d’opera rispetto al convegno in cui annunciava 5 miliardi 5 di impieghi destinati alla piccola impresa italiana, stamane l’ad di Banca Intesa Corrado Passera avesse speso parole mielate verso il nuovo patto di sindacato “leggero” sottoscritto in Intesa da Generali e Credit Agricole, dopo che quello “pesante” di metà aprile era stato bocciato dall’Antitrust.  A Passera, inevitabilmente, quel patto non può piacere: neither heavy, nor light, nor ultralight. E infatti l’ad aveva anche aggiunto un “i nostri azionisti non creeranno mai problemi alla banca…”, a metà tra l’avvertimento a stare al posto proprio e l’esplicita diffida.

Senonché nessuno aveva dato peso all’ultima righetta: aspettiamo ora che dirà l’Antitrust, aveva concluso Passera.  Naturalmente, quel gran diavolo di Passera sapeva perfettamente già stamane che l’Antritrust, a mercati appena chiusi, stasera avrebbe scomunicato anche il nuovo patto “leggero”. Oggi Passera gli ha fatto marameo, alla Mediobanca geronziana che voleva stringere un pochino le viti a Intesa in vista della partita futura in Generali. Ma riderà bene chi riderà ultimo. Passi per gli schiaffi che Passera ha menato nelle nomine a Corriere, Sole e Stampa. Ma qui la cosa diventa più seria. E chissà che al diavolo alla fine riesca la pentola, ma salti il coperchio.

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