Oggi i quotidiani di mezzo mondo hanno riecheggiato l’anticipazione della nuova edizione di “Tendenza Veronica” di Maria Latella, anticipato ieri dal Corriere. Di fatto, apprendere che Veronica Lario non esclude affatto di restare a fianco del marito, Silvio Berlusconi, e che anche consiglieri del premier gli sussurrano che sarebbe meglio per lui riprendere un pieno rapporto coniugale, magari dopo un soggiorno in una clinica per sex addicted, è roba che avrebbe dovuto incendiare i giornali. Sul perché non sia successo non spreco una parola: si tenessero questi impettiti direttori che si sono appena scelti, gli azionisti mediobancheschi, confindustriali e berlusconiani.
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Ferruccio De Bortoli fa comunque un buon giornale. Soprattutto se si tiene conto dei chiari di luna della grande stampa italiana, per un terzo fatta di perdurante tributo agli ultimi protetti dell’Avvocato Agnelli, vedi Sole e Stampa, e per due terzi di ritornanti altalene, vedi appunto Mieli-De Bortoli nell’emisfero Mediobanca, e Feltri-Belpietro in quello berlusconiano. Il Corriere rischia ogni giorno di essere il migliore, attutita la freschezza notiziosa e non troppo filogovernativa che il grande Anselmi aveva saputo assicurare alla “sua” Stampa, e smarrita per strada la missione da sempre propria del Sole, oggi sottoposta a ibridazioni il cui esito sarà da vedere. Giulio Tremonti può considerarsi in cuor suo molto felice.
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L’editoriale del Sole 24 ore di oggi è una perfetta espressione del riflesso condizionato che in spero esigue parti di classe dirigente italiana scatta ancora puntualmente, quando si tratta dell’Avvocato Agnelli. Oggi, per effetto dell’indagine tributaria aperta per effetto della lite patrimoniale sull’eredità dell’Avvocato, si scomoda a sua difesa addirittura un classico topos a metà tra il malinconico e l’eroico, quello di Francesco Ferruccio capitano della repubblica fiorentina ucciso a tradimento da Fabrizio Maramaldo, capitano degli imperiali vittoriosi nella battaglia di Gavinana che portò alla restaurazione dei Medici. Non stupisce ed anzi va a loro onore, che direttori di giornali che devono il più della loro carriera al sostegno iniziale e continuato dell’Avvocato Agnelli, continuino ad essergli devoti. Ma c’è modo e modo. L’indagine finalmente aperta è mera espressione dell’eguaglianza per tutti della legge. Bollarne i sostenitori come infami vigliacchi  non sanziona codardo oltraggio, dice solo del servo encomio che alcuni  legittimamente continuano a tributare: all’Avvocato, ai suoi eredi di comando, e ai suoi esecutori testamentari.
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