Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha forse letto il nostro Indice delle liberalizzazioni? A margine del vertice di Sofia, Scajola ha infatti dichiarato che “sul mercato elettrico italiano c’è competizione, ma sul gas siamo ancora indietroâ€. Quindi, “dobbiamo recuperare una logica di maggiore liberalizzazione e maggiore concorrenza. Ci lavoriamo in condivisione con i soggetti interessati, perché non dobbiamo sfasciare quello che c’è già â€.
I soggetti interessati sono, principalmente, tre: l’incumbent, cioè l’Eni, i nuovi entranti, cioè tutti coloro che vorrebbero ma non possono ancora giocare del tutto la loro partita, e il regolatore. Scajola fa bene a non voler sfasciare l’Eni. Non solo il responsabile dell’Economia, Giulio Tremonti, non glielo lascerebbe fare, perché i dividendi che le aziende controllate dallo Stato pagano ogni anno sono ormai una vacca sacra assimilata a un’entrata fiscale (tant’è che il gruppo di San Donato non li ha neppure lievemente ritoccati, nonostante il suo bisogno di liquidità ).
Soprattutto, sarebbe ridicolo voler uccidere una compagnia che funziona e funziona bene e, almeno in alcuni segmenti del suo business, è considerata un esempio di eccellenza. Tuttavia, occorre sottolineare che non c’è un nesso tra l’aumento del livello di competizione e le condizioni di salute di un’azienda; semmai, c’è un rapporto inverso. Nel settore elettrico, che come chiarisce lo stesso Scajola è stato aperto di più e meglio alla concorrenza, non solo l’Enel non è stata sfasciata, ma è diventata un’impresa vera, che segue logiche industriali e che ha conosciuto una crescita, sia dimensionale sia di efficienza, su cui dieci anni fa nessuno avrebbe scommesso neppure una lira.
A fronte di ciò, c’è il terzo attore: l’Autorità per l’energia. Quando il ministro dello Sviluppo economico dice che non bisogna sfasciare i soggetti esistenti, forse trascura la portata che in questo senso avrebbero i provvedimenti proposti dalla Lega e, si dice, da lui aizzati o comunque sostenuti, con l’obiettivo di far saltare l’attuale collegio. Il buon funzionamento di un mercato liberalizzato si regge proprio sull’autorevolezza e l’indipendenza del regolatore, e sull’orizzonte di certezza che esso è in grado di fornire. Si può pensare quello che si vuole degli attuali commissari, Alessandro Ortis e Tullio Fanelli, ma una cosa è certa: se la regolazione fosse “politicizzataâ€, sarebbe peggio. Tant’è che gli stessi soggetti regolati hanno avversato l’aggressione all’autorità .
Le parole di Scajola sono giuste e interessanti. Sarebbe utile che seguissero i fatti.
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