Due modi diversi di affrontare lo stesso fenomeno. O meglio, ciò che succede se si tratta un fenomeno come un problema da risolvere o come un’opportunità da cogliere.
In Argentina il presidente Cristina Fernandez De Kirchner ha presentato una nuova proposta di legge per imporre restrizioni sulla proprietà di terreni agricoli da parte di stranieri. “Il controllo della terra è un tema fondamentale e di importanza strategica per il XXI secolo“, ha affermato.
In Africa alcuni paesi, come Nigeria e Tanzania, promettono agevolazioni agli investitori stranieri che vogliono acquistare terra coltivabile.
Probabilmente in Africa è arrivata la notizia che oggi il prezzo dei terreni agricoli argentini è il doppio rispetto al 2007 e cinque volte di più rispetto al 2002. Forse in Argentina se ne sono già dimenticati. E’ il populismo, bellezza.
God bless Africa.
Giordano Masini mercato africa, agricoltura, Argentina, de kirchner, populismo
A pochi mesi dal referendum sull’acqua pare opportuno sgombrare nuovamente il campo dagli equivoci. Le questioni tecniche sono già state chiarite a sufficienza da Carlo Stagnaro e Luigi Ceffalo.
Ciò che, tuttavia, sembra ancora non essere chiaro ai piĂą è che l’idea di acqua come “bene comune” non è per nulla in conflitto con la proprietĂ privata e con il mercato. Certo, se si dĂ ascolto ad un abile sofista qual è il professor Mattei, ne verrĂ fuori che il tentativo del governo del Botswana di espropriare le terre dei boscimani per destinarle allo sfruttamento dei diamanti rientra precisamente nel disegno turbocapitalista che affama i deboli e nutre i potenti. Nei suoi numerosi articoli su Il Manifesto, il professore, per veicolare l’idea dello Stato come braccio armato del liberismo, ha piĂą volte fatto l’esempio delle enclosures inglesi e degli espropri generalizzati che la Corona inglese attuò per efficientare la destinazione agricola delle terre. Anche qui, siamo del tutto fuori strada. La difesa dell’homesteading è tra i principali punti di riferimento di un liberalismo genuino, come abbiamo giĂ scritto qui. Prosegui la lettura…
Giovanni Boggero LibertĂ , ambiente, diritto, pensiero acqua, africa, beni comuni, Botswana, referendum, Ugo Mattei
Offrendo la sua opinione sui possibili scenari geoeconomici degli anni venire, l’economista Homi Kharas (del Brookings Institution) ha ipotizza oggi su “Il Sole 24 Ore” l’ingresso dell’Africa sub-sahariana tra le aree emergenti. L’idea è che il Bric (Brasile, Russia, India e Cina) possa insomma diventare un “Bric-Africa”. Prosegui la lettura…
Carlo Lottieri Diritti individuali, commercio mondiale, liberismo africa, concorrenza istituzionale, svilluppo economico
Le battaglie piĂą complicate, certamente, sono le piĂą entusiasmanti; e così si capisce che vi siano persone che trovano affascinante l’idea di fare tutto il possibile per convertire al mercato un Paese come l’Italia. Ma c’è perfino chi ha di fronte a sĂ© una sfida anche piĂą ardua: come nel caso del Ruanda. Prosegui la lettura…
Carlo Lottieri commercio mondiale, liberismo, mercato africa, Concorrenza, Dambisa Moyo, foreign aid, protezionismo
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo intervento di Annalisa Chirico, in uscita anche su “Agenda Coscioni“.
Non solo contraccezione. Fatto salvo il diritto universale di scegliere se e quando riprodursi, di “esplosione di salute”, preferisce parlare Nicholas Eberstadt, esperto di economia politica e demografia dell’American Entreprise Institute; perchĂ© l’incremento demografico del Ventesimo secolo lo si deve principalmente alla riduzione della mortalitĂ infantile. Non è un caso che il secolo in cui la popolazione mondiale è quadruplicata (da 1,6 a oltre 6 miliardi di persone) abbia registrato nel contempo un’“esplosione di prosperitĂ economica” senza precedenti. Una popolazione piĂą in salute ha un potenziale produttivo maggiore, e su questo potrebbe riscattarsi il Continente africano. Prosegui la lettura…
Guest Senza categoria africa, natalitĂ , Nicholas Eberstadt, Peter Bauer, sovrappopolazione
Intendiamoci: da Copenhagen non è uscito nulla, e contemporaneamente è uscito qualcosa. Non è uscito nulla, nel senso che il mini-accordo non contiene alcun obiettivo specifico, alcuna indicazione sugli strumenti di policy, neppure il piĂą vago accenno di una roadmap operativa. E questo è bene. Però contiene anche il germe di uno scenario che, nell’improbabile caso in cui abbia conseguenze, lascerebbe completamente fuori il Sud del mondo, che infatti non ha mancato di comunicare il proprio disappunto. Non senza ragioni.
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Carlo Stagnaro commercio mondiale, energia africa, Cina, clima, Commissione Europea, Obama, USA
Yamoussoukro è una città di cui pochi, in Europa, conoscono il nome: eppure se si tratta della capitale della Costa d’Avorio e della città da cui proveniva anche colui che per più di trent’anni – dal 1960 al 1993 – ha gestito i destini di questa nazione africana: Félix Houphouët-Boigny.
Una decina di anni fa in questo centro si tenne pure un summit panafricano che avrebbe dovuto favorire, con la “decisione di Yamoussoukro”, appunto, lo sviluppo dell’aviazione del continente grazie ad un processo di liberalizzazione. Poco e niente, però, ne è derivato. Prosegui la lettura…
Carlo Lottieri Senza categoria africa, Europa, liberalizzazione, mercato, trasporto aereo
Siamo proprio sicuri che i disordini di questi giorni che stanno riguardano il Gabon, dove dopo elezioni altamente inquinate Ali Ben Bongo è stato fatto presidente, poche settimane dopo la morte del padre (El Hadji Omar Bongo Ondimba) non abbiano nulla a che fare con noi europei? Siamo davvero certi che si tratti di una questione tutta africana, tribale, legata alle difficoltĂ di societĂ “arretrate” che faticano a costruire “buoni regimi democratici all’europea”? Prosegui la lettura…
Carlo Lottieri Senza categoria, liberismo, mercato, podcast africa, Francia, Gabon, moneta, neocolonialismo, Terzo Mondo
Qui l’aggettivo faraonico calza a pennello. Non soltanto perché siamo nell’Africa sahariana, ma anche e soprattutto per la natura del progetto. Su imbeccata del Club di Roma, un consorzio di giganti del settore energetico tedesco- tra cui persino le tanto vituperate RWE, E.on e Siemens- ha lanciato stamane un’iniziativa a dir poco imponente quanto a costi di investimento e rischio di impresa: raccogliere energia solare direttamente dove il sole batte di più (che si tratti di un’implicita ammissione che piazzare pannelli a Lubecca serve a poco?), ossia nel deserto, per poi trasportarla in Europa.
L’obiettivo consiste nel soddisfare la sempre maggiore domanda energetica, nell’aiutare l’ambiente e nel contribuire a realizzare l’ormai fantomatica indipendenza energetica (sic) dell’Europa continentale dal cattivo zar Putin. Peccato che il Sahara non sia esattamente terra di nessuno, ma corrisponda a fette di territorio piĂą o meno grandi, appartenenti a Stati non proprio “democratici”. Al di lĂ del buonismo di maniera sugli standard di democraticitĂ di questi paesi (piĂą importante è capire il grado di affidabilitĂ che essi garantiscono per la continuitĂ dell’opera), ci permettiamo modestamente di ricordare che l’approccio al progetto trasuda di un colonialismo un po’ d’antan. Ricordate la boutade di Tremonti sulle centrali in Albania? Ecco, il substrato culturale non è poi molto diverso. Tutti paiono preoccuparsi dei benefici che un’opera simile produrrĂ per i cittadini tedeschi ed europei, senza porsi l’interrogativo fondamentale. A questi paesi africani sta bene? Non vogliono niente in cambio?
In secondo luogo, resta ignota l’entitĂ dell’esborso e il nome dei soggetti che dovranno sobbarcarselo. Per quanto riguarda il primo, pare che la cifra si aggiri intorno ai 400 miliardi in uno spazio di quarant’anni…Cifre che fanno girare la testa, anche agli oltranzisti delle rinnovabili… Per quanto attiene i secondi, noi avremmo giĂ un’ideuzza. La parola inizia per c, finisce per i e ha dodici lettere… Resta solo da capire di quale paese.
Giovanni Boggero energia africa, desertec, germania, indipendenza energetica, solare