CHICAGO BLOG » Banca del mezzogiorno

Archivio

Posts Tagged ‘Banca del mezzogiorno’

Banca del Sud: perché qui se ne discute

16 ottobre 2009

Che la Banca del Mezzogiorno rievochi la Cassa del Mezzogiorno, è evidente ma non si tratta di una osservazione particolarmente originale. E’ più interessante invece il dibattito che si è di fatto aperto su queste colonne – nei due post di Oscar Giannino ed Ugo Arrigo.
La posizione di Arrigo è istintivamente accattivante, per chi legga Chicago: essendo la Banca un’iniziativa che nasce in seno alla politica, e specificamente al Tesoro, non c’è da aspettarsi nulla di buono. Perché le dinamiche intrinsecamente connesse all’agire politico faranno sì che si tratti di un’altra mangiatoia.
La posizione di Giannino è più sfaccettata, e insiste invece sulla lettera del provvedimento. Le due cose che fa notare Giannino, e che credo abbiano un peso non indifferente sul giudizio complessivo, sono (a) che l’appello a fare la banca è rivolto ai “privati meridionali”, chiamati “a fare banca per banca, non altro” e (b) che lo Stato abbia “autolimitato” il suo impegno, nel comitato promotore, sia perché da subito minoritario, sia perché già oggi è posta in essere una exit strategy. Prosegui la lettura…

Alberto Mingardi credito, finanza, liberismo , , , ,

La banca piovuta dal cielo

15 ottobre 2009

Tutto ciò che avrei voluto scrivere sulla banca piovuta dal cielo lo ha fatto oggi, 1000 volte meglio, Francesco Forte. Articolo stupendo nel quale il maestro di finanza pubblica raggiunge l’apice quando scrive:

In astratto si può supporre che lo Stato sia una immacolata creatura che, facendo nascere la banca del Sud con soldi pubblici e soldi privati, si asterrebbe dallo scegliere chi debba essere il presidente della nuova banca e chi l’amministratore delegato. In concreto si intravede già la corsa dei vari esponenti meridionali a candidarsi a capo di questa banca. E se il presidente sarà pugliese o amico dei pugliesi, l’amministratore delegato dovrà essere siciliano o campano. E nel caso che prevalga, per tale carica, il campano, il direttore generale dovrà essere siciliano o viceversa.
Bisognerebbe poi sistemare un sardo come vice presidente e un calabrese come vice direttore generale, salvo metter questi a capo del collegio sindacale. Resterebbe da piazzare un basilicatese. Potrebbe aspirare a fare il vice direttore generale, salvo che questo posto non sia rivendicato dal calabrese o dal sardo, in quanto più importante della presidenza del collegio sindacale dal punto di vista operativo e quindi clientelare.

Ma se è così (e se aggiungiamo anche la notizia del ponte …), sembriamo ritornati nel pieno degli anni ‘70. Peccato che l’irreffrenabile attivismo della non immacolata creatura si accompagni a parametri di finanza pubblica da prima metà degli anni ‘90.

Ugo Arrigo Senza categoria