I Saloni Internazionali dell’Auto a New York e Shanghai in contemporanea offrono una una nuova efficace istantanea del mondo nuovo disegnato dalla crisi mondiale. Il mercato americano ha perso il primato mondiale ma ne ha almeno approfittato per una colossale – e rapida, per i tempi industriali, grazie ai miliardi del contribuente già sulla via del ritorno nelle casse pubbliche – ristrutturazione del suo eccesso di capacità produttiva. Ma con tutto il rispetto per lui è a Shanghai il focus dell’attenzione e del meglio delle proposte delle case mondiali. Non solo perché New York ha sempre un po’ stentato, di fronte all’ovvio primato in America del Salone di Detroit. Ma, con tutto il rispetto per la Bibbia del giornalismo automobilistico cioè Automotive News per la quale è come se si tenessero in contemporanea la 24 ore di Le Mans e le 500 miglia di Indianapolis, non è affatto così. E’ la Cina e non l’America la Mecca dell’auto, dalla crisi e per gli anni a venire. L’Europa, beh, è solo una sigla in crisi tranne la forza delle case tedesche. Dovremmo aver chiaro in mente questo mondo nuovo, per comprendere – e tifare – invece di ostacolare il tentativo Fiat-Chrysler di Marchionne. Con tutti i difetti di unire insieme due aziende che erano – e restano – short di modelli e investimenti e sono assenti da Cina (e India e Russia), è l’unica possibilità per tentare di stare in scia e rilanciare, invece di chiudere. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino auto auto, Barack Obama, Cina, Fiat, germania, unione europea, USA
La visita del presidente cinese Hu Jintao a Washington domani non poteva avvenire con una premessa più chiara, visto che in un’intervista scritta al Wall Street Journal di ieri ha annunciato con tagliente durezza che l’era di un sistema monetario mondiale dominato dal dollaro “appartiene al passatoâ€. E’ un giudizio che ha seguito solo di pochi giorni il monito di Moody’s e Standard&Poor’s sul fatto che il debito federale Usa possa non solo perdere molto presto la sua “tripla aâ€, ma avvitarsi in una vera e propria prospettiva di default. E il default non è un timore tanto per dire, visto che ancora pochissimi giorni prima il presidente del Council of Economic Advisors del presidente Obama, Austan Golsbee, ha rivolto alla Camera dei rappresentanti ora a maggioranza repubblicana un’accorata implorazione ad alzare il più pesto possibile il tetto del debito pubblico federale Usa oltre la soglia attuale, che è a 14.300 miliardi di dollari, visto che il debito corrente è già oltre quota 13.900 e in pochi mesi la situazione potrebbe evolvere non verso il default sostanziale, ma il default tecnico secondo le leggi contabili degli USA. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino Stati Uniti, debito pubblico Barack Obama, debito pubblico, Stati Uniti
Ancora una volta, negli Stati Uniti il pendolo elettorale si è potentemente spostato. E ancora una volta lo ha fatto in una maniera che in Italia e nel più dell’Europa continentale risulta incomprensibile. Ve ne fornisco una modesta riprova. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino Diritti individuali, Stati Uniti, liberismo, ue Barack Obama, Italia, Keynes, liberismo, statalismo, Stati Uniti, unione europea
Le elezioni di “mid term” negli Stati Uniti sembrano destinate a segnare il percorso della Presidenza di Barack Obama e da più parti si cerca di valutare quale possa essere l’impatto del movimento dei “Tea Party”: la rivolta “grass-roots” dell’America “profonda”, ricca di contraddizioni, ma in linea di massima di spirito libertario e antistatalista.
A conta ultimata, “Chicago-blog” ha organizzato un evento speciale su “Dopo le elezioni di Mid-Term. Quanto pesano i Tea Party? Parlano i protagonisti”, con Oscar Giannino (Direttore, Chicago-blog), C. Boyden Gray (già Ambasciatore americano presso l’Unione Europea), Matt Kibbe (Presidente, FreedomWorks). Coordina: Alberto Mingardi (Direttore Generale, Istituto Bruno Leoni).
Per l’occasione seguiremo il confronto in tempo reale. Dal “Caffè degli Atellani” di via della Moscova, 28 a Milano liveblogging dell’evento.
18.51. Il fenomeno Tea Party in Italia? Per Giannino non è importabile. Nella nostra storia manca la profondità del pensiero liberale. Nel nostro paese il diritto alla proprietà è ancora un ostacolo all’eguaglianza.
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Alessia Cimmarrusti Stati Uniti Barack Obama, debito pubblico, elezioni mid term, Stati Uniti, tasse, USA
Le parole del Presidente della Camera Gianfranco Fini verso Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat sono molto forti: “si è dimostrato più canadese che italianoâ€. Senza dubbio è solo un vantaggio. Ci voleva il canadese Marchionne per cambiare le relazioni sindacali in Italia. Vogliamo davvero che si continui ad avere una Fiat che sopravvive grazie ai soldi dei contribuenti? Né Fini né Marchionne lo desiderano. In realtà le affermazioni del presidente della Camera devono essere prese più come uno slogan elettorale e meno come un attacco a Fiat e al suo amministratore delegato; meglio dunque discutere del modello produttivo italiano, del suo fallimento e degli esempi da seguire o non seguire. E su questo ultimo punto vi è un’analisi di Massimo Mucchetti, che nel suo editoriale del Corriere della Sera sostiene che l’America non ha più nulla da insegnarci nel settore auto motive. Prosegui la lettura…
Andrea Giuricin auto auto, Barack Obama, Chrysler, Fiat, General Motors, Gianfranco Fini, Marchionne, massimo mucchetti, USA
Il mercato americano si attendeva oggi una vendita mensile di nuove abitazioni pari a 4,6 milioni, e invece quelle davvero avvenute sono state inferiori del 20%, fermandosi a 3,8 milioni. E’ il dato più basso da maggio 1995, una nuova doccia gelata che sposta gli indicatori della crisi immobiliare americana a 12 anni prima dell’inizio della crisi. La notizia ha portato al ribasso i listini europei, oltre a quelli statunitensi, ma mai come questa volta è l’America, il problema. Un’America che sta vedendo il mito di Obama, almeno in economia, squagliarsi come neve al sole.
Eppure la crisi era nata proprio dal sogno americano – sbagliato – di sostenere oltremisura gli acquisti di case da parte di chi aveva pochi dollari ed era già molto indebitato, oltre il proprio reddito disponibile. Tassi d’interesse troppo bassi e disinvolte tecniche finanziarie di ripiazzamento dei mutui a bassa sostenibilità hanno regalato al mondo intero la più grave crisi del dopoguerra. Senonché, a distanza di tre anni, l’America non ha ancora imparato la lezione. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino Stati Uniti, finanza Barack Obama, immobiliare, mercato, statalismo, Stati Uniti
Anche oggi deludente il dato di giornata sull’economia USA, con i nuovi sussidi di disoccupazione che ci si aspettava scendessero a 476mila, mentre sono saliti a 500mila. Dopo lo scivolone ancor più verso il basso nei sondaggi di popolarità a seguito della difesa a spada tratta della moschea a Ground Zero, e il rischio molto oncreto che il presidente scenda ormai verso quota 30 per cento dopo aver resistito sopra 40 (partiva da quasi il 70), la presidenza appare in affanno, anticipa di settimane l’uscita ufficiale dell’ultima brigata americana impegnata in ordine di combattimento in Iraq invece che apuro sostegno di militari e polizia nazionali. Non è un caso, he l’Iran n approfitti e con la benedizione russa dal 21 agosto, dopodomani, avvii ufficialmente il reattore atomico di Bhusher. Il mondo non mi pare per niente più sicuro con questa presidenza Obama, che dalla Corea del Nord all’Iran ai Taleban ha fatto rialzare il capo a tutte le forze più dissenatamente violente e rresponsabili della scena internaziomale. Ma la chiave vera della discesa nei sondaggi, che ruischia di essere ininterrotta fino alle elezioni di Midterm, è l’economia.  Vale la pena di considerare qualche numero, di quelli che non si trovano sui giornali. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino Stati Uniti, fisco Barack Obama, spesa pubblica, tasse, USA
Negli Stati Uniti è partito il grande dibattito (vedi l‘impostazione che ne dà Morgan Stanley) intorno a se confermare i tagli alle tasse introdotti da Bush e che il Congresso approvò solo “a tempoâ€, con scadenza al dicembre 2010. E il dibattito si innesta su richieste sempre più corpose di una nuova manovra di finanza pubblica con massiccio debito aggiuntivo, per sostenere l’economia. Non è un confronto che riguarda solo gli USA, ma l’exit strategy mondiale dalla crisi. La scelta americana su fisco e spesa pubblica avrà effetti complessivi. Perché a sua volta si innesta su una ripresa mondiale che nel secondo trimestre 2010 ha cambiato passo rispetto al primo, rivelatosi insostenibile. Tanto è vero che l’indice PMI degli ordini esteri globali è in frenata nella seconda metà 2010 rispetto alla prima, a luglio la previsione era su 54,4 (oltre quota 50 significa espansione) rispetto al 58,1 del primo semestre. E’ l’effetto combinato dell’atterraggio morbido della Cina, e dell’esaurimento progressivo dell’effetto aiuti pubblici negli USA. Il primo fattore merita un voto positivo. Il secondo, no. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino macroeconomia, spesa pubblica Barack Obama, debito pubblico, Keynes, liberismo, spesa pubblica, Stati Uniti, ue
Ma quanto conta davvero, il fattore cambio tra le valute delle tre macroaree mondiali, ai fini dell’exit strategy? Se diamo un’occhiata alle tante proposte del post Lehman, c’è da perdere la testa. Mi faccio aiutare da una guida, elaborata in proposito da Kati Suominen del German Marshall Fund a Washington. La conclusione? Il dollaro ha un solo nemico al momento, checché dicano in tanti. Un nemico interno, però. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino commercio mondiale, monete Barack Obama, BCE, Dollaro, euro, Fed, FMI, Keynes, ue, yuan
Anticipo uno dei miei pezzi dal prossimo numero di Capo Horn
Penso che, se fossi l’azionista di controllo dell’ENI, avrei già fatto da tempo un ragionamento semplice semplice. Argomento: come approfittare del disastro che ha investito BP. Ma prima di arrivare alla considerazione e alla proposta, serve un bel passo indietro per valutare tutti gli aspetti “epocali†della vicenda. I danni accollati a BP costituiranno un vero benchmark destinato a fare precedente. La compagnia mi pare che assai difficilmente possa sopravvivere. Non com’era fino a ieri, questo è sicuro. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino ambiente, energia ambiente, Barack Obama, British Petroleum, Eni, petrolio, USA