CHICAGO BLOG » Assolombarda http://www.chicago-blog.it diretto da Oscar Giannino Thu, 23 Dec 2010 22:50:27 +0000 it hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.0.1 Meomartini in Assolombarda, vince lo Stato /2009/06/15/meomartini-in-assolombarda-vince-lo-stato/ /2009/06/15/meomartini-in-assolombarda-vince-lo-stato/#comments Mon, 15 Jun 2009 13:36:48 +0000 Oscar Giannino /?p=1024 Pubblico delle grandi occasioni all’Auditorium del Conservatorio, oggi a Milano. E’ stato l’esordio di Alberto Meomartini, portato alla guida della maggiore territoriale di Confindustria dall’Eni di Paolo Scaroni, abile nell’approfittare delle divisioni tra “grandi” e “piccoli” privati milanesi. Spada, il quarantatreenne candidato officiato dall’uscente Daniela Bracco, non è riuscito ad ottenere la maggioranza, tra le ambizioni deluse di Benito Benedini e mal di pancia diffusi della maggioranza delle piccole aziende.

Meomartini, per così dire, ha scelto di volare basso. Della crisi finanziaria ed economica, l’elemento più rilevante è il reingresso dello Stato al centro dell’economia, con 1800 miliardi di dollari di ripubblicizzazioni, più dei 1500 miliardi di privatizzazioni in tutto il mondo dai tempi della Thatcher a oggi. Con una punta di perfidia, nell’osservare che vengono ripubblicizzati anche settori tradizionalmente considerati soggetti a stretta vigilanza pro concorrenza. L’esempio è stato quello dell’auto. Ma, provenendo da un presidente espressione dell’Eni, non c’è dubbio che è un bel programmino rispetto ai privati dell’impresa milanese. Chi avesse cercato un caveat o un altolà alla rivincita dello Stato, nella relazione di Meomartini non l’avrebbe trovato. Perché dottrina ed economisti sono sprovvisti di ricette certe, ha detto Meomartini, quanto ad effetti del processo, sua prevedibile durata ed eventuale reversibilità. Davvero? A me non risulta, che decenni di studi e analisi siano per così dire privi di una verità attendibile, quanto ad effetti dello Stato padrone……

Mi auguro solo che Meomartini sia stato tradito dall’esordio.  Non mezza parola contundente sullo stato o sulle richieste delle imprese milanesi e lombarde. Non una sola parola incisiva su Tem, Brebemi, Pedemontana, sui ritardi del collegamento ferroviario di Malpensa, sulle dilazioni dei maggiori progetti urbanistici della città, da Porta Vittoria all’ormai tramontata Città della moda che doveva sorgere  a Porta Nuova-Porta Garibaldi. La linea, almeno alla prima uscita, sembra “non disturbare il manovratore”: di sicuro gli amministratori milanesi non avranno di che dolersi, di tanta comprensione. Ma le imprese?  Quasi metà dell’intervento è stato dedicato al tema della messa in rete delle Università, manco Assolombarda fosse una sede distaccata del ministero della Gelmini. Persino per l’Expò 2015, la brillante idea è quella di un maxi progetto Erasmus per invitarvi migliaia di studenti europei. Sono rimasto senza parole. Francamente, sia per l’Expò con tutti gli errori che vi ha commesso la politica, sia per tutti i maggiori temi della grigia stagione che vive Milano, la delusione odierna è stata grande.  Diana Bracco aveva tanti difetti: ma se questo sarà l’andazzo, sarà presto rimpianta. Altro che orgoglio meneghino dei privati antistatalisti: prove generali di rassegnazione, nella un tempo capitale morale del Paese.

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Assolombarda: c’è un quinto candidato /2009/04/28/assolombarda-ce-un-quinto-candidato/ /2009/04/28/assolombarda-ce-un-quinto-candidato/#comments Tue, 28 Apr 2009 18:05:31 +0000 Oscar Giannino /index.php/2009/04/assolombarda-ce-un-quinto-candidato/ Repubblica oggi è stato il primo grande quotidiano a rompere il velo del riserbo intorno alla gara per succedere a Diana Bracco alla testa di Assolombarda. Mancano solo due settimane, alla riunione di giunta chiamata alla designazione, ma i saggi non hanno ancora raggiunto un’indicazione unanime. La vera gara, fino a questo momento, è stata tra Alberto Meomartini, navigato presidente di Snam Rete Gas, e Alessandro Spada, ex presidente dei Giovani sotto la presidenza Perini e poi consigliere delegato al Centro studi con la Bracco. Benito Benedini, già presidente dal 97 al 2001, e Carlo Moretti, ex presidente dei “piccoli” di Assolombarda, sono anch’essi in lizza ma i loro consensi sono troppo limitati. La sfida a due, però, almeno come sinora si è prospettata, comporta dei rischi. Assolombarda è l’associazione più forte in tutta Confindustria, il “cuore” dell’imprenditoria del Nord dal palmares più storico e insieme diffuso sul territorio. Si comprende che Paolo Scaroni e la sua Eni puntino a un forte successo milanese, a coronamento della posizione insindacabile di primo gruppo italiano nel mondo. Ma ammettiamolo: un imprenditore “pubblico” alla guida di Assolombarda non sarebbe un capolavoro troppo ben visto, dalla stragrande parte della base, quand’anche per ragioni di opportunità dovesse restare l’unico candidato in lizza. Per questo la Bracco. ben consapevole delle aspettative dell’Eni, ha puntato sul giovane Spada in nome del rinnovamento, ma insieme contando sul fatto che una personalità non troppo nota e autorevole potrebbe rappresentare una certa continuità, rispetto alla rappresentanza delle imprese che a Diana tocca nella Soge del discusso Expò 2015 (la scorsa settimana, per l’esiguo margine di un solo voto il suo nome è sopravvissuto al giudizio del Consiglio comunale milanese….). La Lega, una volta che Formigoni dovesse abbandonare il Pirellone per un importante incarico europeo di cui si parla, partirebbe lancia in resta rivendicando ruoli e margini decisionali, per evitare il bis del caso Malpensa. Motivo in più per sconsigliare un’Assolombarda di profilo troppo basso, oppure divisa sulla natura “pubblica” della sua guida. Emma Marcegaglia, dunque, sia pur nel pieno rispetto delle prerogative dei saggi milanesi, si è tirata su le maniche e lavora per evitare l’impasse. Scaroni non vuole neanche sentirne parlare, di mollare la presa. L’ipotesi A è dunque quella di una presidenza Spada ma con una fortissima squadra intorno, per soddisfare anche Eni. L’ipotesi B è invece di azzerare tutto e sparigliare, con un quinto candidato. Che insieme abbia il consenso di grandi elettori come Confalonieri e Tronchetti, il sostegno di moltissimi tra i “piccoli”, sia in ottimi rapporti con il governo, e insieme unisca una carriera di manager privato di successo, un passato di manager pubblico, e anche un’esperienza di primo piano già al vertice di Confindustria. A Milano, un tipo così c’è: è il ceo di Fastweb, Stefano Parisi.

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