CHICAGO BLOG » calderoli http://www.chicago-blog.it diretto da Oscar Giannino Thu, 23 Dec 2010 22:50:27 +0000 it hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.0.1 Proposta shock per l’Autorità energia: tiratelo fuori /2010/12/06/proposta-shock-per-lautorita-energia-tiratelo-fuori/ /2010/12/06/proposta-shock-per-lautorita-energia-tiratelo-fuori/#comments Mon, 06 Dec 2010 10:15:24 +0000 Carlo Stagnaro /?p=7785 A meno di dieci giorni dalla scadenza formale dell’attuale collegio, le nomine della nuova Autorità per l’energia sono in alto mare. Il naufragio è frutto della superficialità dei principali attori di questo teatrino: il Pdl, il Pd e la Lega (o, se preferite nomi e cognomi, di Gianni Letta e Paolo Romani, Pierluigi Bersani e Roberto Calderoli). Capire perché le cose sono andate male è necessario a esprimere una diagnosi del fallimento. La risposta, dati i tempi e l’apparent cul de sac in cui la politica si è cacciata (compreso il voto di sfiducia del 14 dicembre), non può che essere una terapia shock: tiratelo fuori.

Come sempre, c’è una tensione tra la lettera della legge e la sua sostanza. La legge richiede che le nomine, operate dal governo, siano approvate dalle commissioni parlamentari competenti con una maggioranza dei due terzi. Letta-Romani, Bersani e Calderoli hanno fatto le loro scelte pallottolliere alla mano. Non hanno considerato due cose: primo, che i parlamentari (almeno alcuni di loro) non sono palline ma esseri umani; secondo, che le nomine, per essere votate, devono essere votabili. Alcune, a fortiori, non lo erano. Non lo erano perché il criterio dell’appartenenza partitica ha prevalso su qualunque altro criterio, compreso quello della competenza tecnica (che pure è richiesta dalla legge istitutiva dell’Autorità).

Non apro una digressione sulla questione dell’indipendenza perché lo ha già fatto Alberto Mingardi. Nessuno crede, e pochi chiedono, che i politici si spoglino della loro appartenenza in questi momenti. E’ fisiologico che ciascuno cerchi di inserire uomini (o donne) considerati “vicini” o “d’area” nei posti disponibili. Il problema è che, dall’insieme dei “vicini”, bisognerebbe estrarre il sottoinsieme dei “competenti”, e tra di essi scegliere. Ci sono molti tecnici in gamba contigui al Pdl, al Pd, alla Lega: perché solo alcuni sono emersi, nella cinquina ormai tramontata, mentre altri erano vicini ma non competenti o addirittura incompetenti?

Non voglio rispondere a questa domanda. Non sarei in grado di farlo – e comunque non senza usare parole poco educate. Mi limito a osservare che le cose sono andate così. Osservo anche che la pezza che si per qualche giorno si è tentato di mettere era peggio del buco: si è cercato di comprare il supporto di partiti esterni alla maggioranza promettendogli incarichi non già nel collegio, ma ai vertici della struttura dell’Autorità, o di negoziare parallelamente sul tavolo dell’Antitrust. In entrambi i casi, anziché risolvere il deficit di competenza lo si sarebbe allargato, almeno se si prendono sul serio alcuni dei nomi che sono circolati e i nomi di quelli che, per far spazio a loro, sarebbero stati sacrificati. Anche questa strada, comunque, non si è rivelata utile. Così siamo alla situazione attuale: la politica in altre faccende affacendate, l’Autorità in bilico, la sua operatività appesa a un parere del Consiglio di Stato che comunque non potrà non sollevare critiche e ricorsi, la certezza di una prorogatio che potrebbe anche avere tempi molto lunghi.

In queste condizioni, pensare che la patologia – l’incapacità di operare nomine di cui da sette anni tutti conoscevano la scadenza – possa fare il suo decorso è illusorio. Quindi bisogna prendere atto della realtà e incanalarla in un percorso sostenibile. La realtà è questa: i partiti fanno le nomine. Il percorso sostenibile è questo: bene nomine di parte, ma che siano nomine decenti. Ecco, dunque, la mia proposta shock: far emergere le negoziazioni sotterranee.

Cari partiti – cari Letta, Romani, Calderoli, Bersani, Casini, Fini, Di Pietro, Vendola, e tutti quelli che mi sto dimenticando o di cui ignoro, senza particolare senso di colpa, l’esistenza: cari partiti, tiratelo fuori. Tirate fuori i nomi delle persone che avete in mente e mettete online, in modo che tutti possano vederlo, il loro curriculum.

Intendiamoci: un CV dice molto ma dice poco. Ci sono mille modi per “cucinarlo” in modo che sembri più di quel che è. Qualche corso inutile di qua, qualche consiglio di amministrazione che si è frequentato un pisolo dopo l’altro di là. Però, un CV – per quanto cucinato – è meglio di nessun CV. Non sto dicendo, dunque, che sulla base del CV si dovrebbe decidere. Sto solo dicendo che, almeno, si dovrebbe avere la decenza di scegliere persone che possano sostenere di sapere qualcosa del settore che andranno a regolare. Sto chiedendo, cioè, che i padrini si prendano la responsabilità dei loro picciotti. Starà ai “picciotti” dimostrare, col loro comportamento, se agiscono nell’interesse del mercato o in quello dei rispettivi mandanti. E sta ai “padrini” indicare personale qualificato – a cui togliamo volentieri l’etichetta di “picciotti” – anziché manovalanza partitica.

L’indipendenza sta nelle norme e sta nelle persone: uno scatto di trasparenza ex ante potrebbe consentire sia la quadratura del cerchio oggi, sia una più serena valutazione dell’operato dell’Autorità quando le nomine saranno state effettuate. Magari, ci aiuterà anche a capire se i leader politici che chiedono la nostra fiducia sanno scegliere i loro collaboratori, o se per loro l’unico metro è quello delle fedeltà. Nel qual caso, non avranno il nostro voto.

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Prima di spostare i ministeri, spostiamo il ministro… /2010/09/17/prima-di-spostare-i-ministeri-spostiamo-il-ministro/ /2010/09/17/prima-di-spostare-i-ministeri-spostiamo-il-ministro/#comments Fri, 17 Sep 2010 06:58:27 +0000 Luciano Lavecchia /?p=7065 Le dichiarazioni del ministro Calderoli possono fare pensare all’ennesima boutade dell’esponente leghista: una volta propone la castrazione chimica per gli stupratori, un’altra volta porta a passeggio dei maiali, oggi propone di spostare i ministeri… domani, leghisti su marte! In tempi di crisi (e quanto dura sta crisi!), c’è bisogno di ridere ogni tanto..

Tralasciando il fatto che un Ministro della Repubblica (italiana…di questi tempi è bene specificarlo) dovrebbe evitare di parlare a sproposito, le sue intenzioni sembrano serie: “La legge che ha stabilito il governo a livello della Capitale, la 33, è del 1871 e parla di “governo centrale” senza precisare, quindi, quali dicasteri dovrebbero essere a livello della Capitale. Ma dato pure per scontato che così sia credo che qualunque legge successiva possa modificare quella legge ordinaria, perchè nulla si dice nella Costituzione». Insomma, Calderoli si è persino informato sul fondamento giuridico delle sue pretese, sintomo che la cosa potrebbe avere seguito (anche se il ministro ha precisato di aver parlato come esponente della Lega Nord, non come ministro). Urge allora fare una riflessione sulle (deliranti) esternazioni del ministro: «Io metterei il ministero dell’Interno a Palermo piuttosto che a Reggio Calabria, quello dell’Ambiente a Napoli, le Finanze a Milano e lo Sviluppo economico a Torino». Forse al ministro sfugge che solo di costi di trasferimento di attrezzature e, soprattutto di personale, questo giochetto costerebbe uno sproposito (e sarebbe interessante calcolarlo prima di fare affermazioni di tale stupidità), a  meno che il ministro non pensi ad un licenziamento di massa dei dipendenti pubblici coinvolti e relativa sostituzione con personale locale (assist per Brunetta!);

Andiamo per ordine: Milano ha un senso logico (l’unico come vedremo), in quanto principale piazza finanziaria del nostro paese; ciò non toglie che non sia possibile (e forse auspicabile) una separazione fra centro di potere politico ed economico, basti pensare a Washington e Wall Street.

Passiamo adesso alle altre proposte: Sviluppo Economico a Torino; certo, c’è la FIAT, avrà pensato il brillante esponente dal sole delle Alpi: peccato che il contribuente italiano abbia dato (e continui a dare), dunque, anche in questo caso, sarebbe meglio evitare. Le ultime due sono esilaranti e dimostrano la (perversa) logica che guida le azioni del ministro, almeno quando pensa al Sud; seguitemi: a Napoli c’è stata (e c’è ancora..) una enorme crisi ambientale derivante dalla cattiva gestione del sistema dei rifiuti e dalle infiltrazioni della Camorra? Allora trasferiamo il Ministero apposito! Sulla scia, quale miglior posto per il Ministero degli Interni della capitale della mafia (Palermo) e della ‘ndrangheta (Reggio Calabria)? Fin qui le proposte del ministro, ma è facile continuare il giochetto e ci permettiamo di suggerirne alcuni: a Messina il Ministero della Salute, Potenza per il Turismo, Lampedusa per gli Esteri e per finire, Coverciano per lo Sport.

Sappiamo tutti qual è l’obiettivo ultimo del Ministro: la  Difesa nella sua Berghem, vicino alle sue care, cammellate ronde padane. Giovani laureati siete avvisati: se conoscete il bergamasco (de hura, però), preparatevi: presto servirà qualcuno per tradurre i documenti ministeriali..

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