CHICAGO BLOG » biocarburanti http://www.chicago-blog.it diretto da Oscar Giannino Thu, 23 Dec 2010 22:50:27 +0000 it hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.0.1 Amicus clima, sed magis amica agricoltura sussidiata /2010/08/13/amicus-clima-sed-magis-amica-agricoltura-sussidiata/ /2010/08/13/amicus-clima-sed-magis-amica-agricoltura-sussidiata/#comments Fri, 13 Aug 2010 15:11:37 +0000 Carlo Stagnaro /?p=6784 Il riscaldamento globale sarà anche la più grande minaccia di sempre, ma c’è una minaccia ancora più grande: che gli agricoltori europei non facciano abbastanza soldi. La Commissione europea ha aperto un’indagine per verificare se i produttori americani abbiano esportato biodiesel nell’Ue attraverso paesi terzi, per evitare i dazi; per la stessa ragione, intende controllare che le importazioni non avvengano in miscele con meno del 20 per cento di biodiesel, che sono escluse dal dazio straordinario di 237 euro / tonnellata creato l’anno scorso.

Ufficialmente, il dazio è stato creato per contrastare l’effetto distorsivo dei sussidi americani alla produzione di biocarburanti che, piombando nell’ambito del pacchetto di stimolo obamiano in un periodo di prezzi calanti dei prodotti agricoli, avrebbero causato un regime di concorrenza sleale (a Genova diciamo: O corvo dixe a o merlo: “cumme t’è neigru!”). Se, comunque, il problema fosse solo questo, i dazi dovrebbero essere limitati alle importazioni dal Nordamerica. Invece, si applicano (anche se in misura inferiore) a tutti i biocarburanti importati, compresi quelli dai paesi tropicali che sono più economici e più efficienti in termini di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Il tema non è nuovo; anzi, è talmente trasparente che me ne ero già occupato in tempi non sospetti (quando ancora i biocarburanti andavano di moda e non si era sollevato il polverone sui potenziali impatti nefasti di quelli di prima generazione: le principali critiche sono riassunte qui da Elisabetta Macioce).

La triste verità è che la politica europea dei biocarburanti è una semplice e neppure troppo sofisticata foglia di fico. Se n’è accorto persino il Parlamento europeo, che è tutto dire. Se ne era accorto, soprattutto e con onestà, l’ex commissario europeo al Commercio, Peter Mandelson, che combatté una battaglia (perdente) per cancellare queste barriere. Restano dunque attuali le sue parole:

Biofuel policy is not ultimately an industrial policy or an agricultural policy – it is an environmental policy, driven above all by the greenest outcomes,” Mandelson said. “Europe should be open to accepting that we will import a large part of our biofuel resources. We should certainly not contemplate favoring EU production of biofuels with a weak carbon performance if we can import cheaper, cleaner biofuels.

Purtroppo, finché questo equivoco non sarà chiarito, una frontiera della ricerca promettente rimarrà viziata, e gli sforzi più innovativi dovranno subire l’onta della confusione con interessi meno nobili.

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L’amore vince tutto /2009/07/09/lamore-vince-tutto/ /2009/07/09/lamore-vince-tutto/#comments Thu, 09 Jul 2009 07:35:12 +0000 Carlo Stagnaro /?p=1458 Ma, dicono dalle mie parti, la fame vince l’amore. La saggezza popolare mi è venuta in mente quando ho letto che, ancora una volta, in Europa salvare il mondo è la “top priority”, ma salvare gli agricoltori è ancora più top.

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I biocarburanti hanno causato i rincari dei prodotti alimentari? – di Elisabetta Macioce /2009/06/26/i-biocarburanti-hanno-causato-i-rincari-dei-prodotti-alimentari-%e2%80%93-di-elisabetta-macioce/ /2009/06/26/i-biocarburanti-hanno-causato-i-rincari-dei-prodotti-alimentari-%e2%80%93-di-elisabetta-macioce/#comments Fri, 26 Jun 2009 07:39:40 +0000 Guest /?p=1146 Riceviamo da Elisabetta Macioce e volentieri pubblichiamo.

I biocarburanti sono la causa dell’aumento dei prezzi alimentari?
Per poter rispondere a questa domanda analizziamo per primi i prezzi dei feedstock negli ultimi anni. Secondo la FAO l’indice dei prezzi alimentari è cresciuto dell’8% nel 2006 rispetto al 2005, del 24% nel 2007 rispetto al 2006, raggiungendo una crescita percentuale massima (+53%) nel primo trimestre 2008 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Tali aumenti venivano spiegati soprattutto, per il 75%,  con l’aumento della domanda di feedstock e la maggiore allocazione delle colture destinate alla produzione di biocarburanti.
Nel passato gli aumenti dei prezzi erano passeggeri, provocati da una scarsità temporanea. Dopo un raccolto povero gli agricoltori si affrettavano ad approfittare degli alti prezzi di un  prodotto per piantarne di più, così contribuivano ad abbassarne nuovamente il prezzo. Questa volta invece, i prezzi si sono mantenuti alti per tre anni di seguito anche in presenza di un raccolto buono come quello del 2007. Questo perché qualcosa è cambiato anche nei meccanismi del mercato. Il trend rialzista non era limitato ad un settore, ma li ha coinvolti tutti, i futures sulle commodities sono stati sempre in crescita. Possiamo dire che il mercato dei cereali è stato coinvolto dalla speculazione proprio come è accaduto per quello del petrolio, nonostante in questo caso ci sono concause rilevanti. Dopo i forti rialzi dei prezzi che nel mese di giugno 2008 hanno colpito il mais e, di riflesso, i frumenti, nel mese di luglio l’andamento delle quotazioni sui principali mercati internazionali si è contraddistinto per un trend a ribasso. Con l’esplosione della crisi finanziaria, l’inversione di tendenza è stata radicale e nel primo quadrimestre di quest’anno i prezzi dei cerali hanno registrato una riduzione del 46%, tornado ai livelli del 2006.
Lo stesso vale per il mercato delle oleaginose che  dopo i prezzi record raggiunti all’inizio del mese di agosto, ha fatto registrare un calo progressivo delle quotazioni e degli scambi, poiché sono state riviste al rialzo le stime produttive di Argentina, Brasile e Stati Uniti.
Queste riduzioni dimostrano che gli andamenti dei prezzi dei feedstock per produrre biocarburanti seguono la legge della domanda e dell’offerta ma non creano una distorsione del mercato come era stato ipotizzato da diversi organismi internazionali. Anche perché nell’ultimo anno la produzione dei biocarburanti è stata ed è in crescita contrariamente ai prezzi dei feedstock. Inoltre non si può pensare ad una riduzione dei consumi di cereali e dei suoi derivati ad uso alimentare, nonostante il periodo di crisi, perché in tutti gli strati della popolazione non si andranno a ridurre i consumi di quegli alimenti che comunque sono i più economici e che costituiscono l’alimentazione di base delle fasce più povere.
Senza dimenticare poi, che nel caso dei rincari del pane, della pasta e degli alimentare in genere verificatisi lo scorso anno, l’aumento delle materie prime è stato solo un fattore, che per altro ha un peso piuttosto ridotto rispetto a tutti gli altri costi (7- 14%), molto più rilevante è  stato l’aumento dei costi dell’energia e dei trasporti.
Quindi sembra plausibile l’ipotesi secondo cui su questa altalena dei prezzi abbiano influito in parte l’uso di cereali per produrre biocarburanti e per una parte molto più consistente la speculazione finanziaria. Ad oggi con i biocarburanti di seconda generazione, prodotti da materie prime non alimentari e con scarso impatto sull’utilizzo del fattore terra, e le nuove ricerche, le esternalità negative da questi prodotti potrebbero diminuire.
In Brasile, la produzione di canna da zucchero ha raggiunto una efficienza tale da renderlo competitivo con i carburanti fossili e viene abitualmente utilizzato miscelato con i carburanti tradizionali al 70%.
Mentre in diversi paesi equatoriali, l’uso della jatropha  per produrre agrocarburanti potrebbe far scrivere una nuova pagina di storia. Essendo una pianta velenosa, non può essere mangiata, cresce senza particolari cure e non ha bisogno di molta acqua, nel suo habitat naturale ha rese per ettaro molto elevate,  l’estrazione dell’olio ( 30 -35% del frutto) è piuttosto semplice e può essere usato anche grezzo dei motori meno sofisticati (trattori). Se gli studi tuttora in atto confermassero questi primi dati, terreni inutilizzati come i deserti potrebbero essere messi a coltura per produrre biomassa e si eviterebbe il disboscamento di aree verdi incontaminate.

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