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Posts Tagged ‘Banca Intesa’

Lo spottone tv di Banca Intesa

22 marzo 2010

Riceviamo da Jack Free e volentieri pubblichiamo.

Il lungo spot pubblicitario trasmesso in tv da banca Intesa sorprende perché tutto ti aspetti tranne che la firma sulla storia di un salvataggio d’impresa sia messa proprio da una banca. Eppure chi conosce bene Corrado Passera, CEO di Intesa, sa che è un suo pallino da anni e che a forza di insistere qualcosa in questo campo è riuscito a ottenere dal suo fedelissimo Miccichè che si è impegnato al fianco delle grandi imprese alle prese con altrettanto gravi crisi finanziarie. Prosegui la lettura…

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Risanamento: non lo dico mai, ma questa volta sì, viva la Procura

22 settembre 2009

La Procura di Milano oggi è stata limpidamente coerente, glie ne va dato atto. Chiedendo il fallimento del gruppo Risanamento per cessata continuità aziendale già dall’anno scorso, e contestando dunque come falso e illegale il bilancio al 31 dicembre 2008 regolarmente approvato, i pm milanesi a mio giudizio non potevano in alcun modo considerare una ristrutturazione del gruppo volta a ripristinarlo rapidissimamente in bonis il piano sottoscritto da Banca Intesa, Banco Popolare, Unicredit e BPM. Per Risanamento, si parla di un’esposizione debitoria intorno ad almeno 3 miliardi e mezzo di euro, ben superiore ai 2,8 inizialmente dichiarati. All’attivo, immobili per un valore stimato in 4,1, ma che non hanno trovato compratori neanche per poco più di 2. A fronte di ciò, i 760 milioni di euro dichiarati dal piano bancario vedono solo 150 mio di apporto di capitale immediato, in una manovra per altro estesa sino al 2014. Dunque appare più che corretto il no al piano oggi ribadito dai pm milanesi, e vedremo quale sarà stamane la decisione del giudice fallimentare.  Mentre le società operative sono state avviate alla liquidazione dallo stesso Zunino ancora in sella, prima della sua stessa estromissione, affidandole a professionisti “amici”, emerge il chiaro sospetto che le banche siano solo intente a rinviare la registrazione delle perdite  proquota su propri libri contabili, e a ricercare un compratore amico e a buon prezzo per l’area di Santa Giulia. Corrado Passera ha ribadito ai pm che il piano delle banche è serissimo. E’ proprio l’ad di Intesa il più esposto, e non a caso nel travagliato confronto preaccordo altre banche mi risulta abbiano messo a verbale che la misura era colma.  Mi auguro solo che il giudice fallimentare abbia la schiena dritta. Sarebbe la prima volta che davvero si sancisce il ruolo di primo piano esecitato dalle grandi banche nel sostenere i cosiddetti “furbetti”, mentre sino ad ora sembrava quasi che fossero dei nani malefici prodotti improvvisamente da chissà quali sortilegi. Non commendevole la figuretta rimediata dalla Consob, che si era precipitata a esentare le banche dall’obbligo di Opa, accogliendo la loro richiesta di tale condizione come pregiudiziale per depositare il piano in Tribunale.

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Alitalia, riprendono gli scioperi e c’è chi ripensa allo Stato

16 settembre 2009

La prima cattiva notizia è che in Alitalia si torna a scioperare. La pace sindacale sulla base della quale nacque il nuovo gruppo appartiene al passato. Sarà sciopero di quattro ore, l’11 ottobre, dei piloti di Air One. Lo hanno indetto le sigle sindacali Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl. Lo stop è stato proclamato in attesa di terminare le procedure di raffreddamento in corso anche per le violazioni degli accordi inerenti il PNT Alitalia, per le quali – spiegano i sindacati – è già giunta formale convocazione da parte del ministero per il 18 settembre. La seconda notizia – cattiva se fosse vera, ma pregevole nell’analisi di chi avanza l’ipotesi, viene dal professor Ugo Arrigo, che insegna Finanza Publica e Teoria delle scelte collettive in Bicocca. Per la prima volta in maniera aperta, Arrigo argomenta che, se entro due trimestri le perdite ipotizzabili dovessero condurre all’ipotesi di ricapitalizzare Alitalia e i soci riottosi si sottraessero, Air France-KLM - alle prese a propria volta con conti non brillanti – difficilmente si troverebbe nelle condizioni di subentrare subito. A quel punto, perché non pensare a Cassa Depositi e Prestiti e tornare sotto l’ala pubblica?  Non voglio credere a una simile eventualità. Sarebbe il sigillo su un colossale fiasco condiviso a tre: di Banca Intesa capofila della cordata, dei soci di maggior spicco della cordata stessa – alcuni, di gran nome – nonché, naturalmente, del governo. Banca Intesa dovrebbe preferire qualunque cosa purché di mercato, credo, a una simile soluzione. Ma il solo fatto che se ne parli, purtroppo, testimonia lo stato dell’arte. Naturalmente, immagino che i più direbbero che la colpa è del mercato che non funziona. E magari che bisogna assassinare le compagnie low cost, che qualcuno sarebbe pronto a indicare come  le vere colpevoli. Ma qui il fatto vero invece, l’unico che continua a pesare in maniera irrefutabile, è che il mercato non è MAI stato messo nelle condizioni di funzionare, nel trasporto aereo italiano.

Oscar Giannino liberismo, mercato , , , , , ,

Perché Exor compra Fideuram…

12 settembre 2009

Si sprecano tesi e interpretazioni sul perché nel comitato di gestione di Intesa a fine mese la banca guidata da Corrado Passera cederà proprio alla Exor degli eredi Agnelli Banca Fideuram, per poco più di 3 bn. nel settore assicurativo e nel risparmio i controllanti di Fiat sono entrati e usciti a più riprese nella loro storia, a seconda degli anni buoni o cattivi dei capitali che potevano liberare o concentrare nell’auto. Dunque oggi si potrebbe pensare che essendo ormai Fiat un’azienda il cui più consistente apporto patrimoniale è americano,  si può passare dagli annunci di diversificazione ai fatti. Anche se resta il controsenso di dover cercare capitali sul mercato o dalle banche per questa acquisizione, e chissà che non sia la stessa Intesa a fornirli… Ma aggiungo una battura illuminante che mi ha fatto ieri l’altro un banchiere – il migliore in Italia, secondo me – apprendendo della trattativa torinese in corso. “Non stia ad almanaccare”, mi ha detto ghignando. “Comprano un gestore di risparmio perché solo così possono far rientrare i loro patrimoni contando sulla più assoluta riservatezza”.  Insomma, meglio Fideuram che Margherita.

Oscar Giannino mercato , , , ,

Risanamento, il silenzio degli indecenti

28 luglio 2009

Ma son cose tecniche, che cosa vuoi che interessino ai lettori, bisogna stare su temi popolari, ma non vedi che le copie scendono? Mi pare di sentirlo nelle orecchie, il coro dei grandi direttori di grandi giornali che in queste settimane rispondono tra risolini e di compatimento e toni di superiorità ai redattori che vorrebbero in prima pagina un bel titolone sulla vergogna della vicenda Risanamento. Eppure ce ne sarebbe di che, per chiedere che di qui a poche ore i giornali schiaffassero in prima pagina la proposta finale che le banche hanno avanzato, a fronte della formale istanza di fallimento rivolta dalla procura di Milano nei confronti del gruppo Zunino. È vero o non è vero, che abbiamo letto solo 48 ore fa un’intervista dell’ad della prima banca italiana, Corrado Passera di Banca Intesa, il quale testualmente dichiarava che Risanamento aveva ottimi attivi, nettamente superiori ai debiti? È vero o non è vero, che se tale era la situazione, non si spiegherebbe perché le banche poche ore fa hanno invece avviato un concordato che andrà accettato dal 60% dei creditori? È vero o non è vero, che le banche comunque non rinnegano la linea che le ha sin qui comunemente ispirate verso Risanamento, tanto che nella loro prima trimestrale 2009 nessuna di esse (e comunque non le maggiori, Intesa e Unicredit che si dividono quasi il 50% dei 3 miliardi di esposizione) aveva accantonato un solo euro in vista delle perdite ormai evidenti, tanto evidenti da aver indotto la Procura a constatare la mancata continuità aziendale, eppure tanto negate ancor oggi da indurre le banche a confermare Zunino al 30% del capitale di Risanamento, anche al termine dell’aumento di capitale e in costanza di concordato?  È vero o non è vero, che migliaia di imprese italiane sono messe di fronte all’amara realtà che per loro occorrono oggi più che mai garanzie reali altrimenti nisba crediti, mentre gli amici degli amici si salvano anche contro le Procure? È vero o non è vero, che non capisce perché queste stesse banche che hanno plaudito e contribuito alla distruzione giudiziaria di immobiliaristi cosiddetti “furbetti”, si comportino con due pesi e due misure quando altri immobiliaristi, gonfiatisi con gli stessi metodi, si sono messi sotto la loro protezione mostrando la gola? È vero o non è vero, che le aree del gruppo Risanamento a Milano costituiscono parte essenziale del disegno collegato a Expò 2015, e che dunque a maggior ragion occorrerebbe una trasparenza cristallina?

Non ce l’ho con Zunino e non ho sposato pregiudizialmente la linea della Procura, sono e rimarrò sempre un garantista. Vorrei solo veder trattare la vicenda con l’importanza che merita. Non un articoletto in pagina economica, ma un’articolessa e un severo e cipiglioso editoriale in prima pagina. Le domande più incalzanti, oggi, vanno rivolte ai signori banchieri. “Banchieri, o ci spiegate o vi piegate”, sarebbe il mio titolo. Ma i banchieri domani chiederanno invece alla Procura di soprassedere, al riparo di un presidente di garanzia per Risanamento che non interpreta alcuna linea di ridefinizione aziendale, è solo un prestigioso avvocato aggiunto ai loro collegi difensivi. Chi resta muto di fronte ai banchieri anche su vicende così non è neanche loro servo, è solo un fantasma, un lémure, uno zero.

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