Che i mercati finanziari fossero in bolla, se ci seguite su questo blog per voi non è una novità. Come non lo è la frenata cinese che vi abbiamo anticipato quando nessuno ci faceva caso, allorchè la Banca centrale ha tirato un freno all’eccesso di liquidità che finiva per alimentare acquisti in Borsa invece di traslarsi sull’economia reale. Di conseguenza, è solo un bene che anche stamane Shangai perdesse più di 4 punti e che di conseguenza tutto ciò tiri verso il basso da due settimane le Borse mondiali. Meglio fermare la bolla bis alimentata dalle banche centrali, piuttosto che continuare ad alimentarla. Da oltre il 90% che Shangai aveva guadagnato da marzo ad oggi, siamo al 18,9% in meno. Vedremo più avanti, se la discesa dell’equity andrà per un po’ a vantaggio dell’obbligazionario che stentava, per poi ritornare all’equity a fine anno. O se il futuro ci riserva - Dio non voglia ma attualmente non credo - di peggio. La domanda a questo punto è: le banche centrali capiranno che devono cambiare musica?
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Oscar Giannino mercato banche centrali, politica monetaria, quantitative easing
Forte delusione - ma naturalmente sottovoce - al dato rilasciato oggi da Eurostat, relativo alla produzione industriale. Nell’Euroarea è diminuita dello 0,6% a giugno rispetto a maggio, e dello 0,2% nella Ue. Il più degli analisti aveva scommesso su un giugno con il segno positivo rispetto a maggio, ma non se ne parla proprio. Su base annua, la produzione industriale ha registrato un calo del 17% nell’Eurozona e del 15,6% nell’Unione. Quanto all’Italia, è tra i Paesi in cui è il calo è maggiore: -1,2% su base mensile, -21,9% sull’anno. Peggio, su base mensile, ha fatto solo la Danimarca, -2,7%. A far meglio di tutti è l’Irlanda, con un + 9,3% mensile e un +2,6% annuo. Negli Stati Uniti non va molto meglio a giudicare dalla bilancia commerciale di giugno, ma la novità è una prima dichiarazione della FED in merito alla bolla finanziaria che sta sostenendo con troppa forza.
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Oscar Giannino Senza categoria Fed, quantitative easing, tasse, ue, USA
Una nuova serie di dati poco incoraggianti dall’economia reale. Negli States, delusione dalle vendite al consumo nel mese di luglio, diminuite su giugno della bellezza del 5,1% e per l’undicesimo mese consecutivo. Persino il NYT - non noi poveri liberisti minoritari - scrive che non si può escludere che a ciò abbiano contribuito le stesse misure assunte dall’amministrazione Obama. A Londra, la Bank of England a sorpresa ha esteso la capienza delle riserve bancarie devolute al quantitative easing di altri 50 bn£, fino a 175 bn £: per i non addetti ai lavori, significa che il regolatore monetario britannico non solo non crede affatto che siamo i uscita dalla recessione, ma si prepara al peggio ulteriore, e di conseguenza procederà a massicci acquisti sul mercato per levereggiare i corsi di Borsa e sostenere il prezzo degli asset finanziari. Altra droga ai mercati. Nell’euroarea, la BCE non segue, e al contrario si sottolinea con speranza la ripresa degli ordini tedeschi che segnano un più 4% e rotti a luglio, dopo un dato analogo a giugno. Ma la produzione industriale italiana a giugno - resa nota oggi dall’Istat - ha deluso ogni aspettativa di segnali energici di ripresa. La domanda è: stiamo assistendo a un business cycle decoupling, tra Paesi Ocse? Sarebbe pure utile, se avvenisse, in modo che bilance dei pagamenti e commerciali potessero equilibrarsi a vicenda. Macché, non ci sperate. Il ciclo dei Paesi avanzati resta disperatamente appiattito su andamenti analoghi, come si può approfondire in questo paper e nelle sue charts. Semmai, il fatto da notare è che noi siamo sulla parte bassa di replica di tutte le curve, purtroppo…
Oscar Giannino mercato business cycle, quantitative easing