Il prezzo del barile: l’Iran pesa più del CO2
Il 2009 si chiude con un barile del petrolio in ripresa verso gli 80 dollari, cioè segnando un 100% in più rispetto a inizio anno, ma pur sempre stellarmente lontano da quei 147 dollari che nel 2008 ne segnarono l’apogeo. La produzione mondiale OPEC, al risalire del prezzo, è cresciuta anch’essa dopo i forti tagli del 2008, sfiorando i 30 milioni di barili giorno, rispetto agli oltre 32 del momento di picco nel 2008, e ai poco più di 28 dei primi mesi 2009. Il prezzo è sostenuto, più che dal dollaro debole, dalla domanda mondiale sopra le previsioni, poiché negli ultimi sette mesi l’IEA li ha rivisti consecutivamente al rialzo, con un più 1,8 milioni di barili giorno. Ma niente fa pensare che si debbano ritoccare i 100 dollari, sempre che il regolatore USA sui mercati delle opzioni finanziarie tenga gli occhi aperti (su questo punto, mantengo un’opinione dubitativamente diversa dal nostro ottimo Carlo Stagnaro). L’Iran , però, è la vera grande incognita: più della svolta verde falita a Copemhagen, più dei catastrofisti che vedono naturalmente dietro l’angolo la fine del petrolio. Prosegui la lettura…
