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Posts Tagged ‘commercio’

Liberalizzazione del commercio: 8 italiani su 10 favorevoli

13 luglio 2011

Un interessante sondaggio di IPSOS su un campione di 1000 persone (margine di errore compreso fra +/- 0,6% e +/- 3,1) rivela che 8 italiani su 10 sono favorevoli alla liberalizzazione del commercio, di cui ci siamo occupati a piĂą riprese.

Le persone sarebbero quindi liete di poter scegliere quando fare acquisti, di “negoziare” implicitamente con i commercianti le ore migliori della giornata in cui alzare le saracinesche e, se turisti, di poter avere un servizio aggiuntivo al loro svago, mentre, se residenti, di poter fare la spesa in orari piĂą comodi. Prosegui la lettura…

Diritti individuali, liberalizzazioni, mercato , ,

Ripensando al Conte

17 marzo 2011

“I fautori dei dazi doganali vi dicono che il sacrificio che fanno i consumatori va a beneficio dell’industria, e che può considerarsi come un incoraggiamento dato all’industria. (Ma) la conseguenza del sistema protettore è di spingere i capitali e gli industriali nelle industrie protette, quella della libertĂ  è… di spingerli invece nelle industrie naturali al paese” (Camillo Benso di Cavour, 1861)

“Ma che splendido avvenire avrebbe avuto l’Italia, se rimaneva fedele alle dottrine liberali del Conte di Cavour! Sarebbe diventata il porto franco dell’Europa, e il deposito delle merci che dall’Oriente transitano per il canale di Suez. Invece di imitare gli altri paesi che, come la Francia, si invescavano nel protezionismo, conveniva battere precisamente la via opposta a quella che tenevano. Appunto l’Inghilterra trova suo stile in ciò che gli altri paesi sono protezionisti, onde essa ha il monopolio del libero cambio. Può paragonarsi ad un industriale che avesse una macchina migliore di quella che adoperano i suoi concorrenti. Se da venti anni in qua, i nostri governanti, invece di fare leggi avessero badato a divertirsi e fossero andati a spasso, sarebbe stata somma avventura per l’Italia” (Vilfredo Pareto, 1897)

commercio mondiale, liberismo, mercato , , ,

Una buona proposta

18 febbraio 2011

Dichiara oggi  il ministro in carica per il turismo, Michela Vittoria Brambilla, di volersi fare portavoce di una proposta pubblicata ieri dal Foglio tanto semplice quanto efficace: la liberalizzazione degli orari delle attività commerciali, a partire dai giorni festivi.

Tra proposte di riforme costituzionali piene di principi e vuote di precetti immediati, una semplice disposizione che dica che nessuna amministrazione può imporre gli orari di apertura e di chiusura di un’attività commerciale al pubblico, come si legge appunto nel Foglio, sarebbe invece una regola concreta, efficace, a costo zero ed effettivamente capace di incoraggiare a “lavorare di più, lavorare tutti”, come ha scritto ieri Carlo Stagnaro sul Foglio. Proprio Stagnaro, e in precedenti occasioni sia l’Istituto Bruno Leoni che questo blog, hanno già dimostrato, con dati alla mano forniti da alcune ricerche condotte in questi anni, che nessuno dei vincoli imposti alla libertà del titolare di scegliere quando vendere porta vantaggio ad alcuno: né a costui, né ai concorrenti, né al consumatore e, dunque, all’economia.

Se finora gli orari non sono stati totalmente liberalizzati con una minimalistica regola come quella proposta dal Foglio, è quindi più il frutto del solito strascinamento dello status quo che di scelte ragionate (opinabili o meno).

Da anni ormai, praticamente da quando il settore commerciale è stato in parte liberalizzato, si discute se completare o meno questa liberalizzazione. A difendere la rigida conservazione dei vincoli sono più gli enti territoriali che non lo Stato, ma qualcuno oggi anche da quelle parti (v. Modena) ammette che forse non c’è nulla di male a lasciare gli esercenti liberi di scegliere quali siano gli orari migliori per vendere, e che anzi in questo modo si darebbe una mano alla ripresa economica, senza bisogno di ricorrere a strategie complesse, costose, e quindi solo annunciate.

Che il ministro del turismo voglia farsi carico di presentare questa semplicissima proposta al governo, dunque, è una buona notizia. Se così sarà, si potrebbe dare anche per questa via un segno tangibile a quella “scossa” all’economia che, come abbiamo detto anche qui, non può trovare giovamento (solo) da una riforma costituzionale, ma necessita di interventi di de-regolazione settore per settore.

Sarebbe la proponente giusta al momento giusto, il Ministro Brambilla, visto che in Italia i consumi turistici ammontano ogni anno a quasi 100 miliardi di euro tra italiani e stranieri, solo un terzo dei quali imputabile alle strutture alberghiere.

L’importante è che sia chiaro che la liberalizzazione degli orari di apertura non deve subire vincoli o limitazioni non solo da parte dello Stato centrale , ma anche da parte di tutte le altre amministrazioni pubbliche, a partire dagli enti locali territoriali, dove è parimenti forte la lusinga elettorale.

CittĂ , liberalizzazioni

Tanto rumore per nulla

10 gennaio 2011

 Vogliamo tornare ancora una volta sulla questione della liberalizzazione dei saldi, su cui si è iniziato persino ad invocare l’intervento europeo.

Come abbiamo già detto, le istituzioni e la politica stanno cominciando ad interessarsi alla possibilità di rivedere la regolamentazione delle vendite di fine stagione. Purtroppo, però, ai proclami di interventi pro-concorrenziali non fa riscontro la sostanza delle proposte avanzate.

La notizia piĂą curiosa non ha tuttavia natura sostanziale, ma puramente metodologica.

Lara Comi, europarlamentare del Pdl e vicepresidente della Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, annuncia che si farĂ  promotrice di una proposta di legge da presentare entro la settimana prossima a livello europeo, come si legge nel Sole 24 Ore.

A prescindere dai contenuti della proposta, ciò che davvero dà un senso di noia è il trito appello all’Europa. Troppe volte abbiamo imparato che quando un politico chiama in causa l’Unione europea è perché desidera che le cose restino come sono, non ha la forza di ammetterlo e scarica il barile addosso a un’istituzione troppo lontana e troppo grande per essere seguita dai cittadini.

L’appello all’Europa, specie in questioni così poco “internazionali” e, sussidiariamente, così tanto risolvibili a livello locale, persino comunale, è in genere la maschera del nulla, il lancio di un amo troppo lontano perché qualcuno si ricordi di raccoglierlo o sappia dove può essere finito. Peraltro, l’iniziativa legislativa europea segue una procedura diversa e molto più complessa di quella nazionale: un aggravio che non ha alcun senso, essendo la soluzione della questione alla portata del legislatore statale e regionale.

I commercianti e i consumatori, con i loro comportamenti concludenti che abbiamo giĂ  descritto, hanno parlato chiaro.

Ma la politica preferisce, come sempre, spostare la responsabilitĂ  verso un soggetto estraneo e piĂą lontano al cittadino, mostrarsi attiva nel fare poco o niente.

Insomma, tanto rumore per nulla. Anche per una piccola questione come la liberalizzazione dei saldi.

liberalizzazioni, Senza categoria, ue ,

Ancora sui saldi

7 gennaio 2011

Mentre i consumatori si scatenano negli acquisti di fine stagione, la politica torna a scatenare la propria fantasia su come, ancora una volta, regolamentare con piĂą efficacia i saldi.
Ci siamo giĂ  espressi sulla convinzione che la regolamentazione dei saldi di fine stagione sia, quantomeno, miope. Prosegui la lettura…

Antitrust, diritto, liberalizzazioni, mercato , , , ,

I love (liberalized) shopping

4 gennaio 2011

Puntuali come il Natale, il Capodanno e l’Epifania, anche quest’anno i saldi sono tornati. Diversamente, però, dalle feste comandate, non hanno una data unica, ma iniziano con tempi diversi e nel giro all’incirca di una settimana le vetrine di tutta Italia si riempiono prima o poi delle rĂ©clame di sconto. Prosegui la lettura…

diritto, liberalizzazioni , , , ,

La Svezia tra Nobel e jeans neri

8 dicembre 2009

Non vi è forse paese al mondo che rifiuti il confronto politico e commerciale con la comunità internazionale più della Corea del Nord, una delle poche autentiche dittature comuniste ancora in vita. E pochi sono i leader che nutrono un’ostilità così aspra nei confronti dell’Occidente, e degli Stati Uniti in particolare, quanto quella di Kim Jong Il, capace persino di vietare ai propri cittadini di indossare l’indumento che, per la sua versatilità, è forse il più diffuso – “globalizzato” ante litteram – al mondo: i jeans.

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commercio mondiale, liberismo, mercato , ,

13,9 contro 1,6, per 7,1

28 novembre 2009

Il presidente della Conad, Camillo De Berardinis, non si arrende (per abbonati). I cinque impianti che la catena è riuscita ad aprire presso i propri supermercati hanno un erogato medio di 13,9 milioni di litri all’anno, contro una media nazionale nelle “normali” stazioni di servizio di 1,6 milioni di litri. E’ una sproporzione talmente evidente, da spingere necessariamente a porsi delle domande. Tanto piĂą che, secondo De Berardinis, nei distributori Conad gli automobilisti hanno risparmiato mediamente 7,1 centesimi al litro – un valore enorme, reso possibile sia dall’incremento dei volumi, sia dalle condizioni vantaggiosi che un acquirente come Conad può spuntare. Questi numeri non sono però la testimonianza di un successo, ma di un fallimento. PerchĂ© in tutta Italia, Conad ha aperto solo cinque impianti, e i suoi concorrenti pochi altri.

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Guerra e commercio, Nazione e collant

23 novembre 2009

Ora che lo spot di Calzedonia costruito sulla musica dell’inno nazionale (“Sorelle d’Italia”) è stato cancellato dalla programmazione televisiva in molti saranno contenti: inclusi quei parlamentari che si erano sentiti offesi, da bravi sciovinisti con tanto di elmo chiodato, e pure quel presidente di provincia che ha messo in moto tutta la sceneggiata italica. Prosegui la lettura…

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I lombardi all’ultima crociata

19 agosto 2009

C’è una domanda che vorrei tanto fare ai politici lombardi: perché non vi piace il kebab? Prima Roberto Formigoni, col suo “coprifuoco” dell’una di notte. Ora la giunta leghista di Capriate, che inibisce alle kebabberie le vie del centro.
Per quanto se ne legge su Internet, la delibera di giunta appare davvero surreale, vietando l’apertura di locali pubblici “gestiti da immigranti” in via Vittorio Veneto. Scelta “di carattere urbanistico”, come dice il sindaco?
Si può sostenere che sia auspicabile che le strade centrali di un paese mantengano, per così dire, un certo “tono”. Ma si tratta di un fine che viene assai meglio perseguito attraverso meccanismi di mercato, che tramite delibere. Non si aprono negozi a capocchia: un dettagliante tende ad investire laddove pensa di essere “benvoluto” e “interessante” per la clientela. Non ci sono straccivendoli in via Montenapoleone: e non certo perchĂ© è il Comune di Milano a vietarlo, ma semplicemente perchĂ© immobili ed affitti veleggiano a prezzi stratosferici, tarati sul giro d’affari delle lussuose “botteghe” di cui è tappezzato il quadrilatero della moda. Prosegui la lettura…

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